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Una scuola che piace
Si sono conclusi gli otto corsi di qualificazione professionale - La gestione del patrimonio vegetazionale - previsti dal progetto "Obiettivo 21, I'Europa per le aree protette italiane", una iniziativa rivolta al personale delle aree protette che aderiscono al Coordinamento Nazionale dei Parchi, promossa dallo stesso Coordinamento, realizzata dall'Istituto Pangea e sostenuta dalla Unione Europea nel quadro delle attività del Programma LIFE.
Questi i corsi finora svolti, tutti realizzati nelle strutture del Centro visitatori del Parco nazionale del Circeo:
- interpretazione naturalistica
- corso base
- interpretazione naturalistica
- corso avanzato
- gestione del patrimonio faunistico
- i servizi di educazione ambientale
- management, pianificazione e sviluppo
- gestione del patrimonio vegetazionale
Fin qui i risultati ottenuti con la realizzazione di questa iniziativa hanno dimostrato ancora una volta quanto sia importante programmare azioni formative che consentano al personale delle aree protette - ed a tutti coloro che a diverso titolo si occupano della gestione del territorio e delle risorse naturali - di aggiornarsi e di migliorare la loro preparazione professionale. Le valutazioni dei partecipanti ai sei corsi svolti (ad oggi circa 140 tra direttori di aree protette, guardiaparco, operatori dell'educazione e del turismo, amministratori e funzionari di comunità montane ecc.) sono state particolarmente favorevoli. Tutti i partecipanti hanno messo in evidenza che iniziative di questo, tipo debbano necessariamente trasformarsi da "progetti speciali" in programmi di formazione permanente per la "gente dei parchi". Solo così il personale delle aree protette potrà rispondere in maniera adeguata ai problemi più urgenti, soprattutto a quelli sollecitati dalla necessità di promuovere all'interno dei parchi nuove politiche di sviluppo sostenibile.
Del resto sono queste le indicazioni fornite da tutti i documenti e programmi internazionali dedicati alla politica delle aree protette, primo fra tutti "Parks for Life" (UICN), che nella sua edizione dedicata all'Europa individua tra gli interventi prioritari quelli dell'addestramento delle risorse umane. Il Coordinamento Nazionale dei Parchi, quindi, colmando un vuoto ancora esistente a livello istituzionale centrale, proseguirà in questa sua azione.
Nel prossimo futuro cercherà di individuare e percorrere tutte le strade praticabili perché il progetto "Obiettivo 21" prosegua il suo cammino verso i parchi del XXI secolo. Al termine di ogni corso svolto dal Coordinamento viene richiesto ai partecipanti di redigere una nota "a caldo" di valutazione della loro esperienza. Tra le oltre cento impressioni e valutazioni ricevute, ve ne proponiamo una, scritta da un guardiaparco, che ci sembra possa essere esemplificativa di tutte. L'abbiamo scelta per la pacatezza dei toni ma anche per la carica emotiva e motivazionale che è tipica di tutta la "gente dei parchi".
A proposito del corso dl qualificazione professionale: "Gestione del Patrimonio Vegetezionale" Sento che potrei giudicare velocemente e sinteticamente il corso al quale ho partecipato, ma resisto all'idea di tagliare corto e scrivere una frase del tipo: "è stato molto interessante, ben organizzato, complimenti". Non sarebbe giusto liquidare così questa settimana: non credo, tra l'altro, che interessi il mio giudizio come se si fosse trattato di una gita a Capri. Peggio ancora non credo interessi il mio giudizio come voto compreso tra 1 e 10. A parer mio, invece, ciò che potrebbe interessare conoscere è riassumibile in una domanda.
Ma per formularla in termini a voi comprensibili ho bisogno di scrivere ancora altre righe. Dall'albergo in cui siamo stati ospitati riuscivo ogni tanto a contemplare il mare, ad ammirare il mare, un deserto di acqua che sembra fatto per essere attraversato. Qualcosa di sconvolgente per chi, come me, è sempre in mezzo agli alberi, intenti a contendersi anche piccoli spazi di luce. E noi tutti lì, davanti a questo mare che sembrava ci circondasse, quasi a farci sentire isola.
