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Parchi e riserve naturali della Valle d'Aosta: intervista all'assessore
Riccarand
Introduzione
Dopo anni di latitanza e qualche anacronistica opposizione alla presenza
del Parco nazionale del Gran Paradiso, la Regione Autonoma Valle d'Aosta
si è negli ultimi anni attivata nel campo della politica delle aree
protette con buoni risultati.
Il quadro generale di partenza e le linee direttrici della Regione furono
affrontate in dettaglio su queste pagine dall'allora assessore regionale
Roberto Nicco (cfr. Parchi n. 3, giu. 1993) per cui è qui sufficiente
richiamarne sinteticamente i contenuti principali.
L'iniziativa regionale in tema di aree protette fa riferimento alla legge
regionale 30 luglio 1991 n. 30 "Norme per l'istituzione di aree naturali
protette", recentemente aggiornato con legge regionale del 2 settembre
1996 n. 31, il cui testo coordinato è stato pubblicato sul Bollettino
Ufficiale della Regione Autonoma Valle d'Aosta del 14 gennaio 1997. La normativa,
puntualizzate le finalità della politica delle aree protette, ne
stabilisce e definisce le diverse tipologie: parchi naturali, riserve naturali
e riserve naturali integrali. Vengono inoltre stabiliti i soggetti che possono
promuovere l'istituzione delle aree naturali protette (Regione, Comuni,
Comunità Montane, Museo Regionale di Scienze naturali, Associazioni
ambientaliste riconosciute) e dettate le norme per l'istituzione del Comitato
regionale per l'istituzione dei parchi naturali e il suo funzionamento.
L'art. 9 fissa le regole per la predisposizione del Piano regionale dei
parchi naturali e per la promulgazione delle leggi istitutive. Dall'art.
Il al 17 la legge stabilisce organi, competenze, e funzionamento degli enti
di gestione dei parchi naturali, mentre all'art. 18 sono date le indicazioni
per il Piano di gestione dei parchi e ai successivi articoli i divieti transitori,
le concessioni e autorizzazioni, gli incentivi e indennizzi, le acquisizioni
di immobili.
Il Capo III e IV riguardano invece la normativa per le riserve naturali
e le riserve naturali integrali, e prevedono la costituzione di un Demanio
per la tutela della natura (art. 28).
Il Parco regionale del Mont Avic
E stato il primo e al momento unico parco regionale valdostano, istituito
con legge del 19 ottobre 1989 n. 66. Interamente compreso nel territorio
del Comune di Champdepraz, che ha fortemente creduto nella politica delle
aree protette, tutela l'alta valle del torrente Chalamy ed è caratterizzato
da una straordinaria conca di laghi alpini in cui si specchiano i boschi
di conifere ricreando un paesaggio che, in miniatura, riproduce gli scenari
naturali dei grandi laghi canadesi delle Montagne Rocciose. Di area protetta
si parla in zona sin dal 17 maggio 1978 quando la Teksid del gruppo FIAT
cede in enfiteusi alla regione Valle d'Aosta 1.604 ettari di terreno da
destinare alla tutela ambientale con un affitto simbolico di 100.000 Iire
l'anno. A questo territorio vanno aggiunti 127 ettari di proprietà
Enel e 1.733 di proprietà privata. Complessivamente il parco tutela
una superficie di circa 3.500 ettari.
Dal maggio del 1990 il parco è amministrato da un Consiglio che vede
adeguatamente rappresentate le comunità locali. La sede amministrativa
e operativa è situata in frazione Fabbrica di Champdepraz, mentre
il Centro visitatori è a Covarey. Ma lo scorso anno la Giunta regionale
valdostana ha stanziato un miliardo e settecento milioni per un nuovo centro,
previsto su una superficie di 700 metri quadrati in cui saranno allestiti
un ufficio turistico e informativo, un'area espositiva e museale, una sala
polivalente, un ufficio per i guardiaparco e due foresterie, per una spesa
globale di quasi due miliardi e mezzo. Sotto il profilo geologico l'area
è caratterizzata da abbondanza di serpentiniti che originano suoli
a l`orte drenaggio, con elevata presenza di magnesio e metalli pesanti,
ad alta concentrazione. Le conseguenze di tipo fisico-chimico influenzano
notevolmente la vegetazione segnata in maniera significativa dalla presenza
nel piano subalpino del Pino uncinato che soppianta la foresta di conifere
ad Abete rosso, Larice e qualche volta Pino cembro, tipica della Valle d'Aosta.
