Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 25 - OTTOBRE 1998
 

Un'indagine con "omissis"



Abbiamo pubblicato volentieri l'articolo articolo di A. Ferraretto sull'indagine svolta dal WWF con la collaborazione di IZI sul parco nazionale d'Abruzzo e la politica di sviluppo locale di cui ha parlato anche la stampa specializzata. Troviamo giusto naturalmente "valorizzare" i risultati di un parco che ha ormai innegabili e riconosciuti meriti. Qualche dubbio sorge sulla scelta di riprendere pari pari l'impostazione dello studio del 1990 per mettere a confronto i dati di allora con quelli attuali. In questo modo diremmo che l'esito era largamente scontato e poco poteva aggiungere a quella indagine e soprattutto poco poteva dire sugli interrogativi, i problemi ai quali oggi e non ieri dobbiamo rispondere.

Fino a qualche anno fà, semplificando un pò, potremmo dire che un parco - Abruzo in testa - doveva dimostrare che esso non era un "impedimento", un ostacolo, un danno per il territorio protetto.

Nel caso specifico del PNA fu dimostrato infatti dallo studio del Nomisma che il turismo poteva essere incrementato (data anche la prossimità del parco con una grande area metropolitana) battendo però strade con diverso impatto ambientale e che quindi le popolazioni ne avrebbero ugualmente tratto giovamento, come dimostrano anche i depositi bancari di Civitella Alfedencc.

Oggi un parco deve dimostrare qualcosa di più ambizioso e ciòè se e in che modo può essere di stimolo, motore di uno sviluppo piuttosto che un non ostacolo. C'è bisogno perciò anche con indagini mirate di sapere se e in che modo l'impegno, le iniziative del parco sono alla base di certi incrementi e sviluppi o anche di arretramenti.

I dubbi sulla indagine si rafforzano quando proprio alla voce agricoltura la comparazione tra comuni interni e esterni all 'area parco mostra rispetto al 90 un "calo": Ora è noto che dai parchi oggi, specialmente dai grandi parchi del sud ci si attende un ruolo rilevante nel campo della valorizzazione e crescita di una agricoltura di tipo nuovo. Questo obiettivo è tanto più importante perché in passato anche la cultura ambientalista commise il grave errore di considerare l'abbandono delle campagne un evento che avrebbe permesso un "recupero" naturalistico.

"L'esito e le conseguenze di quella fuga" si sa sono stati invece pesantissimi non soltanto sotto il profilo sociale ma anche ambientale e culturale. Abbiamo in sostanza registrato un duplice degrado; sociale e ambientale a cui oggi anche con i parchi si cerca in qualche modo di rimediare. Ecco perché sarebbe stato interessante sapere perché c'è nei comuni centrali del parco questo calo di presenza e di attività agricola.

Nella indagine ci si sofferma con giusto compiacimento sull'uso del marchio e simbolo del parco. Ma nel settore agricolo ci sono prodotti (e quali) con questo marchio? E stata l'attività agro-silvo e pastorale uno degli obiettivi del parco o hanno prevalso altri obiettivi ?

Non condivisibile è infine laffermazione dell 'articolo che il caso Abruzzo rimane ancora pressoché unico. Dovendoci affidare esclusivamente al testo dell'articolo pensiamo, ad esempio, che i tre punti indicati a riprova dei buoni risultati; l'effetto parco, lefficienza del modello organizativo, la diffusione di un sistema imprenditoriale locale, oggi siano (perfortuna) rintracciabili in numerosi ccltri parchi anche regionali.

Non vogliamo dire che siano uguali e in tutto; diciamo più semplicemente che ci sono risultati sicuramente degni di nota da non rendere più così "unica " l'esperienza del parco nazionale d 'Abruzzo.

Da qui forse come dicevamo anche la scelta di fare confronti con territori non protetti.

Condividiamo invece interamente le osservazioni critiche dell'articolo sulla persistenza di serie carenze specialmente per quanto riguarda la 'strategia di sistema dei parchi. I lettori della rivista conoscono benissimo come la pensiamo al riguardo. Ma da questo non si può trarne - ecco la nostra opinione la conclusione che l'unica oasi nel deserto dei parchi resti il parco d "Abruzzo.

Condividiamo anche il rilievo anch'esso critico sulla insufficiente conoscenza di quel che succede nel vasto e variegato mondo dei parchi. Noi abbiamo recentemente pubblicato i risultati di uno studio sui parchi regionali francesi che dovrebbe suggerire anche al CNEL e anche altri soggetti preposti alla ricerca - non escluse le associazioni - ricerche analoghe da fare nel nostro paese. In presenza di oltre 500 aree protette abbiamo urgente bisogno di indagini e riflessioni più ampie e generali. Qualche anno fa il coordinamento nazionale dei parchi (ora federazione) per conto del Ministero dell'ambiente svolse una indagine su una quarantina di parchi regionali (non pubblicata) e gli elementi che già allora emersero presentavano una realtà assai meno "desertica" di quella raffigurata dall'articolo.

Peccato che il ministero non abbia accolto a suo tempo la proposta di portare avanti quel lavoro su una scala più ampia. Ma non è mai troppo tardi. (R.M.)