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Le immagini a volte creano quel minimo di suggestioni che ci consentono di interessarci ad un tema senza il distacco e la repulsione che si prova nel continuare a pestare la medesima acqua nel medesimo mortaio.
Proviamo, immaginando che una ideale lavagna luminosa proietti sullo schermo una lucciola, e che realmente quella lucciola mandi i suoi colpi di luce intermittente, nel buio di una sala. Lampi forti, caldi, carichi di un messaggio che ciascuno interpreta a suo modo.
Noi siam come le lucciole?
Questa potrebbe essere la prima metafora. Quando un parco decide di comunicare, lancia messaggi accattivanti e un po' casuali, che ciascun soggetto interpreta a suo modo, a seconda del proprio universo di riferimento, fatto di cognizioni, ma anche di interessi, di valutazioni e perfino di stati d'animo. La "fonte" ente parco lancia il suo messaggio e ritiene di aver stabilito un contatto con un universo di destinatari. Ma in realtà si è inserita in un mondo già pre - esistente, ha portato la sua cassetta di mercanzia nell'immenso bazar del mondo delle comunicazioni, e se non ha fatto bene i suoi conti, se non ha stabilito prima cosa vendere, a chi, a quale prezzo e per ottenere quali scopi, è molto probabile che farà ritorno dal villaggio (globale) senza aver ottenuto alcun risultato. Perché può accadere che la lucciola emetta i suoi segnali luminosi, senza che le sue aspettative vengano soddisfatte. E può naturalmente accadere che il segnale luminoso del maschio di lucciola in cerca di compagna colpisca l'attenzione di un bambino in vena di scoperte entomologiche, il quale tratterà l'insetto da insetto, lo chiuderà nel palmo della sua manina didattica, e lo schiaccerà per acquisire quel tipo di conoscenza, risolvendo un suo problema, e creandone un altro alla lucciola.
A proposito di questa immagine, (e di quella del bazar, introdotta strada facendo) aggiungerei che il mondo dei parchi italiani ha per sua fortuna ampiamente superato questa prima soglia di impatto sul problema del rapporto con il sistema dell'informazione. Tuttavia è ancora una minoranza (attiva, consapevole e in qualche nodo attrezzata e coordinata) di Enti, quella che sta affrontando il tema dell'informazione sapendo che cosa si stia portando al mercato, e decidendo in anticipo che cosa si intenda vendere, a quale consumatore di notizie, per incassare che cosa. Ma occorre anche tenere presente, come premessa ad un ragionamento su questi temi, che la maggioranza dei parchi e delle riserve italiane vive la sua condizione di fonte primaria di moltissime notizie come la lucciola della nostra metafora. Esposta com'é al rischio della strumentalizzazione, del fraintendimento, e, soprattutto, dell'annullamento, non riuscendo ad uscire dal regno di chi non è notiziabile, perché non muove un dito per vendere la sua mercanzia, oppure subendo più o meno passivamente (e comunque senza una reazione efficace) gli effetti deleteri di propagande corrosive che a volte assumono persino l'aspetto del "fuoco amico" (quello che i militari americani chiamano "blu su blu").
Insomma: senza affezionarci troppo a quella che è solo una prima metafora costruita per suscitare un minimo di interesse, potremmo dire che per non essere come le lucciole, che vivono nelle tenebre dell'informazione, schiave di un mondo brutal, è giocoforza fornirsi di un sistema razionale e molto ragionato di strumenti di comunicazione, mirato al pubblico che vogliamo informare ed agli obbiettivi che ci proponiamo di ottenere con quel singolo strumento e con quella specifica campagna. Naturalmente posto che consideriamo le notizie vere e proprie "armi" di una guerra, il cui obbiettivo finale è la realizzazione del nostro progetto
complessivo di parco, modello di un diverso sviluppo, e di un nuovo rapporto tra tutela e valorizzazione dell ' ambiente.
A quel punto da lucciole ci saremo trasformati in qualcosa di molto visibile: un'aquila, un falco, un gabbiano, che comunicherà la nostra realtà, i nostri bisogni, i nostri progetti settoriali e, nel caso lo avessimo, anche il nostro disegno complessivo ( cfr. Ia "grande narrazione legittimante" di Lyotard, o elaborazioni anche più recenti, che sconsiglierebbero anche nella condizione postmoderna gestioni basate sulla deriva amministrativa e burocratica).
