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Su questo tema Stefania Pezzopane (assessore ai Parchi della Regione Abruzzo nonché coordinatrice degli assessori regionali ai parchi), ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande. Le sue risposte danno un contributo di chiarezza ad una fase in evoluzione, ricca di potenzialità e di contraddizioni.
1. Nel mondo degli addetti ai lavori c'è - in genere - più soddisfazione che mugugno. Si dice che in questi ultimi tempi si sono fatti parecchi nuovi parchi, che i soldi - in buona sostanza - ci sono, e che la conferenza nazionale sui parchi ha dimostrato che, cercandole, esisterebbero molte altre energie disponibili a lavorare al progetto di collegare lo sviluppo del Paese ai parchi e a quanto di eco sostenibile si potrebbe sperimentare nei parchi sul versante della valorizzazione dell'ambiente, e di una nuova occupazione. Condividi questa visione ottimistica della fase che stiamo vivendo, oppure - e so che la mia domanda è retorica - I'osservatorio regionale ti costringe a fare qualche distinguo forte?
Sono convinta che stiamo vivendo un momento importante e guardo al futuro con un certo ottimismo. E diffusamente cresciuta una cultura e una attenzione sulla tutela ambientale. C'è una continua richiesta di "qualità ambientale".
E c'è una nuova classe di amministratori locali impegnata e attiva. Poi il dato più confortante è che aumentano le energie disponibili, che siamo riusciti a crescere quantitativamente e qualitativamente. Tuttavia credo che le potenzialità di questa fase siano fortemente inespresse e che si rischi un appannamento se non si affrontano coraggiosamente dei nodi più volte sottoposti all'attenzione delle massime autorità istituzionali e legislative.
2. Qual'è il tuo giudizio sull'attuazione della legge Bassanini e su come il Ministero dell'Ambiente ha vissuto ed ha gestito la fase della discussione con il Governo e con le Regioni? Se condividi la mia impressione che si sia trattato di un "passaggio" che ha messo in evidenza reciproche debolezze, come pensi che ora sia possibile rilanciare di nuovo l'essenziale questione del sistema unico dei parchi nazionali e regionali, del governo integrato (del ministero, dei ministeri, e delle regioni) di quel sistema?
Il dibattito sull'attuazione della Legge Bassanini è stata, in effetti, una occasione persa. Sia il Ministero che altri soggetti hanno voluto demonizzare la posizione delle Regioni, enfatizzando alcuni aspetti e agitando il "fantasma" di un attacco alla L. 394. E invece il nostro obiettivo è di rafforzare la strategia della tutela ambientale e dello sviluppo compatibile costruendo un sistema di responsabilizzazione diffuso, partecipato, attivo. Io - e tanti altri che come me alla politica dei parchi ci credono e vogliono davvero farne un nuovo sistema di sviluppo - sono convinta (sulla base della mia esperienza quotidiana e dei rischi che vedo tutti i giorni) che sono necessarie alcune trasformazioni.
La situazione così come si è determinata quasi peggiora il sistema: niente più Comitato Nazionale, niente più Programma Triennale.
Dalla Conferenza di settembre ci siamo visti molte volte, insieme alle altre Regioni, ma il Ministro non ha inteso sentirci su alcunché.
3. Istituire nuovi parchi, senza metterli nella condizione di dimostrare la loro piena funzionalità ed efficienza significa fare il gioco degli avversari. Risulta peraltro che i parchi regionali, in genere, soffrano di scarsità di finanziamenti, a differenza di quelli nazionali. E che, con il superamento del piano triennale nazionale, all'interno del quale era possibile sia pure con percentuali modeste - attingere risorse, sarebbero aumentate le difficoltà a ricevere finanziamenti statali, sempre per i parchi regionali. D'altro canto le difficoltà di bilancio delle Regioni sono note, ed il finanziamento ai parchi non è (almeno allo stato degli atti) un tema che mobiliti forze economiche e grandi masse di popolo. E possibile sbloccare questa contraddizione, senza arrivare ad una polemica "fratricida" tra parchi nazionali e regionali, o tra parti dello stesso Stato, quali sono - in fondo - gli assessorati ai parchi e il ministero dell'Ambiente? E senza arrivare a chiudere un certo numero di parchi, come oggi si chiudono ospedali ed aziende di promozione turistica?
Certo che è possibile. Purché si creda, davvero, che il "Sistema" è più efficace della esclusiva tutela di una area specifica e delimitata.
