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Un parco scolpito nella roccia
Tiziana Cittadini
In Valcamonica e nelle zone circostanti si conoscono svariati tipi di ritrovamenti
archeologici: resti di abitati, tombe, terrazzamenti agricoli, antiche miniere
e, per i periodi più recenti, anche vestigia di strade e di ponti,
ma ciò che caratterizza archeologicamente la Valcamonica è
l'arte rupestre. Le incisioni rupestri preistoriche della Valcamonica sono
segni (simboli, figure descrittive o altro) incisi su vaste superfici rocciose
all'aperto, realizzate dalle popolazioni preistoriche che qui hanno abitato.
Sono un'espressione artistico-intellettuale, frutto della cultura e della
filosofia dell'Uomo e come tali legate alla sua storia. I modi (lo stile)
ed i temi (le tipologie) attraverso cui si è manifestato questo pensiero
grafico sono quindi legati al momento storico delle genti che le ha realizzate;
analizzando questi messaggi è possibile ricostruire il mondo materiale
ed intellettuale preistorico, altrimenti difficilmente recuperabile. Le
motivazioni che stanno alla base dell'arte rupestre vanno ricercate soprattutto
nel mondo del magico e religioso: il SEGNO indelebile sulle rocce era mezzo
di comunicazione con forze "soprannaturali", la realizzazione
della figura era una sorta di evocazione allegorica, la sua elaborazione
frutto di complessi simbolismi probabilmente retaggio di classe sacerdotale
o sciamanica. In Valcamonica tra le migliaia di figure istoriate (circa
120.000) non è stata ancora trovata una sola immagine che possa ritenersi
solamente descrittiva; tutte le figure ricadono in una griglia, diversificabile
cronologicamente, e con abbinamenti ripetuti: una sorte di primitiva scrittura
"ideografica" che sottende profondi significati simbolici, spesso
a noi ermetici.
In molti casi questo simbolismo è parte del patrimonio ancestrale
dell'Uomo, riscontrabile a tutte le latitudini, in culture di determinati
orizzonti culturali, archetipi dell'umanità, riaffioranti di volta
in volta nelle diverse culture. L'arte rupestre consente inoltre la ricostruzione
della "vita materiale" delle popolazioni preistoriche: il tipo
di strumenti usati, le risorse economiche presenti, i contatti con altri
gruppi e da qui la ricostruzione dei collegamenti con il resto dell'Europa.
L'eccezionalità del Patrimonio archeologico della Valcamonica risiede
nella continuità temporale unica della tradizione istoriativa presente
sulle rocce camune: per oltre 500 generazioni gli abitanti di questa valle
mediarono i cambiamenti culturali o economici che via via elaboravano o
subivano, con questa antica e radicata tradizione istoriativa.
Da cacciatori-raccoglitori si trasformarono in cacciatori-allevatori e coltivatori,
per poi aggiungere altre attività quali l'artigianato ed il commercio
a queste primitive incombenze.
L'elemento unificatore degli 8.000 anni di Storia che precedettero l'arrivo
dei romani rimase la tradizione istoriativa: ai "disegni" dei
cacciatori epi-paleolitici si aggiunsero quelli dei primi agricoltori poi
degli agricoltori artigiani e così via. Per ora non si conosce altro
ciclo d'istoriazioni rupestri, in Europa e forse nel mondo intero, che abbia
così lunga durata, così ampia serie di orizzonti contestuali
e le cui tappe culturali possano essere seguite con altrettanta chiarezza.
Esse ci rivelano le vicende di un popolo, nel corso di una evoluzione che
pare essere la sintesi stessa della storia d'Europa circa il 50% delle rocce
istoriate in Valcamonica, si trova all'interno della Riserva Regionale delle
Incisioni Rupestri di Ceto Cimbergo Paspardo.
L'arte rupestre è espressione della cultura, della società
e dell'individuo che l'ha creata, risultato di motivazioni emozionali e
concettuali, conservata nel paesaggio dove fu fatta; essa permette un contatto
diretto, immediato, con l'artista che ne istoriò le figure sulle
superfici rocciose alcuni millenni or sono e talvolta ci rivela il suo pensiero,
le sue preoccupazioni, i suoi problemi. Nelle vicende dell'epopea camuna
vi sono le radici della realtà contemporanea. Comprendendole prendiamo
coscienza della nostra identità e dell'epopea storica della quale
siamo il risultato.
