Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 25 - OTTOBRE 1998
 

Verso e oltre la Carta della Natura.
Il Centro Giacomini da Pavia a Gargnano



Premessa
Per il 1998, il Centro Studi Valerio Giacomini ha individuato, come tema conduttore delle proprie iniziative annuali, quello della "Carta della natura", lo strumento introdotto dalla legge quadro sulle aree naturali protette per individuare lo stato dell'ambiente naturale in Italia, evidenziandone i valori naturali ed i profili di vulnerabilità territoriale (art. 3,1. 394/91).

Questo tema, particolarmente affine alle problematiche affrontate da Giacomini, era stato individuato tra quelli prioritari già nei primi atti fondativi del Centro Studi"' ed in effetti si è rivelato, negli ultimi tempi, di particolare attualità e di sicuro interesse sia per gli operatori delle aree protette che per i diversi studiosi coinvolti a vario titolo nelle attività di ricerca inerenti la "Carta della natura".

Si è registrato, in particolare, a partire dalla pubblicazione della deliberazione di approvazione ministeriale del Programma operativo per la Carta della natura,(2' un significativo interesse degli addetti ai lavori per gli sviluppi e le ricadute di questa operazione, legato, tra l'altro, agli interrogativi (emersi tra l'altro anche nel corso della I~ Conferenza Nazionale sulle Aree Protette di Roma) relativi al coordinamento dell'iniziativa con le attività già poste in essere dal Ministero dell'Ambiente in attuazione delle direttive Comunitarie (Programma "Bioitaly"), come pure all'evidente funzione propedeutica della "Carta della natura" per l'individuazione delle "linee fondamentali di assetto del territorio", come previsto dalla stessa L. 394/91 e richiamato dal medesimo programma operativo. Altri interrogativi, inoltre, hanno riguardato gli aspetti di coordinamento e di eventuale "contaminazione" con le esigenze conoscitive e di programmazione degli interventi della Pubblica Amministrazione per affrontare il dissesto idrogeologico del Paese, soprattutto in concomitanza con i tragici eventi calamitosi che hanno funestato l'Umbria e le Marche nell'autunno del 1997, anche in considerazione delle conseguenti proposte di riordino delle competenze ministeriali.

Non ultime, tra le altre, sono come sempre emerse le preoccupazioni di numerosi amministratori a proposito di una possibile "centralizzazione" dell'iniziativa, tale da escludere le Autonomie locali sia dalle responsabilità propositive sia dalle prospettive di concreto utilizzo degli strumenti conoscitivi che il programma ministeriale si avvia a produrre.

Per questo, si è voluto che il tradizionale appuntamento di Gargnano fosse preceduto da una giornata di seminario, nel corso della quale fosse possibile uno specifico approfondimento tecnico su "materiali e metodi", vale a dire sui presupposti relativi alla formazione di uno strumento conoscitivo che garantisca, in primo luogo, quei requisiti di validità scientifica, in termini disciplinari, interdisciplinari e metadisciplinari, che sono richiesti senz'altro, anche alla luce degli insegnamenti di Giacomini, affinché possa costituire una base attendibile e quindi utile per la definizione delle misure di salvaguardia da porre in essere per la tutela dell'ambiente naturale ed in generale per il miglior governo del territorio nazionale.

Si è voluto evitare, comunque, che anche in questo prologo più squisitamente scientifico la discussione si esaurisse in un dibattito eccessivamente accademico, stimolando dunque l'attenzione dei partecipanti sugli aspetti più operativi della "Carta della natura", con particolare riguardo, tra l'altro, anche alle esigenze di interpretazione ed utilizzo, ed in ultima analisi di partecipazione ai lavori, da parte dei vari attori istituzionali e dei diversi operatori interessati.

In questo modo, grazie anche alla preziosa adesione dei Servizi Tecnici Nazionali ed alla stimolante partecipazione dei molti esperti convenuti dalle più importanti Università italiane, il Workshop nazionale "Verso la Carta della natura", tenutosi a Pavia nel giugno di quest'anno, non è stato solo un utile incontro tra specialisti, ma ha anche permesso di anticipare alcuni temi chiave sui quali i promotori del Centro Studi V. Giacomini intendono stimolare il dibattito generale nel corso del Convegno autunnale di Gargnano.






Sessione mattutina: "Lo stato di formazione della Carta della Natura"
La prima sessione, come già sopra ricordato, è stata dedicata all'esposizione dei programmi e dei risultati relativi alle iniziative dei Servizi dei Ministeri responsabili della formazione della "Carta della Natura'` e degli altri strumenti di conoscenza e catalogazione degli ambienti naturali in attuazione della legge quadro e dei regolamenti comunitari.

Il ruolo di protagonisti è stato quindi assegnato, nel programma del workshop, ai Servizi Tecnici Nazionali, responsabili della formazione della "Carta della natura", ed alla Segreteria Tecnica del Ministero dell'Ambiente, referente del Servizio Conservazione della Natura e responsabile degli adempimenti tecnici connessi all'attuazione della 1. 394/91, con particolare riguardo al programma "Bioitaly".

Le relazioni in programma sono state precedute da un intervento introduttivo del prof. Augusto Pirola, che ha parlato anche in qualità di ospite, a nome dell'Università e del Dipartimento di Ecologia del Territorio.

Nella sua prolusione, il prof. Pirola ha sottolineato la novità dell'argomento, riconoscendo l'utilità della scelta di costruire una "Carta della natura", in coerenza con le più recenti tendenze dell'ambiente scientifico di tradurre le conoscenze settoriali o interdisciplinari in documenti cartografici sintetici, nei quali siano rappresentati stati di fatto con il significato ambivalente di punti di arrivo e di basi per ulteriori sviluppi del processo conoscitivo, ma anche con la funzione molto importante di indicare in modo chiaro e universale valutazioni e ripartizione di qualità ambientale del territorio, come elementi culturali integrati con le nozioni tecniche tradizionalmente dominanti nelle modificazioni ambientali.

