Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 24 - GIUGNO 1998
 

Quercia, turismo, parchi
Mariano Guzzini
 

Vicolo Valdina è uno dei più brutti e segreti vicoli della Roma attorno a monte Citorio, oggi nobilitato dalla circostanza che da esso si accede ad un elegante chiostro di un vecchio convento di suore, entrato a far parte dei servizi che la Camera dei Deputati offre a quanti si occupano di convegnistica, avendo attrezzato l'ex "cenacolo" e l'ex "sacrestia" ad eleganti sale per riunioni. Appunto nella sala del cosiddetto "cenacolo", sotto un quadro raffigurante un hippy genere Gesù Cristo con un dito levato a indicare qualcosa di elevato ad una ragazzona bionda vestita alla mediterranea, genere santa, i democratici di sinistra (cioè la quercia più la rosa) hanno dato appuntamento agli interessati per discutere di turismo e parchi. Ci fosse un fumetto, con su scritto: quest'anno si va in vacanza in un parco, sarebbe il fondale giusto. Senato e Camera, in sessione, avevano il loro da fare nel votare la fiducia al ministro di Grazia e Giustizia, Giovanni Maria Flick, nel discutere sulla posizione del Polo rispetto alla Bicamerale, e nel rispondere a interpellanze ed interrogazioni, sicché il sottosegretario di Stato Valerio Calzolaio e l'onorevole Fulvia Bandoli, nonché altri deputati e senatori interessati al tema apparivano e scomparivano dalla sala e dal tavolo della presidenza in ragione di quello che succedeva nelle due adiacenti aule parlamentari.
 

Valbonesi: non "se" ma "come"
Risultava così evidente il peso dell'attualità sul ragionamento di medio e lungo periodo impostato nell'apertura dei lavori da Enzo Valbonesi, presidente del Coordinamento nazionale dei parchi, ("i parchi debbono occuparsi di turismo in senso pieno; l'azione di marketing turistico è cosa loro, perché facendo marketing turistico si può fare nel migliore dei modi tutela e conservazione, non subendo la pressione turistica, ma anticipandone l'impatto e la distribuzione nel territorio protetto.
Non c'è da discutere "se" nei parchi ci si debba occupare di turismo, ma "come" ) e definito dalle relazioni di Zeno Zaffagnini, responsabile turismo dei DS e di Carlo Alberto Graziani, presidente del parco dei Monti Sibillini. Come per i presenti e gli assenti nella "sala del cenacolo" dove si nota chi c'è - soprattutto se non previsto dal programma - ma anche chi manca - soprattutto se titolare di poteri forti di decisione -, così per le relazioni, è importante quello che è stato detto ma è anche importante quello che non è stato più ripetuto. I relatori che hanno parlato anche a nome del più forte partito della maggioranza governativa hanno affrontato il tema del rapporto tra turismo e parchi sostenendo (come poi, con felice sintesi, ha riassunto Valerio Calzolaio) che "occorre che si lavori affinché entri più turismo nei parchi".
Non si ragiona più, quindi, in termini di demonizzazione dell'esercito sterminatore di cavallette in grado di spazzare via ecoambienti e biorisorse desertificando per i secoli a venire il meglio di quanto è rimasto intatto per secoli, ma, al contrario, si ragiona in termini molto più equilibrati. Zeno Zaffagnini dice: "Non v'è dubbio che l'obbiettivo prioritario è, e resta, la difesa dei parchi, della loro incolumità, la messa in opera di strumenti in grado di impedire lo snaturamento degli stessi, in grado di respingere tentativi speculativi, siano essi palesi o occulti. Questa giusta esigenza, questa linea di condotta non deve in alcun modo mortificare le potenzialità turistiche presenti nel sistema dei parchi."
Carlo Alberto Graziani aggiunge: "Occorre individuare e favorire i flussi turistici eco-compatibili, quelli che cercano più il "modello" del singolo parco, piuttosto che solo il suo territorio, dove per "modello" si intendono le ragioni profonde che hanno portato all'istituzione di quello specifico parco, e quindi i comportamenti, le relazioni umane, le attività ed i valori che ci si propone di conservare anche al fine di soddisfare bisogni primari.
Il visitatore, il fruitore, va indirizzato alla ricerca di tutto questo, informandolo che sul suo cammino incontrerà un insuperabile sistema di valori, legato alla natura, che è la più grande scuola dove apprendere l'armonia e le regole essenziali dell'esistenza, ma anche alla conservazione delle più alte testimonianze della storia dell'uomo, ed alla riscoperta e alla ricomposizione delle radici sociali e culturali di un territorio vasto, molto più grande dei singoli campanili, in un'epoca di grandi fratture. Al fruitore di questo nuovo turismo sarà anche possibile proporre esempi nuovi di rimotivazione della democrazia, attraverso il confronto tra la sfiducia atavica delle popolazioni un tempo emarginate dalla dialettica politica, e le nuove forme di elaborazione comune delle scelte socio economiche del parco."
I due relatori hanno citato come punti di partenza di un ragionamento attuale sui parchi e sul turismo sia la grande manifestazione nazionale del 9 maggio che l'esperienza di "ragazzi in aula", I'iniziativa voluta da Luciano Violante, presidente della Camera dei Deputati, svoltasi il 16 maggio, nelI'aula di Montecitorio, che ha visto presentare ed approvare da parte dei 515 ragazzi delle scuole di tutta Italia anche una proposta di legge per favorire il turismo scolastico verso i parchi.
La manifestazione nazionale, che ha visto per la prima volta insieme la realtà del Coordinamento dei parchi nazionali e regionali unita alle associazioni ambientaliste ma anche alle associazioni del mondo agricolo e contadino, ha segnalato in modo tangibile ed inequivocabile i passi avanti che si sono compiuti da quando alcuni settori guardavano con sospetto alla nascita dei parchi, o li ostacolavano apertamente.
Dopo la conferenza nazionale dell'anno scorso, quando tutti scoprimmo di essere più di quello che avremmo immaginato nei momenti di massimo ottimismo della volontà, la manifestazione del 9 maggio ha confermato e ribadito le grandi potenzialità di un sistema non ancora definitivamente assestato nelle sue caratteristiche fondanti (manca la carta della natura; manca un elenco definitivo ed una classificazione incontrovertibile; manca una politica di sistema) ma già abbastanza forte da essere un interlocutore necessario alle politiche di sviluppo del Paese.
 