La datazione ed i periodi
Nell'arte rupestre preistorica della Valcamonica sono identificabili 5 grandi
fasi stilistiche che corrispondono ad altrettanti periodi culturali: ad
ogni variazione di "cultura" anche il messaggio grafico delle
incisioni rupestri cambia, subendo variazioni in termini di stile, repertorio
tematico e tipi d1 associazioni.
Periodo Proto-camuno
Le prime incisioni rupestri lasciate dall'Uomo sulle rocce della Valcamonica,
risalgono a circa 10.000 anni fa, quando bande di cacciatori penetrarono
nelle vallate alpine. Incisero nella zona di Boario Terme le prime figure:
grandi disegni di alci ed altri cervidi, ripresi nell'atto della corsa o
della cattura; in queste immagini ritroviamo tutto lo spirito che animava
i cacciatori epipaleolitici.
Datazione: 8.500-5.500 a.C.
Periodo archeologico corrispondente: Epi-Paleolitico e Proto-neolitico.
Stadio climatico: Preboreale e boreale. Clima freddo, poi caldo.
Cultura materiale: Industria litica con microliti geometrici.
Carattere dello stile e principali temi raggurati: Stile sub-naturalistico:
grandi animali a linea di contorno colpiti da lance.
Armi ed utensili: Lancia, dardo, boomerang. Animali domestici: Assenti.
Importanti elementi tecnologici: Trappola e nassa
Attività economiche essenziali: Caccia, pesca e raccolta di frutti
spontanei.
Struttura sociale: Clan.
Credenze e religione: Riti di caccia e totemismo.
Periodi I° e II
Il vero inizio di un popolamento continuo della Valcamonica avvenne solo
con il V-IV millennio AC, quando molte zone dell'Europa e dell'ltalia settentrionale
vennero occupate da popolazioni che conoscevano e praticavano l'allevamento
del bestiame e l'agricoltura. Nelle vallate alpine, queste innovazioni si
integrarono alle economie locali dei gruppi nomadi di cacciatori, dando
origine ad un modo di vita più articolato, basato su caccia allevamento
e sulla coltivazione.
Tali cambiamenti si ripercossero anche sulle manifestazioni artistiche di
queste genti, che comunque proseguirono la tradizione istoriativa rupestre:
il tema fondamentale che troviamo rappresentato nell'arte rupestre neolitica
camuna è l"'orante", figura umana con braccia alzate in
atto di adorazione, in abbinamento a oggetti o simboli del mondo agricolo,
quali il disco solare, l'aratro o la zappa.
Datazione: 5.500-3.300 a.C.
Periodo archeologico corrispondente: Neolitico. Stadio climatico: Atlantico
(Optimum Climatico). Caldo umido.
Cultura materiale: Neolitico con ceramica.
Carattere dello stile e principali temi ragigurati: Sintetico ed essenziale
nel I° periodo; I'orante è abbinato a simboli di adorazione;
successivamente, rappresentazioni di cerimonie e di momenti collettivi,
sociali ed economici. Scene di culto.
Armi ed utensili: Lancia, boomerang, arco e freccia, paletta; oggetti agricoli
(zappa e aratro) nelle fasi evolute.
Animali domestici: All'inizio solo il cane; successivamente si aggiungono
prima il bue, poi la capra.
Innovazioni tecnologiche e culturali: Riproduzione di animali in cattività
(allevamento) e vegetali (agricoltura); introduzione della ceramica.
Livello tecnologico: aratro, arco, trappola, telaio Attività economiche
essenziali: Caccia e pesca integrate da agricoltura e allevamento del bestiame;
incipiente commercio organizzato.
Struttura socio-politica: Clan e piccole tribù.
Credenze e religione: Culto solare, culto dei morti, culto del cane e degli
animali; verso la fine, idoli antropomorfi e culto del dio-superuomo.
Periodo III A
All'inizio del III millennio AC, un'ondata d'influssi ideologico-religiosi
accomunò tra di loro alcune tra le principali zone rupestri delle
Alpi unite da elementi culturali e concettuali di carattere indo-europeo,
presenti nelle composizioni monumentali e nelle statue stele. Queste presentano
simboli di tradizione indo-europea: tutti elementi che ci riportano al mondo
epico ed alle concezioni cosmologiche di antichissimi strati delle culture
indo europee. L'ondata che portò questi nuovi elementi simbolico-religiosi
nella zona, introdusse anche fattori di primaria importanza: la lavorazione
del rame ed i primi strumenti in metallo ed i carri a ruota, documentati
appunto sulle statue stele camune di questo periodo. Questi fatti (teconologi
e ideologico-religiosi) portarono a profondi mutamenti all'interno delle
comunità locali: la struttura stessa della società tardo-neolitica
si modificò. Vennero introdotti nuovi ruoli e si giunse ad una più
marcata stratificazione sociale.