Ha precisato, comunque, che per raggiungere questo scopo bisogna colmare innanzitutto le lacune nelle attuali conoscenze disciplinari ed individuare metodi speditivi ed affidabili, per i quali sarà necessario assicurare anche un rapporto dialettico tra mondo della ricerca ed Enti territoriali: quest'ultimo aspetto suscita in particolare l'interesse del Coordinamento Nazionale dei parchi e delle Riserve naturali e sarà l'oggetto principale del Convegno internazionale organizzato dal Centro Studi per il mese di ottobre, la cui impostazione dipenderà in gran parte dai risultati di questo seminario. I lavori sono stati aperti dall'intervento della dott.ssa Marisa Amadei, rappresentante dei Servizi Tecnici Nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Dati i propositi del workshop, l'intervento di apertura assume un'importanza fondamentale, poiché spetta per l'appunto ai Servizi Tecnici Nazionali, in base alle previsioni della legge quadro ed alle disposizioni attuative sopra menzionate, il compito di redigere materialmente la "Carta della Natura".

La relazione della dott.ssa Amadei, "Origini e finalità della Carta della Natura", si proponeva quindi all'attenzione dei convenuti, per dare spunto, attraverso un necessario aggiornamento sui lavori in corso, ad un dibattito quanto più possibile concreto e propositivo su un tema che, fino a quel momento, era stato dibattuto in diverse sedi solo sulla base di considerazioni teoriche ed ipotetiche. In considerazione dell'importanza dell'intervento, si è ritenuto più utile, anziché riassumerne i contenuti, riprodurre, in allegato al presente resoconto, il testo integrale del documento che il Dipartimento dei Servizi Tecnici Nazionali ha prodotto per l'occasione e la dott.ssa Amadei ha illustrato nella sua relazione.

Il documento (intitolato Contenuti e metodologia della "Carta delle Unità di Paesaggio" scala 1:250.000) ha in effetti un elevato valore informativo, integrando le notizie contenute nella deliberazione ministeriale, con elementi conoscitivi di dettaglio sui presupposti normativi, I'approccio concettuale e soprattutto gli aspetti metodologici e programmatici della prima fase di lavoro, corredati da un interessante schema di caratterizzazione tipologica dei paesaggi da rilevare per il territorio nazionale. Mentre si rimandano i più interessati ad una lettura del testo integrale del documento allegato, se ne riepilogano comunque, per completezza di esposizione, i contenuti salienti.

Le principali caratteristiche della Carta della Natura, nella sua attuale configurazione, sono:

  • la multiscalarità; essa deriva da un approccio concettuale - desunto dai metodi dell'ecologia del paesaggio - attraverso il quale si analizzano i diversi livelli gerarchici di organizzazione dei sistemi naturali approfondendone i rapporti funzionali. Ad ogni livello gerarchico si manifestano fenomeni specifici (proprietà emergenti), quindi le diverse scale di analisi comportano non un aumento o una diminuzione del dettaglio della conoscenza ma la conoscenza di fenomeni diversi;
  • la dinamicità del prodotto: la struttura gerarchica di organizzazione dei sistemi naturali viene integrata in un sistema informativo, continuamente aggiornabile, che permette di considerare tutte le evoluzioni spazio-temporali che i sistemi naturali subiscono. Il prodotto non si presenta quindi come una rappresentazione di tipo tradizionale, ma come un processo in evoluzione dinamica;
  • il carattere sintetico/critico: le informazioni di Carta della natura devono comprendere, oltre a dati descrittivi, anche una attribuzione di valore naturalistico alle singole unità di analisi ed una valutazione della loro vulnerabilità.

Il Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali sta attualmente procedendo direttamente, per tutto il territorio nazionale, alla predisposizione del livello a scala 1:250.000, denominato "Carta delle Unità di paesaggio", intesa come tematismo di base relativo agli aspetti fisiografici e paesistici del territorio.

A questa scala i fattori considerati sono essenzialmente rappresentati dai caratteri morfologici, litologici, vegetazionali e di copertura del suolo, che nella loro composizione concorrono ad identificare un certo numero di tipi di paesaggio, cioè delle tipiche associazioni di aspetti fisionomico-strutturali del paesaggio riconoscibili a scala regionale e non riferibili direttamente a una specifica porzione geograficamente definita.

Per definire alcuni tipi, sono state considerate anche le loro relazioni con le forme del paesaggio circostante: per esempio si distingue la pianura aperta dalla pianura di fondovalle o dalla pianura costiera. Attribuendo una localizzazione geografica ai tipi riconosciuti è possibile definire le unità di paesaggio, che rappresentano le unità fondamentali del sistema "Carta della natura" alla scala 1:250.000. Il loro riconoscimento e la relativa cartografia sono stati realizzati individuando i caratteri locali e unici di specifiche porzioni geograficamente definite del paesaggio. La realizzazione della "Carta delle Unità di Paesaggio d'ltalia" si basa principalmente sui metodi del telerilevamento (interpretazione di foto aeree e di immagini da satellite); i dati sono stati poi integrati con sopralluoghi sul terreno e confrontati con la letteratura scientifica e con vari studi esistenti. La gestione di tutti i dati e delle carte realizzate si attua tramite un Sistema Informativo Geografico progettato ad hoc (basato su ARC/INFO).

Una illustrazione dimostrativa su tale GIS è programmata per il prossimo convegno di Gargnano. Per il livello a scala 1:50.000 il Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali ha attivato una serie di convenzioni con varie Università per la predisposizione di una "Carta degli habitat" su un campione di un milione di ettari, in tutta Italia, la quale comprende valutazioni di qualità, sensibilità e vulnerabilità.

E già stata prevista, e finanziata, l'estensione di tale copertura cartografica ad altri 6 milioni di ettari in tutta Italia.

I ricercatori responsabili delle varie convenzioni hanno illustrato nel corso del workshop di Pavia i rispettivi metodi di lavoro.

Orazio Rossi, del Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università di Parma e Giovanni Zurlini, del CNR(4), hanno descritto gli elementi che compongono lo stato 1:50.000 di Carta della Natura attualmente in fase di completamento.

Il primo elemento, che si affianca alla già descritta definizione delle unità di paesaggio alla scala 1:250.000, consiste nella definizione di un mosaico territoriale di unità ambientali relativamente omogenee, identificate sulla base del sistema di classificazione del Programma CORINE - Biotopi, integrato con le risultanze del sistema CORINE Land Cover per quanto riguarda le aree più densamente antropizzate. Il mosaico è realizzato attivando più fasi analitiche conoscitive (immagini da satellite, immagini da aereo, rilievi al suolo, tematismi ambientali e cartografia di base).

