PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve
Naturali NUMERO 26 - FEBBRAIO 1999 | ||
Editoriale Mariano Guzzini |
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Mi capita di avere l'onore e l'onere di succedere al direttore e fondatore di questa Rivista in un momento particolarissimo del processo di crescita delle aree protette italiane e della loro rappresentanza organizzata. Ma anche in un momento speciale nell'evoluzione del parco che amministro, in quanto presidente. Ma andiamo per ordine: a che punto siamo in Italia? Il presidente della Federazione italiana dei Parchi, mio editore di riferimento, assieme a Maggioli, ha scritto su parchi news del 18 febbraio che "si prospetta una stagione intensissima e di grandi novità per le aree protette. Finalmente il riferimento alla tutela dell' ambiente è stato assunto come prioritario per il complesso delle attività connesse all'utilizzazione dei prossimi fondi strutturali; uno dei diciassette settori in cui si articoleranno quelle attività, infatti, è costituito dalla "rete ecologica nazionale"; contemporaneamente prende il via il programma stralcio di tutela ambientale ed infine le modifiche introdotte con la legge 426 alla 394 consentono di promuovere patti territoriali anche nei parchi e impegnano il Ministero dell'Ambiente ad accordi di programma per i grandi progetti di sistema "Alpi, Appennini, coste, fiumi ed isole minori". Sull' onda di tante novità positive abbiamo assistito a Firenze ad una assemblea generale della nostra Federazione molto frequentata, molto unita e molto propositiva. La rivista pubblica integralmente la relazione di Enzo Valbonesi. Parchi news ha già dato notizia del dibattito e dei documenti conclusivi. E dalla nostra rete telematica (www.parks.it) è possibile scaricare molto materiale che a Firenze è stato al centro del dibattito, e che può essere di aiuto a quanti operano nelle aree protette. Ho già fatto cenno al "mio" parco, il Conero, che ha passato un esame molto accurato nel corso della discussione del progetto di piano del parco, discusso con le categorie, con gli Enti locali, le forze sociali e politiche, le associazioni ambientaliste, e poi con tutta la trafila amministrativa (il comitato tecnico scientifico regionale, la giunta regionale, la commissione consiliare, il consiglio stesso). Quasi due anni di discussioni hanno prodotto un buon documento finale, ma soprattutto hanno mostrato quante differenze culturali esistano, quante cose diverse si intendano quando si pronunciano parole come "parco", come "tutela", come "valorizzazione", per non parlare dei progetti e degli obiettivi di una politica di sviluppo sostenibile. Pur essendo tutti consapevoli di vivere in una società che ha perso il centro, dove tutto è post e dove quasi tutto va reinventato e rimotivato, fa davvero molta impressione toccare con mano quanto sia predominante il vento di Babele su qualunque altra ipotesi compositoria e concertatrice. Andiamo verso anni ricchi di occasioni, anche economiche, e immaginiamo di poter allestire "tavoli di concertazione". Ma la realtà ci propone soprattutto "tavoli sconcertanti" dove spesso i linguaggi sono incomprensibili ed intraducibili, in assenza di una consolidata e condivisa cultura ecologica. Mi si dice che tutti i momenti di crisi e di trapasso da vecchi modi di vivere l'economia e la politica a nuovi orizzonti hanno queste caratteristiche. Ma a me sembra che il fine millennio che stiamo attraversando presenti - a partire dai vocaboli che usiamo, e dalle culture che interpretiamo - aspetti di confusione e di ambiguità molto più abbondanti di una normale deriva e di una normale entropia. Sicché uno dei nostri doveri, accanto alla capacità di cogliere le novità positive, non potrà che essere l'impegno a resistere alle derive, sviluppando una capacità di contrasto alle molte forze centrifughe, che finiscono per segmentare ulteriormente il già sfilacciato tessuto unitario della cultura di chi è chiamato ad amministrare le aree protette. Senza cedere allo sgomento: il piano del parco del Conero, come ho detto, oggi c'è, ed è un buon piano anche perché è stato faticosamente concertato con tutti. Tuttavia, sapendo quali sono i problemi, occorre lavorare per evitare metastasi dirompenti. Ci tengo, nel mio primo editoriale, a ricordare - anche come possibile strumento di resistenza alleforze centrifughe e ad ogni tipo di deriva - il sistema informativo