La foresta di Pino uncinato del Oarco regionale è la più grande
e bella foresta di questo tipo per tutta la Valle d'Aosta. Si accompagna,
peraltro a un ricco sottobosco. Al di là di questa emergenza forestale
occorre segnalare l'altro elemento ambientale che contraddistingue il parco,
le zone umide. Una grande quantità di piccoli bacini in cui si ritrovano
tutti gli stadi di interramento, dal lago limpido alla torbiera, alla prateria
umida con tutta la ricca gamma floristica che contraddistingue queste zone.
In particolare vale la pena segnalare i piccoli pezzi di Lapponia generati
dalla presenza di specie tipiche del Nord Europa che hanno qui trovato l'habitat
favorevole alla permanenza post glaciale. Ambienti cosi diversificati e
vari consentono la presenza di tutta la fauna tipica delle Alpi. Dunque
un vero e proprio scrigno che raccoglie un campionario prezioso di biodiversità.
Da annotare infine le testimonianze preziose della cultura materiale dell'uomo
contrassegnate dall'attività mineraria che tra Settecento e Ottocento
rappresentò la ricchezza locale legata all'estrazione del ferro e
soprattutto del rame.
Riserva di Marais
La prima ad essere istituita, nel 1992 tra i Comuni di Morgex e La Salle,
su una superficie di 8 ettari, tra gli 889 e gli 899 metri di altitudine.
Si tratta di una zona umida venutasi a creare a seguito dello sbarramento
idroelettrico di un tratto della Dora Baltea. L'area palustre nel settore
di piana alluvionale delimitato dai grandi coni di deiezione dei torrenti
Colombaz e d'Echarlod, è area di nidificazione per numerose specie
di uccelli acquatici, anatidi, ardeidi, svassi e folaghe. Sono nidificanti,
tra gli altri, i Germani reali, la Gallinella d'acqua, il Piro piro piccolo,
la Cannaiola verdognola, il Beccafico, il Lui piccolo, l'Averla piccola.
Sono inoltre presenti alcuni rapaci come il Falco pecchiaiolo, l'Astore,
lo Sparviero, la Poiana e il Gheppio che, naturalmente hanno aree di caccia
ben più estese dei limiti delle riserva. Dal punto di vista vegetazionale
siamo in presenza di un bosco igrofilo di ripa a dominanza di Ontano bianco,
Pioppo tremulo, Salice bianco e Cannuccia di palude.
Riserva del Lago di Villa
Anch'essa istituita nel 1992, occupa una superficie di 25 ettari in Comune
di Challand-Saint Victor tra gli 810 e i 980 metri di altitudine. Si tratta
di un bacino lacustre di bassa montagna, a morfologia tipicamente glaciale,
con alimentazione molto ridotta legata ad apporti sotterranei e artificiali
attraverso il canale irriguo "Ru d'Arlaz"; in passato infatti
il bacino era utilizzato per scopi irrigui. Sotto il profilo vegetazionale
si registra un netto contrasto tra la zona umida propriamente detta che
conserva specie palustri e acquatiche molto rare e delicate e l'ambiente
circostante a forte xericità, rappresentata emblematicamente dalla
presenza della Roverella e Pino silvestre e dai prati aridi a forte presenza
di specie erbacee xerotermiche (ad esempio Pulsatilla montana, Eryngium
campestre, Veronica spicata). La zona A della riserva, a protezione integrale
comprende la fascia a canneto in cui sono presenti la Nynphaea alba, qui
nella sua unica stazione valdostana e il polyum amphibium.
Nel canneto sono da segnalare per la rarità, in ambito valdostano,
la Carice tomentosa e la Lisca lacustre mentre nello stagno troviamo la
Drosera rotundifolia, piccola pianta carnivora e la Scutellaria galericulata
che ha qui l'unica stazione valdostana. Sotto l'aspetto faunistico la riserva
si segnala per essere la principale stazione riproduttiva regionale per
il Rospo comune mentre tra i rettili meritano la segnalazione la Lucertola
muraiola e il Biacco. Anche l'avifauna è molto ricca con le tipiche
specie della avifauna acquatica.
