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La Malpensa e il Parco del Ticino
Luciano Saino*
Premessa
Già dal 1980, con l'approvazione della L.R. n° 33 - Piano Territoriale
di Coordinamento del Parco Lombardo della Valle del Ticino -, la Regione
Lombardia aveva evidenziato il proprio impegno a redigere un "Piano
Esecutivo Regionale "ai sensi della L.R. n° 51 del 15.4.75 - Disciplina
Urbanistica del territorio regionale - per "garantire che la realizzazione
delle opere di ampliamento e di sviluppo di nuove strutture aeroportuali
sia inquadrata in un organico programma di interventi che contemperi tali
esigenze con le previsioni del Piano Territoriale di Coordinamento della
Valle del Ticino .. " (art. 18). Queste precisazioni sono indispensabili
per mettere nella giusta ottica la difficile convivenza tra due organismi
di per sé inconciliabili quali il Parco del Ticino e l'aeroporto
di Malpensa.
Qualcuno potrà infatti chiedersi come mai ci si trova a dover parlare
della costruzione di un grande aeroporto il cui sedime è ricompreso
totalmente all'interno di un parco regionale.
Ci si potrebbe chiedere se questo sia avvenuto per inerzia o per incapacità
degli amministratori del parco o per un "colpo di mano" della
amministrazione statale nel qual caso sarebbe comunque coinvolta anche l'amministrazione
del parco.
Tutto questo va chiarito.
Il Parco del Ticino è nato portando al proprio interno questa specie
di corpo estraneo. Anzi già nella legge regionale istitutiva del
1980, che indica gli indirizzi e la modalità di gestione del parco,
era già previsto che l'allora "piccolo mostro" avesse necessità
di crescere.
Altra cosa è chiedersi se un tale regime di coabitazione sia giusto
o no come filosofia di gestione di un'area protetta. Ma a questa domanda
si può rispondere solo aprendo un dibattito approfondito sulla pianificazione
territoriale di una vasta area a rischio della Regione come quella della
Valle del Ticino, dibattito che esula dall'argomento qui trattato. Addirittura
la questione andrebbe inserita in un più ampio discorso riguardante
tutta la politica delle aree protette della regione Lombardia.
Una cosa è certa. Il Parco del Ticino fu istituito non come emergenza
eccezionale all'interno di un più vasto territorio di nessun interesse
ambientale. ma ispirandosi ad una visione complessiva di governo di un intero
ecosistema in cui coesistono aree naturali, foreste, zone agricole ed aree
urbanizzate con l'aeroporto e altri grandi impianti, con cui l'istituzione
Parco deve convivere se non vuol mutare la propria filosofia esistenziale,
con tutto ciò che di negativo comporta un simile stravolgimento delle
proprie connotazioni e funzioni.
Connotazioni geografiche
L'area che ricomprende l'aeroporto di Malpensa è situata nella parte
sud - ovest della Provincia di Varese, su una vasta plaga della alta pianura
asciutta.
Ad ovest dell'aeroporto si trova la Valle del fiume Ticino con il sistema
dei grandi canali irrigui e navigabili (Canale Villoresi e Canale Industriale),
caratterizzata da ampie zone boscate di pregio e importanti contesti di
grande valenza paesaggistica.
Ad est del sedime si trova una lunga conurbanizzazione di forma semicircolare
con direzione sud - est - nord comprendente gli abitati Lonate Pozzolo,
Ferno, Samarate, Cardano al Campo, Gallarate, Casorate Sempione e Somma
Lombardo.
A sud, oltre l'abitato di Lonate Pozzolo, ci sono i centri urbani della
pianura irrigua con presenza di attività agricole ancora fiorenti
e produttive.
A nord della linea del Sempione inizia il sistema delle colline moreniche
che si collegano con il Lago Maggiore, caratterizzate da un paesaggio e
da una conformazione fitogeografica tipica delle aree pedemontane.
In generale comunque una urbanizzazione molto diffusa che circonda su tre
lati il sistema aeroportuale e che in alcuni comuni è distribuita
con indici di copertura del suolo ai livelli delle concentrazioni metropolitane.
Il piano d'area
Dalla descrizione fatta risulta abbastanza intuibile come non sia sicuramente
agevole redigere uno strumento di pianificazione urbanistica sovracomunale
in un contesto così diversificato in cui si deve tenere conto: della
edificazione diffusa con punti di vera e propria crisi, del degrado geomorfologico
per attività di cava pregresse di buona parte del territorio interessato,
dei valori naturalistico-ambientali da salvaguardare e, non ultima, della
spinta insediativa di una classe imprenditoriale storicamente attiva e consolidata.