Il relativo sistema informativo in ambiente GIS è stato realizzato in prototipo per l'isola di Salina ed è attualmente applicato all'estensione del campione di territorio (un milione di ettari).

Il secondo elemento è la definizione dei "valori naturalistico-ambientali" e dei "profili di vulnerabilità territoriale". Per impostare tali definizioni, necessariamente derivanti da elementi soggettivi di giudizio, ci si basa sugli enunciati e sull'impostazione complessiva della legge-quadro, sicché i "valori naturali" fanno anche riferimento all'uomo ed alla integrazione tra uomo e ambiente naturale (i valori storici e paesaggistici o le attività agro-silvo-pastorali tradizionali). Il valore ecologico-naturalistico in senso stretto è valutato essenzialmente in termini di biodiversità. Poiché questa è il risultato del complesso dei processi di adattamento alla continua variazione di ambienti non in equilibrio, la sua conservazione è legata non solo a quella della diversità genetica, delle specie e degli ecosistemi, ma anche alla conservazione dei processi (interazioni interspecifiche, disturbi naturali e cicli dei nutrienti) da cui essa stessa dipende.

Su questo presupposto si basa un tipo di approccio concettuale che non si limita a valutare l'habitat con riferimento alle specie in esso presenti (species approach), ma ne tenta una valutazione complessiva (habitat approach). Questo approccio è molto utile per Carta della Natura in quanto permette di valutare la fragilità territoriale in termini di variazione spazio-temporale delle aree di interesse conservazionistico, anche attraverso l'utilizzo di tecnologie "remote sensing", una volta che si sia operata una riclassificazione delle immagini integrata con i risultati delle analisi territoriali condotte con i metodi tradizionali, cioè la fotogrammetria ed i sopralluoghi.

Su questa impostazione si stanno elaborando e sperimentando indici di vulnerabilità per le singole unità CORINE, i quali tengono conto, tra l'altro, della presenza di specie a rischio di estinzione e della loro probabilità di estinzione in un determinato tempo.

Di particolare interesse, nel contesto di Carta della Natura, è inoltre la stima della pressione antropica su di un particolare sistema ambientale, data dal complesso delle interferenze prodotte sull'ambiente, alle diverse scale, dalle opere, presenze ed attività umane, per valutare il degrado ed interpretare le eventuali riduzioni di habitat.

Il prof. Carlo Bisci, del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Camerino, ha illustrato la propria metodologia di lavoro, che si basa esclusivamente sugli aspetti fisici del territorio, pur privilegiando criteri di classificazione di particolare utilità e significato per gli ecologi.

Il sistema di classificazione si basa su 4 livelli gerarchici: il primo, più generale, consente una suddivisione in "zone" (scala di lavoro 1:500.000), su base climatica e orografica; nell'ambito di aree omogenee da questi punti di vista vengono individuate, al gradino successivo (scala di lavoro 1:250.000) "regioni" omogenee soprattutto per geologia, intesa non tanto in senso classico, distinguendo le diverse formazioni geologiche, ma essenzialmente per resistenza all'erosione e permeabilità, quindi con chiave di lettura litologica ed idrologica. Nell'ambito di queste sottounità omogenee vengono riconosciuti, a scala circa 1:100.000, "sistemi" omogenei dal punto di vista geomorfologico e per acclività. Al loro interno, e ad un dettaglio di scala dell' 1:50.000, vengono riconosciuti "elementi" omogenei per morfometria ed esposizione dei versanti.

Queste suddivisioni sono operate tramite parametri quantificabili ed analizzabili in maniera automatica o semiautomatica, dovendo operare su aree molto vaste e quindi trovandosi nell'impossibilità di operare rilevamenti di campagna diretti. Ridotto è il numero delle fonti dei dati: un modello digitale del rilievo, le carte del Servizio Geologico, dati climatici ed immagini da satellite. Questo modello di realizzazione cartografica è attualmente in corso di realizzazione su un'area campione a transetto, che si estende dalla costa tirrenica (Civitavecchia) a quella ionica (Civitanova), la quale interseca ambienti molto vari per geologia, geomorfologia, clima e caratterizzazione naturalistica.

Il prof. Loreto Rossi, dell'Università "La Sapienza" di Roma, ha illustrato il lavoro da lui condotto, sempre in coordinamento con le altre ricerche che fanno capo ai Servizi Tecnici Nazionali.

Partendo dall'assunto, già enunciato da precedenti relatori (Orazio Rossi) che la conservazione della biodiversità è strettamente connessa alla conservazione dei processi funzionali che regolano l'ecosistema, questa linea di ricerca sta approntando, su un'area campione lacuale del centro Italia, una "cartografia delle funzioni", con lo scopo di rappresentare, in modo quantitativo e statisticamente valido, la distribuzione spazio temporale dei tassi dei principali processi di funzionamento degli ecosistemi, attraverso una procedura esportabile a vari tipi di ambiente su scala ecosistemica e, con opportune rifiniture, anche su quella del paesaggio.

E stato scelto come esempio quello relativo alle

mappe dei tassi di decomposizione biologica della materia organica. Infatti nei sistemi naturali, acquatici e terrestri, la decomposizione biologica rappresenta un processo chiave, che restituisce i nutrienti ai produttori e consente la prosecuzione dell'attività vitale.

La ricerca si propone di costruire mappe, con tecniche geostatistiche, per determinare la dipendenza spaziale del fenomeno, trovare il modello più idoneo alla sua descrizione e usare questo modello per tracciare i valori in punti non campionati.

Il mosaico funzionale evidenziato mette in luce una nuova "geografia" dell'habitat: aree con diversi valori di attività biologica si susseguono secondo determinate direttrici, e zone caratterizzate da diversi livelli di variabilità identificano altrettanti sub-habitat.

Tali mappe consentono anche di prevedere la probabilità e velocità di propagazione delle perturbazioni. Il prof. Enrico Feoli, del Dipartimento di Biologia dell'Università di Trieste, ha illustrato la propria linea di ricerca, che si sta applicando ad un'area campione nel territorio tarvisiano, con particolare riferimento alla rappresentazione della vegetazione analizzata col metodo fitosociologico. Il relatore ha sottolineato in modo particolare la necessità che Carta della Natura sia un sistema aperto ad integrazioni ed apporti successivi e quindi debba utilizzare un sistema informativo territoriale integrato con una serie di banche dati relazionali esterne, disponibili a diversi livelli, anche di singolo Comune.

