PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 24 - GIUGNO 1998 |
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Il Parco come metafora dello sviluppo sostenibile Paolo Giuntarelli |
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I parchi, non rappresentano solo polmoni verdi dove poter trovare rifugio e svago nel tempo libero, ma svolgono un'opera di modello e sperimentazione per giungere alla realizzazione pratica dello sviluppo sostenibile. Essi dimostrano che è possibile salvaguardare la salubrità del territorio senza tralasciare di sviluppare l'economia. La valutazione degli effetti di un parco è però qualcosa di più complesso, essa comprende in sé aspetti sociali, storici, giuridici e naturalistici, richiede conoscenze approfondite, in senso sia trasversale, nel tempo, che orizzontale, comparazioni: questi elementi sono tutti necessari al fine della esatta comprensione delle dinamiche che si instaurano in queste particolari aree territoriali. Al fine di attivare un filone di ricerca in questa direzione, abbiamo affrontato lo studio comparativo di indicatori socio-economici e di sviluppo utili a definire e a dettagliare "il Parco" a partire dalle informazioni fornite dal 13° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni 1991. Questo studio ha visto la costruzione, I'analisi e il confronto di alcuni indicatori appartenenti alle aree territoriali interessate dalla presenza del Parco Nazionale d'Abruzzo, del Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga e del Parco nazionale della Maiella (per comodità chiameremo questi parchi PDA, PGS e PDM). Tale scelta ha inoltre offerto ulteriori elementi di interesse e di ricchezza informativa: di questi tre parchi solo il primo, il PDA, è area protetta dal 1923, mentre gli altri due, il PGS ed il PDM sono stati istituiti con la legge quadro del 1991. Questa situazione ha reso possibile valutare immediatamente la validità della operazione statistica che si andava ad effettuare, perché ha permesso la comparazione, posto un anno zero, della realtà socio-economica di questi parchi permettendo l'individuazione delle linee di sviluppo e dei flussi che si instaurano tra due parchi di recente istituzione ed uno di più antica data e cosa ancor più importante, rendeva possibile, in via puramente teorica, poiché l'analisi svolta su di un solo censimento non esaurisce il bisogno informativo, di valutare l'efficacia dell'istituzione del parco nei riguardi dello sviluppo socio-economico della popolazione e del territorio su cui incide. |
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1. Approccio statistico/metodologico
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Sintesi comparativa L'analisi comparativa dei tre parchi, svolta secondo gli elementi costituenti la procedura operativa, per quanto riguarda la struttura della popolazione, fa emergere quanto segue: i tre parchi pur incidendo sulle stesse regioni o su regioni vicine l'una all'altra, risultano diversi sotto quasi tutti i punti di vista. Per quanto riguarda gli indici di vecchiaia e dipendenza, analogie possono essere trovate tra stificare l'affermazione che fenomeni in atto nella società italiana, nel bacino di utenza e nelle regioni coinvolte, vengano amplificati dalla presenza dell'area protetta: se certamente è errato dire che il parco abbia prodotto "invecchiamento" della sua popolazione, allo stesso tempo non si può evidentemente affermare che abbia messo in modo fenomeni tali da favorire lo sviluppo demografico. Comunque un maggiore studio sarebbe opportuno per quanto riguarda gli indici di ricambio e la densità, dal momento il PGS e il PDM, mentre l'indice di ricambio e il numero medio di componenti per famiglia, presentano forti variabilità fra tutti e tre i parchi. Il rapporto di mascolinità tende ad associare il PDM ed il PDA mentre la densità abitativa porta ad accomunare il PDA ed il PGS. Pur nella loro contraddittorietà, questi dati una situazione la evidenziano: il grado di forte invecchiamento e dipendenza, I'assottigliamento della popolazione in età da lavoro ed il basso numero medio di componenti per famiglia, fenomeni che colpiscono indistintamente tutti e tre i parchi ma in special modo il PDA. Una prima analisi degli indicatori della variabile "popolazione", sembrerebbe fornire elementi tali da giuche sembrano presentare aspetti poco chiari e contraddittori. Le valutazioni emerse durante l'analisi particolareggiata degli indicatori della variabile "Struttura socio-economica", convalidano e confermano quanto espresso per i flussi demografici: c'è una