Un dibattito non comprimibile
Tutti gli intervenuti sono quindi partiti da questi livelli alti di analisi e di progettualità, aggiungendo considerazioni, esperienze e proposte. Particolarmente significativi, in un contesto ricco e quindi non comprimibile in una nota come questa, sono stati gli interventi dell'assessore al turismo della Regione Marche, Giulio Silenzi, ("il parco è volano economico, in quanto marchio territoriale, come valore aggiunto alle attività produttive compatibili e coerenti; un sistema di aree protette aggiunge valore alla marca regionale, ed ai suoi prodotti turistici.
Per marca regionale intendiamo un sistema di valori all'interno dei quali la protezione dell'ambiente rappresenta un valore cardine..."), del sindaco di Ustica, Attilio Licciardi ("per fortuna la sinistra ha superato le posizioni integraliste sulla protezione dell'ambiente, e oggi è possibile elencare risultati come quelli che viviamo ad Ustica, praticando la pesca - turismo, o quel nuovo modo democratico e partecipato di vivere il parco marino che è già una grande novità da visitare e capire") del sottosegretario all'Ambiente, Valerio Calzolaio, che ha fatto una considerazione e due proposte (la considerazione: occorre più turismo nei parchi, ovviamente incentivando quello sostenibile; le due proposte: gli istituti di cultura italiani all'estero dovrebbero occuparsi anche di favorire l'afflusso turistico nei parchi, e si dovrebbe dar vita ad una Agenzia nazionale per il turismo naturalistico e sostenibile) e di Stefano Landi, responsabile del Dipartimento turismo (è possibile mettere a punto una collaborazione tra il
Coordinamento dei parchi e il Dipartimento turismo.
L'obbiettivo dovrà essere far crescere nelle aree protette la curva dei ricavi, ragionando meglio sul mercato dello stupore, sulle caratteristiche della rarità di ciascun parco e sulla sua particolare e specifica desiderabilità. Non serve l'Agenzia, da non augurare al peggior nemico, mentre occorre stimolare i molti soggetti oggi già attivi ad occuparsi meglio dell'argomento.
Non serve nemmeno qualche altra legge, in quanto la politica turistica la fanno i soggetti più che le leggi.), di Stefano Maestrelli, presidente del parco Migliarino San Rossore ("...pochi anni fa una iniziativa come questa sarebbe stata impensabile; oggi è possibile non solo svolgerla, ma partire dalle competenze espresse e dai livelli di associazionismo raggiunti per far compiere un decisivo passo avanti alla situazione anche nei punti che sappiamo essere in difficoltà e bisognosi di svolte), di Giuseppe Rossi, presidente del parco del Gran Sasso monti della Laga, di Piero Pigozzi, presidente del parco del Delta del Po (occorre una "imprenditorialità totale" dei parchi capace di orientare la domanda spontanea, ma a sua volta il Governo e le Regioni devono credere a questa nuova impostazione producendo leggi precise di sostegno a politiche mirate alla crescita del turismo ambientale), e poi di Gaetano Benedetto del WWF ("manca la capacità imprenditoriale, e la necessaria cultura negli amministratori locali"), di Mauro Conficoni, presidente della cooperativa Atlantide ("siamo passati da poche centinaia di milioni di fatturato, a due miliardi; oggi diamo lavoro fisso e stabile a quaranta ragazzi"), di Ermanno Bonomi, direttore del centro studi turistici di Firenze, di Fabio Renzi, responsabile nazionale dei parchi per Legambiente ("il parco è oggi una struttura affermata, e tuttavia occorrono nuovi e migliori servizi territoriali; il progetto APE è una delle opportunità concrete oggi perseguibili"), e di molti altri che non riporto, per non correre il rischio di dimenticarne qualcuno.