Ha illustrato quindi il proprio progetto, che si sviluppa nelle seguenti fasi:

  • raccolta dati disponibili e allestimento della base informativa: vengono raccolti tutti i dati disponibili relativi a flora, vegetazione, gestione forestale, fauna, topografia, geologia, valanghe, infrastrutture e clima relativi al Comune di Tarvisio; i dati vengono integrati in banche dati o in mappe digitali;
  • elaborazione dati: creazione del modello digitale del terreno e suoi derivati (inclinazione, esposizione, idrografia potenziale, ecc.); creazione della carta della vegetazione potenziale sulla base dell'estensione spaziale della nicchia delle comunità; creazione della carta della vegetazione su base fisionomico-strutturale da elaborazione di immagini satellitari multispettrali; elaborazione dati faunistici;
  • determinazione dei parametri di valutazione naturalistica: definizione dei valori florovegetazionali, faunistici, di pressione antropica, inclusa la vulnerabilità intrinseca della comunità; indicizzazione dei valori;
  • estensione spaziale del disturbo: zonazioni, buffers, barriere;
  • definizione delle carte sintetiche dei valori naturalistici e degli impatti;
  • sintesi dei risultati e stesura della Carta della Natura.

 

In conclusione è stato sottolineato come il problema, esistente, della soggettività delle valutazioni, possa essere superato mediante l'estensione del prototipo ad altre porzioni di territorio con diverse realtà paesaggistiche ed ecologiche. Soltanto in questo modo, per approssimazioni successive, si potrà raggiungere una calibrazione ottimale dei criteri generali di valutazione naturalistica, raggiungendo così gli obiettivi fondamentali dello strumento Carta della Natura.

La seconda parte della mattinata ("Da Bioitaly alla carta della Natura") è stata impostata sul tema della connessione tra il "Progetto Bioitaly" e la Carta della Natura.

Come noto, negli anni scorsi il Ministro dell'Ambiente, in attuazione della direttiva comunitaria 43/92/CEE (Direttiva Habitat) ha attivato, anche con finanziamenti comunitari, un progetto nazionale, appunto il Progetto Bioitaly, che si proponeva l'omogenea raccolta e catalogazione dei dati naturalistici utili all'individuazione dei siti italiani di interesse comunitario per la conservazione della biodiversità.

Di particolare significato si prospettava quindi l'intervento, purtroppo disdetto, di un rappresentante del Ministero dell'Ambiente, che avrebbe dovuto tracciare le prospettive di utilizzo di Carta della Natura ed i metodi per far efficacemente confluire in questo strumento conoscitivo la notevole mole di dati disponibili a seguito dell'esperienza Bioitaly.

Il legame tra il progetto Bioitaly e l'attuale esperienza della Carta della natura è evidente ed immediato non solo per alcuni contenuti sostanziali, ma anche perché Bioitaly ha costituito un primo importante banco di prova per un metodo di lavoro coordinato a livello nazionale.

Gli interventi dei ricercatori intervenuti a Pavia, tutti direttamente impegnati nel progetto Bioitaly (il prof. Carlo Blasi del Dipartimento di Biologia Vegetale dell'Università "La Sapienza" di Roma, la dott. ssa Mara Cagnin del Dipartimento di Ecologia - Sezione Zoologia e Zoocenosi dell'Università della Calabria, il prof. Ireneo Ferrari del Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università di Parma) hanno per la verità evidenziato significative carenze nel prodotto del progetto Bioitaly, riconoscendo tuttavia l'importanza dello sforzo compiuto per delineare, se pur con vari livelli di approssimazione, un quadro a livello nazionale. Le difficoltà incontrate in tale occasione per il coordinamento delle diverse situazioni regionali, sia a livello della comunità scientifica sia a livello dei soggetti istituzionali, possono e devono generare esperienze costruttive nell'impegno, ancora in massima parte da realizzare, per la costruzione della Carta della natura.




Sessione pomeridiana:
"La Carta della Natura: dal metodo all'attuazione"

La seconda parte del seminario è stata presieduta da Pier Giorgio Panzeri, dirigente del Servizio Risorse Energetiche e Parchi della Regione Lombardia, che nel saluto introduttivo ha subito posto l'accento sulle prospettive operative della "Carta della Natura", segnalando, in proposito, lo specifico interessamento della Regione e preannunciando l'avvio di un programma di collaborazione con il Dipartimento dei Servizi Tecnici Nazionali per una prima applicazione sperimentale in territorio lombardo'5'.

I lavori sono stati quindi aperti dalla relazione della dott.ssa Cinzia Margiocco, dell'Ufficio Piani e Programmi di Difesa della stessa Regione, che, anche in rappresentanza della Segreteria Tecnica del Centro Studi, ha assunto il compito di introdurre i temi conduttori della sessione pomeridiana, prendendo spunto dalle riflessioni scaturite dalle relazioni della mattinata per evidenziare opportunità e problematiche applicative della "Carta della Natura", rivolte in particolare ai potenziali utenti e destinatari istituzionali di questo strumento, alla cui attenzione sarà principalmente rivolta la più ampia discussione del Convegno di Gargnano.

Il discorso della dott.ssa Margiocco ha dunque impostato i punti principali da sviluppare, attraverso le relazioni ed il dibattito del workshop, per anticipare e prefigurare con efficacia gli argomenti cardine del programma proposto per i lavori autunnali del Centro Studi:

la CARTA DELLA NATURA è uno strumento di conoscenza a tutto campo, su tutto il territorio nazionale e quindi per sua stessa natura va ad interessare gli strumenti di gestione e pianificazione del territorio, non solo specialistici, come possono essere gli strumenti relativi alle aree protette, ma entra nel vivo della politica ordinaria, nella gestione e pianificazione degli strumenti generali di governo del territorio: non soltanto quindi i piani dei parchi, ma anche, ad esempio, i piani paesistici, i piani territoriali provinciali, gli stessi piani regolatori dei comuni;

la CARTA DELLA NATURA vuole essere uno strumento che fornisce le basi per decidere: la consapevolezza di quanto c'è, di quanto può rimanere e di quanto si sceglie di conservare: dalla rilevazione dei dati all'applicazione di questi dati è il passaggio cruciale, perché è il passaggio dalla Comunità scientifica ai decisori;

la CARTA DELLA NATURA ha l'obiettivo, per la L. 394/91, di determinare le linee fondamentali di assetto del territorio a livello nazionale: ma a livello locale essa dovrebbe e deve poter dare gli strumenti per la pianificazione regionale ed anche per la pianificazione comunale .