E provando a chiudere gli occhi, veniva naturale pensare a noi come equipaggi, ed alle nostre Aree protette come navi in navigazione che, giorno dopo giorno, cercano di correggere le proprie rotte, nel tentativo di assumere un'unica rotta, una destinazione comune, per sentirsi unità di un'unica flotta.
E poi spingere sull'acceleratore della immaginazione e pensare che porto dopo porto, viaggio dopo viaggio, con più tempo per comunicare tra le navi, potremmo arrivare ad aprire una nuova rotta, che ci porti tutti al di là delle colonne d'Ercole di oggi. Confine che segna il limite all'interno del quale sta l'incosciente distruzione delle risorse naturali che sovrintendono alla vita stessa del nostro pianeta. E poi una volta attraversato questo oceano che sembra tanto impossibile, comunicare la rotta da noi seguita anche a chi non ha nave e non è equipaggiato; rendere l'itinerario credibile, affidabile, sicuro. Occorrono ottime scuole e moderni bacini di carenaggio dove allestire le navi. Ed ora posso formulare al Coordinamento dei Parchi la mia domanda, che riassume il mio giudizio: "a quando un altro corso, a quando un altro porto dove attraccare le nostre navi?". Un porto come quello che ci avete offerto con questi corsi, dove si sono radunate navi piccole e navi grandi, per lo più abituate a navigare in mari chiusi; oppure, ancor peggio, navi che stanno andando alla deriva, dove l'equipaggio non riesce più a orientarsi. Poi ci sono anche navi che sanno navigare bene, aggirare con abilità le tempeste, forarle e uscirne indenni se necessario.
Voi ci avete offerto un porto tranquillo, un ormeggio sicuro, una formidabile occasione per imparare a navigare meglio, per comunicare: per sentirci, almeno in quella settimana, fortemente sullo stesso mare, sulla stessa rotta e sotto lo stesso cielo.
Egidio Leandri Guardiaparco, Riserva Naturale Monterufeno (Acquapendente, Viterbo). |
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Un percorso dei parchi: tra natura e cultura
Il bilancio per i parchi, per quanto riguarda il turismo, come del resto in altri settori, è soddisfacente e in continuo miglioramento. Anche i problemi scaturiscono da questa crescita. Non ultimo quello che addensa la fruizione proprio nelle aree più delicate e pregiate che dovrebbero risultare invece maggiormente protette. Da qui l'esigenza anche per la fruizione turistica di una 'programmazione' e non solo nell'ambito dei singoli parchi ma anche su scala più ampia, nazionale. Dell'ipotesi di programmi nazionali si è discusso con grande vivacità in più di una occasione perché da quel che bollirebbe in pentola al Ministero dell'ambiente, si tratterebbe soltanto di una sommatoria di progetti riguardanti esclusivamente i parchi nazionali.
Obiezioni a questa ipotesi sono venute tanto dai parchi nazionali che hanno rilevato non trattarsi di progetti coordinati, quanto e soprattutto dai parchi regionali che si sentono ingiustamente esclusi. Da parte del coordinamento nazionale è stata perciò avanzata una proposta che se attentamente studiata e gestita potrebbe rispondere positivamente ad entrambe le obiezioni. L'idea è quella studiare un percorso dei parchi che a differenza di altri itinerari già più o meno collaudati dovrebbe riguardare una molteplicità di aspetti tanti quanti sono le peculiarità delle aree protette del nostro paese.
Un percorso quindi che attraverso un collegamento tra i parchi dovrebbe irradiarsi a rete per consentire con tutti i mezzi di trasporto possibili o preferiti di raggiungere le diverse realtà di una area; dai corridoi biologici, alle emergenze ambientali, ai monumenti, alle attività tradizionali e così via. Un percorso le cui tappe potrebbero anche prevedere degli appuntamenti fissi di varia natura; incontri, feste, dibattiti, mostre ed altro.
Una idea del genere, del resto per molti versi già positivamente sperimentata in alcuni paesi vicini quali la Francia, richiede per essere realizzata uno sforzo congiunto di poteri centrali e decentrati, di istituzioni, di associazioni, operatori economici interessati a vario e diverso titolo. Si va dal Ministero dell'ambiente a quelli dei beni culturali e del turismo, alle regioni, alle province, alle associazioni ambientaliste e culturali, al movimento cooperativo etc. Si tratta di una idea che potrebbe se ben studiata e verificata dare per la prima volta una 'immagine' nazionale del sistema delle aree protette del nostro paese.
