PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 25 - OTTOBRE 1998 |
||
Il Parco Nord Milano, 1983-1998: riflessioni sopra un' esperienza Francesco Borella* |
||
C'è una macchia verde sulla carta di Milano dove la metropoli si confonde col suo hinterland settentrionale: è il Parco Nord Milano, Bresso, Cinisello, Balsamo, Cormono, Cusano Milanino e Sesto San Giovanni. Una legge della Regione Lombardia negli anni settanta ha protetto quest'ultimo spazio inedificato con l'istituzione di un parco di cintura metropolitano, oggi in avanzato stadio di realizzazione, destinato a divenire il grande polmone verde del Nord milanese. In poco tempo un'area marginale e degradata, senza alcuna significativa presenza di verde, si è riqualificata trainando, positivamente anche se lentamente e gradualmente, in questo processo di recupero ambientale e urbanistico, l'intero settore metropolitano. E' questa l'area del parco più conosciuta e frequentata dai cittadini, è questa l'area che viene immediatamente identificata come Parco Nord; interventi di un certo peso e rilievo sono stati compiuti anche nel settore occidentale, ma più discontinui e sporadici. Un terzo circa dell'area (200 ettari) appartiene al secondo gruppo, quello delle aree disponibili, ed è rappresentato dalle attrezzature e dai servizi pubblici o di uso pubblico o comunque dall'edificazione anche privata consolidata e immodificabile (se non eventualmente, in tempi lunghi) e comprende le aree incluse nella zona edificabile dal Piano Territoriale di Coordinamento (20 ettari circa), l'ospedale Bassini, il Centro scolastico, i cimiteri di Brusuglio e di Bruzzano, due centri sportivi comunali, alcuni campi di calcio in concessione a società sportive, alcune attrezzature sportive private; comprende Vialla Manzoni e il relativo parco; comprende infine l'area aeroportuale e militare, tuttora demaniale e pertanto indisponibile (anche se vi sono fondate speranze di poterne acquisire una significativa porzione per la sistemazione immediata a verde). L'ultima porzione dell'area vincolata comprende le aree in attesa, potenzialmente disponibili per la trasformazione a verde, di alcune di esse l'acquisizione e la sistemazione a parco è anzi già progettata e programmata a tempi relativamente brevi: si tratta o di aree agricole aventi collocazione strategica per il completamento dei progetti consortili o per la continuità dei percorsi ciclopedonali del parco, oppure di aree degradate delle quali si ritiene urgente il - recupero ambientale. Come si è giunti a questo risultato? Quali, sinteticamente, le tappe essenziali del processo di istituzione, progettazione e realizzazione del parco. All'idea del Parco Nord possiamo attribuire una data di nascita: il 1967. In quell'anno l'assemblea dei Sindaci del P.I.M. (il Centro Studi Piano Intercomunale Milanese, istituito con l'obiettivo di elaborare un piano urbanistico di livello sovracomunale per l'area metropolitana) approvava il primo schema di "progetto generale di piano". Il primo decennio (1973-1982) era dedicato all'attività di pianificazione urbanistica del territorio e di inizio della progettazione del parco; è del 1980-81 il primo intervento concreto di grande portata: l'acquisto delle aree di proprietà della Breda Finanziaria, dell'estensione di circa 120 ettari (un quinto dell'area vincolata); acquisto che aveva consentito al Consorzio di disporre di un primo nucleo compatto di aree sulle quali avviare i primi interventi. Per l'inizio della fase realizzativa si doveva attendere il 1983, quando una prima porzione dell'area ex Breda veniva rimboschita, secondo le metodologie della forestazione urbana, con la messa a dimora di circa 10.000 pianticelle.