Da questi presupposti ne deriva, secondo il ragionamento della Margiocco, che la questione della scala di rilevamento dei dati e di restituzione degli stessi non può prescindere dall'utilità che rivestono per tutti i soggetti istituzionalmente interessati, non solo ai fini della pianificazione di area vasta, ma anche, ad esempio, per attività ordinarie di tutela e gestione delle risorse naturali, quali, ad esempio, le autorizzazioni paesistiche e le valutazioni d'impatto ambientale.

In un contesto istituzionale che si evolve, dunque, verso livelli sempre più diffusi di corresponsabilità e sussidiarietà nella tutela del patrimonio naturale, le scelte di tutela non potranno ragionevolmente ridursi alla sola opzione della costituzione di nuove aree protette, ma si dovranno piuttosto tradurre in termini di iniziative locali ovvero di livelli di attenzione differenziati per la possibile incidenza delle attività umane sulla conservazione dei beni naturali conosciuti: di qui l'esigenza di un adeguato coinvolgimento delle istituzioni responsabili a diversi livelli di governo del territorio, sia nel processo di costruzione della Carta della natura, perché si ottenga uno strumento efficace, utilizzabile e consultabile da tutti gli interessati.

Seguendo il programma stabilito, alla relazione della dott.ssa Margiocco è seguito l'intervento del prof. Mauro Mariotti (Dipartimento di fisiologia delle piante coltivate e chimica agraria Università di Milano) che, anche a nome del prof. Attilio Arillo (Istituto di Zoologia - Università di Genova), ha sviluppato il tema "Applicabilità e limiti della Carta della Natura nella gestione e pianificazione del territorio". L'analisi di Mariotti ha messo in luce gli aspetti più critici del programma esposto dal Ministero per la realizzazione della "Carta della Natura" ed i conseguenti dubbi e problemi relativi al suo efficace utilizzo, anche sulla base delle questioni poste dalla relazione introduttiva della dott.ssa Margiocco:

  • il rischio che, a livello nazionale, ci si limiti a classificare il territorio in termini qualità e vulnerabilità esclusivamente in base a criteri di prima approssimazione, disomogenei e non garantiti da adeguata oggettività scientifica: l'evidenziazione di aree protette già definite nella loro perimetrazione sulla base di situazioni di compromesso, di siti d'importanza naturalistica diversamente individuati, di interpretazioni d'uso del suolo secondo la classificazione Corine Landcover;
  • il dubbio che il problema non si risolverà nemmeno nelle successive fasi di approfondimento, basate sulla "raccolta delle informazioni disponibili", considerando la disomogeneità dei livelli conoscenza attuali, che concentrano le informazioni solo in alcune aree "privilegiate";
  • il rischio di un "uso improprio" dello strumento, da parte di soggetti decisori non adeguatamente consci dei limiti e delle finalità del prodotto;
  • i limiti di applicabilità a livelli decisionali locali a causa di: scarsa accessibilità ai dati su gran parte del territorio, inadeguatezza delle scale di rappresentazione.

In sintonia con le argomentazioni esposte dalla dott.ssa Margiocco, il prof. Mariotti ammette che, se le scale di rappresentazione comprese tra 1:100.000 e 1:25.000 permettono una visione generale d'impostazione, a livello nazionale e comunitario, dei programmi per la conservazione e la gestione ambientale, non consentono invece di effettuare scelte corrette da parte degli enti preposti ad intervenire sul territorio in maniera operativa: ciò risulta particolarmente preoccupante se si tiene conto della recente tendenza della legislazione a decentrare il più possibile i poteri decisionali in materia urbanistica e territoriale. In una visione che non continui a concentrare una reale azione conservativa in pochi santuari naturali, lasciando ampia libertà altrove, ma ampli la percezione dei valori naturali diffusi, la cui conservazione e valorizzazione non sono necessariamente in contrasto con attività umane opportunamente gestite, si rende necessario ed urgente organizzare i dati attualmente disponibili in modo che possano essere facilmente utilizzati da chiunque e, soprattutto, evidenziare il diverso grado di conoscenza naturalistica del territorio per tarare la distribuzione dei dati stessi ed eventualmente incentivare studi naturalistici anche in aree che appaiono meno interessanti solo per "tradizione".

Mariotti ha quindi illustrato, a titolo esemplificativo, il programma avviato dalla Regione Liguria per la realizzazione di una "Carta bio-naturalistica", alle scale 1:10.000 e 1:50.000, secondo un'impostazione progettuale che potrebbe essere validamente estesa a livello nazionale, affidandone la responsabilità alle Regioni, per permettere una conservazione ambientale attiva ed omogenea su tutto il territorio.

L'ultima relazione in programma è stata esposta dal prof. Cesare Lasen (Presidente del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, membro della Giunta del Coordinamento Nazionale Parchi e Riserve), che ha parlato de "La Carta della Natura e le aree protette: aspettative e limiti".

Il prof. Lasen ha esposto le sue osservazioni sul programma della "Carta della Natura" nella doppia veste di botanico e di amministratore di un ente gestore di area protetta.

Soprattutto in questo secondo ruolo, il relatore ha interpretato le preoccupazioni emerse dall'ambiente dei parchi in merito al programma ministeriale, lamentando, in primo luogo, la scarsa efficacia del prodotto progettato per le esigenze conoscitive legate all'attività di pianificazione: la scala adottata per la "Carta della

Natura" appare infatti adeguata solo ad obiettivi di mera rappresentazione e non invece per scopi applicativi utili alle aree protette.