Riserva Mont Mars
Istituita nel 1993, come tutte le successive, in Comune di Fontainemore,
nella bassa Valle di Gressoney, è la più vasta riserva naturale,
con i suoi 390 ettari che si sviluppano tra i 1.670 e i 2.600 metri di altitudine.
Si tratta di un paesaggio tipicamente subalpino e alpino con grandi boschi
alternati a pascoli e praterie alpine, pietraie e pareti rocciose, intercalate
da vaste aree umide e laghi.
Il vallone interessato, quello della Balma, mette in comunicazione, tramite
l'omonimo colle, con il Biellese e il Santuario di Oropa. E storicamente
interessato dal tradizionale pellegrinaggio, suggestiva processione notturna
che si compie ogni cinque anni dal 1585.
Nell'area protetta si entra a monte del Lago Vargno. Si tratta di un ambiente
di grande suggestione, costellato di bacini lacuali racchiusi da contrafforti
rocciosi su cui si erge il Mont Mars. E il risultato di una formidabile
e complessa soglia glaciale, segnata dalla suggestione delle rocce montonate.
Cui fa eco quella delle processioni, ma anche delle severe architetture
degli alpeggi vicine al Lei Long o al Lago della Balma.
La vegetazione si segnala per le fioriture legate all'ambiente acquatico,
alle contigue torbiere e alla presenza dello Sparganium angustifolium che
invade le acque sotto l'alpeggio dei Lei Long che in esse, presumibilmente,
ha scaricato liquami ricchi di sostanze nutrienti. Da segnalare la presenza
della rara Carex paupercula e le endemiche, per le Alpi occidentali, Sempervivum
grandiflorum e Campanula excisa. La fauna è quella della montagna
valdostana che vede la presenza del camoscio, della lepre, dell'ermellino.
Tra gli uccelli si possono osservare la Pernice di monte, l'Aquila reale,
la Pernice bianca e il Corvo imperiale.
Riserva Cote de Gargantua
In Comune di Gressan, occupa una superficie di 19 ettari che si sviluppano
tra i 610 e i 776 metri di altitudine. La riserva, una lunga dorsale dalla
sommità affilata, rappresenta una testimonianza ben conservata dei
depositi glaciali quaternari wurmiani sul fondovalle rispetto al quale si
eleva di circa 100 metri. Il nome, legato alla leggenda del gigante Gargantua
vuole che la Cote altro non sia se non il dito mignolo del suo piede sepolto
da detriti e poggiato lì nel momento in cui il gigante, volendo bere
l'acqua della Dora doveva posare un piede sulla Becca di Nona e l'altro
sul monte Fallère, seduto a cavalcioni dei monti della Valtournenche
con il Cervino intatto tra le gambe. Un'altra leggenda attribuisce invece
la nascita della montagnola ai corpi dei Saraceni uccisi in battaglia da
Gargantua impegnato a capo dei locali nella difesa delle valli.
Ancora il mondo delle leggende attribuisce altra origine, questa volta legata
a San Bernardo: sarebbero i diavoli, da lui cacciati dal Mont Joux, ad aver
accumulato la terra per cercare di sbarrare il corso della Dora, ma scoperti
furono costretti ad abbandonare la montagna di terra accumulata.
La scienza ci dice invece, dopo una serie di ipotesi cadute con successive
verifiche, che l'ipotesi più probabile sia quella di un deposito
di materiali provenienti dalle acque di fusione del ghiacciaio che occupava
il Vallone di Gressan; esso si sarebbe originato nella fase di ritiro in
un lago creatosi per lo sbarramento della morena laterale del ghiacciaio
Balteo. Con il ritiro del ghiacciaio principale e l'erosione delle acque
del torrente Gressan il potente delta fluvio-glaciale si sarebbe progressivamente
smembrato lasciando questa formazione residuale. Sotto il profilo ambientale
ci troviamo in presenza del relitto di un'area xerotermica con la tipica
vegetazione di questi ambienti, con numerose presenze di flora di antica
provenienza steppica (Artemisia vallesiaca, Aster linosyris, Euphorbia seguieriana)
o mediterranea (Telephium imperati, Linaria simplex). La copertura arborea
e arbustiva vede la presenza di numerose specie locali inframmezzate da
altre introdotte a fini di consolidamento del terreno.
