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Agenda 2000: le proposte della Commissione Europea per una Unione Europea più ampia e più coesa
Lo scorso luglio il presidente della Commissione Europea Jacques Santer, ha presentato al parlamento Europeo il documento Agenda 2000 che descrive le linee di sviluppo dell'Unione Europea. In particolare vengono proposte riforme sostanziali di alcune politiche comuni (politica agricola, politica regionale) e vengono affrontati i problemi connessi all'adesione di nuovi Stati all'Unione Europea ed al futuro quadro finanziario per sostenere tali cambiamenti. Agenda 2000 si presenta come un documento di largo respiro che analizza in un'unica prospettiva le sfide ed i problemi a cui l'Unione Europea dovrà far fronte alle soglie del XXI secolo proponendo soluzioni idonee a perseguire l'obiettivo della stabilità economica, attraverso il completamento dell'Unione economica e monetaria ed a rafforzare ulteriormente il processo di integrazione europea.
Al documento, che sarà oggetto da parte delle altre istituzioni europee e dei diversi Stati membri, seguirà l'elaborazione di puntuali proposte di modifica del complesso di norme comunitarie che rappresentano il riferimento per l'attuazione delle politiche comuni.
Una particolare rilevanza assumono i cambiamenti prospettati per la politica agricola comune e la politica di coesione socio economica che coinvolgono direttamente nella loro attuazione le Regioni, gli Enti locali ed altri soggetti attori dello sviluppo locale.
La politica di coesione comunitaria viene attuata principalmente tramite l'utilizzo dei Fondi strutturali per il finanziamento di programmi integrati e plurisettoriali in aree individuate secondo parametri socio economici e rispondenti ai sei obiettivi individuati nel 1994 per il periodo 1994-1999.
La riforma prospettata prevede a) una ulteriore concentrazione delle aree eligibili che attualmente inglobano il 51% della popolazione europea per passare al 35-40%; b) la riduzione degli obiettivi dagli attuali 7 a 3 di cui 2 territorializzati a valenza orizzontale incentrato sulle
Obiettivi dei Fondi strutturali (1994-1999)
- Ob. 1 Sviluppo ed adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo
- Ob. 2 Riconversione delle regioni o parti di regioni colpite dal declino dell'industria
- Ob. 3 Lotta alla disoccupazione di lunga durata ed inserimento professionale dei giovani
- Ob. 4 Adattamento dei lavoratori ai mutamenti industriali ed all'evoluzione dei sistemi di produzione
- Ob. 5a Adeguamento delle strutture agricole Ob. 5b Sviluppo delle zone rurali Ob. 6 Sviluppo delle regioni scarsamente popolate Nuovi obiettivi
Nuovi obiettivi 2000-2006
- Ob. 1 Regioni in ritardo di sviluppo
- Ob. 2 Aree caratterizzate da adattamenti dei settori industriali, servizi, pesca, zone rurali in declino, aree urbane degradate
- Ob. 3 Sviluppo risorse umane, modernizzazione, sistemi di istruzione, formazione, accesso all'impiego risorse umane;
- c) una concentrazione delle risorse sulle aree del nuovo obiettivo 1 (due terzi dei fondi totali);
- d) un meccanismo di transizione per le aree che usufruiscono attualmente dei fondi ma che non saranno più eligibili a partire dal 2000;
- e) una semplificazione dei meccanismi di gestione ed una maggiore decentralizzazione delle responsabilità di utilizzo dei fondi.
Nel nuovo obiettivo 1 dovrebbero rientrare le regioni in ritardo di sviluppo selezionate in base al criterio del Pil per abitante (inferiore al 75% della media comunitaria); nel nuovo obiettivo 2 rientrerebbero territori che presentano necessità di ristrutturazione economica con aree caratterizzate da adattamenti del settore industriale, della pesca, zone rurali in declino ed aree urbane in difficoltà.
Il nuovo obiettivo 3 costituirebbe un nuovo obiettivo finalizzato ad adattare e modernizzare i sistemi di formazione, insegnamento ed accesso all'impiego ed indirizzato allo sviluppo delle risorse umane.
Per il periodo 2000-2006 l'Union Europea stanzierebbe 240 miliardi di Ecu di contributi dei Fondi strutturali a favore di tali aree.
Si tratta, come si vede di risorse ingenti la cui utilizzazione prevederà il coinvolgimento delle Regioni e degli Enti locali subregionali nella definizione dei programmi e nella gestione degli interventi. Per tali Amministrazioni sarà un'ulteriore occasione per accedere a risorse comunitarie che, nell'ottica di una futura Europa allargata a 26 paesi, inevitabilmente si ridurranno a favore dei fabbisogni degli stati di prossima adesione.
Agenda 2000 definisce anche la posizione della Commissione Europea sull'avvenire della Politica agricola comune (Pac) per preparare ed adeguare il settore ai cambiamenti che nei prossimi anni modificheranno il mercato, le politiche disciplinano e le norme commerciali.
Sulla scia della riforma avviata nel 1993 dall'allora Commissario all'agricoltura Mac Sharry viene proposta una ulteriore sostituzione progressiva del sostegno comunitario ai prezzi agricoli con misure di aiuto diretto agli agricoltori ed il rafforzamento di misure di politica rurale.
A quest'ultima politica viene attribuita una funzione sempre più importante per promuovere uno sviluppo sostanziale delle zone rurali e per soddisfare la crescente domanda di servizi nel settore ambientale.
Un'ampia parte del documento è dedicata alla futura adesione all'Unione Europea ai paesi dell'Europa centro orientale ed all'analisi dell'impatto di tale ampliamento sulle politiche comunitarie soprattutto per quanto riguarda l'agricoltura e la politica regionale.
La Commissione propone di avviare i negoziati di adesione con Ungheria, Polonia, Estonia, Repubblica Ceca e Slovenia, paesi che rispettano già i criteri politici ed economici stabiliti dall'Unione Europea per presentare una candidatura.
I negoziati sarebbero accompagnati da una serie di azioni di pre-adesione riunendo in un quadro unico le differenti forme di aiuto ed assistenza disponibili attualmente. Tali azioni si concretizzeranno tramite: a) il potenziamento del programma PHARE quale principale strumento per finanziare gli investimenti e la formazione dei quadri dirigenziali; b) aiuti specifici per l'agricoltura per il miglioramento delle strutture di trasformazione, dei circuiti di commercializzazione e controllo dei prodotti alimentari; c) interventi strutturali, al livello regionale, per il cofinanziamento di progetti di cooperazione transnazionale.
La strategia di pre-adesione, così come prospettata, apre la strada a rinnovate forme di cooperazione con questi paesi che dovranno adattare e familiarizzare le loro Amministrazioni e le loro strutture produttive alle regole e procedure comunitarie che non sempre sono di facile applicazione. |