PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve
Naturali NUMERO 26 - FEBBRAIO 1999 | ||
I sistemi territoriali ambientali Franco Perilli * |
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1. Scenario internazionale La conferenza delle Nazioni Unite, tenutasi a Rio de Janeiro nel giugno del 1992, ha sottolineato l'urgenza di assicurare: Con Agenda 21 si è definito il piano d'azione per specifiche iniziative economiche, sociali e ambientali per il XXI secolo, mirate a coniugare gli aspetti socio-economici e ambientali in una visione integrata ed intersettoriale, ribadendo la necessità che i singoli governi "adottino strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile, assicurando uno sviluppo responsabile verso la società, proteggendo, nel contempo, le risorse fondamentali e l'ambiente per il beneficio delle future generazioni". Seguire il concetto di sostenibilità comporta la ricerca di linee di sviluppo che, nel rispetto dell'ambiente, perseguano un assetto territoriale equilibrato, che nell'ampia visione del principio della "globalizzazione", ricerchi il rispetto delle identità locali.
2. Scenario europeo Il trattato di Maastricht individua tra gli obiettivi da conseguire "la crescita sostenibile, non inflazionistica che rispetti l'ambiente...", prefigurando forme di integrazione delle problematiche ambientali con quelle settoriali, individuando nella salvaguardia dell'ambiente, nel mantenimento dei livelli di biodiversità esistenti e nella lotta all'inquinamento, i principi fondamentali della pianificazione territoriale. Il trattato di Amsterdam, ha individuato, tra gli obiettivi dell' azione dei fondi strutturali, la promozione dello sviluppo sostenibile, la tutela ed il miglioramento dell'ambiente, prefigurando un coinvolgimento delle autorità ambientali già nelle fasi iniziali delle politiche settoriali. In questo nuovo scenario vanno ricercate linee d' assetto del territorio che, perseguendo l'obiettivo dello sviluppo sostenibile, individuino nuove strategie di conservazione e valorizzazione delle risorse naturali e ambientali del nostro Paese, alla cui attuazione concorrano le Regioni, gli Enti Parco e gli Enti Locali, secondo il principio di sussidiarietà.
3. Scenario normativo e programmatico nazionale
3.1. Comitato per le aree naturali protette Il primo documento ufficiale che prende in considerazione i sistemi territoriali ambientali è costituito da un verbale dell'ex Comitato per le Aree Naturali Protette (G. U. n. 94 del 23 .4.94) ove, in riferimento al Programma Triennale per le aree protette si era inteso offrire il quadro internazionale di riferimento per le politiche nazionali di conservazione della natura. Riferendosi agli strumenti generali di programmazione e di pianificazione per il territorio e per le aree naturali protette, il Comitato definiva il programma triennale di tutela ambientale come il principale strumento di pianificazione dell'azione pubblica per la tutela dell'ambiente, articolato nei due momenti istituzionali della: - programmazione nazionale, che doveva definire le linee programmatiche generali nonché i criteri per la ripartizione delle risorse, per l'individuazione dei singoli interventi e le procedure per la loro attuazione. Inoltre che "le individuazioni della programmazione nazionale devono essere recepite in programmi relativi alle azioni nazionali e nei singoli programmi regionali, con le necessarie specificazioni in funzione delle diverse realtà territoriali"; - programmazione regionale, con la quale si doveva attuare attraverso la definizione del Programma Regionale ambientale (P.R.A.) la programmazione nazionale. Un altro compito affidato al Comitato dalla Legge 394/91, era quello di definire, sulla base della Carta della Natura le linee fondamentali di assetto del territorio, con riferimento ai valori naturali e ambientali. In attuazione a quanto sopra indicato, il Comitato, nella seduta del 7 settembre 1993, definendo i criteri e gli indirizzi per la predisposizione della Carta della Natura, evidenziava, tra l'altro, che l'elaborazione dello strumento doveva avvenire con l'individuazione, nell'ambito del territorio nazionale ed in particolare attraverso l'analisi dei grandi sistemi ambientali e territoriali del Paese (Alpi, Appennini, Pianura Padana, coste ed isole), delle aree valutabili di interesse naturalistico.
