Il daino nel Parco naturale regionale del Monte Antola
Gian Marco Caprotti*
Premesse
La gestione della fauna è un aspetto di grande importanza nelle aree
protette. Grazie a questo istituto infatti sia in Italia che nel mondo sono
state salvate e successivamente gestite alcune delle specie simbolo della
salvaguardia ambientale (l'Orso Marsicano, il Lupo, il Bisonte sia Europeo
che Americano). Per raggiungere questo scopo il passo fondamentale è
quello della conoscenza e dello studio della specie in oggetto.
Ai problemi di salvaguardia di specie simbolo si è aggiunta, in questi
ultimi anni, che hanno visto un forte aumento zone protette, propiziate
dalla approvazione della legge quadro sulle aree protette (394/91), anche
il problema della gestione di specie di ungulati la cui presenza può
creare danni ad attività umane (cinghiale) o all'ambiente forestale
(caso del cervo). Infine si è presentato anche il problema della
gestione di specie non autoctone ma ormai molte diffuse sul territorio.
Tra queste si annovera anche il Daino (Dama dama) che in Italia è
stata studiata finora assiduamente o in ambienti costieri mediterranei (Tenuta
di San Rossore) o in zone appenniniche controllate come le aziende faunistico-venatorie
(Grondona, AL). Mancavano, invece, studi su popolazioni in ambiente appenninico
settentrionale. A questo scopo è apparso interessante studiare la
popolazione, completamente abbandonata a sé, che vive intomo al lago
del Brugneto, in provincia di Genova, per capire quali strategie vengono
utilizzate per sopravvivere in questa situazione, anche allo scopo di fornire
al Parco Naturale Regionale dell'Antola, dove ricade l'areale di questa
popolazione, utili proposte di gestione
Obiettivi
Questo lavoro mira alla conoscenza quali-quantitativa della popolazione
attraverso censimenti, alla conoscenza delle scelte giornaliere e stagionali
degli ambienti e delle caratteristiche comportamentali nel periodo riproduttivo.
Metodi di ricerca
Per il completamento del presente studio sono stati raccolti tre diversi
tipi di dati:
a) Dati sull'uso giornaliero e stagionale dei territori aperti.
b) Dati relativi al comportamento riproduttivo.
c) Dati sulla consistenza della popolazione e delle diverse classi di età.
I dati relativi all'utilizzo giornaliero e stagionale dei territori aperti
e quelli relativi al comportamento riproduttivo sono stati rilevati attraverso
l'osservazione da postazione fissa. Questa tecnica consiste nel disporsi
in un luogo predeterminato che assicuri una buona probabilità di
osservazione, un territorio da controllare di adeguate dimensioni. Per la
raccolta dei primi dati sono state effettuate 24 giornate luce di osservazione
(due per ogni mese). Su apposite schede sono stati registrati il numero
di animali presenti in territori aperti, divisi per classi di sesso e di
età per ogni ora del giorno, nonché la composizione dei gruppi.
Ai fini di questa ricerca venivano considerati gruppi anche gli individui
isolati.
I dati relativi al comportamento riproduttivo sono stati raccolti durante
i mesi di ottobre nel triennio 1992-94. Le osservazioni venivano svolte
continuativamente dalle ore 6 alle ore 18.
Per i censimenti sono state utilizzate le seguenti tecniche:
1) Censimenti in ambienti aperti
I dati sono stati raccolti con l'osservazione da postazione fissa tra
fine marzo e inizio aprile, prima della caduta dei palchi, periodo nel quale
i daini prediligono gli ambienti aperti. Grazie ad una decina di osservatori
disposti in punti predeterminati in modo da coprire contemporaneamente una
vasta zona di territorio, si era in grado di verificare la presenza degli
animali sui prati e sulle radure dell'intera area. I punti di osservazione,
raggiunti con mezz'ora di anticipo, venivano coperti dalle 6.00 alle 9.00
e dalle 17.00 alle 19.00 in maniera continuativa. Ogni osservatore, dotato
di cannocchiale o binocolo, era in grado di individuare gli esemplari presenti
per classi di sesso e di età, registrandoli su apposite schede.
2) Riconoscimento individuale dei maschi adulti
L'esistenza di un'area riproduttiva piuttosto limitata rispetto all'areale
di distribuzione della popolazione ci ha suggerito di stabilire una densità
minima di animali presenti nell'area di studio attuando un riconoscimento
individuale dei maschi adulti tramite le caratteristiche morfologiche dei
palchi, tipiche per ogni individuo.
Risultati
Uso giornaliero e stagionale dei territori aperti
Globalmente sono stati registrati 654 contatti di cui 479 relativi a femmine,
piccoli e 175 a maschi. Questi dati lontani dalla effettiva sex ratio esistente
nella popolazione di daino sono la conseguenza della segregazione territoriale
sessuale esistente tra maschi e femmine. Questi infatti frequentano territori
diversi in tutto l'arco dell'anno per poi invece riunirsi nel periodo riproduttivo.