Seconda metafora, più impegnativa: il globe trotter dai molti vestiti
Sempre per la serie "vediamo se è possibile indorare la pillola" del solito discorso sull'informazione, proietterei sull'ideale lavagna luminosa di cui sopra un globe trotter, (o, se si vuole, due: i mitici Dean & Sal di "On the road") un camminatore (o due, che potrebbero rappresentare i parchi nazionali e quelli regionali; oppure quelli montani e quelli costieri; o quello che vi pare) della generazione beat dei mitici anni sessanta, di quelli che andavano da costa a costa in autostop. E aggiungerei una successione di immagini dello stesso, (o degli stessi) negli abbigliamenti più vari, ma diversissimi tra loro, in quanto necessari per eventi differentissimi e per occasioni disparatissime.
Questa seconda metafora mira a segnalare la condizione che più ci qualifica, ma anche che più ci mette nei guai: a differenza di quasi tutte le altre strutture pubbliche di servizio, i parchi italiani sono infatti in costante cammino, anche se il più delle volte abbastanza sgangherato e sconclusionato.
Il fatto che quel "moto a Luogo" avvenga verso mete non sempre pubblicamente definite da una platea vasta che le condivide, la quale platea magari preferirebbe un "moto in luogo" infinito e logorante, (fatto di continue consultazioni e di ripetuti referendum, in modo da evitare che si arrivi davvero alla tutela dell'ambiente ed alla sua valorizzazione, all'interno di un nuovo modo di fare economia e di concepire lo sviluppo), non significa che di questo noi che lavoriamo nei parchi a vari livelli di responsabilità non ci occupiamo. Siamo in cammino come i beat degli anni sessanta, verso una meta che conosciamo noi, tra la curiosità, l'antipatia o il disprezzo della gente comune, e ci tocca spesso travestirci da persone serie per occasioni mondane, ma anche di metterci abiti e attrezzature appropriate per progetti o funzioni specifiche.
Sto cercando, con questa seconda metafora, di affrontare il tema della complessità delle funzioni di gestione alfidate ai parchi, e della variabilità dei formati delle aree geografiche e amministrative interessate ai singoli progetti ed alle singole competenze. Come dire i differenti vestiti che Dean & Sal sono costretti a indossare, con il rischio di non essere riconosciuti neppure dai loro simili, e con il rischio di non avere né consenso, né aiuto, né legittimazione.
In tempi di rimescolamento dei confini regionali, e di forte popolarità dell'idea del decentramento amministrativo (per non dire del federalismo), quello che le competenze poste in capo agli enti parco comportano riguardo al coordinamento in aree vaste degli egoismi e delle soggettività dei singoli Comuni (e/o delle Province) associati nel parco è un punto di forza per chi lo sa usare, ma è anche una bomba a biglie, un rischio di devastanti esplosioni localistiche, se agli indispensabili processi centripeti, sinergici e lealmente collaborativi, si sostituissero "normali" e "naturali" derive centrifughe e localistiche.
Per risolvere questo tipo di problemi occorre l'informazione mirata, cioè costruita per essere ricevuta e recepita esattamente dai soggetti interessati al processo in atto, allo scopo di farlo conoscere in tutte le sue caratteristiche innovative e benefiche, ma anche allo scopo di favorire il passaggio da un aggregato di Comuni che sgomitano per avere di più all'interno dei propri confini, ad un nuovo livello amministrativo (il più decentrato ed autonomo possibile rispetto ai centri governativi e regionali) dove però ciascun campanile e ciascun segmento di interessi forti sia disposto a rinunciare a qualche cosa a vantaggio di una gestione di formato ampio che porterà benefici complessivi all'intera ampia collettività, senza parzialità.
A mio modo di vedere il problema dei parchi italiani non
è solo, o prevalentemente, quello di mettersi a norma sul tema dell'informazione, per ragioni ovvie a chi conosca le questioni dei processi di innovazione e di modernizzazione: detto in una frase "per non rimanere indietro". E' questo, ovviamente. Ma non è solo questo. Il dovere amministrativo e anche democratico di non restare esclusi dai processi di comunicazione e dalI'universo di quanto è notiziabile resta tale, c'é. Ma questo dovere assume caratteristiche ancor più nette e cogenti, di fronte alla questione del passaggio dai formati locali dei principali progetti di sviluppo comunitario, ai formati sovracomunali oggi affidati ai parchi, per sperimentare un nuovo sviluppo, compatibile e sostenibile, in grado di coniugare tutela e valorizzazione. E' questo secondo aspetto che rende davvero strategica la questione dell' informazione, ed essenziale la funzione di chi, in ogni parco, si occupa (o non si occupa) di fornire le notizie al mercato delle medesime.