Datazione: 3.300-2.500
Periodo archeologico corrispondente: Calcolitico.
Stadio climatico: Inizio Sub-boreale. Temperato-caldo.
Cultura materiale: Varie facies del Calcolitico; nelle fasi evolute, cultura
di Remedello.
Carattere dello stile e principali temi ragigurati: Composizioni monumentali
con simboli astrali e terreni disposti secondo un ordine.
Armi ed utensili: Pugnale, ascia, alabarda; carro e aratro.
Animali domestici: Cane, bue, capra, suino.
Importanti innovazioni tecnologiche e culturali: Introduzione della lavorazione
dei metalli, dell'uso della ruota e del carro.
Attività economiche essenziali: L'agricoltura e la caccia sono integrate
dalla lavorazione dei metalli; commercio e artisti professionisti.
Struttura socio-politica: Tribù con governo autoritario e differenziazione
di classi.
Credenze e religione: Panteismo, religione cosmologica, concetto astratto
della divinità; prima introduzione di concetti indo-europei.
Periodo III°/B-C-D
Il periodo successivo, chiamato età del Bronzo, vede il consolidarsi
dei processi innescati con l'introduzione della metallurgia ed lo strutturarsi
di centri di produzione metallurgica e di commerci. In tale contesto si
vengono sempre più definendo categorie di specialisti e ruoli all'interno
delle comunità. Il significato delle armi ora sconfina in un vero
culto: intere superfici rocciose vengono incise con raffigurazioni di pugnali,
asce, alabarde, riprese con cura dei particolari ed in grandezza reale.
Datazione: 2.500-1.200 a.C.
Periodo archeologico corrispondente: Età del Bronzo.
Stadio climatico: Sub-boreale. Temperatura in diminuzione e siccità.
Cultura materiale: Facies locali con associazioni alla cultura di Polada
e, più tardi, a quella delle Terramare.
Carattere dello stile e principali temi ragigurati: Armi e oggetti: mappe
topografiche; verso la fine del periodo aumentano le scene mitologiche e
le igure antropomorfe. Armi ed utensili: Pugnale sub-triangolare, ascia
da battaglia, lancia. Animali domestici essenziali: Persistono cane, bue,
capra, suino; si aggiungono durante il periodo il cavallo e l'ovino. Importanti
innovazioni tecnologiche e culturali:
Specializzazione nella lavorazione dei metalli e nella tessitura. Attività
economiche essenziali: Commercio, lavorazione del metallo. Persistono caccia,
pesca, agricoltura, allevamento del bestiame. Struttura socio-politica:
Tribù con governo autoritario.
Credenze e religione: Culto degli oggetti e delle armi; concetto astratto
della divinità. Nelle fasi tarde, culto degli spiriti e degli eroi.
Periodo IV°
L'ultimo millennio AC è caratterizzato, nella piena maturità
(V secolo AC) dal sorgere anche in Italia delle prime grandi entità
politiche interregionali europee: è il caso dei Celti o degli Etruschi,
avvenimenti che sicuramente coinvolsero e contagiarono anche le aree più
periferiche quali la Valcamonica.
Sicuramente mutamenti intervennero nella struttura sociale ed economica
camuna: ne sono testimonianza le numerose scene incise ed i ritrovamenti.
Datazione archeologici: 1.200-16 a.C.
Periodo archeologico corrispondente: Bronzo finale ed età del Ferro.
Stadio climatico: Fine del Sub-boreale e Sub-atlantico. Odierno.
Cultura materiale: Ceramica di varie facies del Bronzo finale e dell'età
del Ferro; similitudini con complessi atesini.
Carattere dello stile e principali temi raffigurati: Realistico-aneddotico
con scene descrittive e complesse scene di vita quotidiana e di carattere
magico-mitologico.
Armi, utensili e strutture: Scudo, elmo, spada, lancia, ascia, tenuti in
mano da personaggi; utensili agricoli: aratro, zappa, falce, falcetto, piccone;
strutture, capanne, granai, templi; scene di artigianato, lavorazione del
metallo e fabbricazione di ruote.