sostanziale affinità in positivo tra PGS e PDM ed un distacco in negativo dal PDA. Per quanto riguarda le abitazioni, notiamo che un dato con tendenza simile di estremo interesse è quello che vede il numero delle stanze diminuire con l'uso che ne viene fatto, come se le abitazioni venissero costruite avendo già in mente il loro futuro utilizzo o come se le abitazioni più grandi venissero destinate appositamente ad uso abitativo stanziale, il che è di una certa significatività per quanto riguarda la comprensione del livello di benessere economico. Nell'uno o nell'altro caso questa situazione sta a dimostrare la presenza di un surplus economico e abitativo, poiché costruire una casa con un numero variabile di stanze a seconda dell'uso indica che si è superata l'emergenza abitativa e che si è nella possibilità di programmare ed investire per il futuro, il che non è propriamente sintomo di depressione economica (sarebbe ulteriormente interessante conoscere la natura sociale delle ditte che hanno edificato le abitazioni). Gli indicatori più anomali risultano essere quelli relativi alle "abitazioni non occupate", "abitazioni utilizzate per vacanza" e "abitazioni non utilizzate". Ad una lettura analitica di questi dati non corrisponde una griglia di risposte congruenti con le ipotesi iniziali. Ci aspettavamo di trovare corrispondenza fra destinazione della zona, utilizzo delle case e flussi demografici. Tale corrispondenza non sempre si verifica. Non è chiaro l'utilizzo per cui vengono destinate alcune abitazioni. Il fatto che le abitazioni occupate siano superiori a quelle non occupate, per quanto riguarda il PDA, è conforme alla natura della zona ed ai flussi demografici, quello che non convince è il 28% di abitazioni non utilizzate: infatti anche se la percentuale delle abitazioni non occupate è la più alta, la percentuale delle abitazioni utilizzate per vacanza sulle abitazioni non occupate è la più bassa dei tre parchi, mentre in realtà riteniamo che dovrebbe essere l'opposto. Ovviamente i tre parchi incidono tutti su aree a forte vocazione turistica e ricreativa, data la loro bellezza e amenità, ma l'antica istituzione del PDA dovrebbe lavorare al fine di incentivare e arricchire questa sua naturale predisposizione. Quello che vogliamo affermare è che riteniamo che non vi sia congruità tra le dichiarazioni d'uso e l'effettivo impiego delle abitazioni, detto in altri termini vi sono fondati elementi per supporre che vi sia una reticenza al fine di favorire l'evasione fiscale. In ogni caso questo dato contribuisce ad arricchire il livello di informazioni necessarie a definire il reale livello di statu socio-economico. L'indicatore di attività edilizia offre ulteriori elementi di analisi: I) indica che la creazione del PDA non ha determinato un blocco dell'edilizia, infatti abbiamo la presenza di più del 50% di abitazioni non occupate e di una attività edilizia che nel corso degli anni si è mantenuta in linea seppure in misura minore, con quella degli altri parchi; 2) il forte rallentamento spontaneo dell'edilizia in tutti e tre i parchi dovrebbe dare adito a malcontenti da parte di una popolazione che già saturato il bisogno abitativo e che, visti gli indici demografici non sembra doverne avere ulteriore necessità. L'analisi degli indici occupazionali evidenzia una situazione che pur essendo difficile in tutte le aree protette che stiamo analizzando, assume aspetti di difficile gestione soprattutto nel PDA, dove è presente un tasso di disoccupazione giovanile del 43, 6% ed un tasso di disoccupazione del 20%. Da sottolineare lo scarso impulso che riceve l'attività imprenditoriale e quella autonoma, nonché l'eccessivo impiego della popolazione in agricoltura e nell'industria. La situazione dell'istruzione è preoccupante nella stessa misura di quella occupazionale, il tasso di analfabetismo è molto alto ed il numero di laureati e diplomati molto basso. Percentualmente solo il PGS sembra mostrare segni di ripresa, raggiungendo i non certo sensazionali risultati nazionali. Risulta evidente che cultura ed occupazione sono fortemente correlati anche se non direttamente dipendenti, poiché il livello di istruzione è un indicatore che comprende elementi che travalicano la limitatezza dell'area soggetta a tutela e ineriscono problematiche sociali di ben più vasta portata, così come per l'occupazione, con la differenza che quest'ultima viene a dipendere anche da elementi geografici, strutturali e politici che possono trovare, rispetto a quelli educativi, diversa e ben più rapida soluzione. Intendiamo dire che migliorando il livello