Per chiudere con la metafora dei due globe trotter dai molti vestiti, Dean & Sal, occorre rendere notiziabile per il target specifico ogni cambio d'abito, senza dimenticare di fornire leali e dettagliate informazioni sulla destinazione finale del viaggio, nonché sulle difficoltà che si incontrano nell'effettuarlo.
Ovviamente facendo tutto questo non avremo alcuna certezza di arrivare tutti alla stessa meta; per nostra fortuna, vorrei dire. Non esiste - e non credo debba esistere - un modello unico di parco, né un unico possibile percorso verso il parco ideale. Né una sola Grande Narrazione Legittimante da proporre come obbiettivo ultimo, con l'occhietto un po' allucinato dei profeti. Esistono le ipotesi di lavoro, che si percorrono con tentativi ed errori, per periodi determinati dalle regole della democrazia, passando la mano ad altri che - di norma - si impegneranno a dimostrare che fino a quel momento si è sbagliato praticamente tutto. Basta saperlo, e non è poi così terribile vivere questi passaggi. Quello che conta è comunicarli bene alla collettività, evitando traumi ai delicati meccanismi di governo e contro circuiti definitivi, irreparabili, nel processo di crescita del progetto maggiore.
Nella speranza di aver suscitato un minimo di interesse con queste proiezioni virtuali alla immaginaria lavagna luminosa, e di aver seminato qualche germe di interdisciplinarietà nel campo apparentemente monoculturale ( e a volte monomaniacale) delle nostre specifiche professionalità, entrerò finalmente nel tema vero e proprio, ripercorrendo alcune delle sue puntate precedenti.
L'ultimo appuntamento che ricordo è di pochi mesi fa, nel corso della seconda festa nazionale organizzata a Torino dal Coordinamento Nazionale parchi, dove abbiamo dibattuto per una intera mattinata. Ma il tema del rapporto (necessario, ma sempre in qualche modo mancato) tra il sistema dei parchi ed il sistema dell'informazione é uno dei tormentoni più pesanti che ci accompagnano, nella nostra convegnistica, da anni. Ricordo l'importante momento di approfondimento al Passo Rolle ("Natura e mass media: un rapporto difficile"), per iniziativa del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino. Ricordo i due appuntamenti in qualche modo complementari svoltisi a Portonovo di Ancona, su iniziativa del parco del Conero ("I parchi stampati"), e a Santa Margherita Ligure, su iniziativa del parco di Portofino ("Parco che ben comunica, è alla metà dell'opera"), dove affinammo le nostre teorie, e mettemmo a punto alcuni indirizzi di ricerca ed alcune proposte, che verificammo assieme nel corso della manifestazione di Ancona "Parco produce", e ancora a Torino, nello "storico" parco della Mandria, in altrettanti convegni.
Altri momenti di riflessione si sono avuti, sempre nei parchi (ricordo quelli promossi dalla Consulta dei Parchi a Viggianello, d'intesa con il Parco del Pollino, e poi a Sabaudia, nel parco del Circeo). (1) Ricordo una giornata di studi sull'informazione organizzata a Ravenna, d' intesa con il nascituro parco del Delta del Po. (2) E certamente dimentico altri importanti appuntamenti, che pure si sono svolti.