Animali domestici: Cane, bue, cavallo, asino, capra, anitra, pollo, oca;
il coniglio compare nelle fasi tarde.
Importanti innovazioni tecnologiche e culturali: Lavorazione del ferro;
nelle fasi evolute introduzione della scrittura.
Attività economiche essenziali: Commercio, estrazione e lavorazione
del metallo, allevamento del bestiame, agricoltura e caccia; guerrieri e
sacerdoti professionisti.
Struttura socio-politica: Struttura delle signorie dei castellieri nel periodo
iniziale; unità etnopolitica "Nazione" nei periodi di influenza
etrusca e celtica.
Credenze e religione: Culto degli spiriti e degli eroi, politeismo: classi
di divinità celesti ed infere.
Periodo Post-camuno
Intorno al 200 AC si nota l'inizio della decadenza nell'iconografia camuna:
le figure incise perdono di dinamicità e divengono sgraziate nella
ripetizione stereotipata di duelli e combattimenti. Questa fase di decadenza
potrebbe essere stata determinata proprio dalla presenza, nell'area Padana,
della civiltà romana. I romani conquistano la Valle nel 16 AC; la
mentalità stessa e la vita romana, con la sua organizzazione, economia,
religione permeò il mondo valligiano che già di per sé
attraversava una fase di decadenza. Le antiche tradizioni furono abbandonate
e solo durante il Medioevo ricompaiono sporadiche testimonianze di un'iconografia
rupestre allacciata ai nuovi motivi religiosi del cristianesimo.
E una constatazione: anche nell'ambito della protezione del territorio si
assiste ad una sempre maggiore specializzazione e diversificazione delle
tipologie delle aree protette: parchi faunistici, archeologici, ambientali,
in cui si tende a recuperare e proteggere specifici aspetti di fenomeni
locali.
Penso che in Valcamonica stia avvenendo esattamente l'opposto. Qui è
presente una delle massime concentrazione di incisioni rupestri preistoriche
individuate in Europa; centinaia di superfici istoriate incise con immagini,
simboli, segni lasciate dagli antichi abitanti della Valcamonica, a partire
dal X millennio AC fino ai giorni nostri.
Un patrimonio unico, inserito dall'UNESCO nella Lista del Cultural Heritage,
messo in compagnia (tanto per fare un esempio) con i Fori Romani e con Venezia.
Una testimonianza fondamentale da salvaguardare e proteggere per le future
generazioni, da sottoporre a vincolo di protezione.
E la Regione Lombardia, congiuntamente alle Amministrazioni locali di Ceto
Cimbergo e Paspardo ed al Centro Camuno di Studi Preistorici ha ben pensato
di istituire, qui nella zona di massima concentrazione del fenomeno, nei
comuni di Ceto Cimbergo e Paspardo, una grande Riserva regionale, gestita
direttamente dalle tre Amministrazioni comunali locali.
Poteva essere il solito museo tradizionale all'aperto, ma da subito sono
sorti i primi "problemi". Sì, perché l'arte rupestre
da sola non può esistere (e neppure essere capita o spiegata scientificamente)
senza il suo ambiente e l'intorno: la forma della pietra, l'ombreggiatura
delle figure che muta con il progredire dei raggi solari, le ondulature
naturalmente date dai ghiacciai alle rocce divengono spesso parte dell'immagine
che l'uomo "traeva", dalla pietra. Nella preistoria l'arte era
un tutt'uno con la religione, il rito con la collettività, I'ambiente
con la scenografia, la roccia era il ricettacolo totemico degli spiriti
trascorsi, era il punto di collegamento, di passaggio tra il mondo dei vivi
ed i defunti, tra il cielo (la vita) e il sotterraneo (la morte).
Nell'ambiente risiedono ancor oggi molte risposte al "perché"
l'uomo ha fatto le "incisioni".
In questa ottica, anche l'ambiente diviene "elemento e reperto archeologico"
e di fatto si travalica la diversificazione tra archeologia, vegetazione,
intorno ambientale. In questo modo cadono le possibili diversificazioni
tra Parco Archeologico, parco vegetazionale o altro e viene configurandosi
un nuovo tipo di area protetta che abbiamo chiamato parco culturale e che
si è tentato di collaudare nella riserva Regionale delle incisioni
rupestri.