Alla Provincia di Varese va il merito di avere avuto il coraggio di affrontare
l'impegno, in un quadro di immobilismo regionale preoccupante; di averlo
portato a termine in tempi brevi, con metodologie di approccio condivisibili
per lucidità di analisi, ma purtroppo con indicazioni progettuali
carenti e squilibrate verso un unico settore di intervento e con procedure
di adozione e di approvazione (e quindi di partecipazione democratica) ancora
incomprensibili. Incominciamo da questo ultimo aspetto prima di entrare
nel merito della valutazione tecnico-politica del lavoro.
Questione procedurale
Il Progetto porta il titolo di "Piano Territoriale d'Area" e non
di "Piano Esecutivo d'Area" come previsto dalla L.R. 33/80, cioè
di Piano Esecutivo di una parte del territorio già ricompresa all'interno
di uno strumento urbanistico vigente come appunto il Piano Territoriale
di Coordinamento del Parco del Ticino le cui indicazioni devono costituire
il quadro entro cui operare; quasi a voler già nel titolo rivendicare
una totale autonomia progettuale almeno sul piano della gerarchia giuridica.
La contraddizione viene sbrigativamente liquidata con una forzatura abbastanza
rozza contenuta nelle Norme di Attuazione in cui sta scritto che "......
nel caso di difformità con il Ptc del Parco vigente e/o adottato,
si procederà all'adeguamento di quest'ultimo ...". E il tentativo
di far assurgere l'aeroporto a momento centrale della pianificazione attomo
a cui adeguare le altre istanze, compreso l'ambiente naturale di un'area
protetta. Come se non bastasse, ritenendo che la procedura di approvazione
di un Piano Territoriale, (come è definito quello di Malpensa) sancita
dalle leggi urbanistiche vigenti, preveda un iter troppo lungo con adozione,
pubblicazione, osservazioni, controdeduzioni e approvazione definitiva,
nelle Nomne ci si riserva di comunicare in "altra occasione" quale
iter l`arà questo progetto per arrivare al più presto ad essere
definito legge della Regione Lombardia. Legge che dovrà inopinatamente
"I`are strame" di tutto quanto è contenuto nel Ptc del
parco e nei Prg comunali in contrasto con quanto previsto nel Piano d'area,
senza farsi carico del diritto di ogni cittadino e di ogni Amministrazione
a presentare legittima richiesta di modifica con osservazioni al Piano,
quasi che i cittadini l`ossero responsabili degli undici anni di ritardo
con cui la Regione ha provveduto a redigere il Piano di Malpensa.
Credo che la fretta sia stata cattiva consigliera per tutti, committenti
ed estensori.
E auspicabile che, terminata questa fase, si esca dalla barbarie giuridica
predisponendo gli atti dovuti nei tempi previsti.
Contenuti del Piano
Dicevamo della lucidità di analisi delle componenti socioterritoriali
e della correttezza metodologica di approccio alle problematiche emergenti
che si evidenziano nel documento predisposto dalla Provincia di Varese.
Un lavoro che deve avere caratteristiche di esecutività molto marcate
come il Piano di Malpensa, doveva poter partire da una lettura delle componenti
territoriali molto attenta. Era necessario innanzitutto evidenziare alcune
situazioni particolari di vera e propria crisi: crisi per eccessiva concentrazione
edilizia, crisi per dismissione di diverse strutture produttive, crisi viabilistica,
crisi per degrado geomorfologico, crisi per superamento di decibel consentiti
già dalla attività dell'attuale aerostazione. Era necessario
inoltre tener conto delle emergenze naturalistiche da preservare, dell'andamento
demografico e della composizione sociale della popolazione residente, dell'andamento
occupazionale.
Questo quadro conoscitivo doveva poi essere messo in rapporto con la difficile
valutazione in termini quantitativi e qualitativi dell'indotto economico
che l'ampliamento dell'aeroporto comporterà in termini di occupazione
nel secondario, nel terziario, nel fabbisogno di spazi ricettivi, nella
residenza, nelle strutture specifiche di supporto all'aerostazione. Tutto
ciò è stato trattato nel Piano con molta attenzione al punto
che questa può essere senz'altro definita la parte più rigorosa
del lavoro insieme alla scelta metodologica di proporre interventi per progetti
specifici anziché distribuiti su improbabili nuovi azzonamenti che
non avrebbero potuto coabitare con quelli già vigenti. Il Parco apprezza
molto queste scelte. L'aver rinunciato alla ricerca sistematica delle poche
aree ancora libere per completare l'opera di cementificazione del suolo,
in un'ottica di sfruttamento sfrenato che avrebbe portato al collasso il
territorio intomo al sedime aeroportuale, è stata una scelta molto
intelligente. La decisione di intervenire per progetti mirati, all'interno
di una definizione di caratteristiche del suolo da rispettare e di vocazionalità
naturale da sostenere e migliorare, già individuate nell'azzonamento
del Piano Territoriale del Parco del Ticino, è stata molto opportuna.