"Piemonte parchi" e "Parchi", due strutture portanti
Questa ricchezza di dibattiti si è accompagnata negli ultimi anni ad una produzione di periodici e di veicoli di comunicazione per nulla trascurabile. I parchi in
quanto tali, senza alcun incoraggiamento "esterno", (senza finanziamenti mirati, dell'Unione Europea piuttosto che del Ministero o di chiunque altro ...) si sono misurati con il tema della loro identità, della loro identificabilità, e della comunicazione con il territorio da gestire e con l'universo dei fruitori dell'area da tutelare e da valorizzare. Come sempre, ci sono state false partenze, "stop and stop" & stop and go, e pasticci di vario tipo, ma oggi è possibile identificare una tendenza al consolidamento ed alla qualificazione dei periodici dei parchi, nonché delle politiche di marchio (e di "logo"), delle politiche editoriali, e della produzione coordinata di cartine, depliant, guide, libri, video, compact disk, sistemi multimediali, pagine on line o televideo, e periodici su supporto cartaceo. I dati che citavo in Ancona, alla tavola rotonda di "Parco produce" già a Torino erano scavalcati da nuovi arrivi: i periodici erano cresciuti di numero (da venti a venticinque), i collegamenti in rete telematica superavano la trentina, e soprattutto risultava confermato il ragionamento impostato a "Parco produce"(3), dove s'era detto di non sottovalutare questo "nucleo" di parchi che intendono fermamente comunicare, perché pur essendo apparentemente modesto ha in se la forza della compattezza, della motivazione profonda, e anche della flessibilità operativa.
In pratica, sotto una sorta di ... ombrello protettivo composto dalla rivista "Parchi", dalla newsletter "Direparchi" e da "Piemonte Parchi", oltre che da "Habitat", "Verde Salute", "Natura e società" e via elencando, dai venti ai venticinque parchi riescono a produrre altrettanti periodici. Su quello che ho chiamato ombrello, perché protegge il resto della produzione con una impostazione di taglio e di qualità nazionali, vanno dette almeno due cose.
Primo. La rivista "Parchi" e la rivista "Piemonte parchi" vengono da lontano. Sono frutto dell'impegno delle Regioni e del sistema degli Enti locali che, nel corso dei lunghi e difficili anni ottanta, surrogarono un impegno del Parlamento e dei Governi dell'epoca che proprio non c'era, e diedero vita ai parchi regionali, al Coordinamento Nazionale dei Parchi (maggio 1989) e a due riviste nazionali di tutto rispetto, di servizio rispetto al sistema dei parchi: "Piemonte Parchi", (nata addirittura nel 1983 come allegato al notiziario della Regione Piemonte, e nel 1986 completamente autonoma e distribuita per abbonamento), e "Parchi" (il cui numero zero è del maggio 1990).
Secondo. Poiché tutto cambia con il passare del tempo, è convinta opinione dei direttori e dei collaboratori che sia possibile migliorare la struttura di ambedue, trovando un rapporto più stretto con le Regioni e con il Governo, ma anche cercando di anticipare i bisogni di un futuro sistema di parchi gestito in una Italia più o meno federale, nonché collegata molto meglio di quanto non accada oggi da molte reti telematiche e da Internet. La cosa potrebbe avvenire in molti modi, da tempo allo studio. Ma la condizione indispensabile è che esista una volontà positiva di chi dovrebbe essere più presente, e non è ancora detto che ci sia, né sul versante del Governo, né su quello delle Regioni, complessivamente e consapevolmente intese.
Venticinque periodici, cioè una tendenza
Per quanto riguarda - invece - l'universo della produzione di informazione su supporto cartaceo realizzata dai parchi in quanto tali il panorama è ricco, ed in costante, positiva evoluzione.