Mentre è noto che gli enti gestori dei parchi e le Regioni hanno prodotto o stanno producendo numerose indagini per le esigenze di pianificazione, non risulta, nonostante che la legge quadro espliciti l'opportunità di acquisire i dati già disponibili, alcuna richiesta ufficiale di collaborazione che favorisca il coinvolgimento dei parchi. Si pongono quindi una serie di interrogativi sulla possibilità che i risultati di questo lavoro possano incidere in modo sostanziale sulle linee di pianificazione del territorio, determinando vincoli e prescrizioni adeguati a contrastare ulteriori distruzioni ed alterazioni ambientali. Per questo scopo, infatti, occorre operare a livelli di scala di maggior dettaglio (minimo 1:25.000, fino a 1:10.000 e 1.5000), che consentano di lavorare sui biotopi, che spesso hanno interesse scientifico e naturale anche superiore a quello dei grandi parchi.

Non esiste un raccordo, inoltre, con i programmi di informatizzazione degli enti parco, che attualmente si trovano in una situazione molto disomogenea nelle dotazioni di sistemi informativi idonei a rappresentare i dati rilevati nel proprio territorio: occorrerebbe attivare, a tal fine, un programma coordinato di informatizzazione su standard adeguati alle possibilità operative dei singoli enti. Non si deve trascurare il valore di una conoscenza effettivamente maturata sul territorio, che offre sovente più garanzie, in termini di attendibilità, rispetto a metodi di osservazione indiretta, spesso costosissimi, ritenuti validi solo perché fanno ricorso a tecnologie moderne. I risultati discutibili conseguiti con il progetto Biotopi Corine nell'identificazione degli habitat prioritari dimostrano che il difetto di eccedere nella tipificazione di una metodologia o nella standardizzazione di un elenco portano a sensibili errori, che rendono ancora più difficile riconoscere le caratteristiche reali dei siti rappresentati. Si conclude, quindi, ribadendo che l'importanza della "Carta della Natura" è condizionata dall'effettiva possibilità di coinvolgimento degli enti e delle istituzioni competenti, nonché da una preliminare e prioritaria verifica sui contenuti e sulle finalità, anziché sui metodi e sulle potenzialità teoriche.
Gli enti territoriali locali - innanzitutto i parchi - dovrebbero diventare protagonisti di questa operazione, se adeguatamente indirizzati ed organizzati dal Ministero.






Dibattito
Nel dibattito conclusivo si sono ascoltate, innanzitutto, le repliche dei relatori Marina Amadei, Orazio Rossi, Giovanni Zurlini e Carlo Blasi, che hanno sostanzialmente precisato che la "Carta della Natura" vuole essere soltanto uno strumento di conoscenza, il cui interesse quindi è esclusivamente informativo e scientifico, senza alcuna pretesa di costituire uno strumento di pianificazione: dovrà essere invece un supporto utile per le scelte di pianificazione. In tal senso, i tre relatori hanno convenuto sulla necessità di stabilire i necessari livelli di coordinamento e di coinvolgimento delle Regioni (già attivato in parte dai Servizi Tecnici Nazionali) e degli enti parco. Blasi e Zurlini hanno rilevato anche la necessità di realizzare un migliore coordinamento tra i vari studiosi incaricati, a volte coinvolti in diversi progetti tra loro concorrenti. Tenuto conto dell'interesse statale della "Carta della Natura", la scala di rappresentazione non può che essere di dimensione corrispondente al livello nazionale, anche se si concorda sull'utilità di disporre di livelli conoscitivi di maggior dettaglio per le esigenze di pianificazione locale.

Alberto Girani (Direttore del Parco regionale dell'Aveto - Regione Liguria), ha ribadito la necessità del coinvolgimento dei parchi, affinché la "Carta della Natura" possa essere uno strumento scientifico e funzionale, e a tale proposito ha illustrato alcuni problemi concreti di coordinamento che riguardano il territorio della sua Regione. Lamberto Soriani (Dipartimento di Scienze Ambientali di Parma) è intervenuto per informare sulla parte relativa agli aspetti demografici nell'ambito del programma sulla "Carta della Natura".

Vittorio Ducoli (Direttore del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi) ha riproposto il problema relativo ai rapporti della "Carta della Natura" con il sistema dei parchi. A tale proposito ha posto in evidenza, innanzitutto, come vi sia incongruenza tra i progressi del programma conoscitivo sulla "Carta della Natura" e le contemporanee decisioni relative alla costituzione di nuove aree protette, che non trovano alcun riscontro nel livello di conoscenza scientifica, né nell'ambito di una qualche programmazione statale. Ha quindi sostenuto che, per poter influire concretamente sulla politica ambientale e territoriale, bisogna che la "Carta della Natura" sia innanzitutto definita nella sua valenza rispetto agli strumenti locali di governo del territorio, individuandone con chiarezza gli obiettivi che si intendono perseguire e la sua efficacia: in questo senso il problema della scala appare del tutto secondario.

In un periodo in cui si va sempre più verso il decentramento, occorre stabilire come lo Stato definisce le proprie politiche unitarie a livello ambientale e territoriale. Il rischio è di uno scollamento tra il livello conoscitivo ed il livello decisionale: per tale ragione ritiene che la "Carta della Natura" debba contenere anche delle linee di politica ambientale e territoriale concrete, con obiettivi e priorità.






Conclusioni
Il workshop è stato concluso da Luciano Saino (Presidente del Parco Lombardo della Valle del Ticino e Vicepresidente del Coordinamento Nazionale dei parchi e delle riserve).

Saino ha manifestato l'apprezzamento del Coordinamento Nazionale Parchi per la serietà e l'elevato livello scientifico dell'operazione che si sta realizzando con il programma sulla "Carta della Natura" che è stato illustrato nel corso del seminario. Per gli amministratori dei parchi il tema è di particolare interesse e, forse, alcune polemiche che erano state sollevate riguardo a tale progetto derivavano dalla mancanza di conoscenze su ciò che si stava facendo: ora molte di queste lacune sono state colmate e vi è quindi soddisfazione nel prendere atto che finalmente il lavoro, che si attendeva dal 1971, è stato concretamente avviato. Perché i parchi hanno tanto interesse per questa iniziativa? Le aree protette, che assommano a circa due milioni di ettari, pari a circa il 7% del territorio nazionale, costituiscono ancora una realtà fragile, legata ad un regime eccezionale di tutela, che si trova a volte in una situazione di isolamento, come un l'ortino assediato. Per rafforzare il sistema delle aree protette si avverte l'esigenza che il sistema stesso sia sostenuto all'interno di un progetto più ampio, che interessi tutto il Paese, colmando il "gap" che si crea alcune volte tra il regime interno ai parchi e le aree oltre il confine.