Fulvia Bandoli: una giornata importante

In ogni caso, nel pulpito da dove un tempo venivano letti libri edificanti per impegnare il tempo della refezione delle monache, in un singolare intreccio tra continuità e rinnovamento una benemerita struttura tecnica ha provveduto alla registrazione dell'intero dibattito, in modo da rendere possibile la pubblicazione del libro edificante chiamato atti del convegno. Leggendo il quale, le mie povere citazioni assumeranno un senso più ampio e compiuto, in quanto piccole parti di una giornata che a giusta ragione Fulvia Bandoli, responsabile nazionale delle politiche dell'ambiente e del territorio dei Democratici di sinistra, concludendo i lavori ha definito "importante".
La giornata è stata importante perché i due temi proposti all'attenzione degli intervenuti si sono intrecciati in una evidente ripresa di attenzione del discorso sulla qualità ambientale, che è un tema centrale per entrare davvero in Europa. Oggi la qualità ambientale è molto bassa, nel nostro Paese, e solo se su questo punto si assisterà ad un deciso cambiamento sarà possibile innovare e produrre con una nuova credibilità internazionale.
Se è questa la sfida, non si può neppure dire che tutti i parchi siano già pronti ad affrontarla. Molti di essi, sono già in cammino, ma non decolla una immagine complessiva, anche perché non esiste ancora una politica di sistema, prodotta dal Governo e dalle Regioni. Se non si guarda al sistema dei parchi come ad una unica istituzione complessa e ci si limita a interventi su singoli parchi o su singoli questioni settoriali, sarà difficile compiere quello scatto in avanti che pure la più grande industria esistente, quella del turismo, potrebbe attuare. Sulla legge 394 Fulvia Bandoli ha osservato che è la legge più applicata tra tutte le leggi che riguardano l'ambiente, ma che esiste anche la necessità di apportare alcune modifiche, funzionali. Il dialogo continuerà con tutti, e soprattutto con gli operatori del turismo ambientale, valorizzando e sviluppando i molti segnali di innovazione che pure oggi ci sono, nei parchi e non solo nei parchi.
L'intera Provincia di Siena è un esempio di come si possa lavorare sulla qualità globale impostando politiche che non si limitino alle sole aree protette, ma che riescano a coinvolgere intere collettività e l'intero sistema delle autonomie di un territorio vasto. Il richiamo di Fulvia Bandoli alla Provincia di Siena mi fa ricordare il convegno di Rimini promosso dall'Unione delle Province Italiane su "Ruolo e funzioni delle Province nella nuova legislazione turistica" (i cui atti sono pubblicati nel numero 3, marzo 1998, della rivista dell'Upi "Le Province") nel corso del quale si è molto approfondito il tema dei rapporti tra Regioni, Province e Comuni, entrando seriamente nel merito dei pregi e dei difetti della nuova legislazione turistica, senza tuttavia tenere presenti gli aspetti peculiari ed innovativi del turismo naturalistico e dei parchi. In quella sede Marcello Panettoni, presidente delI'Upi, concluse i lavori lodando la semplificazione normativa, ma chiedendo - giustamente - poche norme chiare, che diano indirizzi fondamentali utilizzabili dai vari livelli di governo del territorio.
Dopo la "giornata importante" che la "quercia" ha voluto dedicare al rapporto tra turismo e parchi, diventa sempre più essenziale operare affinché tra i pochi concetti generali delle nuove norme sul turismo che le Camere licenzieranno ci siano anche i principali concetti attorno ai quali si è dipanato il filo delle relazioni e degli interventi nella sala del Cenacolo del vicolo Valdina, in una giornata di fine maggio particolarmente incerta politicamente e meteorologicamente, e al cospetto del giovane genere Gesù Cristo con il dito puntato verso chissà che.
Magari verso un progetto di riforma della legge 394, oppure verso l'ultimo testo di legge sul turismo. In fondo, entrando dal vicolo Valdina oppure da via Campo Marzio, siamo sempre tra le mura di Montecitorio. Perché escluderlo?

Mariano Guzzini
Della redazione di "Parchi"