L'esperienza della Riserva regionale delle Incisioni Rupestri
di Ceto Cimbergo Paspardo
E un'area protetta creata dalla Regione Lombardia su indicazione delle Amministrazioni
Comunali locali e dal Centro Camuno, per proteggere una vasta area (circa
2.900.000 mq.) al cui interno sono presenti centinaia di rocce istoriate,
per il 50% circa ancora interrate. La perimetrazione del fenomeno "archeologico"
ha di fatto posto all'interno dell'area protetta una vasta fetta di territorio
in cui sono presenti testimonianze estremamente varie e composite degli
ultimi millenni, collegabili sia alla presenza umana (ed all'uso che del
territorio ne ha fatto), sia naturali e vegetazionali: una occasione unica
per verificare la possibilità di creare qui una nuova versione di
"Parco culturale", innovativo sia nell'assunto organizzativo (viabilità,
aree di visita), di fruizione da parte del visitatore (aspetto didattico)
e della ricongiunzione di questo territorio protetto con l'ambiente esterno
che di fatto l'ha determinato (in termini di sua fruizione da parte delle
popolazioni locali).
Nell'area protetta della Riserva regionale si è cercato di innescare
un nuovo processo nell'organizzazione delle aree protette con testimonianze
antropologiche innovative su vari piani così sintetizzabili:
approccio complessivo all'ambiente nella presentazione e comprensione del
bene archeologico (arte rupestre) con lo studio e la evidenziazione di tutti
i fenomeni ad esso collegati o correlati;
rifiuto (sempre tuttavia nella primaria volontà di conservazione
del bene archeologico) dell'estrapolazione dell'area dalla "storia"
contingente e futura; utilizzo didattico dell'area (sempre con la primaria
visione della conservazione del bene archeologico).
Vorrei brevemente analizzare questi punti, anche servendomi di esempi concreti
e specificando che quest'area, è stata dotata inizialmente di un
piano generale che individuava le linee fondamentali di infrastrutturazione
(localizzazione del museo introduttivo, parcheggi, viabilità pedonale
principale e secondaria, aree di visita) ma che di fatto è stata
costruita lavorandoci quotidianamente con personale locale, modificando
ed integrando di continuo il progetto originario con quanto si andava scoprendo
o quanto scaturiva dalla nostra quotidiana esperienza.
Il piano è strumento troppo rigido per un territorio che contiene
millenni di storia e che viene "scoperto" quotidianamente. Questo,
naturalmente, sempre nell'ottica della creazione di un'area protetta viva.
- approccio complessivo all'ambiente
La creazione di un parco culturale presuppone un nuovo approccio nei confronti
del territorio che tende al recupero e valorizzazione di tutti gli aspetti
naturalistici, ambientali ed antropologici che il territorio racchiude.
Il Parco culturale è da intendersi in senso dinamico e globale quale
luogo delle testimonianze dell'evoluzione dell'ambiente terreste. Il suo
studio e la sua organizzazione devono tendere alla riunificazione di tutti
gli aspetti della storia del territorio: dalla formazione geo-morfologica
alle manifestazioni della presenza dell'uomo, evidenziandone le reciproche
interconnessioni. La sua organizzazione implica quindi la evidenziazione
e la interdipendenza di tutti i fenomeni presenti in un ambiente, siano
essi vegetazionali, archeologici o etnografici, senza reali barriere monosettoriali.
Questa premessa ha determinato alcuni assunti: nell'ambiente risiedono parzialmente
le risposte sul perché della formazione di una cultura, di una espressività;
in esso si possono ritrovare le motivazioni dei molti modi attraverso cui
questa cultura si è espressa; l'ambiente è documento "storico-archeologico",
esso stesso.
Su quest'ambiente si sono inoltre "fissate", come segni fossili
le "azioni dell'uomo" e quindi all'interno dell'ambiente è
possibile individuare i segni ed i documenti che quegli stessi uomini hanno
lasciato e che si sono sovrapposti (per poi essere sovrapposti da altre
testimonianze);
l'ambiente come segno e documento del sovrapporsi delle culture dell'uomo.
Quindi sono da ricercare ed evidenziare tutte le stratificazioni dell'operato
umano e devono essere messe in evidenza: rocce istoriate, anfratti, viabilità
storica e preistorica evidenziando anche le modificazioni successive che
l'uomo (ad esempio nel Medioevo) ha prodotto su questo territorio.