Né va taciuto, ed anzi opportunamente sottolineato, come in tale scelta del progetto "aperto", accanto alle incertezze sopra richiamate del quadro complessivo, siano state determinanti anche quelle relative allo "stato dell'arte", dell'architettura del paesaggio e della progettazione delle grandi aree verdi e degli spazi aperti, nel nostro paese (un secondo "esame di realtà", dunque, non meno importante del primo), sicché si è scontata, nell'esperienza del Parco Nord, una fase iniziale di ricerca inquieta, quasi di "andare a tentoni", di umile sperimentazione di tecniche e di modelli desunti dalle esperienze e dalla documentazione di altri paesi, con adattamento per quanto possibile alle condizioni locali, spesso sensibilmente diverse. Di queste scelte progettuali essenziali, che si sono definite negli scorsi anni per il settore orientale (quello del "campo di volo") e che si stanno definendo oggi per il settore occidentale(quello più milanese) mi sono assunto in questi anni, nel bene e nel male, la responsabilità; non senza, tuttavia, un continuo supporto di collaborazioni in merito, che è prerogativa e ricchezza del metodo scelto e di quell'Ufficio del Parco che ne è stato il coerente strumento operativo (due nomi su tutti, per altrettanti doverosi riconoscimenti e sinceri ringraziamenti: quello dell'arch. Andreas Kipar, prezioso consulente per gli aspetti progettuali, e quello del geom. Roberto Zanata, insostituibile collaboratore per tutti gli aspetti gestionali e, proprio in tale ruolo, importante interlocutore anche nel momento progettuale). Il rischio di tale approccio poteva essere infatti quello di una certa eterogeneità di risultati, di una certa giustapposizione e successione di linguaggi e "filosofie" progettuali,; di frantumare il parco in tanti episodi slegati e disomogenei, laddove l'obiettivo era invece di comporre per successivi tasselli ed interventi un "sistema di verde" carattere di unità e coerenza; pericolo questo reale che, nel nostro caso, è stato evitato grazie all'aver potuto governare l'intera operazione attraverso una struttura consortile, una équipe di progettazione e gestione cresciuta in parallelo col Parco e che ho avuto l'opportunità di organizzare e dirigere fin dal suo nascere. E questo è un altro aspetto della realtà Parco Nord che merita certamente una sottolineatura: all'interno di un ente pubblico (il Consorzio lo è a tutti gli effetti) è stato possibile formare, tenere compatto e far crescere nel tempo, adeguandolo alle esigenze via via crescenti, un gruppo che ha pilotato e governato l'intero processo e che ora è in grado di garantire la gestione del parco: dalle poche unità iniziali alle 40 persone circa oggi, cui vanno aggiunti alcuni consulenti, alcuni obiettori di coscienza, un numero variabile di operai stagionali per parecchi mesi all'anno e, importante, una sessantina di guardie ecologiche volontarie, con compiti di vigilanza: un bel gruppo, ad un buon livello di competenza, di motivazione, di coinvolgimento in questa avventura realizzativa. Coinvolgimento che in buona misura si estende, sia pure a livelli diversi, e nonostante la scarsità di pubblicazioni e di diffusione sistematica di informazioni da parte del Consorzio, ad uno strato relativamente ampio di cittadini della zona, di tecnici e amministratori locali, di opinione pubblica, di stampa locale e infine di "amici del parco", che si sono riuniti anche in associazione e che collaborano fattivamente, volta a volta a difendere, a stimolare, a promuovere, a sensibilizzare, a rivendicare, a fare insomma tutto ciò che un' associazione di cittadini organizzati su di un obiettivo di interesse collettivo può e deve fare; e che, per far questo, hanno anche dato vita ad un periodico, nel quale sono efficacemente dibattuti i vari problemi della vita del parco, sono attentamente seguite le tappe della sua crescita, sono descritti progetti che ne sono lo strumento. Un buon livello dunque di partecipazione alla vita del Parco, che non passa attraverso alcuna forma di "ascolto strutturato", ma che vive di una prassi di interlocuzione costante (non priva ovviamente di momenti di conflittualità), di un ascolto reale, di fatto. Altro punto importante di questa riflessione sull'esperienza Parco Nord, cui già più volte si è accennato per inciso, è l'esperienza di gestione e anche questa è una novità metodologica non da poco per il nostro paese soprattutto. Un parco gestito: non cioè un parco realizzato "inaugurato" e poi abbandonato a se stesso (e spesso agli usi più impropri e ai fruitori meno compatibili) ma curato giorno per giorno, sotto il profilo della