3.2. Programma stralcio di tutela ambientale Con la soppressione del programma triennale per le aree protette a seguito dell'entrata in vigore del d.lgs. 112/98 (Bassanini), il Ministero dell'Ambiente, per affrontare il vuoto di programmazione creatosi, ha varato il Programma Stralcio di Tutela Ambientale per le due annualità 9899. Il 5° progetto contenuto in detto programma relativo alla "Conservazione del Patrimonio Naturale e delle Biodiversità", prevede tra le varie iniziative un progetto di sistema quale "APE" (Appennino Parco d'Europa), con una dotazione finanziaria di 1,4 mld (98-99), sicuramente scarsa ma utile e indispensabile per l'avvio del progetto. Nella relazione al Piano stralcio, parlando di APE, "ci si propone di integrare le politiche ambientali con le altre politiche in un progetto complessivo di sviluppo sostenibile riguardante tutto l'arco appenninico, a partire dal sistema delle Aree Protette. I soggetti interessati sono le Amministrazioni centrali competenti, le Regioni Appenniniche, gli Enti Parco nazionali e regionali, le rappresentanze degli enti locali (ANCI, UPI e UNCEM), le associazioni ambientaliste, la comunità scientifica, le organizzazioni sindacali, imprenditoriali e cooperativistiche. Gli strumenti operativi sono la Convenzione ed il Programma d' Azione per lo sviluppo sostenibile dell'Appennino da inserire in un accordo di programma tra il Ministero dell'Ambiente e la regione capofila delle Aree Protette" (Abruzzo).
3.3. Legge 426/98: "Nuovi interventi in campo ambientale" In occasione della discussione alla Camera della proposta di legge "Nuovi interventi in campo ambientale", nella seduta del 29 luglio 1998 venne votato un o.d.g. nel quale, per la prima volta negli atti parlamentari, vengono richiamati due progetti di sistema quali APE (Appennino Parco d'Europa) e ITACA (isole minori). In tale o.d.g. il Governo si impegnava, sentita la Conferenza Unificata allargata agli Enti Parco e agli organismi di gestione delle Aree Protette Nazionali territorialmente interessate, a predisporre entro il 31 dicembre 1998 le azioni e le misure finalizzate alla realizzazione dei suddetti progetti, da attuarsi con apposita deliberazione del CIPE.
4. Politiche di sistema
4.1. Rete ecologica nazionale abstract "Rapporto Interinale (fondi strutturali 2000-2006)" La U.E. sta attuando una serie di programmi con l'obiettivo di conservare la diversità biologica mediante la realizzazione della rete Natura 2000. Le attuali strategie nazionali di conservazione della natura prevedono la realizzazione di sistemi fortemente connessi ed integrati con il territorio attraverso una rete ecologica dove i parchi e le altre aree protette assumono un ruolo centrale. Nel recente convegno di Catania "Cento idee per lo sviluppo - strategie per la programmazione dei fondi strutturali 2000-2006" si è individuata nella realizzazione della rete ecologica nazionale lo strumento per perseguire azioni per la valorizzazione e lo sviluppo di tutto quel territorio caratterizzato dalla presenza di valori naturali e culturali al fine di tutelare i livelli di biodiversità esistenti e la qualità ambientale nel suo complesso. La formazione della rete ecologica nazionale diviene, dunque, lo strumento di programmazione in grado di orientare la nuova politica di governo del territorio verso la gestione di processi di sviluppo integrati con le specificità ambientali delle varie aree, avviando così politiche di sistema che concorrono alla formazione della rete ecologica paneuropea. La rete ecologica si configura come un"'infra-struttura" naturale ed ambientale che persegue il fine di interrelazionare e di connettere ambiti territoriali dotati di una maggiore presenza di naturalità, ove migliore è stato ed è il grado di integrazione delle comunità locali con i processi naturali, recuperando e ricucendo tutti quegli ambienti relitti e dispersi nel territorio che hanno mantenuto viva una, seppur residua, struttura originaria; ambiti la cui permanenza è condizione necessaria per il sostegno complessivo di una diffusa e diversificata qualità naturale nel nostro Paese. Ruolo fondamentale dell'infrastruttura ecologica è rivitalizzare questi ambienti residui, al fine di garantirne la loro conservazione, riconducendoli in una dimensione attiva a garanzia della sostenibilità del processo complessivo di sviluppo. La struttura della rete Per la formazione della rete ecologica nazionale, i parchi e le riserve assumono il ruolo di nodi (core areas) interconnessi tra loro e con altre aree di interesse naturalistico (Sic, Zps, ecc.), da corridoi ecologici (green ways), a cui si frappongono zone cuscinetto o di transizione (buffer zones), in modo tale da costituire una vera e propria "infrastruttura ambientale" estesa all'intero territorio.
