PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve
Naturali NUMERO 26 - FEBBRAIO 1999 | ||
Il tormentone Provincia Renzo Moschini |
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So che la prima reazione di molti lettori della Rivista sarà: ma a noi cosa interessa del tormentone provincia sì, provincia no? E se non posso dar loro torto per quanto riguarda il 'ritorno' di una questione dibattuta fino alla noia... ritengo ugualmente che la discussione interessi anche noi, ossia i parchi. E certo singolare che si torni a parlare della 'utilità' di questo ente dopo discussioni e polemiche conclusesi ogni volta con il riconoscimento delle stesse, sia pure rinnovate rispetto all' antico ruolo (che l'illustre prof. Sartori non sa che è cambiato da tempo). Conclusioni mai definitive evidentemente se qualcuno ogni tanto le rimette in discussione con 1' aria (e convinzione?) di sollevare un problema nuovo di zecca. Anche questa volta, lo si è capito subito, non succederà niente, ma c'è da giurarci che prima o poi qualcuno ci riproverà. E se in tempi ormai lontani la discussione sulla 'vecchia' provincia- appunto quella dei 'matti' aveva un senso, molto meno sembra averne oggi nel momento in cui, soprattutto in virtù della Bassanini, essa si appresta a ricevere importanti competenze e funzioni che dovrebbero contribuire a rinnovare, rendere più efficente e meno burocratico il sistema delle autonomie nel suo complesso. Dove sta allora il 'nostro' interesse per questa non appassionante controversia? Sta nel fatto, intanto, che un sistema di poteri locali incardinato su tre livelli, comunale, provinciale e regionale (con l'aggiunta delle comunità montane), presenta indubbiamente non pochi motivi e ragioni di 'conflitto', quanto meno potenziale ma più spesso effettivo, come una lunghissima esperienza dimostra e conferma. Essendo i parchi enti 'misti' - gestiti, cioè, da strumenti (enti o consorzi che siano) rappresentativi della collegialità delle istituzioni locali - alla stregua di sensibili termometri registrano ogni scossa, ogni frizione, ogni attrito, ogni turbolenza che insorge nel 'sistema' . L'attività di un parco e specialmente i suoi passaggi fondamentali, il piano territoriale, il piano economico ma anche tutti gli altri interventi che riguardino (come avviene quasi sempre) parti di territorio e funzioni non appartenenti unicamente ad uno dei livelli istituzionali, tocca immancabilmente competenze, funzioni, sensibilità e suscettibilità che richiedono una 'collaborazione', che deve essere 'leale' sì, ma anche efficace per non risultare paralizzante per tutti. Ed eccoci alle novità della situazione le quali, se non giustificano il riaprirsi dell'antica querelle sulla provincia, richiedono però una attenta riflessione sulle implicazioni che possono derivare - anche per i parchi da una rimodellazione dei ruoli delle istituzioni locali. Qualche segnale, se non ancora allarmante sicuramente da non sottovalutare, già lo si registra qua e là. Le province dovranno essere fortemente potenziate nel loro ruolo anche gestionale su area vasta. I parchi 'area vasta' lo sono per antonomasia e quindi rientrano senz'altro in questo capitolo. Il rischio quale potrebbe essere, visto che già in passato all'uscita della legge 394 e della 142, qualche disagio lo si avvertì anche nei comuni, ma soprattutto nelle province? Un aspetto riguarda, ad esempio, la pianificazione. Il PTC delle province ha carattere fondamentalmente ambientale e quindi attiene alle stesse tematiche proprie del piano del parco. Se si impugna la 'sovraordinazione' come una clava, i conflitti e le tensioni sono quindi inevitabili. Ma se si imbocca la via della 'collaborazione' le cose cambiano, come ben sappiamo. Il punto più critico probabilmente concerne la 'gestione' delle aree protette non nazionali. In qualche regione si ipotizza un passaggio delle funzioni gestionali dei parchi regionali operanti nella dimensione provinciale, (cioè i più), alle province. Non sembra una buona scelta. La gestione dei parchi mediante un ente a carattere misto è un'importante conquista e novità nel panorama normativo italiano che sta dando nel suo complesso buona prova tanto è vero che l'indagine parlamentare sulla legge 183 ha evidenziato che anche per i bacini andrebbe previsto qualcosa di analogo. I parchi regionali, insomma, sono oggi gestiti generalmente da enti o consorzi di cui fanno parte comuni, province e regioni (oltre ad altri soggetti non istituzionali) e non si vede perché essi debbano essere rivisti. Diverso naturalmente il caso di quei parchi regionali (ce ne sono specialmente in alcune regioni del Nord) che per la loro dimensione estremamente ridotta non giustificano quel tipo di gestione che più opportunamente potrebbe essere assegnata alla provincia come già avviene per le riserve. D' altronde il trasferimento di competenze amministrative ai livelli inferiori non rimetterà in discussione tutti quegli strumenti a scala sovracomunale anche a carattere aziendale, di cui gli enti locali si sono dotati in questi anni per gestire più razionalmente ed efficacemente servizi e attività di area vasta. Ecco perché siamo interessati al dibattito sulle province: sono le stesse ragioni per le quali siamo interessati alla attuazione delle leggi Bassanini. Un sistema locale più efficiente, con più poteri, con maggiore capacità di gestione coordinata ha bisogno di strumenti 'misti' e i parchi li hanno già collaudati con discreto successo. |