manutenzione ordinaria e straordinaria, delle cure colturali, dell'irrigazione di soccorso, della vigilanza, della pulizia e, in misura sempre maggiore, anche della promozione ed animazione, della organizzazione cioè e dell'accoglimento di feste, incontri, manifestazioni varie, sempre selezionati sotto il profilo dell'interesse collettivo e della compatibilità col Parco. Viene cioè rivolta grande attenzione a far vivere il parco, a farne non solo un grande spazio per la ricreazione e il tempo libero, ma anche occasione e momento educativo per i cittadini e, in particolare, per i giovani e le scolaresche, per le quali è organizzato un servizio di visite guidate ed un'attività specifica di educazione ambientale. L'esperienza ci ha insegnato che quello della gestione è uno degli aspetti più delicati dell'operazione parco; inutile fare un parco se non si è in grado di gestirlo (e la gestione deve cominciare subito, il giorno dopo la chiusura del cantiere); una cattiva, insufficiente o, peggio, inesistente gestione incide a breve termine sulla qualità stessa del parco, spesso sulla sua sopravvivenza. Il Parco Nord, oggi, è dunque una scommessa vinta, un grande parco realizzato, gestito, partecipato. La riprogettazione di tale situazione irrisolta, di tale "fascia dei contrasti", sarebbe assai importante per ridefinire le relazioni parco-città nella zona d'interfaccia, una delle zone più delicate del parco; ed è evidente che tale riprogettazione, oltre che operazione di ridisegno, dovrebbe soprattutto consistere di ricollocazione di funzioni pubbliche o di interesse pubblico, servizi, attrezzature sportive, ricreative, culturali, parcheggi diversamente da alcuni recenti progetti di parchi per Milano", che sembravano piuttosto ipotizzare per i bordi parco una indiscriminata edificazione); ora, evidentemente tale progetto non compete al Parco, e non sempre l'interlocuzione tra enti pubblici è di fatto facile e concretamente praticata. Se il parco da solo non risolve dunque i problemi strutturali della città e non può supplire alle carenze complessive del progetto urbano, che vanno affrontate come tali, si deve e si può tuttavia aver fiducia nella forza del processo innescato, il cui irradiarsi in qualche misura è già oggi visibile nei tessuti insediativi circostanti. Nonostante l'impossibilità di incidenza diretta sul "bordo parco" e sulle aree esterne non è esagerato affermare che il Parco è fattore rilevante e insieme motore di una trasformazione territoriale di vasta portata, parte essenziale del processo di riprogettazione della città che in questa fase e in questo settore metropolitano caratterizzato da fenomeni di deindustrializzazione e di grandi trasformazioni e riassetti "epocali", assume significati particolarmente rilevanti e si pone dunque come compito primario, eminente e non dilazionabile (senza con questo indulgere ad una rappresentazione consolatoria del Parco come "isola felice" né come alibi per non vedere il degrado circostante - caro Di Fidio - sono come sempre d'accordo con te! ma, anzi, facendo di questa "scommessa di qualità ambientale" che è il Parco il no più perentorio all'accettazione dell'assuefazione al degrado). Il Parco Nord, tenuto conto dei progetti già avviati o già finanziati e che si andranno a realizzare nei prossimi anni, si può considerare, nella sua struttura essenziale, nella sua ossatura portante, completato. Entro pochi anni, sarà disponibile per i cittadini un sistema continuo di aree verdi pubbliche (in parte intersecato e interconnesso ad aree agricole ancora private e a grandi attrezzature pubbliche già esistenti: scuole, ospedali, cimiteri, attrezzature sportive, aeroporto) costituito essenzialmente di boschi, prati, filari, cespugli, laghetti e corsi d'acqua e comprendente, in prossimità dei nuclei abitati, aree per il gioco di anziani e bambini, orti ed attrezzature leggere per la vita all'aria aperta; tale sistema di aree verdi sarà servito e traversato da un sistema diffuso di percorsi ciclopedonali, finalizzato sia alla migliore fruizione della aree del Parco, sia alla interconnessione più diretta, con viabilità "alternativa", di tutti i nuclei abitati che circondano il Parco (tra di loro, con il Parco e con le attrezzature comprese nel Parco o contigua ad esso). Non tutto è finito, non tutto è perfetto; ancora molto resta da fare e, in qualche caso, da correggere, da riqualificare, da "reinventare". Ma il processo è innescato, la metodologia è definita e consolidata, l'approccio al problema si è rivelato positivo, la squadra è solida e discretamente affiatata, le forme di partecipazione sono soddisfacenti e, soprattutto, irreversibili. * progettista e direttore del Parco Nord Milano