Il numero più elevato di osservazioni è stato registrato in
autunno anche in concomitanza con il periodo riproduttivo. Il numero minimo
di osservazioni è stato registrato in estate in quanto in questo
periodo le risorse alimentari possono essere trovate anche all'interno del
bosco, ambiente più sicuro per gli animali. L'utilizzo degli ambienti
aperti non è legato all'orario come dimostrato dal test statistico
delle successioni.
Analisi della strategia riproduttiva
All'interno dell'area di studio è stata individuata una zona,
ricadente nel territorio del comune di Torriglia, di circa 100 ha, utilizzata
come areale di riproduzione. In questa zona ogni anno, durante il mese di
ottobre, viene osservata una forte concentrazione di maschi di tutte le
classi di età e viene segnalato un elevato numero di bramiti.
Le interazioni tra femmine e maschi manifestano chiaramente l'esistenza
di un sistema riproduttivo non territoriale, definito come harem, in cui
ogni maschio adulto controlla un gruppo di femmine senza che questo comporti
la difesa di un territorio fisso, ciò è avvalorato dalle numerose
osservazioni in cui chiaramente il maschio adulto detentore dell'harem manteneva
unito il branco di femmine per mezzo di corse accerchiatorie (herding) o
si produceva in lunghe e faticose rincorse nel tentativo di recuperare femmine,
che erano riuscite ad allontanarsi con il rischio, tra l'altro, verificatosi
in alcune circostanze, di perdere il resto del gruppo. Gli harem osservati
hanno dimensioni variabili ma risultano in media composti da poche femmine
(al massimo 5) con la presenza anche di individui giovani.
Censimenti
1) Censimento in ambienti aperti
I dati relativi al censimento che ha prodotto il maggior numero di osservazioni
contemporanee sono riportati riassumibili in 20 esemplari osservati che
non ci ha permesso di valutare correttamente la popolazione.
2) Riconoscimento individuale dei maschi adulti
Durante la stagione riproduttiva sono stati riconosciuti individualmente,
con certezza, 15 maschi adulti. Da questo dato, confrontando la struttura
di popolazione di altri nuclei di daino, si è giunti ad una stima
della consistenza della nostra popolazione. La piramide naturale di età
del daino, ci consente di stimare il numero di maschi presenti nell'intera
area di studio in 72 esemplari che porterebbe, qualora vi fosse una proporzione
fra i sessi di 1:1 come quella naturale, ad una popolazione complessiva
di 144 animali.
Risultati
La ricerca durata oltre tre anni ha permesso la conoscenza di alcune
caratteristiche di una popolazione di daini mai studiata prima.
Dai risultati ottenuti di possono evidenziare alcuni punti importanti relativi
allo status della popolazione, e si possono evidenziare elementi utili per
lo studio di popolazioni di daino che vivono in situazioni ambientali (nel
significato più ampio del termine) simili.
Le strategie riproduttive adottate da questa popolazione hanno evidenziato
l'esistenza di una struttura tipica di animali con un rapporto maschi femmine
non equilibrato e quindi sottoposti a prelievo non selettivo che, considerando
che la specie al momento non è oggetto di caccia, è riconducibile
ad un continuo bracconaggio.
Questo dato viene confermato dalla difficoltà di utilizzo dei metodi
classici di censimento che con questa popolazione non hanno dato risultati
interessanti. Solo con il riconoscimento individuale dei maschi nel periodo
degli amori si è riusciti a stimare il numero di animali presenti
nel territorio senza pero avere una buona conoscenza della suddivisioni
in classi di età e di sesso. Inoltre la stima è riduttiva,
in quanto la struttura di popolazione di riferimento è caratteristica
di una popolazione animale, che al contrario di quella studiata, sottoposta
a pressione selettiva naturale o a caccia di selezione. In riferimento a
popolazioni che occupano territori con caratteristiche ambientali simili
la densità risulta molto bassa (7 capi ogni 100 ha). Si ritiene che
in ambiente appenninico settentrionale si possano mantenere densità
di popolazione intorno ai 20 capi ogni 100 ha.
Di particolare interesse sarebbe condurre questa specie a densità
più elevate producendo così molti benefici:
1. Il mantenimento di grandi erbivori selvatici per garantire un buona funzionalità
degli ecosistemi naturali.
2. Nell'area di studio è presente il lupo che provoca rilevanti danni
agli allevamenti bovini allo stato brado. Studi compiuti in Italia hanno
dimostrato che la presenza di un gran numero di ungulati selvatici riduce
la predazione sulla fauna domestica (Mattioli etal, 1994).
3. Incremento del turismo naturalistico.
4. Possibilità di esercizio venatorio legale, effettuato con criteri
scientifici e metodo selettivo su una porzione della popolazione. Questo
tipo di prelievo è conseguente alla conoscenza quali-quantitativa
della popolazione e al controllo capillare del bracconaggio. Nelle regioni
nord orientali ha prodotto un sensibile aumento delle popolazioni di ungulati
(Perco, 1987).