4.2. Sistemi territoriali Mediante la costituzione della rete si viene a delineare un vero e proprio sistema "infrastrutturale" in grado di orientare gli altri grandi sistemi (trasporti, servizi, ecc.) articolato nei grandi sottosistemi ambientali e territoriali del nostro Paese già ricordati (Alpi, Appennino (APE), Coste (CIP), Pianura Padana, Isole Maggiori e Minori (ITACA)). Sarà così possibile individuare specifiche strategie integrando gli aspetti della conservazione con quelli dello sviluppo ecocompatibile, realizzando una politica nazionale di nuovo assetto del territorio conforme con le attuali strategie europee di conservazione della natura, alla cui attuazione concorrono le Regioni, gli Enti Parco e gli Enti Locali (Province e Comuni) nel rispetto del principio di sussidiarietà.
4.2. 1. Alpi Le Alpi rappresentano la più grande area europea ricca di biodiversità, ma anche quella a maggior rischio per la fragilità degli equilibri ecologici in essa presenti, ove sono ubicati 14 parchi nazionali ed oltre 50 aree protette.
4.2.2. APE (Appennino Parco d'Europa) Con l'attuazione della legge 394/91 il nostro Paese si è avviato a raggiungere l'obiettivo di tutela del 10% del territorio nazionale. - 9 Parchi nazionali per una superficie di 841.305 ettari (8 nuovi parchi oltre al PNA) - 65 Riserve naturali statali per una superficie di 47.453 ettari - 28 Parchi regionali per una superficie di 300.446 ettari - 32 Riserve regionali per una superficie di 25.067 ettari - 12 Altre aree protette per una superficie di 10.209 ettari, che costituiscono per la loro estensione e contiguità un vero e proprio sistema ove è possibile sperimentare concretamente una politica di sviluppo sostenibile incentrata sulla conservazione della natura, in grado di avviare azioni coordinate per realizzare l'obiettivo storico del riequilibrio territoriale fondato sull'uso sostenibile delle risorse naturali e storico-culturali. Il nuovo quadro istituzionale prevede un ruolo attivo delle amministrazioni centrali, regionali e degli enti parco attraverso la definizione di accordi di programma coerenti con gli orientamenti del V Programma di azione ambientale dell'UE nel quale sono individuati tre obiettivi essenziali: - l'integrazione delle politiche ambientali con le altre politiche di sviluppo; - la partnership dei diversi soggetti istituzionali e sociali; - la condivisione delle responsabilità. APE è stato promosso dalla Regione Abruzzo e da Legambiente con il sostegno tecnico del Servizio Conservazione della Natura del Ministero dell'Ambiente nel 1995 quale strumento per rilanciare la politica delle aree protette con un' idea progettuale che riprendesse e rilanciasse quanto il Comitato per le aree naturali protette aveva deliberato in merito alla costruzione del sistema nazionale delle stesse.
