PARCHI | |
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve naturali NUMERO 22 - SETTEMBRE 1997 |
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LE RAGIONI DELLE NOSTRE ATTESE Bino Li Calsi * |
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A Pisa, a conclusione della assemblea annuale, nel dicembre 1992 votammo una risoluzione con la quale chiedevamo al Ministro per l'Ambiente la indizione di una Conferenza nazionale sulle aree protette. La medesima richiesta rivolgevamo al Governo in occasione della manifestazione del dicembre 1995 in Roma alla quale parteciparono ed aderirono le rappresentanze del mondo culturale, scientifico, ambientalista, istituzionale e dei parchi, come può desumersi dagli atti contenuti nella cartella che assieme a questo speciale verrà consegnato a tutti i partecipanti alla Conferenza. Ribadimmo questa richiesta in una seconda manifestazione in Roma effettuata nel dicembre 1996. Questa esigenza così profondamente da noi avvertita trovava eco nella risoluzione della Commissione Ambiente delle Camere 7 00089 del 14 gennaio 1997, che oltre a riconoscerci un ruolo di rappresentanza reale del sistema dei parchi italiani, chiedeva ed otteneva dal Governo l'impegno ad indire la Conferenza. Dopo tante insistenze per arrivare a questo incontro non vorremmo che l'occasione, quasi storica, venisse sciupata sul piano delle banalità o delle cose scontate. Che cosa si attende il Coordinamento, che da tempo la va richiedendo con insistenza, dalla Conferenza? Poche, ma precise indicazioni. Le nostre aspettative per la prima conferenza scaturiscono dalla consapevolezza che per la definizione di una politica "nazionale" per le aree protette non è sufficiente avere istituito nuovi parchi. E' certo di grande rilievo e significativo di una volontà tenace - e bisogna darne atto al Ministro - avere esteso in maniera cospicua la superficie di territorio protetto e di essersi impegnato per aumentare le risorse finanziarie destinate ai Parchi ed avere cercato intese con il mondo economico e produttivo affinchè i parchi possano svolgere le nobilitanti funzioni di paradigmi avanzati di sviluppo compatibile e duraturo per l'intero paese. Ed altrettanto significativo è il fatto che in parecchi dei nuovi parchi, dove si è intensamente e seriamente lavorato, sono stati colti risultati in misura addirittura superiore a quanto fosse prevedibile in principio. La richiesta di istituzione di nuovi parchi ed aree protette che raccoglie sempre più maggiori adesioni di istituzioni e di popolazioni può essere considerata una prova probante. Ma perchè i parchi possano adempiere alle funzioni, che le indicazioni provenienti dal mondo della cultura, dall'ambientalismo, delle istituzioni ed anche dalle norme legislative, ad essi attribuiscono con sempre maggiore pregnanza; perchè possano rispondere alla richiesta sempre più diffusa di uno sviluppo compatibile con le esigenze di tutela, in modo particolare nel Sud in cui essi rappresentano una occasione storica per il riscatto di quelle popolazioni, perchè tali attese non rimangano deluse facendo venir meno il consenso faticosamente conquistato; per fare uscire la politica dei parchi da una certa marginalità occorre che il Governo e non solo il Ministro per l'Ambiente indichi chiaramente come intende collocare l'impegno per i parchi nell'azione più generale di governo. Il pericolo più serio per le aree protette non viene dalle agitazioni scomposte che qua e là si registrano e che sono destinate a non durare perchè incapaci ad offrire alternative credibili, ma dai ritardi del mettere a fuoco indirizzi politici che sappiano raccordare 1' iniziativa ed il ruolo dei parchi con quelle delle istituzioni centrali e locali e delle rappresentanze sociali ed economiche che operano nei settori dell'agricoltura, del turismo, dei beni culturali con l'obiettivo di conservare il patrimonio naturale del nostro Paese e di assecondare uno sviluppo sostenibile. Agricoltura, turismo, beni culturali, lavori pubblici, lavoro, sono gli ambiti nei quali Stato e Regioni devono farsi carico di una progettualità per incidere positivamente sul futuro dei parchi. Da queste sinergie, da un progetto unitario che abbia come destinatari specifici i parchi, si può sperare chesi è cambiato rotta e dal quotidiano si è passati alla programmazione. Ed in