La fauna è rappresentata da rettili, piccoli roditori e uccelli tra
cui gheppio e poiana; particolarmente ricca l'entomofauna con numerose specie
di lepidotteri e coleotteri tipici degli ambienti secchi e aridi. Da segnalare
il Cervo volante e un coleottero buprestide molto raro il Palmar festiva.
Riserva Tsatelet
Area di grande interesse geomorfologico e archeologico insiste su 14 ettari
in territorio di Aosta e di Saint Christophe tra i 720 e i 796 metri di
altitudine. Già soggetta a vincolo archeologico, la sommità
fu luogo di insediamento umano nel tardo neolitico (3000 a.C.). Vi sono
stati ritrovati frammenti ceramici e strumenti in selce nonché la
lastra sommitale di un dolmen. Questo ritrovamento di una forma arcaica
di sepolcro fa ritenere probabile la presenza di un'area di insediamento
con relativa zona cimiteriale sulla sommità della collina. Nella
riserva è inoltre presente un tumulo tombale, dal diametro di oltre
60 metri, di epoca salassa (età del ferro, VII-V secolo a.C.). Sotto
il profilo geomorfologico la zona si segnala come caratteristico esempio
di verroux glaciale posto alla confluenza della valle del Buthier con quella
principale.
L'azione dei ghiacciai che fino a 10.000 anni fa ricoprivano la zona si
può leggere sulla sommità ampia e tondeggiata con la presenza
di numerose rocce montonate e di massi erratici, di cui il maggiore (100
metri cubi di tonalite provenienti da un vallone laterale della Valpelline)
costituisce da anni una palestra di roccia per gli arrampicatori valdostani.
Le caratteristiche climatiche hanno determinato lo sviluppo di una vegetazione
tipicamente xerofila con predominanza di roverella e piante di origine steppica.
La collina costituisce un ottimo punto di ricovero per la fauna con la presenza
di mammiferi, rettili e numerose specie di invertebrati. E inoltre un buon
punto di osservazione per il volo di passo degli uccelli migratori che vi
trovano un luogo di sosta ideale per il riposo.
Riserva Stagno di Holey
Istituito come riserva nel 1993 in Comune di Pont Saint Martin, è
un'area umida di ridotte dimensioni (1,5 ettari) ma di elevato pregio naturalistico
per la presenza di flora e fauna relitte o molto rare nella Valle d'Aosta.
Si sviluppa tra i 750 e i 790 metri di altitudine. La vegetazione è
costituita in prevalenza da Cannuccia di palude e Lisca maggiore, ma è
anche l'unica stazione valdostana di Salcerella erbaportula e di Non ti
scordar di me dei canneti. Per le sue caratteristiche di grande pregio naturalistico
che ne fanno di fatto una riserva integrale, non se ne prevedono destinazioni
di tipo turistico.
Riserva Lago di Lozon
Si tratta di una riserva di 4 ettari in comune di Verrayes, ad una altitudine
intorno ai 1.500 metri. L'ambiente è costituito da un'area umida
in avanzato stato di interramento, collocato su un terrazzo glaciale, nel
mezzo di un territorio arido. Il lago è contenuto da una bassa soglia
attraverso cui defluisce il ruscello emissario. Anche in profondità
l'assenza di una soglia rocciosa impermeabile impedisce una delimitazione
del bacino che per infiltrazione alimenta le copiose sorgenti nei sottostanti
abitati di Cheresoulaz e Semon. Anche l'alimentazione, peraltro, avviene
da falda sotterranea, cui si aggiunge in periodo primaverile-estivo la rete
irrigua alimentata dal canale "Ru de Chevacour" che vi convoglia
le acque dei nevai del gruppo montuoso della Punta Tzan, alla testata del
vallone di Torgnon (Valtournenche).
Nonostante le ridotte dimensioni la riserva rappresenta l'ambiente floristico
igrofilo più interessante della Valle e tra i più preziosi
della catena alpina per rarità e diversità di specie. E peraltro
singolare che in uno dei settori più aridi delle Alpi si incontri
un ambiente costituito da un'unica vasta zolla torbosa dello spessore di
circa un metro e mezzo galleggiante sull'acqua. Da sottolineare inoltre
che mentre gli apporti idrici sono di tipo calcareo, a pH relativamente
elevato, le acque del bacino centrale hanno un pH più basso grazie
all'azione acidificante della torba che circonda l'area. La riserva ospita
ben quindici diverse associazioni vegetali e quasi un centinaio di specie
palustri (numerose le Ciperacee tra cui una ventina di Carici) tra cui alcune
molto rare o uniche per la valle d'Aosta quali l'Utricularia minor e la
Drosera rotundifolia.
