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Parchi in festa a Catania: una colorata vetrina sulla multiforme realtà delle aree protette, presenti per mettere in mostra le proprie peculiarità e offrire ai visitatori l'insolita opportunità di avere, sotto mano, tutte insieme, le bellezze naturalistiche dell'intera penisola dal Gran Paradiso a Lampedusa.
Ma prima di archiviare negli scaffali della Federazione anche la terza edizione della Festa nazionale di Parchi vale la pena di tentare qualche riflessione, alla ricerca dei significati di quest'ultima festa in salsa siciliana.
Innanzitutto, è opportuno spendere ancora qualche parola sui dati quantitativi: sia per la partecipazione degli enti gestori (enti presenti) che le stime sull'afflusso di visitatori (circa 5.000 nei tre giorni e mezzo di apertura al pubblico) inducono a considerare un successo la manifestazione, successo che suona come un riconoscimento per la coraggiosa scelta della Federazione di portare ogni anno l'evento in un posto diverso della penisola, affrontando difficoltà sempre diverse.
Dopo Pisa e Torino quella di Catania è stata la prima edizione a tenersi nel Mezzogiorno e naturalmente tutti gli occhi erano puntati sugli stand dei parchi meridionali e siciliani in particolare, che sono accorsi numerosi a mostrare le straordinarie ricchezze naturalistiche e antropologiche di cui dispongono.
Per il sistema siciliano delle aree protette, in particolare, è stata una preziosa occasione di presentarsi come una realtà in evidente crescita.
Anche per alcuni addetti ai lavori è stata una piacevole sorpresa scoprire, dagli incontri con i rappresentanti degli enti gestori siciliani, che in quella regione, malgrado le oggettive difficoltà, la natura è oggi protetta e incomincia ad essere fruita dai cittadini. Sfogliando lo speciale di "Parchi" dedicato a "Parchi e riserve in Sicilia", che è stato realizzato e distribuito in occasione della Festa, appare evidente l'impegno dei gestori nel preservare quelle parti del territorio dell'isola che sono scampate al tumultuoso sviluppo edilizio che ha accompagnato la crescita economica degli ultimi 30 anni. E soprattutto, leggendo le pagine dello speciale "Parchi", si percepisce chiaramente la volontà dei gestori di costituire nella regione un "sistema" di aree protette che abbia al suo interno dei processi di interscambio delle conoscenze, che si presenti in maniera unitaria di fronte all'opinione pubblica ed ai referenti istituzionali. Un importante passo in questa direzione è stato compiuto con la costituzione, ad aprile 1998, del Coordinamento siciliano delle aree protette, che proprio nella Festa e nella prima Conferenza regionale delle aree protette ha trovato il suo battesimo ufficiale. Al Coordinamento siciliano hanno aderito fino ad oggi 11 enti gestori, che nel complesso rappresentano - così lo definisce Salvatore Giarratana, segretario del Coordinamento - un "caleidoscopio di soggetti, che raccoglie enti parco, associazioni ambientaliste, un Comune, un parco minerario, I'azienda foreste demaniali, mentre si attende l'adesione delle Università, che verranno presto chiamate dalla Regione a gestire delle riserve naturali". Dal punto di vista dei risultati gestionali va detto che il "caleidoscopio" descritto da Giarratana, sta iniziando a funzionare egregiamente, grazie alla singolare previsione della legislazione regionale che ha consentito l'affidamento in gestione di numerose riserve naturali alle associazioni ambientaliste. Ciò ha fatto sì che risorse umane giovani e fortemente motivate siano state incaricate di dare concretezza ai progetti per i quali l'ambientalismo siciliano si batte da sempre. Con il prevedibile risultato che l'attivismo dei giovani gestori di provenienza ambientalista ha fatto impallidire le timide iniziative di certe province, ma anche con l'altrettanto inevitabile conseguenza che le associazioni ambientaliste si trovano adesso a rivestire il duplice ruolo di controparte delle istituzioni (nella qualità di rappresentanti di un pubblico interesse, qual è il diritto all'ambien-te) ed istituzioni esse stesse che (contrattano e gestiscono finanziamenti pubblici, che comminano sanzioni e concedono autorizzazioni). Una "anomalia" che ha, senza dubbio, sollecitato la sonnacchiosa burocrazia