che un anno fa ancora era solo nei nostri desideri, e che oggi è costituito da una ricca rete di giornali prodotti dai parchi tra i quali spicca per storia, qualità ed importanza Piemonte parchi, da un importante fatto editoriale diffuso via internet, da una news letter inviata per posta ma anche per e-mail, e dalla qui presente rivista. Il mondo dei parchi in senso stretto comunica con tutti questi strumenti. Interagendo poi con altri preziosi canali che non elencherò, ma che anche loro stanno crescendo, e rendono più documentato e vario il nostro lavoro giornalistico, a dimostrazione del fatto che stiamo per vivere una fase molto interessante, ricca di novità, e tale da rendere realistico l'obiettivo di uscire dall'auto referenzialità e dalle antiche dialettiche tra "natura in vetrina", "parchi che vanno in prima pagina solo in occasione di eventi catastrofici", ecc.. Sarà duro, ma anche bello, misurarsi con le sfide di questa fase. E l'unica strada che conosco per riuscire è quella della ricerca della massima solidarietà da parte del mondo che opera nelle aree protette, che ha già dimostrato di saper compiere miracoli. A proposito dei quali il nostro lettore troverà in questo fascicolo una intervista al Ministro dell'Ambiente, che rappresenta di per sè una tappa importante nel nostro lavoro redazionale: un "paletto" che non sottovalutiamo. Al Ministro Ronchi abbiamo sottoposto francamente le questioni che ci sembrano essere quelle più "calde" e meritevoli di attenzione. E lui ci ha risposto con la nota burbera franchezza, che lo rende a volte contemporaneamente parte del problema e parte della soluzione. Noi lo ringraziamo due volte: per averci concesso l'intervista, e per essere stato se stesso, senza passaggi diplomatici. Essendo sicuramente molto più ciò che ci unisce che ciò che ci divide, quando ci si parla è possibile risolvere ogni eventuale momentanea divergenza. Del resto, alcune delle risposte del Ministro Ronchi (come quella dove esprime contrarietà alla commissione a latere della conferenza Stato-Regioni proposta dalla Federazione dei Parchi), vanno valutate più che da noi dalle Regioni. Noi faremo da attenti ed interessati tramiti, ma in ultima sostanza il regionalismo ed il federalismo dovrebbero avere gonfalonieri e trombettieri in servizio permanente effettivo, pronti a battersi per le proprie ragioni. I parchi, ancorché regionali, sono molto interessati ma - come dire - senza "allargarsi" verso le prime file, e senza esporsi al rischio di causare quei tali ingorghi dai quali ci mette in guardia il Ministro dell'Ambiente. Noi, intanto, forniamo materiali in appoggio ad una tesi classica: quella che chiede a chi individua ritardi e lacune una dose supplementare di ottimismo della volontà e di capacità propositiva per aiutare la barca ad andare. Sulla base di questa metodologia comunichiamo agli interessati le seguenti questioni. L' avvio nelle Marche del progetto di area vasta "coste italiane protette (CIP) . La documentazione dei ritardi per la convenzione delle Alpi (articolo di Ielardi) e lo stato di attuazione degli altri sistemi territoriali (articolo di Perilli). I nuovi criteri di classificazione che propone Lasen. Le idee per lo sviluppo presentate a Catania che ci riguardano (nota di Moschini e scheda della Anna Natali). Mentre riflettiamo sulle risposte del Ministro Ronchi facciamo circolare le carte dei progetti che ci sembra più urgente mettere in campo per unire gli sforzi dei parchi nazionali e di quelli regionali, affinché davvero in Italia le politiche di sviluppo eco-sostenibile si affermi,o come priorità condivise e come interventi efficaci e produttivi. Nella certezza che, lavorando sui progetti e sui problemi, ci incontreremo certamente anche con le Regioni, con il Governo nazionale e con lo stesso Ministero dell'Ambiente, nell'ipotesi (quasi sempre documentabile) che le une, l'altro e l'altro ancora lavorino intensamente perché il nostro Paese raggiunga presto e bene i medesimi traguardi che a noi stanno a cuore. Infine, un "doloroso" poscritto. Questo fascicolo, ventiseiesimo della onorata serie, esce con sensibile ritardo sulla data di copertina a causa degli scombussolamenti causati dal contemporaneo cambio di sede della redazione e della composizione, nonché del direttore e della segreteria di redazione. Ce ne scusiamo con i lettori e facciamo cauto voto di tentare di fare meglio in avvenire. Buona lettura. |