Nelle piccole plaghe d'acqua sono presenti le specie natanti, mentre nelle
aree umide si segnala la presenza della rara Felce palustre e di alcune
orchidee. Anche la fauna si segnala per la presenza di una ricca popolazione
zooplanctonica con oltre trenta specie segnalate e per numerosi invertebrati
e anfibi. Per la visita del biotopo si raccomanda la massima prudenza soprattutto
sulla zattera torbosa centrale che può nascondere pericoli non solo
per le associazioni vegetali presenti, ma anche per la sicurezza personale.
Si consiglia quindi la visita ai soli bordi dello stagno che consente comunque
l'osservazione di gran parte delle specie.
Riserva Lolair
Ecosistema di bassa montagna costituito da una zona umida incastonata in
una conca glaciale allungata sul versante orografico sinistro della Valgrisenche
in Comune di Arvier tra i 1.183 e i 1.410 metri di altitudine, si caratterizza
per i pendii nettamente xerotermici. Occupa 15 ettari ed è legata
a fenomeni di sovraescavazione glaciale favorita da presenza di linee di
frattura lungo cui l'erosione ha potuto agire con efficacia creando la depressione
poi riempita da depositi limosi e torbosi. Intorno all'area umida si possono
osservare stupende rocce montonate ricche di striature e scanalature provocate
dagli sfregamenti delle rocce trasportate dal ghiacciaio. A monte del bacino
lacuale è presente un'estesa falda detritica disseminata di blocchi
costituiti in prevalenza da micascisti della Falda del Gran San Bernardo,
di origine metamorfica a tessitura scistosa.
Nella riserva si possono distinguere tre settori ambientali, il versante
arido esposto a sud-est, il ripiano umido, e una stretta fascia di bosco
mesofilo di conifere. La vegetazione delle zone aride è pseudosteppica
e conserva la più ricca stazione alpina della rarissima Potentilla
pensylvanica.
Il versante soleggiato è a dominanza di pino silvestre mentre l'area
umida intorno al lago ospita rari esemplari di Carici. Sotto l'aspetto faunistico
si segnala in particolare la presenza di rettili quali la Natrice dal collare
e il Biacco, numerosi anfibi, e una buona varietà di uccelli acquatici
nonché di rapaci. Tra gli invertebrati numerosi i Lepidotteri e le
larve di Ditteri che trovano nelle acque del lago l'ambiente ideale per
la riproduzione.
Riserva Les Iles
Si tratta dell'ultima arrivata tra le riserve naturali valdostane. Istituita
nel 1995 nei Comuni di Saint Marcel, Brissogne, Quart e Nus, si estende
su una superficie di 35,4 ettari tra i 526 e i 532 metri di altitudine.
Ma il riconoscimento del suo interesse ambientale, per la flora e la fauna
che ospita, risale al 1982 quando fu istituita l'Oasi di Protezione della
Fauna.
La riserva naturale tutela l'ambiente ripario della media valle principale,
in un'area un tempo occupata da un meandro della Dora Baltea e soggetta
a numerose inondazioni alluvionali.
Oggetto di escavazione, ha infine dato origine a due laghetti artificiali
in gran parte rinaturalizzati. Gli stagni sono oggi popolati da una fauna
interessante con numerose specie di anfibi, rettili, e nelle acque tinche
e lucci. Ma l'area si segnala soprattutto per essere il più importante
sito regionale per la sosta e l'alimentazione dell'avifauna migratrice che
annovera l'Airone cinerino e l'Airone rosso, il Germano reale, l'Alzavola,
il Migliarino di palude, il Falco pescatore e numerose altre specie. Per
alcune di loro la riserva costituisce l'unico sito riproduttivo esistente
nella regione.
La vegetazione che ha riconquistato le sponde è quella tipica ripariale,
in gran parte perduta in valle, con presenza di cannuccia di palude, giunchi,
cari e alcune specie di particolare pregio come la Tifa minima.
*Redazione Parchi |