Si va da foglietti essenziali, agilissimi ma pure - nel loro genere - interessanti e completi, come il "Martin Pescatore" dell'Ente parchi del Lago Maggiore, (che segnalo all' attenzione del lettore per la completezza e la versatilità di quanto la redazione riesce a fare - dopo l'ultima "riforma" avvenuta con l'uscita del numero undici - in sole dodici paginette: c'è la riflessione locale e la notizia nazionale, il resoconto delle attività, lo studio geologico, il progetto, il ritratto di personaggio, la cronaca delle iniziative, un po' di pubblicità, e addirittura il fumetto autoprodotto su storie vere legate alle esperienze della gestione del parco ...), o il "Parco del Secchia" o le "Notizie" dell'Orsiera Rocciavrè, o Biotopi, occasioni per educare redatto a Trento, per passare a fascicoli più ambiziosi e consistenti, che guardano più alla rivista che al periodico, come "L'Informa Fiume" del parco fluviale del Po e dell'Orba, "PARCAPUANE", neonato trimestrale del parco delle Apuane, "Voci dal parco", informazioni dal parco nazionale dei Monti Sibillini, "Parcoinforma" del parco regionale dei Colli Euganei, "Parco & dintorni" del parco del Cilento /Vallo di Diano, "Montesole" notiziario dell'ente di gestione del Parco Storico di Monte Sole, vicino Marzabotto, che intreccia i temi della tutela del territorio (la geologia, la didattica, il pino silvestre, il piano territoriale) a temi di più vasto respiro, quali "Una Fondazione per la Scuola di Pace", o "La figura di don Dossetti a pochi mesi dalla sua scomparsa", "CRINALI", notizie dal parco delle Foreste Casentinesi, un prodotto giornalistico maturo, da seguire con attenzione, Il parco c'è, istruzioni per l'uso del parco del Conero, del quale non posso dire nulla perché lo dirigo, se non che esce puntualmente da molto tempo, Il Gigante, organo del parco omonimo, Il Giornale dei Boschi, del parco dei Boschi di Carrega, Il giornale del parco di Paneveggio Pale di San Martino, Parco notizie dell'Adamello Brenta ora sostituito (dal maggio 1997) dalla rivista Adamello Brenta Parco trimestrale a 32 pagine, carta patinata e grandi fotocolor, Il Parco del Sirente Velino, Parco Blu della riserva marina di Miramare, ed ad altri ancora.
Valorizzare questa spinta verso la comunicazione, che appare una sorta di ... riflesso biologico, simile alla volontà di certe specie di risalire la corrente dei fiumi per deporre le uova, è una delle grandi opportunità che oggi si offrono a quanti si rendono conto che siamo agli inizi di un gigantesco processo di riorganizzazione della società, che escluderà quanti resteranno ai bordi delle information highways, le famose autostrade virtuali dove scorrono a fiumi dati, testi, immagini, suoni, parole e servizi multimediali.
Una questione di democrazia matura ed ineludibile
Si sta verificando un passaggio d'epoca, simile a quello che vide l'avvento delle ferrovie. Oggi la rete che si sta dislocando e posizionando è quella dell'informazione, palestra di confronto, di crescita e di consolidamento di identità per chi sarà in grado di governarne i meccanismi ed i linguaggi, ma anche strumento
di livellamento e di esclusione per chi restasse fuori dal flusso. (4)
A Torino, nell' incontro che si è svolto nell' ambito della seconda Festa Nazionale dei Parchi, abbiamo disquisito su punti importanti del confronto tra carta stampata e rete telematica (Nicoletta Salvatori, direttore di "Airone", ad esempio, ha insistito molto sul problema del controllo delle fonti di quanto circola in rete), ma a mio modo di vedere non abbiamo piantato un paletto che invece è ormai ora di conficcare. Si può fare una casistica molto ampia sulle nuove diffficoltà che si aprono, nel momento in cui il supporto cartaceo confluisce fino quasi a confondersi in quello telematico. Ma questo non può significare ignorare che ormai la partita si giuoca soprattutto su Internet e sui CD Rom che, non a caso, erano ben presenti alla "Mandria" con ipertesti di vario tipo, a cominciare da quelli presentati dalla Regione Piemonte. Sicché chiunque nei singoli parchi si occupi professionalmente di entrare nel sistema dell' informazione allo scopo di comunicare, non potrà ignorare gli elementi base delI ' informazione cartacea e di quella telematica, in rete o non in rete.
Il Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali ha fatto da qualche tempo (ottobre 1995, assemblea generale di Firenze) la scelta di governare questa parte della problematica aderendo al progetto "Parks in Italy" messo a punto e gestito tecnicamente da "Comunic/azione - edizioni online" di Forlì. La prima uscita di questo progetto avvenne a Pisa, alla prima festa nazionale dei Parchi, una seconda in Ancona, a "Parco produce", e infine alla Mandria, in occasione della seconda festa dei parchi è stato possibile tirare le fila di un grosso impegno che ha messo in rete una trentina di parchi, e tre regioni in quanto tali (Piemonte, Liguria e Lombardia). Oggi tutti i parchi italiani che volessero essere della partita hanno a disposizione un sito informativo bilingue, che è noto ai principali "motori di ricerca", buoni testimoni dell'interesse suscitato in navigatori di ogni parte del mondo.