Ho la sensazione, purtroppo, che molti ancora non ci credano; e questo atteggiamento aumenta le contraddizioni. Le aree protette si reggono ormai sulle sole risorse regionali e, come accade in Abruzzo, i Parchi nazionali chiedono - o addirittura "pretendono" - fondi regionali, aprendo conflitti che non aiutano (come ha recentemente fatto il PNA che pure, I'anno scorso, ha ottenuto 9 miliardi, ovvero il doppio delle risorse che l'intero Abruzzo aveva a disposizione per le aree regionali).
Per questo è essenziale il "Sistema", un uso oculato, razionale e integrato delle risorse fondato su una visione d'insieme e non su una competizione "fratricida": sarebbe davvero sconcertante dover cominciare a restringere o a licenziare nelle aree protette che proprio ora cominciano a crescere.
4. Come si sviluppa nelle Regioni in genere, e nella tua in particolare, il rapporto tra parchi e crescita economica e sociale della società locale? Funzionano i piano pluriennali socio economici? La programmazione economica delle Regioni prende in considerazione il ruolo che potrebbero svolgere i parchi in economia? Insomma, tra noi ci diciamo che "parco produce". Ti risulta che questa convinzione circoli anche fuori del mondo dei parchi, tra le associazioni economiche forti, e nei tavoli dove si impostano le politiche di sviluppo vere?
La "produttività" economica dei Parchi mi sembra una convinzione sempre più diffusa ed una necessità sociale. Anche così i Parchi si consolidano sul territorio. Esperimenti significativi fatti nella regione ci dicono che il percorso è giusto.
I Parchi stanno producendo turismo, riqualificazione dei piccoli centri storici, ma anche l'adeguamento di servizi e infrastrutture (come la metanizzazione dei Comuni montani, la sistemazione di strade, ecc.). Sento, però, che anche in questo campo c'è da compiere uno sforzo maggiore (ad esempio nell'applicazione della L. 97 sulla Montagna) e che - così come stiamo tentando di fare in Abruzzo - è necessario il coinvolgimento sinergico degli altri ministeri per concordare un sistema di sviluppo compatibile e non contraddittorio.
Adesso si stanno sperimentando ipotesi interessanti, ma a macchia di leopardo.
Mentre mi sembra siano all'anno zero gli strumenti previsti dalla L. 394, ormai completamente superati dai nuovi strumenti della programmazione territoriale, come i contratti di programma, i patti territoriali.
5. Sul versante della tutela e della conservazione, quali ti sembrano i successi ottenuti ed i problemi ancore aperti?
Su questo terreno i successi sono numerosi. Se guardo all'Abruzzo non saprei quale specifico esempio fare, tanti sono i risultati conseguiti nello storico Parco Nazionale d'Abruzzo, ma anche nei due parchi nazionali più "giovani" e nel parco regionale.
In generale penso al patrimonio delle biodiversità costantemente analizzato, scoperto, difeso e studiato in rapporto con le università, al reinserimento di splendide specie animali, alle ricchezze artistiche e monumentali che vengono pian piano recuperate d'intesa con le Sovrintendenze, al patrimonio storico e culturale che viene riscoperto e rivissuto. Così i nostri parchi si presentano come "Parchi di civiltà".
6. Si parla molto di turismo ambientale, e del ruolo dei parchi nell'industria dell'accoglienza. Su quali criteri di fondo si stanno attestando le regioni più attente e maggiormente interessate a questa problematica?
La nostra Regione si sta muovendo su due linee essenziali. Da una parte sulla promozione e valorizzazione dell'identità dell'Abruzzo come Regione dei Parchi; dall'altra sull'utilizzo di fondi comunitari e di apposite leggi che incentivano la ristrutturazione dei centri storici e la microricettività nelle aree parco per costruire un tessuto diffuso, ma non invasivo, di accoglienza (anche in vista del Giubileo del 2000). Poi abbiamo temi delicati, come quello dei bacini sciistici preesistenti alla istituzione dei Parchi, per il quale abbiamo provveduto a definire un piano regionale e dei piani d'area da concertare con gli Enti Parco.
7. Noi di "Parchi" siamo del tutto persuasi che nessun parco è un'isola, e che occorra coordinarsi e dialogare tra parchi per fare seriamente il nostro lavoro.
A questo scopo è nato il coordinamento nazionale che, non a caso, sta crescendo in adesioni ed in visibilità. Come vedi, dal tuo osservatorio, il nostro lavoro?
Apprezziamo molto il vostro lavoro sono certa che nella fase nuova che la Conferenza Nazionale ha aperto (anche se qualcuno fa finta di non accorgersene) possiate svolgere un ruolo importante nel sostenere - dal vostro autonomo e competente punto di vista - alcune istanze comuni, quali il bisogno del Sistema Nazionale e i progetti d'area quali APE - Appennino Pareo d'Europa e la Convenzione delle Alpi.
(L 'intervista è stata curata da Mariano Guzzini) |