Credo che il nostro contributo come Parco, cioè di presenza consolidata
in grado di poter contraddistinguere e condizionare, dal punto di vista
almeno dell'approccio metodologico, un lavoro come un Piano Sovracomunale
e come portatori di una cultura di economizzazione degli spazi, di riutilizzo
dell'esistente, di rispetto dell'ambiente, della rivalorizzazione e recupero
funzionale di alcune emergenze, sia stato determinante ed abbia da sé
giustificato la nostra presenza nella Commissione del Piano. Ma nel momento
in cui una lettura attenta dello scenario delineatosi dalle analisi avrebbe
dovuto indurre gli estensori ad avere il coraggio di fare un salto di qualità
rispetto al passato nelle definizioni puntuali di progetto. abbiamo assistito
a una retromarcia preoccupante, almeno per la parte di territorio che interessa
il Parco: quasi un atto di resa di fronte ad interessi superiori che da
tempo avevano nei fatti (con l'accaparramento completato da molto tempo
di tutti i terreni liberi intorno all'aerostazione) respinto ogni scelta
progettuale che non rispondesse a quella storica, da sempre ispirata alla
logica delle rendite di posizione. Quasi una dichiarazione di semi impotenza
secondo la quale oltre le "concessioni all'ambiente" contenute
nel Piano non è possibile andare. Una scelta così chiara pone
il Parco di fronte a difficili valutazioni. Chiusura totale di fronte a
risposte di questo tipo o ricerca paziente di mediazioni foriere di risultati
migliori? Prescindendo da risposte emotive personali, credo che la seconda
ipotesi sia da considerarsi il miglior servizio da rendere oggi ai cittadini
in questo stato di cose, da parte dell'Istituzione Parco. Appare comunque
evidente nel Piano d'Area lo stridente contrasto di almeno 4 insediamenti
previsti rispetto ad uno scenario territoriale come quello del Ticino. Più
precisamente:
- Un insediamento commerciale espositivo incompatibile con le previsioni
del Ptc del Parco, previsto su un'area di 3()().()00 mq., individuato di
fronte al futuro ingresso di Malpensa, interessante un territorio con caratteristiche
di Parco Naturale, localizzato seguendo una logica totalmente al servizio
di ipotesi progettuali precedenti il Piano d'Area stesso.
- 11 recupero a fini turistico-culturali e ricreativi di strutture avicole
e residenziali presenti in località Turbigaccio in zona di Riserva
Naturale Orientata in prossimità di una Riserva Integrale del Parco
in cui è necessaria una maggiore tutela e un uso del territorio unicamente
naturalistico.
- La localizzazione di un Business Park localizzato su un'area di 75().0()0
mq. in zona ad alto rischio urbanistico che deve. secondo il Parco e il
Prg del Comune interessato, essere salvaguardata e migliorata ambientalmente
come zona di rispetto dell'abitato.
- La previsione di un Polo Logistico Integrato nello stesso ambito comunale
che va ad aggravare la situazione sopradescritta.
La questione ambientale
A tutto quanto sopra esposto va aggiunto il disappunto del Parco per come
è stata trattata tutta la questione ambientale nel Piano d'Area di
Malpensa. Sembrava che tutti concordassero sul fatto che l'insediamento
aeroportuale dovesse comportare. con gli investimenti che l'area avrebbe
attirato, una crescita complessiva in termini di economia, di occupazione.
ma anche e soprattutto di qualità della vita per i cittadini residenti.Credevamo
che tutti l`ossero d'accordo sul l`atto che a questo obiettivo si sarebbe
potuto arrivare investendo una parte delle risorse nella soluzione di alcuni
urgenti problemi ambientali, riconosciuti come prioritari nella parte preliminare
del Piano:
- Recupero ambientale di territori di cava.
- Investimenti nel bacino del torrente Arno con lavori di sistemazione dell'alveo
e di riforestazione della vallata.
- Riqualificazione di zone degradate intraurbane con funzioni di rispetto
degli abitati.
- Riqualificazione del patrimonio forestale esistente e reintegro di zone
boscate almeno a compensazione della parte che andrà distrutta a
seguito della costruzione di strade e ferrovie.