Non saremmo consapevoli del senso e dei significati dei processi in atto nel mondo se tenessimo separati i mezzi di informazione stampati su carta e diffusi nei
modi tradizionali, da questo nuovo modo di acquisire e distribuire informazioni on line. Al contrario, va immediatamente coordinata una politica di attenzione che renda pressoché naturale ed automatico il travaso delle informazioni tra i differenti mezzi, e l'uso ottimale dei medesimi, una volta interfacciati.
Ad esempio, già oggi in "Parks in Italy" per ciascun parco si forniscono informazioni generali (modulo di base) e informazioni approfondite (modulo di approfondimento). Chi ha periodici cartacei, potrebbe inserirli nella rete, con una impaginazione standard che consentirebbe di usare quelle notizie come nuove fonti per ulteriori elaborazioni.
Inoltre la rete dei periodici dei Comuni che fanno parte delle varie Comunità del parco potrebbero entrare a loro volta in rete (modulo Ente Locale) fornendo un servizio integrato che ha il pregio - a proposito della garanzia dell'autenticità della notizia - di essere garantito all'origine dal controllo dell'ente parco e dell' Ente Locale. L' elenco di "opinion leaders" già predisposto per l ' invio della posta elettronica, può consentire frequenti ed agevoli appuntamenti in rete (forum, a loro volta pubblicabili su supporti cartacei, se particolarmente interessanti) tra i direttori dei parchi, o tra i presidenti, o tra gli addetti stampa, oppure tra sindaci o pubblici amministratori che renderebbero immediato lo scambio di dati spesso introvabili (sul personale, sui finanziamenti per l'ordinaria gestione, oppure per i progetti in conto capitale) e finirebbero per dare sostanza al concetto - troppo spesso vago - di sistema nazionale (o regionale) dei parchi. Un approfondimento di questa tematica è contenuto nel saggio di Massimo Piraccini su "Parchi" numero 20; rimando quindi a quel testo quanti fossero interessati ai particolari tecnici della questione, e del sito "Parks in Italy".
Chi è in grado di navigare su Internet può verificare da solo cosa significhi già oggi diffondere assieme alle pagine normali, i giornali dei parchi, ed i giornali dei Comuni che fanno parte dei parchi. Navigando nello spazio delle Foreste Casentinesi si incontra il giornale Crinali, impaginato in pagine web, e poi anche il nostro comune che è il giornale del piccolo Comune di Santa Sofia, che è parte del grande Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Appare a portata di mano un ulteriore livello di organizzazione e di gestione del servizio, in grado di diventare l'emeroteca telematica dei parchi italiani. Occorrerebbe soltanto mettere in rete tutti i giornali dei parchi e sui parchi (non sono moltissimi, quelli esclusivamente dedicati ai parchi) e potremmo avere un servizio leader, implementabile con ulteriori vasi comunicanti, a partire dai materiali preparatori dei singoli articoli, e da tutta la pubblicistica dei Comuni e delle Province. Tutto questo favorirebbe 1' acquisizione di quella "visione intersistemica" in grado di interpretare ogni singola area-parco "come una unità vivente, mai disgiunta da un più ampio contesto di significative dimensioni" di cui scriveva sul finire degli anni ottanta Valerio Giacomini, definendo la sua "concezione sistemica" come sistema aperto (5).
Verso la Conferenza Nazionale tra Santa Cecilia e il Museo nel Vittoriano
Tutto questo ci rende liberi? Abbiamo già sconfitto il mostro che minacciava di emarginarci e di omologarci, escludendoci dal villaggio globale, e privandoci delle nostre cento diverse identità? Non direi proprio. Il fatto che si sia colto in qualche misura il problema, e che alcuni tra noi si stiano spostando dalla parte della soluzione, seguendo le indicazioni del Coordinamento Nazionale dei Parchi, non significa moltissimo. Quello che si può dire è che è avviata una prima sperimentazione, essa stessa modesta ed incompleta, di quanto sarebbe indispensabile fare nella (quasi) totalità dei parchi e delle riserve italiane.
