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Ci scrivono:
Egregio Direttore,
sono un lettore della rivista "Parchi" che considero interessante
e che seguo da tre anni. Ma permettetemi di esprimere attraverso le pagine
di "Parchi" alcune considerazioni riguardanti il dibattito della
contrapposizione tra parco regionale e nazionale. Dico subito che non sono
contrario alle soluzioni regionali, purché siano soluzioni serie,
ma non nascondo di essere, per così dire, dalla parte del nazionale.
Nel Delta del Po, la Regione Emilia-Romagna, ha creato quello che considero
l'esempio più classico da parco della "Repubblica delle banane",
dove impera lo sfacelo di qualsiasi elementare logica di conservazione.
Molti criticano lo Stato, ma le uniche zone attualmente tutelate sono all'interno
delle riserve naturali che lo Stato ha istituito. Il resto del territorio
è stato manomesso o addirittura cancellato, e non mi sembra che i
così tanto esaltati Enti Locali, a partire dalla Regione, Provincie
e Comuni abbiano mosso un solo dito per salvare quello che è andato
perduto.
Pubblichiamo volentieri questa lettera perché pone problemi di
grande attualità di cui peraltro ci occupiamo anche in altre parti
della rivista.
Qui vogliamo ri.spondere brevemente ad alcune delle questioni poste.
Noi non siamo partigiani di nessun modello di parco. Buoni e pessimi esempi
di ge.stione si trovano tra tutti i tipi di area protetta. E non consideriamo
i parchi come squadre di calcio da raggruppare in gironi. Altri lo fanno
con zelo degno di miglior causa, ma pensiamo che non facciano un buon servizio
ai parchi. Siamo quindi perfettamente d'accordo con il nostro lettore che
bisogna rompere il muro che purtroppo ancora c'è.
Che il cuore propenda poi per questo e quel tipo di parco non è così
grave L'importante è che tutti siano messi con uguali opportunità
e mezzi nelle condizioni di poter ben funzionare
Detto questo c'è da aggiungere che troppo spesso si dimentica che
da noi a differenza di altri paesi anche vicini si è creata una situazione
assolutamente peculiare dovuta alfatto che per molti anni i parchi sono
stati istituiti soltanto da un certo numero di regioni, mentre lo Stato
non riusciva neppure a provvedere dignitosamente ai pochi parchi storici.
Quando lo Stato ha deciso di intervenire, in molte parti del paese si era
perciò già proceduto alla istituzione di numerosi parchi regionali
di vario tipo e con non poche differenze dovute anche alla mancanza di una
disciplina nazionale.
I nuovi parchi nazionali hanno di conseguenza riguardato prevalentemente
quelle parti del paese dove era mancata l'iniziativa regionale Non può
sorprendere perciò (ma più d'uno lo dimentica) che oggi la
mappa dei parchi italiani diversamente da altri paesi europei risulti tanto
variegata al punto di non riuscire sempre a capire dove stia (se c'è)
la differenza tra certi parchi regionali e certi parchi nazionali Ne troviamo
indifferentemente di grandi e piccoli sia nel primo che nel secondo comparto.
Molti potrebbero tranquillamente passare da un comparto all 'altro.
Il punto allora è procedere in modo da creare prima un effettivo
sistema nazionale all'interno del quale poi si possano eventualmente assestare
meglio le cose anche con 'scambi' concordati tra tutte le istituzioni interessate.
Invece mentre si insiste nel considerare più importanti i parchi
nazionali rispetto agli altri, si cerca anche con dei veri e propri colpi
di mano di trasformare in nazionali parchi regionali piccolissimi senza
perciò neppure la giustificazione, di per sé certo non sufficiente,
della dimensione.
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