Tutto questo insieme a un programma di organizzazione delle strutture sanitarie
territoriali con la funzione di indicare il limite oltre il quale lo sfruttamento
dell'aerostazione, in termini di passeggeri e di voli, non sarebbe stato
possibile senza il rischio di mettere seriamente a repentaglio la salute
dei cittadini. Nulla di tutto questo appare nel Piano, né in termini
di investimenti prioritari, né in termini di soggetti esecutori,
né tanto meno in termini temporali. Questo è l'aspetto veramente
inaccettabile del lavoro. Perché se è possibile discutere
insediamenti, pur di grande dimensione, che contrastano sul piano normativo
con le leggi attuali, credo che in ogni società, anche quella più
liberalista, sia previsto che la realizzazione di grandi complessi edilizi
debba essere contenuta all'interno di una progettualità globale di
interesse più generale. E un meccanismo previsto dal nostro legislatore
da almeno trenta anni e che nel caso di Malpensa si sarebbe dovuto incrementare
e affinare. Qualcuno, dai gusti forse troppo raffinati, lo definisce "Urbanistica
contrattata", ma nel caso di Malpensa il termine non suonerebbe per
nulla dispregiativo. Dal Piano invece emerge che sicuramente sarà
possibile costruire milioni di metri cubi in zone attualmente incompatibili
con la pianificazione vigente, senza, per contro, nulla prevedere a carico
degli operatori in termini di miglioramento del contesto ambientale circostante.
Credo che in un Piano di Lottizzazione dell'ultimo centro abitato di un'area
depressa della Lombardia siano previsti interventi più lungimiranti.
Il Parco non può condividere queste scelte, come non può condividere
la rinuncia fatta dalla Provincia di Varese ad affrontare un problema ancora
più grosso, quello del numero dei voli giornalieri, deputando la
trattazione di un argomento che di per sé dovrebbe condizionare l'intero
Piano, ad organismi di nessuna rappresentanza democratica.
Non è compito nostro affrontare problemi tecnici, ma in questi ultimi
mesi abbiamo dovuto verificare, con grande preoccupazione, a quali alchimie,
per altro provvisorie, ci si dovrà affidare per evitare i sorvoli
sistematici e ripetuti di grossi centri abitati e per rispettare le altezze
di sicurezza nei voli, a quali evoluzioni aeree saranno costretti grossi
aeromobili per garantire un minimo di sicurezza a se stessi e ai residenti.
Se un notevole incremento futuro dei numeri dei voli appesantirà
di molto (come è certo) una situazione già al limite della
sopportabilità, crediamo allora che il numero di voli giornalieri,
con auspicabili interruzioni notturne e una regolamentazione che selezioni
in termini di silenziosità gli aeromobili, diventi paradossalmente
l'imput di piano da cui non si può prescindere.
Ma anche in questo campo si è quasi allo zero, non fosse per le iniziative
intraprese con molta solerzia dai Comuni dell'hinterland di Malpensa nei
confronti del Ministero e di Società interessate al trasporto aereo,
per difendere il proprio diritto ad una esistenza accettabile.
Conclusioni
Riteniamo che l'operazione ancora possibile sia quella di trasformare l'attuale
Piano licenziato dalla Provincia di Varese, che ha come funzione attuale
quella di costituire un riferimento per la classe imprenditoriale (che può
e deve svolgere un ruolo molto importante, ma che deve anche rispondere
ad esigenze di interesse pubblico), nel Piano di tutti i cittadini che sono
i più legittimati a pretendere garanzie in quanto direttamente coinvolti
dalla attività aeroportuale in ogni momento della loro esistenza.
Credo che ci siano spazi per lavorare ancora in questa direzione se chi
ha la responsabilità di questa iniziativa non si farà prendere
dalla frenesia di predisporre al più presto, attraverso lo strumento
del Piano, una legittimazione ad operare in una unica direzione, quella
dell'investimento economico, nella convinzione illusoria che la produzione
di ricchezza sottenda obbligatoriamente una fase di distribuzione della
stessa che interesserà tutti i ceti sociali e che questo meccanismo,
una volta consolidato, sarà la panacea di tutti i mali che possono
derivare anche da un uso esasperato di Malpensa.
Il Parco da la sua disponibilità a lavorare in questo senso, con
l'auspicio che la classe politica che si è dimostrata non ancora
in grado di affrancarsi totalmente dai presupposti e dai condizionamenti
che hanno portato il nostro territorio al livello di degrado attuale, possa
fare almeno uno sforzo per trasformare questo Piano, oggi definibile "delle
occasioni mancate" almeno nel Piano del capitale illuminato.
*Presidente Parco lombardo Valle del Ticino. |