Il coordinamento dei parchi e la rivista hanno già cominciato a lavorarci ed è augurabile che altri vogliano unirsi per recare il proprio apporto di conoscenze, proposte e risorse. Un ruolo del tutto particolare, come è d'altronde naturale, spetta al ministero dell'ambiente dal quale ovviamente ci attendiamo una pronta e incisiva risposta. |
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Il diritto dell'ambiente
Mozione n° CGRl.6 del "Congresso Mondiale per la Conservazione " di Montreal.
Su proposta congiunta del Ministero dell'Ambiente della Germania, della "Commissione internazionale per la protezione delle regioni alpine" e del "Conseil international du droit de l'Environment", il Congresso Mondiale per la Conservazione, promosso dall'IUCN a Montreal il 12 23 ottobre 1996, ha sancito definitivamente un nuovo istituto giuridico internazionale: "Il diritto dell'ambiente". Per comprendere compiutamente il valore di questa nuova e coraggiosa teoria occorre interpretarla come la logica evoluzione di un'altra teoria ormai affermata: il "diritto all'ambiente", che la nostra Costituzione definisce in maniera indiretta tra i "diritti fondamentali" e quindi inviolabili all'art. 2 ("La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo...") e all'art. 32 (diritto alla salute). Secondo De Cupis (I diritti della personalità -1980), "...il Diritto all'Ambiente è tra i diritti coessenziali ed inviolabili della persona" e secondo A. Postiglione (Diritto all'ambiente 1982) "Nella configurazione di un diritto all'ambiente, la persona umana viene infatti presa in considerazione non in quanto titolare di diritti su beni del mondo esterno (diritti reali) o verso soggetti (diritti di credito), ma come diritto della personalità". Per contro il Rapporto della Commissione Mondiale per l'Ambiente dell'ONU (1983), afferma che "Ogni essere umano ha il diritto fondamentale di vivere in un ambiente adatto alla sua salute ed al suo benessere", e ancora "Gli Stati sono tenuti a conservare e a usare le risorse naturali a vantaggio delle generazioni presenti e future".
Il Giannini (1973) richiama a tal proposito tre principi costituzionali che interessano il diritto all'ambiente:
- la tutela del paesaggio;
- la tutela del patrimonio storico artistico;
- la tutela della salute.
Secondo N. Assini (1991 ) in tale diritto si debbono comprendere "le esigenze di conservazione e di salvaguardia delle risorse e degli equilibri naturali, nonché, le esigenze relative di tipo paesaggistico-culturale, di compatibilità delle trasformazioni urbanistiche, di salubrità ambientale.", cioè viene affermata la configurazione di un diritto dell'individuo ad un ambiente la cui qualità consenta di vivere nella dignità e nel benessere. Questo diritto dell'uomo, oggi ampiamente presente nell'ordinamento giuridico sovranazionale e nella costituzione di tanti degli Stati, viene superato da un nuovo diritto quello "dell'ambiente", che si rifà non al diritto positivo ma a quello naturale.
In termini semplicistici viene riconosciuto all'ambiente al di sopra degli interessi e dei bisogni umani un diritto inviolabile ad esistere ed ad essere rispettato semplicemente per il fatto che esso esiste. In effetti i due diritti si integrano in una auspicabile politica di sviluppo sostenibile e di conservazione dei valori della biodiversità, oggi pesantemente erosa dalle conseguenze delle attività umane. Per dirla con A. Postiglione (1992) "si può ritenere che, anche alla luce dei principi emergenti delI'ordinamento giuridico sovranazionale, debba riconoscersi la sussistenza di una soglia imprescindibile di garanzia giuridica del rapporto tra ciascun singolo individuo e l'ambiente naturale, come pretesa giuridicamente protetta ad una corretta gestione delle risorse naturali, nelle forme opportunamente approntate dagli specifici ordinamenti nazionali".
Ancora una volta l'IUCN, promotore del Congresso Mondiale per la conservazione di Montreal, si è fatta corretta interprete di una fondamentale esigenza umana e naturale. (Giovanni Valdrè) |