questo progetto va inserito anche il disegno del Governo per quanto concerne le eventuali modifiche da apportare alla 394, in modo da evitare che si proceda a modificazioni anche sostanziali in modo trasversale, così come è accaduto di recente. Il ritenere che i decreti delegati dalla legge Bassanini, la riforma del Corpo Forestale, l'indagine conoscitiva avviata dalle Commissioni Ambiente di Camera e Senato, le indicazioni provenienti dalla Bicamerale possano lasciare indenni i parchi non è assolutamente pensabile. E' anche per questo che abbiamo promosso, come "associazione", sul piano squisitamente culturale, incontri e dibattiti perchè all'opera di riforma amministrativa e di riforma istituzionale noi intendiamo partecipare portando il contributo dele nostre elaborazioni e non accettando che ci piovano dall'alto decisioni che riguardano l'ambito in cui da tempo siamo impegnati; non un atto di alterigia o di presunzione, ma partecipazione democratica alle grandi scelte che il Parlamento farà. Ciò che urge ancora è far in modo che le aree protette nazionali e regionali vengano poste in rete e si realizzi finalmente il principio assolutamente nuovo posto dal legislatore: il sistema nazionale delle aree protette, un "sistema" quindi e non semplicemente un insieme di enti. Un sistema che per realizzarsi ha bisogno, oggi più di prima, di quella leale collaborazione che sino ad oggi, per responsabilità di Stato e di Regioni, è rimasta soltanto una indicazione e raccomandazione della Corte Costituzionale. Convinti della necessità del sistema, infatti, sin dalla nostra costituzione abbiamo operato per promuovere e favorire i rapporti tra tutti i parchi senza distinzione alcuna, per una circolazione di idee ed esperienze perchè fossero conosciute e dibattute da tutti i soggetti interessati alla protezione ambientale. Sotto questo profilo possiamo affermare di avere anticipato la stessa legge quadro. E' questa la ragione del nostro essere "associazione": non un sindacato dei parchi, dei cui problemi però ci siamo sempre fatto carico, ma una associazione rappresentativa degli interessi e del ruolo dei parchi. Questo impegno è stato considerevolmente premiato dalla crescente domanda di associazione da parte delle aree protette al nostro Coordinamento, dalla adesione di Regioni e Province, dalle intese sottoscritte con enti istituzionali, economici, scientifici, culturali per azioni sinergiche, dalla indicazione contenuta nella citata risoluzione della 8° Commissione della Camera che ci ha riconosciuto una rappresentanza reale dei parchi; tutto ciò ci gratifica e ci ripaga per l'amarezza di un mancato riconoscimento, sino ad oggi, da parte del Ministero. Vogliamo sperare, però, che domani sia un altro giomo. Potenziamento del ruolo dei Parchi perchè possano essere nuovi ed autorevoli soggetti in grado di indicare più avanzati modelli di protezione e di sviluppo sostenibile, rendendo, attraverso opportune correzioni, più ampia la loro autonomia, più agile la loro gestione, più incisiva sul territorio la loro presenza, sostenendo la loro azione Stato e Regioni con sinergia di intenti e di risorse in un quadro organico di prograrnmazione; mettere in rete le aree protette, senza distinzioni e gerarchie, per far nascere e sviluppare il sistema nazionale delle aree protette sono le più rilevanti questioni che, come Coordinamento ci attendiamo, la Conferenza delle aree protette debba affrontare e discutere. Abbiamo voluto proporle con molta franchezza nelI' augurio che possano essere accolte come un contributo di collaborazione, scevro da qualsiasi intento polemico (e ne avremmo parecchie ragioni) da parte della nostra Associazione, che ha a cuore, al di sopra di tutto, le sorti dei parchi. E vogliamo assicurare, ribadendo il nostro sostegno per la migliore riuscita della Conferenza, che continueremo a perseguire con tutte le nostre forze e con tutto il nostro impegno queste felici intuizioni del legislatore, che rappresentano il nuovo, rispetto a schemi tradizionali di protezione, della legge quadro, e non faremo, come scrive Musil nel L'uomo senza qualità, che "nella gioia di aver realizzato la minima parte delI'idea, ne lasceremo incompiuta la maggior parte". * Presidente del Coordinamento Nazionale Parchi e Riserve Naturali |
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