Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 23 - FEBBRAIO 1998

Decreto Bassanini e prime polemiche

In un Forum tenutosi a fine gennaio a Roma per iniziativa del Parco nazionale dei Monti Sibillini, dell'Istituto Studi sulle Regioni del Cnr e del Coordinamento dei parchi si è discusso dei problemi giuridici e istituzionali dei Parchi nazionali. L'iniziativa per un caso fortunato ha coinciso con la pubblicazione delle prime bozze dei decreti di attuazione della legge Bassanini (vedi rubrica parlamentare).
Il dibattito anche per la presenza di alcuni esperti che hanno lavorato alla stesura delle bozze dei decreti è risultato estremamente interessante in quanto ha permesso diciamo così, a caldo una prima valutazione delle proposte avanzate specialmente riguardo al ruolo i compiti l'autonomia dell'ente parco nazionale.
Abbiamo registrato - ed è stata una positiva sorpresa - che anche chi in altre occasioni partiva da posizioni poco disponibili a prendere in considerazione correzioni alla legge quadro mostra ora una "apertura" che non può che giovare alla ricerca di soluzioni che facciano salvo l'impianto fondamentale della legge così com'è stato ribadito anche dalla commissione ambiente della Camera. Se le distanze ad esempio sulla proposta di regionalizzazione del Cfs rimangono notevoli per la prima volta però vi è stato uno sforzo da parte di tutti per ricercare soluzioni di ragionevole "compromesso", evitando ogni radicalizzazione e contrapposizione.
Quasi tutti d'accordo poi con la proposta di affidare ai parchi nazionali la scelta del direttore e di rendere finalmente rapide le procedure di approvazione degli statuti, regolamenti, piante organiche disincagliandole dalle sabbie mobili degli apparati ministeriali.
Nel complesso è emersa un pressoché unanime consapevolezza che le proposte messe a punto dal gruppo di lavoro possono aiutare e favorire la migliore gestione delle aree protette attraverso anche una maggiore autonomia dei parchi nazionali oggi fortemente condizionati e rallentati da inefficienze e da controlli burocratici e formalistici di troppi uffici e Ministeri.
Da questo punto di vista qualcuno si era chiesto, infatti, perché oggi un parco nazionale non deve avere quell'autonomia che hanno di norma i parchi regionali.
L'intervento del ministro Ronchi era quindi molto atteso specialmente dopo le conclusioni della conferenza nazionale che aveva lasciato in sospeso importanti questioni.
Ma fin dalle prime battute si è capito che il ministro viaggiava su una lunghezza d'onda un po' diversa con il dibattito della giornata. Intanto ha subito tenuto a affermare che il confronto in corso sulle riforme costituzionali e istituzionali a suo giudizio ha scarsa attendibilità e dignità vuoi perché è poco serio inseguire Bossi vuoi perché si tratta di un puro pretesto per le regioni e gli enti locali per dare l'assalto ai parchi nazionali attraverso una strisciante azione volta alla loro regionalizzazione. Il ministro vede insomma in tutto questo una insidiosa manovra, come tale da respingere e neppure capisce cosa c'entrino con la legge Bassanini proposte come quella di affidare ai parchi e non più al ministro la designazione dei direttori. Ha aggiunto inoltre che sui parchi nazionali lui non ha nessuna intenzione di cedere perché si tratta di organismi statali "sovraordinati" a tutti gli altri poteri.
In sostanza il ministro ha respinto drasticamente le proposte messe a punto dagli esperti i quali a suo giudizio si sono occupati anche di cose che non rientrano nei compiti della Legge Bassanini. Eppure le proposte elaborate sia per quanto si riferisce alle nomine dei direttori, sia per quanto attiene alle nuove forme di collaborazione previste tra parco nazionale e enti locali e regioni, vanno tutte nel senso di rafforzare l'autonomia degli enti parco, nonché la cooperazione tra le istituzioni che è poi il disegno complessivo tanto della legge Bassanini che della riforma costituzionale in discussione al parlamento.
Ora e un po' sorprendente la concezione che il ministro ha del parco nazionale, visto come un organo sovraordinato a tutti gli altri che in nome dell'interesse nazionale può "imporre" piaccia o no la sua volontà.
Lascia perplessi anche la sottolineatura che Ronchi ha fatto circa le differenze tra i parchi nazionali e regionali (lo aveva già fatto anche alla festa di S.Rossore).
Nei primi in buona sostanza la protezione vera sarebbe un obbligo, per i secondi un optional
Dimenticando però che la legge quadro rimanda al piano, allo statuto e ai regolamenti la fissazione dei vari "regimi" di protezione. Insomma, soltanto dopo che i parchi si saranno dotati di questi strumenti, si potrà misurare l'intensità e la qualità della protezione, altro la legge non dice e non stabilisce. D'altronde fintantoché i nuovi parchi nazionali non si saranno dotati ti questi strumenti vigeranno unicamente le norme di salvaguardia che come è noto sono quasi sempre meno intense di altri vincoli quali, ad esempio, quelli degli stessi Piani Paesistici Regionali.
Sono insomma sicuramente lontani i tempi in cui come affermava il prof. Pavan compito dei parchi nazionali era in primis quello della protezione e solo dopo quello della ricreazione, mentre per quelli regionali era esattamente l'opposto venendo prima lo svago e soltanto dopo la protezione.
Oggi questa distinzione, proprio in base alla stessa legge quadro, non ha più senso. Ha senso invece di avviare una seria riflessione sulla riclassificazione delle aree protette in cui sia possibile indicare con più chiarezza e sulla base di valutazioni non meramente istituzionali, quali sono i casi in cui è giusto che sia lo stato ad avere la titolarità principale ed in quali le regioni e gli enti locali. Essendo chiaro tuttavia che poi sono sempre tutti i parchi e tutte le istituzioni a dovere agire insieme e con pari dignità come un sistema.
D'altronde il ministro sa, per avere seguito attentamente il dibattito della Conferenza Nazionale sulle Aree Protette che nessuno, neppure le regioni speciali (vedi l'intervista in questo numero dell'assessore della Valle d'Aosta Riccaran) oggi chiede più la regionalizzazione degli attuali parchi nazionali. Tutti dovremmo lavorare perché il sistema delle aree protette sia costituito armonicamente e non sulla base di contese e di affermazioni di supremazia, perché tutto questo con la cooperazione istituzionale non ha nulla a che fare.
Comunque sia il dibattito intorno all'aggiornamento ed al miglioramento della 394 è avviato. E oggi nessuno può sottrarsi, gli piaccia o no, a questo confronto.

(R.M.)