Questo grande progetto è appunto la "Carta della Natura", grazie alla quale la collocazione del sistema dei parchi dovrà risultare chiara all'interno di un disegno coerente, legittimato dalla consapevolezza scientifica dei livelli di importanza e di fragilità ambientale delle risorse su tutto il territorio.

Quando il progetto sarà completato forse diventerà facile considerare nei fatti qualsiasi parte di territorio alla stregua di parco, non considerare più il parco soltanto come un laboratorio in cui si sperimentano tecniche di gestione: il parco dovrà aprirsi all'esterno affinché le sue iniziative possano estendersi sul resto del territorio.

Sarà il momento in cui il binomio "parco-vincoli" potrà essere finalmente cancellato.

Ogni decisione, dentro e fuori dalle aree protette, dovrà infatti misurarsi con un livello di conoscenza adeguato, interpretabile da tutti, sui valori ambientali che possono essere distrutti dagli interventi dell'uomo e così ciascuno sarà necessariamente consapevole e responsabile dei danni che possono derivare dalle decisioni che riguardano il territorio.

Nel momento in cui la "Carta della Natura" sarà veramente uno strumento utile per decidere, per decidere tutti, in quel momento avremo fatto un passo verso la civiltà: quindi noi ci aspettiamo molto e possibilmente presto!






Note

1. Conclusioni del Convegno "Uomini e Parchi Oggi - Ricordando Valerio Giacomini"; Gargnano (BS) 1996

2. Deliberazione 2 dicembre 1996 del Comitato per le aree naturali protette (G.U. n. 142 del 2().6.97), riprodotta negli allegati al presente documento.

3. Quest'ultimo argomento tra l'altro si collega evidentemente con il tema già affrontato dal Centro Studi nel 1997 (vedi "Le aree protette e la riforma istituionale italiana" Quaderni di Gargnano. Atti del Convegno internazionale di Gargnano del 16-17 ottobre 1997)

4. cfr. degli stessi autori: "Il sistema di conoscenze di Carta della Natura: una opportunità da non mancare" in Parchi 23 (1998): 70.

5. La collaborazione in questione è oggetto di un protocollo d-intesa, attraverso il quale si prevede di inserire nel campione della sperimentazione nazionale una vasta proporzione di territorio della Lombardia, ampiamente rappresentativa dei diversi sistemi ambientali regionali, applicando la metodologia dei Servizi Tecnici ed utilizzando il supporto conoscitivo disponibile presso la Regione, seguendo un programma di cooperazione che prevede uno stretto coordinamento tra le rispettive strutture tecniche, con la prospettiva di un più completo sviluppo del lavoro, anche attraverso l'attuazione, da parte della Regione, di un apposito progetto strategico, già previsto dal proprio Documento di Programmazione Economica Finanziaria 1999-2001.

I testi del protocollo d'intesa e del progetto strategico sono riportati negli allegati al presente resoconto.







Il documento conclusivo
L'intenso e partecipato dibattito, svoltosi nel corso degli incontri organizzati dal Centro Studi Valerio Ciacomini dedicati alla "Carta della natura", ha evidenziato l'interesse e l'attualità dei temi proposti durante il Workshop preliminare di Pavia che nelle due giornate di convegno di Gargnano.

L'argomento della "Carta della natura" è considerato di vitale importanza, sia da parte del mondo scientifico che da parte degli enti preposti al governo dell'ambiente e del territoriale a conferma del valore attribuito alla predisposizione di questo strumento come momento di incontro e di collaborazione tra istituzione, ricerca scientifica interdisciplinare e società civile, come espressione e sintesi di un impegno come per la salvaguardia della natura in tutto il territorio e ad ogni livello di re.sponsabilità, presupposto indispensabile per il riequilibrio ecologico dell'intero Paese.

A questo proposito, l'esito dell'incontro ha fatto emergere, in primo luogo, la comune convinzione che la "Carta della natura" non possa e non debba rispondere unicamente ad esigenze di immagine, né ad interessi meramente accademici ed autodeferenziali, ma debba, al contrario, costituire uno strumento umile per la gestione e la tutela del territorio e come tale fruibile da tutti ed, in particolare, da parte dei diversi soggetti decisori a cui competono le re.sponsabilità di assumere le scelte sulle destinazioni d 'uso del suolo e sulla difesa dell'ambiente.

Per soddisfare queste aspettative, la "Carta della natura" deve rispondere ad esigenze di conoscenza a tutto campo, su tutto il territorio nazionale, interessando in particolare quello esterno alle aree naturali protette, dove maggiori sono le carenze di informazioni e dove più alto è il rischio di degrado, anche per favorire e programmare la creazione di una rete ecologica di biotipi interconnessii.

Essa deve inoltre fornire le basi per decidere, senza assumere, per questo, contenuto di piano, ma svolgendo una funzione di supporto alle scelte programmatiche e di pianificazione, utili ad ogni settore e ad ogni livello della pubblica amministrazione.

Questo supporto, in particolare, dev'essere finalizzato alla definizione delle "Linee fondamentali di assetto del territorio ": questo strumento fondamentale della legge 394/91, benché introdotto dalla legge quadro sulle aree naturali protette, deve assumere un'efficacia programmatica e decisionale trasversale, coordinandosi con gli altri strumenti di pianificazione e di programmazione settoriale e di condizionandone previsioni in funzione del supremo interesse per la collettività, riconosciuto dalla Costituzione alla difesa della natura e del paesaggio.

Tale obiettivo presuppone la realizzazione di un programma realmente partecipato in ogni fase, nel corso del quale vengano assunti e condivisi tutti i contributi informativi, siano essi derivabili da studi e piani già realizzati da enti pubblici, ovvero originati da nuove indagini e ricerche scientifiche. In ogni caso, lo strumento "Carta della natura"~ per ri.spondere alle molteplici e diffuse esigenze di utilizzo, non può corrispondere ad un "prodotto", finito nel tempo e limitato nelle risorse e nei risultati assegnati esso, al contrario, dev'essere inteso come un "processo", attraverso il quale il patrimonio di cono.scenze sulla natura, attualmente di.sperso e frammentario, .sia raccolto, coordinato e continuamente arricchito ed aggiornato, in modo da renderlo disponibile ed utilizzabile da tutti, in ogni fase ed in ogni momento del lavoro.

