Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 24 - GIUGNO 1998
 

Rubrica parlamentare
a cura di Piero Antonelli



Con due risoluzioni di analogo contenuto la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica hanno approvato i contenuti del Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 1999-2001, presentato dal Governo il 18 aprile scorso. Il DPEF si inquadra in una fase nella quale lo sforzo di risanamento intrapreso ha comportato il raggiungimento dell'obiettivo dell'Unione economica e monetaria, a fronte del raggiungimento dei parametri previsti dal Trattato di Maastricht, per quanto riguarda l'inflazione, i tassi interesse, la stabilità del cambio della lira, l'indebitamento pubblico, la tendenza alla riduzione del debito. Così con il documento di programmazione presentato alle Camere il Govemo, intende, per il prossimo triennio, perseguire i seguenti obiettivi: da un lato, quello di consolidare e rendere permanente la collocazione dell'ltalia nell'Unione europea attraverso la diminuzione del rapporto tra l'indebitamento della Pubblica amministrazione e il prodotto interno lordo all'1% entro il 2001, per poi condurlo al pareggio e, dall'altro, tendere al rilancio delle politiche occupazionali, all'ammodernamento del mercato dei capitali, all'incoraggiamento della iniziativa e imprenditorialità privata.
Il Documento di programmazione pone, così, come elementi fondamentali per una nuova politica di sviluppo l'occupazione e il mezzogiorno. Non vi è, infatti, a parere dell'esecutivo, contraddizione tra politiche per la stabilità e politiche per lo sviluppo, in quanto rappresentano aspetti diversi di uno stesso fenomeno; la sostenibilità della crescita. Tra le misure che il Governo propone, sul versante del consolidamento dell'azione di risanamento di assoluto rilievo è il c.d. "patto di stabilità" interno, cioè la condivisione da parte di tutti i soggetti pubblici degli impegni assunti dall'Italia con il Patto di stabilità e che richiedono comportamenti coerenti da parte di Stato, Regioni, Enti locali.
Ciò implica la presa di coscienza delle implicazioni per le proprie politiche di bilancio, la costruzione di un sistema di garanzie reciproche per il rispetto degli impegni che il Governo centrale ha preso nell'interesse del Paese.
Il Governo attraverso il "patto di stabilità", interno propone al sistema delle autonomie (Regioni, Province, Comuni) una fase di dibattito e di ricerca di una soluzione operativa rispettosa sia dell'interesse del Paese, sia delle sfere di autonomia. In sostanza è necessario individuare, in modo congiunto, strumenti e procedure attraverso i quali i vincoli possono essere riportati verso il basso (dall'Europa al Governo nazionale, alle Regioni, agli Enti locali), nonché come i governi regionali e locali possano concorrere a definire le scelte con cui i vincoli esterni sui saldi di finanza pubblica saranno tradotti in interventi concreti di politica di bilancio.
Questo nuovo sistema di rapporti tra centro e periferia impone come logica conseguenza, la ridefinizione dei rapporti finanziari attraverso il completamento del processo di decentramento fiscale e di autonomia finanziaria.
L'obiettivo, sotto questo aspetto, è quello di assicurare ai singoli enti la piena autonomia finanziaria, limitando la funzione dei trasferimenti al conseguimento di risultati di perequazione.
E, infatti, intenzione del Governo di riformare il sistema dei rapporti finanziari tra centro e periferia sotto tre direttrici:

  • riaffermare il principio di corrispondenza, secondo il quale a livello locale il prelievo autonomo sulle collettività amministrate dovrebbe costituire la forma ordinaria di finanziamento delle spese;
  • restituire certezza di finanziamento agli enti che compongono il sistema delle autonomie;
  • evitare che le decisioni di spesa degli enti periferici continuino ad incorporare aspettative di interventi di ripiano a posteriori.
    In sintesi, se con il decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446 relativo all'introduzione dell'IRAP, dell'addizionale regionale IRPEF, nonché al riordino dei tributi locali, è stato avviato un processo di decentramento fiscale teso a riallineare le responsabilità in ordine all'erogazione delle spese con quelle relative al prelievo fiscale, con il DPEF si propone non solo un suo consolidamento ma un ulteriore passo in avanti nella direzione dell'autonomia di spesa e di prelievo degli enti decentrati.
Per quanto attiene invece il versante dello sviluppo e della creazione di occupazione, in particolare nell'Italia meridionale, il DPEF tende a realizzare le condizioni per una equilibrata crescita economica. In questo senso, il settore della tutela dell'ambiente (di interesse dei lettori di questa rubrica) è tra quelli interessati ad una politica di sviluppo e di rilancio dell'occupazione.
Si legge infatti nel DPEF che gli impegni internazionali ed europei (in particolare quelli derivanti dal Protocollo di Kyoto), ed il completamento delle azioni di risanamento ambientale già avviate possono rappresentare un'occasione di crescita in efficienza e di innovazione industriale e tecnologica. Le linee di intervento possono essere sviluppate secondo sei direttrici principali:
  • l'attuazione degli impegni assunti alla Conferenza di Kyoto per la prevenzione dei cambiamenti
    climatici attraverso le riduzioni di gas-serra, la promozione dell'efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, I'incentivazione di prodotti e cicli industriali a basso consumo energetico e a basse emissioni di Co2, la riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti nelle grandi aree urbane, anche attraverso misure di fiscalità ecologica, sostitutive di altre forme di prelievo;
  • l'adeguamento del sistema di depurazione delle acque ai parametri europei, in particolare nel Mezzogiorno;
  • l'attuazione della riforma del settore della gestione dei rifiuti, con particolare riferimento al riciclaggio ed al recupero energetico dei rifiuti urbani;
  • il completamento delle bonifiche dei siti e delle aree industriali più degradate, già avviate o individuate;
  • lo sviluppo del sistema delle aree naturali protette terrestri e marine e la loro valorizzazione ai fini dello sviluppo occupazionale delle aree marginali interne e montane;
  • il sostegno di investimenti ambientali privati attraverso incentivi economici che ne favoriscano l'attivazione.