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Ciò che è più amaro, rlel dolore di oggi, è il ricordo della gioia di ieri.
Kahlil Gibran
Sorridente, elegante, sereno in viso, così mi piace ricordarlo oggi che non è più con noi come l'ultima volta che ci incontrammo. Il luogo: La Mandria, in occasione della 2a festa nazionale dei Parchi, la Sua cara ed indimenticabile Mandria. Era felice perché il Coordinamento aveva scelto il Suo parco per celebrare la festa e perché proprio lì, nella stessa sala dove abbiamo inaugurato la manifestazione, nove anni prima, uno sparuto numero di Presidenti di Parco si erano riuniti ed avevano dato vita al Coordinamento. Con Annibale Carli, avevamo rivissuto quei ricordi con emozione profonda quasi che gli anni fossero passati invano tanto il ricordo era così pregnante di significati e di valenze. E mi aveva strappato la promessa che sarei tornato ancora una volta a La Mandria e Lui mi avrebbe accompagnato in una visita meno chiassosa di quel momento di festa e più rispondente agli incomparabili scenari di questo Parco, che pur alle porte di una grande città industriale ti fa sentire proprio fuori dal mondo in un angolo di Paradiso. Gli avevo promesso di tornare e non pensavo che non ci saremmo più incontrati, anche se alla mia domanda sulla Sua salute mi aveva risposto, scherzando, "per ora và bene". Nulla però faceva presagire una fine così imminente.
Quando si perde una amico sembra che venga a mancare una parte di noi ed i ricordi si affollano in una ridda vorticosa quasi che si volesse tornare indietro ed utilizzare al meglio il tempo già passato. Eravamo stati eletti entrambi Vice Presidenti nella Giunta provvisoria della nostra Associazione e quando alla fine della gestione gli amici ritennero di affidare a me la Presidenza ebbi quasi il cruccio di avergli sottratto qualcosa che Gli spettava anche per rispetto alla Sua età. Rimase Vice Presidente del Coordinamento sino a quando non fu più confermato nella carica di Presidente de La Mandria; noi, invece, per superare l'angustia di una disposizione statutaria lo nominammo Vice Presidente Onorario. Ricordo la Sua gioia quando in una riunione dei Presidenti dei parchi piemontesi Gli consegnammo un bronzo quale gratitudine e riconoscimento alla Sua battaglia civile, al Suo spirito di iniziativa, al Suo grande attaccamento alla Associazione della quale Lo consideravamo uno dei Padri costituenti. Un guerriero a cavallo: questa la scultura a simboleggiare il Suo spirito indomito, il coraggio dell'intrapresa, il piacere del rischio per segno di solidarietà. Così come quando da sindacalista, al tempo della guerra fra le due Coree, con un volo avventuroso, era volato sino ad Hanoi per portare assieme ad una delegazione della sinistra, la solidarietà al Presidente Ho Chi Min. Aveva fatto il grande passaggio da difensore dei lavoratori a difensore dell'ambiente, ma portava nella nuova intrapresa il senso della lotta, della battaglia, del raggiungimento dello scopo; del resto anche l'ambiente aveva tanti avversari e subiva tanti soprusi. E a La Mandria aveva sperimentato quanto arduo fosse la difesa della natura, quanto difficile il preservarla anche de abbracci troppo affettuosi e soffocanti.
Ricordo lo sfogo di alcune amarezze derivanti da incomprensioni anche da parte di chi doveva stare dalla sua stessa parte! Un accavallarsi di ricordi di un Amico perduto come quella volta che essendoci recati a Venaria per una riunione di Giunta - all'inizio eravamo soliti fare le Giunte itineranti nei vari Parchi aderenti - avevamo trovato La Mandria sotto una coltre di neve che non ci aveva neppure quella volta consentito una sia pur breve visita, anche se lo spettacolo del Parco era affascinante allo stesso modo. In quell'occasione Carli nell'accomiatarmi mise nella tasca del mio soprabito un piccolo oggetto aggiungendo: "E per te". Quel portachiavi d'argento con il logo de La Mandria, da quando Lui ci ha lasciato, I'ho posto sul mio tavolo e mi pare che sia anche questo un modo di continuare una amicizia al di là del tempo e dello spazio.
Quando mi comunicarono la dipartita di Cari, non volli, non seppi, scrivere alla famiglia; non riuscivo a trovare le parole, mi tornavano quelle insipide frasi di rito in queste circostanze. Oggi queste righe le scrivo perché ritengo che l'Associazione abbia un debito: ricordare Annibale Cari traendo insegnamento dalla lezione che ci ha lasciato: un forte impegno civile, una grande capacità di lotta, una strenua difesa dei valori ideali che si sono scelti, una cristallina rettitudine, il tutto in molta umiltà e senza luci di riflettori. Pagando in tal modo un debito di gratitudine e di riconoscenza al nostro Amico che ci piace immaginare, camminare per i Cieli senza confine e continuare a guardare con trepidazione di padre la Sua Mandria e le Sua, che è anche la nostra, Associazione. |