La prima Conferenza Nazionale dei Parchi e delle Aree Naturali Protette gestita dal Ministero dell'Ambiente, che si svolgerà a Roma dal 25 al 28 settembre p.v. ha in programma per il pomeriggio del 27 settembre la costituzione di un gruppo di lavoro che discuterà di "Formazione, informazione ed educazione nei parchi", sotto la presidenza di Antonio Cianciullo, e con Maurilio Cipparone in veste di "rapporteur" (6), che riferirà le conclusioni nella sessione plenaria di chiusura del giorno seguente. Non è escluso a priori che in quella sede (il gruppo di lavoro) si possa rendere più di una testimonianza sull'esistenza di queste modeste
ma reali strutture di informazione. Maurilio Cipparone potrà aiutarci ad immaginare occasioni formative funzionali al consolidamento di quanto c'è, ed allo sviluppo. Si potrebbe - insomma - inventare uno di quei "circuiti di guadagno" di cui parlammo, anche con Cipparone, nell' incontro di Ancona a "Parco produce", tentando di andare oltre la già ricca esperienza di collaborazione tra il Coordinamento Nazionale Parchi e Riserve e L' Istituto Pangea di Sabaudia e l' Unione Europea (Progetto Life e Obbiettivo 21), che ha prodotto ben otto corsi, sette dei quali già svoltisi.
E' poco probabile - infatti - progettare la nuova formazione e la nuova educazione funzionali alle novità nel campo dell'informazione, senza fare i conti con l'informazione e con gli informatori, come pure con la figura del "comunicatore" (7), con il tema delle "relazioni pubbliche" nei parchi, e quindi con il tema delle figure professionali da formare evitando la proliferazione di esperti e di compensati a vario titolo, ma evitando anche l'assenza di quelle competenze che sono indispensabili per dare corpo alla democrazia dell'informazione nei nuovi scenari di fine secolo e nel nostro particolarissimo mondo votato alla tutela ed alla valorizzazione dell' ambiente. Come, del resto, è dil`ficile mescolare concetti in gran parte confinanti, ma non identici, senza un approfondimento specifico del tema "informazione".
E' - infine - più diff1cile che mai immaginare di discutere di questi temi, in assenza di un progetto ministeriale o (meglio ancora) governativo che assicuri un minimo di risorse ed uno scenario complessivo riferito al sistema dei parchi nazionali e regionali nel loro insieme che si propongono di comunicare attraverso i loro "cento fiori" informativi, cartacei, telematici e via dicendo. Molto resterà fuori.
Anche perché l'impostazione generale della Prima Conferenza, escludendo dall'organizzazione una componente non secondaria quale il Coordinamento Nazionale dei Parchi ha posto le premesse per complicarci la vita, piuttosto che per semplificarcela.
Tuttavia intanto cercheremo di utilizzare in positivo questa occasione di incontro. Fino ad oggi i parchi non riescono a fare notizia per la normalità delle loro azioni, ma vanno sui mezzi di informazione solo in occasione di grandi catastrofi (incendi; morti; conflitti con le popolazioni, ecc.). Per i parchi, (nazionali o regionali, non fa alcuna differenza!) per il loro bisogno di comunicazione, e per la condizione della loro attuale capacità di fare notizia, si potrebbe utilizzare un termine che usano i pubblicitari per definire un annuncio che esce in un contesto che lo ignora o lo respinge, e che - comunque - non lo valorizza di certo: oggi siamo in Island position (8), rispetto al mare caldo delle notizie. Tutto quello che potesse scongelare i ghiacciai di indifferenza verso le nostre problematiche, verrebbe a fagiuolo.
Non ci faremo seppellire nel museo del Risorgimento o nel monumento del milite ignoto, sotto una montagna di interventi precotti, e in una ragnatela di tematiche a volte ridondanti, e a volte fuorvianti. Al contrario, prenderemo buona nota delle opportunità che si apriranno, se si apriranno, e continueremo nel nostro lavoro, che non abbiamo mai pensato come semplice, e tutto in discesa.
Non mancherà - infine - il modo di riproporre in sedi diverse i singoli anelli di una catena in gran parte da costruire, se davvero vogliamo (come vogliamo) stringere un rapporto non episodico tra il sistema dell'informazione e quello dei parchi. Con il Ministero, se lo vedremo interessabile a questi temi. Con le Regioni, necessariamente. E con il sistema delle autonomie locali, senza le quali non avrebbe senso immaginare una tutela legata alla valorizzazione, al mutamento sociale ed al progresso civile e culturale del nostro Paese.
* Presidente del Parco del Conero |