culturale si può migliorare anche l'aspetto economico e sociale e viceversa, ma non basta, vi devono essere, o meglio, devono essere poste in essere condizioni politiche e strutturali che consentano alle migliorate condizioni economico/occupazionali di accompagnare e precedere, in una certa misura, lo sviluppo culturale di una popolazione. Nell'insieme, possiamo affermare che i tre parchi pur presentando realtà diverse, offrono la possibilità di effettuare delle generalizzazioni: emerge, infatti, una chiara correlazione tra PGS e PDM, che colloca queste due zone, divenute parchi proprio nel 1991, in una situazione socioeconomica nettamente più positiva rispetto a quella manifestata dal PDA. Possiamo, dati alla mano, affermare che il PDA sembra non aver, fino ad ora, raggiunto i risultati sperati, per quanto riguarda l'obiettivo secondario che l'istituzione di un parco, indirettamente si prefigge, ovvero l'integrazione tra popolazione e politiche di tutela dell'ambiente allo scopo di contribuire all'edificazione dello sviluppo sostenibile nella società italiana; tutti gli indicatori sono chiari. La conferma a quanto sopra arriva dalla comparazione effettuata fra le due variabili: le tendenze evidenziate dagli indicatori della popolazione ricevono sostegno e convalida dalle analoghe tendenze manifestate dagli indicatori socio-economici. Il quadro che si delinea con chiarezza è quello di una zona che ha visto aggravati i già noti problemi strutturali che l'Abruzzo e l'Alto Lazio presentano. Si ha l'idea di trovarsi di fronte ad un'area in "stand-by", indecisa su come muoversi: consapevole della ricchezza del suo territorio ma incapace di farne uso o messa nella condizione di non adoperarla, perennemente appesa al filo della scelta tra prosecuzione della dipendenza assistenzialista o avvio di una fase di sviluppo imprenditoriale qualitativo e sostenibile. Quello che sarebbe facile affermare è che l'istituzione del Parco ha prodotto un freno se non un regresso del quadro socio-economico locale, ma oltre che facile sarebbe una supposizione frettolosa e superficiale: con questa analisi non abbiamo effettuato una valutazione dello sviluppo degli indicatori nel corso degli anni, dal 1923 in poi, abbiamo solo posto a confronto tre aree nella stessa unità di tempo e quanto sopra è il quadro che ne è scaturito. Si potrebbe anche ipotizzare che grazie alla istituzione del Parco nazionale d'Abruzzo la qualità di vita delle popolazioni si migliorata o per inverso che sia ancor più peggiorata, per far ciò sarebbe però necessario effettuare una analisi longitudinale, nel tempo, e trasversale, con altri parchi. Quello che abbiamo voluto evidenziare con questo lavoro è lo studio dello status quo di tre aree, ora tutte soggette a tutela ma di cui, nel 1991, solo una lo era ed un metodo di ricerca che può dare buoni frutti se applicato in grande scala. Sarebbe inoltre interessante analizzare è se la situazione che abbiamo trovato si attribuibile a carenze da parte delle amministrazioni che, a tutti i livelli, si sono succedute dal 1923 oppure ha fenomeni sociali ed economici che la creazione stessa del parco ha avviato. Per ottenere tale risultato sarà necessario sia attivare un quadro di ricerca come quello evidenziato sopra sia attendere i risultati del futuro censimento per vedere se anche il PGS ed il PDM seguiranno lo stesso destino del PDA. In conclusione possiamo affermare che pur essendo necessari ulteriori approfondimenti, soprattutto nel PDA vista la sua particolare zonazione, le valutazioni emerse in questa analisi, hanno fornito elementi di riflessione sul passato e sul futuro possibile sviluppo di queste aree protette che, riteniamo, possano fornire un contributo utile alla soluzione dei problemi socioeconomici che colpiscono i tre parchi. Il parco deve essere un laboratorio per la promozione dello sviluppo sostenibile, per ottenere ciò deve essere gestito in modo da accentuare le ricchezze e peculiarità e limitare gli svantaggi dovuti ai necessari vincoli. Esso deve essere un elemento complementare alla comunità locale e non avulso, in caso contrario si instaurano conflitti e dissensi che risultano essere di freno e peso alla valorizzazione dell'area, questa integrazione si ottiene solo se l'estraneità non si supera limitando la funzione di vincolo del parco rispetto all'economia locale, ma ampliando l'offerta di opportunità economiche orientate a promuovere certe attività anziché limitandone altre e questo richiede integrazione economica e una politica attiva. |
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