Questo risultato puo essere realizzato sc)io laddove l 'attività di formazione della "Carta della natura" venga ridefinita e riorganizzata, immaginando un programma operativo rivolto all'erogazione di un "servizio pubblico", finalizzato, per l'appunto, alla raccolta, organizzazione, elaborazione e restituzione dei dati inerente la natura a tutti i soggetti coinvolti in responsabilità decisionali e programmatorie inerenti l'uso del suolo e a gestione delle risorse ambientali. Un simile obiettivo, pero, presuppone che vengano chiariti e risolti gli a.spetti organizzativi .sul programma "Carta della natura", garantendo al contempo la compartecipazione degli enti territoriali e degli istituti di ricerca, come pure un livello univoco di indirizzo e di coordinamento, corrispondente al dicastero responsabile della politica nazionale di tutela dell'ambiente.

A questo proposito, i partecipanti al Convegno hanno unanimemente apprezzato l'impegno e la di.sponibilità dimostrate dal Dipartimento dei Servizi Tecnici Nazionali incaricati, come previsto dalla Legge, della predi-sposizione della "Carta della natura", e ne hanno valutato positivamente, in particolare, I'apertura manifestata nei confronti delle Regioni, di cui è stata richiesta la collaborazione: al riguardo, si segnala, come primo risultato esemplare, I'intesa già raggiunta con la Regione Lombardia, ispirata ai principi di reale corresponsabilità e sussidiarietà.

Si ritiene, comunque, che una più ampia compartecipazione al programma debba essere maggiormente garantita ed istituzionalizzata con particolare riguardo al concorso degli enti gestori delle aree protette, sia nazionali che regionali, depositari di un patrimonio di conoscenze ed esperienze di straordinaria importanza, che non può essere ignorato né sottovalutato.

Si considera insufficiente, inoltre, l'interlocuzione sull'argomento con i soli Servizi Tecnici Nazionali, la cui attività non pare del tutto coordinata e coerente con gli obiettivi programmatici del Ministero dell'Ambiente, alla cui primaria re.sponsabilità va ricondotta la regia dell'operazione come pure la finalizzazione del lavoro per le esigenze di pianificazione di interesse nazionale.

Per queste ragioni, si prcJpone che, anche a seguito della soppressione del Comitato per le Aree protete, a cui la L. 394/91 affidava ilo compito di fcJrnire gli indirizzi per la "Carta della natura", l'argomento venga posto all'ordine del giorno della Conferenza Unificatu, per una necessaria verifica dello stato di avanzamento del lavoro avviato dai Servizi Tecnici Nazionali ed un conseguente aggiornamento del programma operativo, che tenga conto anche delle proposte organizzative e metodologiche scaturite dal Convegno e sintetizzate nel presente documento.

Per ragioni di economia e di raccordo operativo, si propone, inoltre, che il Ministero dell'Ambiente indica un'apposita Conferenza di Servizio, interessando i settori dell'Amministrazione statale, delle Regioni, dei parchi e degli enti territoriali interessati, per concertare le esigenze e le opportunità di coordinamento funzionale delle rispettive attività di pianificazione in cui convergono, spesso con inutili e ridondanti sovrapposizioni, a.spetti conoscitivi e previsionali concernenti la difesa dell 'ambiente e l'assetto territoriale.

Sul piano metodologico, peraltro, si ritiene di dover suggerire un adeguamento dell'impostazione adottata, che tenga conto anche delle esigenze di conoscenza e di applicazione dello strumento "Carta della natura" da parte di tutti gli utenti interessati e che privilegi, nella fase iniziale di sperimentazione, lo studio di un campione di ambienti realmente rappresentativi della varietà ecologica e paesaggistica del Paese, da reperire prioritariamente al di fuori delle aree protette, laddove più ridotto è il livello di conoscenza e più elevati sono i rischi di compromissione: al riguardo, si segnala ancora modello esemplare di programmazione, quello definitivo d 'intesa tra i Servizi Tecnici Nazionali e la Regione Lombardiu.

Il successo delle iniziative di Pavia ed i Gargnano, ha dimostrato l 'importanza di questi momenti di confronto tra istituzioni ed e.sperti, grazie ai quali i programmi e le iniziative ministeriali in materia di aree protette e tutela della natura possono essere apprezzate, valutate e discusse costruttivamente, contribuendo a migliorare la conoscenza dei problemi ed a soddisfare con maggiore efficacia le aspettative della società civile, stimolandone l'interesse e la partecipazione.

E stato quindi riconosciuto l'importante ruolo assicurato a tal fine dal Centro Studi Valerio Giacomini, che anche in questa circostanza si è adoperato con impegno e serietà per garantire il migliore risultato, perseguendo con coerenza gli indirizzi ad esso assegnati dagli Enti promotori.

Lo stesso Centro Studi, in propo.sito, è stato incaricato a dalla Federazione Nazionale dei parchi e delle riserve naturali di favorire il raccordo tra le aree protette e gli altri enti aderenti per il coordinamento del relativo contributo alla formazione della "Carta della natura", avviando, a questo scopo, un'indagine tra gli enti gestori, i cui risultati saranno sottoposti ai competenti Servizi ministeriali.

Si propone, per questo, che il Centro Studi costituisca, anche in futuro, un punto di riferimento comune per ulteriori, necessari momenti di verifica e di aggiornamento sullo sviluppo del programma "Carta della Natura", nonché per altre analoghe iniziative di confronto tra ambiente istituzionale e mondo della ricerca, inerenti le tematiche della aree protette. Si au.spica, dunque, che l'adesione al Centro Studi Valerio Giacomini possa prossimamente ampliarsi ad altri enti e soggetti istituzionalmente interessati ed in particolare che anche il Ministero dell'Ambiente, condividendo le finalità perseguite, voglia attribuire all'attività del Centro Studi il giusto riconoscimento, sostenendone le iniziative di comune interesse.