5. Utilizzo economico a basso impatto ambientale di vaste aree largamente
improduttivo con un rapporto costi-benefici competitivo sul piano interno
ed internazionale (Tosi & Toso, 1992).
Rimane da valutare la problematica rappresentata dallo status di specie
non autoctona del daino, la cui presenza, quindi, dovrebbe essere limitata
agli areali già occupati.
Proposte di gestione
Valutata la natura alloctona della specie e l'attuale assenza di altri
grossi ungulati nell'area nel caso si volesse raggiungere una migliore strutturazione
in classi di età e sesso di questa popolazione di daino con i benefici
prima indicati è necessario avviare una concreta gestione di questa
popolazione di ungulati.
La gestione che deve essere avviata in un ottica provinciale all'interno
del piano faunistico e del piano del parco dell'Antola e deve tenere conto
degli obiettivi primari da essa indicati.
Nel breve periodo per migliorare lo status della popolazione di daino del
Brugneto sono necessari alcuni interventi senza i quali l'attuale popolazione
continuerà a versare nelle condizioni descritte in questo lavoro.
Gli interventi in ordine di priorità sono:
- Controllo del bracconaggio. Questo può essere attuato con un
capillare controllo del territorio da parte degli organismi preposti a cui
si aggiungerà anche il personale del parco naturale regionale del
monte Antola istituito con la legge regionale n. 12/95. Il bracconaggio
può essere diminuito anche creando degli interessi conservativi locali
legati alla possibilità, quando e se la popolazione animale raggiungerà
la consistenza necessaria, di effettuare prelievi selettivi da parte delle
stessi cacciatori locali.
- Tutela dei siti riproduttivi. Il disturbo dovuto alla presenza di cani,
cercatori di funghi ed escursionisti nei territori riproduttivi diminuisce
la capacità riproduttiva della popolazione. Di fondamentale importanza
diventa quindi la tutela dei siti riproduttivi. Si dovrebbe:
1. vietare per poco meno di 20 giorni l'anno, ad ottobre, in una zona di
100 ettari, la raccolta dei funghi;
2. controllare le squadre di cinghialisti che operano sui confini dell'oasi
presente nella zona;
3. valutare la possibilità di avvertire a mezzo cartelli la delicatezza
dell'area eventualmente vietando l'uscita dai sentieri come succede nel
Parco naturale regionale dell'Argentera per gli Stambecchi. Nello stesso
tempo si potrebbero effettuare visite guidate nella zona.
- Verificare annualmente quali-quantitativamente la popolazione attraverso
censimenti e controlli delle strategie riproduttive al fine di migliorare
e affinare gli interventi gestionali.
Sono invece sconsigliati:
- immissione di altri daini per non aumentare l'espansione dell'areale della
specie in Liguria
- il foraggiamento che oltre a provocare una dipendenza degli animali da
fonti alimentari non naturali potrebbe produrre densità biotiche
superiori alla capacità di carico dell'ambiente diminuendo le capacità
selettive dell'ambiente.
Per la gestione di questa popolazione i soggetti interessati sono due:
l'Ente di gestione del Parco naturale regionale del monte Antola istituito
con la legge regionale ligure 12/95 e la Provincia attraverso gli ambiti
territoriali di caccia previsti dalla legge nazionale sulla salvaguardia
delle specie omeoterme n. 157/92. La legge regionale figure n.12/95 consente
al parco con lo strumento del piano previsto dall'art. 17 di predisporre
gli interventi volti al "raggiungimento e mantenimento degli equilibri
faunistici". Questi interventi sono definiti dall'art. 43 della stessa
legge che indica gli interventi ammessi che sono:
1. gli abbattimenti selettivi suddivisi in quantitativi e qualitativi,
2. le catture sia a scopo scientifico sia a scopo di ripopolamento
3. le reintroduzioni di specie competitrici e di specie autoctone
Questi interventi tecnici verranno definiti da un apposito regolamento faunistico.
In questo ambito l'Ente parco in stretto rapporto che la
Provincia di Genova potrà gestire finalmente questa popolazione animale
trasformandola anche in una risorsa per la popolazione locale.
Bibliografia
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Atti del I convegno dei Biologi della Selvaggina. Supplemento Ric. Biol.
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- Fowler & Cohen (1993) - Statistica per ornitologi e naturalisti.
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- Mattioli L., Strilgioni F., Centofanti F., Mazzaronev., Siemoni N.,
Lovari C., Crudele G., (1994) Alimentazione del lupo nelle foreste Casentinesi:
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- Marsan A., Spanò S., Tognoni C. (1993) - La ricomparsa del capriolo
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- Marsan A. & Spanò S. (1992) - Il capriolo e il daino in
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- Meriggi A. (1995) - Aspetti dell'ecologia del lupo in provincia di
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- Spagnesi M., Toso R., Cocchi R., Trocchi V., (1993).- Documento orientativo
sui criteri di omogeneità e congruenza per la pianificazione faunistico-venatoria.
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- Tosi G. & Toso S. (1992) - Indicazioni generali per la gestione
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* Naturalista, libero professionista |