Il "prospetto generale delle spese", dal 1973 (cioè dall'anno della costituzione) ad oggi, è molto importante per capire quanto è costato il parco e quanto costa ogni anno farlo diventare più grande e "gestirlo", cioè tenerlo pulito, curato, sorvegliato. (Esiste ovviamente un'analoga tabella, quella relativa al "prospetto generale delle entrate", qui non pubblicato, dalla quale si potrebbe capire in quale misura ha versato contributi il Parco ogni anno, e quindi quanto ha contribuito alle spese ciascun Comune consociato, la Provincia, la Regione Lombardia). Cosa dice, in sintesi, questa tabella? Che per investimenti cioè per realizzare il parco, sono stati spesi in tutti questi anni circa 35 miliardi si badi bene, in lire non rivalutate, cioè sommando le cifre desunte dai bilanci consuntivi dei vari anni senza "rivalutarle" cioè senza riportarle al valore odierno della lira); e che, di questi circa 25 miliardi sono stati spesi per acquistare le aree necessarie e per ristrutturare la sede e gli immobili consortili, mentre circa 10 miliardi sono stati spesi per le opere, per realizzare il Parco. Ad oggi, la superficie attuale delle aree verdi del Parco, è di circa 2.500.000 mq. comprensivi cioè di aree relativamente finite e consolidate, sia nelle opere a verde che nei percorsi che nelle attrezzature, e di altre aree invece appena preinverdite, magari con rimboschimenti di un anno e pianticelle esili alte un metro appena, aree quindi queste ultime che si presentano ancora poco strutturate e non fruibili. Sono dunque stati spesi 10 miliardi complessivi, per la sistemazione a verde, ad uno stato di attuazione molto diversificato, come sopra precisato, di circa 2.500.000 mq; spesi poco a poco in quasi vent'anni (l'acquisto delle aree e l'attuazione del Parco sono iniziati nell'80). Vale a dire che con 10 miliardi sono stati realizzati tutti i rimboschimenti e le opere a verde, tutti i percorsi e le passerelle, tutti i movimenti di terra, gli sgomberi, le bonifiche ambientali, la montagnetta, tutte le attrezzature, gli orti, il teatrino, i laghetti, i campi bocce, la segnaletica, le panchine, le fontanelle, i cestini dei rifiuti, ecc., tutto compreso, compreso anche l'acquisto delle macchine agricole e degli automezzi per la vigilanza e per l'ufficio tecnico; esclusi solo l'acquisto delle aree, gli indennizzi ai conduttori agricoli, la ristrutturazione e l'arredo della sede del parco e degli uffici. Prima considerazione, non di poco rilievo: se avessimo dovuto attendere la disponibilità economica complessiva dell'intera somma per indire la gara d'appalto per l'attuazione del progetto "pronto effetto", secondo il metodo consueto delle pubbliche amministrazioni, con ogni probabilità saremmo ancora in attesa di cominciare. Nell'altra colonna della tabella, l'ultima a destra relativa alla spesa corrente, possiamo vedere quanto è costata la manutenzione e gestione del parco (compreso il costo del personale consortile e degli amministratori) nei vari anni: costo complessivamente di 18,3 miliardi circa, dal 1973 al 1977 compreso (sempre in lire non rivalutate). Questa colonna ci mostra con evidenza che nel primo decennio 73-83, quando non esisteva ancora il problema di gestire il parco (perché di parco realizzato non ce n'era neanche un metroquadro), la spesa corrente era molto contenuta (e riguardava principalmente i costi di progettazione generale); che dall'84 all'89, periodo in cui si è cominciato a realizzare il parco e quindi a dover assumere personale e ad avere le prime spese di manutenzione e gestione, lo spesa corrente ha cominciato progressivamente a salire; e che, infine, negli anni '90, nel periodo cioè in cui il parco si è progressivamente assestata e ampliata fino ai livelli attuali (e parallelamente e conseguentemente il Consorzio ha ampliato il suo organico) la spesa corrente è lievitata dal miliardo all'anno del '90 fino ai circa 2,8 miliardi del '97, costo annuo di gestione del parco oggi. Oggi; e domani? Previsione non difficile: il ritmo di crescita del parco è tale (in relazione ai progetti in attuazione e alle previsioni di ulteriori espansioni per il prossimo futuro) che, fatalmente, anche i co sti di manutenzione e gestione, vigilanza, pulizia e organizzazione generale non potranno che lievitare ulteriormente, e ciò nonostante tutti gli sforzi in atto di razionalizzazione e contenimento della spesa, che comunque, va sottolineato, rispetto agli standard sia italiani che europei - in termini di costi per metro quadro di superficie a parco - è già molto contenuta. |