Seguendo questa logica, si sono "riscoperte" all'interno della
Riserva, le antiche viabilità, come queste sono state riutilizzate
in epoca storica, come si è modificata nei millenni successivi questa
area sacrale preistorica, divenendo prima area agricola, poi bosco. Seguendo
questo filo scritto sul territorio attraverso i resti ancora presenti, si
sono individuati (ad esempio) i diversi ambiti abitativi che si sono succeduti
in 10.000 anni e lungo una mulattiera (circa 2 chilometri), che è
stata chiamata "la via dell'abitare", è stata creata (ma
sarebbe meglio dire riportata alla luce in chiave didattica) una "via
dell'abitare" su cui sono presenti ripari preistorici, fondi di capanna
dell'età del Ferro, è in corso di ricostruzione (in un settore
appartato e lontano dalle aree archeologiche) un villaggio dell'età
del Ferro, ed il tutto si conclude nell'antico borgo medioevale del paese
di Nadro che è la porta della riserva. E un lavoro tuttora in corso,
che procede poco per volta e che viene aperto all'utilizzo didattico già
in alcune parti.
- rifiuto della estrapolazione dell'area dalla "storia" contingente
e futura.
Un parco culturale non è un'isola staccata dal resto del territorio
ma vive con esso.Anche la vita e la presenza dell'uomo, pur nella primaria
necessità della protezione dell'ambiente, sono parti importanti per
la configurazione del territorio.
In tal senso sono state individuate le attività antropiche compatibili
o incompatibili che si possono attuare all'interno dell'area, regolamentandole.
Ad esempio, la pastorizia e l'agricoltura (nel mantenimento delle speci)
sono permesse mentre è vietata l'alterazione morfologica dei pianori.
Negli ultimi 3 anni, a cura del Consorzio che gestisce l'area e formato
dalle tre amministrazioni locali e dal centro di ricerca) sono stati attivati
dei progetti per il recupero del castagneto (potature, etc.) che hanno coinvolto
i proprietari dei boschi abbandonati che ora si sono consorziati in un Consorzio
che gestisce la raccolta e la vendita dei frutti del castagneto. E un piccolo
passo avanti per un utilizzo anche economico di questa area che non deve
essere abbandonata dall'Uomo.
- utilizzo didattico dell'area. Il parco culturale è da
intendersi quale nucleo che racchiude importanti elementi che sintetizzano
la storia di una regione: è un archivio della memoria storica e come
tale deve essere messo a disposizione della didattica.
L'attività culturale e divulgativa è una delle finalità
della sua creazione, parimenti alla ricerca.
La motivazione al sorgere di un parco culturale è la compresenza,
in forma concentrata e massiccia, di testimonianze della storia dell'ambiente
terrestre (anche antropico): la ricerca all'intemo della Riserva regionale
è sviluppata ed incentivata con campagne di ricerca annuali.
In tal senso sono state preparate, a cura dell'Ente gestore della Riserva,
un gruppo di Guide a cui si è dato anche l'incarico della conduzione
quotidiana della Riserva (non sotto l'aspetto scientifico ma gestionale);
queste svolgono attività di accompagnamento nell'area e di attivazione
di una serie di attività ricreative che si svolgono sia all'intemo
del museo introduttivo alla Riserva, sia nel piccolo villaggio preistorico
in corso di ricostruzione.
* Soprintendente Riserva regionale incisioni Rupestri, Centro Camuno
di Studi Preistorici
Informazioni:
Riserva Regionale Incisioni Rupestri Ceto
Cimbergo Paspardo - C/o Museo della Riserva
Via Piana Nadro di Ceto (Bs)
Tel. 0364/433465
Informazioni e Servizi: per la visita della Riserva è consigliata
la visita preventiva del Museo della Riserva, punto introduttivo, aperto
dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 14,30 alle 17,30. Al Museo, si potranno avere
informazioni sulla Riserva, sull'arte rupestre, libri e pubblicazioni, servizi
didattici.
Servizi didattici: presso il Museo potranno essere prenotati o
richiesti una serie di servizi didattici:
* Guide ed accompagnatori per singoli o comitive.
* Seminari didattici per scuole o gruppi comprendenti lezioni introduttive
sull'Arte rupestre e visita alle aree istoriate.
Le lezioni potranno essere integrate con esercizi di rilevamento e studio
di superfici istoriate (fatti su calchi in gesso).
Informazioni:
Museo della Riserva tel. 0364/433465
Nel periodo estivo si svolgono all'interno della Riserva Campagne Archeologiche
di studio dell'arte rupestre condotte dal Centro Camuno di Studi Preistorici
(tel. 0364/42091) |