regionale, e che ha finito con il rappresentare - in molti casi - un esempio da imitare per altri enti gestori, ma che pure "anomalia" (per la confusione di ruoli che finisce con il costituire) resta. Del resto, la "specificità" siciliana in tema di aree protette sarà nuovamente all'ordine del giorno - come ci ha anticipato Bino Li Casi, che è stato nominato coordinatore dell'associazione degli enti gestori della regione dalla 2a conferenza regionale delle aree protette che si terrà nel prossimo mese di aprile, quando probabilmente verrà posto nuovamente sul tappeto anche lo spinoso problema dei rapporti con la Regione Siciliana, della necessità per gli enti gestori di avere un unico interlocutore e non una pluralità di soggetti e di uffici con cui mantenere i collegamenti. Per intanto la Festa di Catania ha offerto una preziosa opportunità ai gestori delle aree protette siciliane per mostrare proprio ai loro interlocutori principali, ai siciliani che debbono dare forza con le loro scelte politiche alle politiche di conservazione della natura, le realizzazioni che stanno, seppur faticosamente prendendo corpo. A cominciare dai tre parchi regionali (Etna, Madonie, Nebrodi) che hanno significativamente promosso congiuntamente la realizzazione della Festa in Sicilia, anche se ciò ha inevitabilmente comportato una dose supplementare di oneri organizzativi e di azioni di Coordinamento tra i 3 enti. Nel folto schieramento di stand presenti nei tre piani che il centro fieristico "Le Ciminiere" di Catania ha dedicato ai parchi e riserve, erano ben rappresentate molte altre aree protette del Mezzogiorno che non hanno voluto mancare all'appuntamento con l'annuale incontro organizzato dalla Federazione italiana dei parchi e delle riserve naturali.
C'erano gli entusiasti esponenti dei Parco del Pollino, così come i rappresentanti del vicino Parco del Cilento impegnati a dare conto di realtà che si muovono in contesti socio ambientali difficili, in cui è facile che l'Ente Parco finisca per essere considerato l'ultima invenzione della politica assistenzialistica, facendo nascere errate aspettative nelle popolazioni locali. A Catania non è mancato neanche, fra i parchi meridionali, lo stand del Parco dell'Aspromonte, più spesso conosciuto quale santuario dei sequestratori piuttosto che quale straordinario bene ambientale.
E invece lo stand del Parco stava lì a mostrare i prodigi che la natura e l'uomo (artigiano, coltivatore, pastore) hanno saputo compiere sui costoni di quella montagna selvaggia e bellissima. Certamente la vetrina della Festa dei Parchi non poteva nascondere i ritardi delle aree protette del sud, la lentezza con cui camminano nel campo della fruizione, l'incapacità di stimolare nelle realtà locali delle iniziative economiche che si colleghino positivamente alle politiche di tutela, finendo così con il suscitare solo aspettative occupazionali legate alle assunzioni dirette che ciascun ente gestore è in grado di operare.
Ma accanto alla presenza, certamente caratterizzante, dei parchi meridionali, va sottolineata la massiccia e qualificata partecipazione alla Festa di Catania degli enti gestori provenienti dalle altre regioni italiane che hanno affrontato l'impegnativa trasferta in Sicilia per dimostrare l'unitaria condivisione di valori che la Federazione è impegnata a tutelare.
In conclusione, se una critica va fatta alla Festa di Catania (ma che vale, seppur in maniera diversa, anche per le precedenti edizioni) essa va riferita alla struttura complessiva della manifestazione che, pur con la consueta cornice di convegni e tavole rotonde, assomiglia più ad una mostra che ad una festa.
Il personale suggerimento che ritengo di lanciare ai futuri organizzatori della manifestazione è quello di invitare gli enti partecipanti ad arricchire i propri stand con più attività dimostrative, con più "testimoni" delle rispettive realtà, in modo da evitare che una manifestazione dedicata ai Parchi (creatura viva per antonomasia, impasto di fenomeni naturali e creatività dell'uomo) finisca con l'assomigliare ad una qualsiasi "borsa" del turismo: che peccato, insomma, se la straordinaria ricchezza delle aree protette italiane dovesse essere solo rappresentata dalle centinaia di depliant che ciascun visitatore porta a casa!
* redazione di Parchi |