Ambito territoriale generale L' ambito territoriale di riferimento è costituito dal complesso di 14 regioni, di 51 province, di 188 comunità montane e di oltre 2.200 comuni, per una superficie totale di 9.585.355 ettari pari al 45,99% dell'intero territorio nazionale.
Strumenti Il progetto Ape si fonda su due strumenti quadro: - CONVENZIONE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELL'APPENNINO Lo strumento istituzionale per la realizzazione di APE è la Convenzione per lo sviluppo sostenibile dell'Appennino, cui aderiranno i diversi attori, dal Ministero dell'Ambiente a gli altri Ministeri interessati, alle Regioni, agli Enti parco, agli enti locali, alle associazioni ambientaliste, alla comunità scientifica, agli altri soggetti economici e sociali. - PROGRAMMA DI AZIONE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELL'APPENNINO E' lo strumento quadro di coordinamento per la realizzazione nell'area appenninica degli strumenti principali di pianificazione e di programmazione quali: - la Carta della natura; - le Linee fondamentali di assetto del territorio; - i Quadri comunitari di sostegno (piani operativi e fondi strutturali).
Accordo di programma Per il raggiungimento degli obiettivi della Convenzione e del Programma di azione, il Piano stralcio di tutela ambientale (che ha già ottenuto il parere favorevole della Conferenza Stato-Regioni nel maggio 1998) prevede la definizione di un Accordo di Programma tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione capofila delle aree protette (Regione Abruzzo), al fine di concordare azioni unitarie per la promozione di un progetto complessivo di sviluppo sostenibile quale APE, coerente con gli orientamenti del V Programma di azione ambientale dell'UE, finalizzato alla costituzione di un "sistema" delle aree protette sia nazionali che regionali, nel riconoscimento dell'interesse comune all'attuazione delle politiche ambientali e territoriali contenute nelle leggi 18.5.1989, n.l83, 31.1.1994, n. 97 e 6.12.1991, n. 394.
4.2.3. Itaca
Premessa Le isole minori rappresentano una preziosa risorsa dal punto di vista culturale, paesaggistico, turistico ed economico per l'Italia e per l'intero Mediterraneo, di cui è testimonianza l'interesse nazionale ed internazionale di cui godono, e sono fonte di attrattiva e di ricadute positive per 1' intero territorio nazionale e mediterraneo.
Le aree protette marine interessate da Itaca Le zone costiere e marine italiane per le quali è prevista l'istituzione di aree protette marine sono 49. Le aree di reperimento, cioè quelle zone che per il loro valore naturalistico e per l'integrità del patrimonio biologico devono essere sottoposte a tutela, sono elencate in tre leggi distinte:
Gli strumenti di Itaca Il progetto Itaca si fonda su due strumenti quadro che possono essere oggetto di un accordo di programma: - la convenzione per lo sviluppo ecosostenibile delle isole minori del Mediterraneo. E' la Carta dello Sviluppo Sostenibile delle isole minori, nella quale sono indicati gli obiettivi, le finalità, gli impegni del progetto Itaca e nella quale è disegnata una strategia di sviluppo che vede nel sistema delle Riserve marine il suo momento di riferimento. E' lo strumento istituzionale al quale aderiscono i diversi attori pubblici e privati. - Programma di azione per lo sviluppo sostenibile delle isole minori del Mediterraneo. E' lo strumento quadro di coordinamento per la realizzazione delle principali azioni di pianificazione, di programmazione e di progettazione.
Le linee progettuali Nell'attuale congiuntura economica contrassegnata dal persistere di un elevato tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno d'Italia, le isole minori possono rappresentare il punto più avanzato dove turismo, cultura ed ambiente ed una agricoltura tipica e di qualità possono dare, assieme, risposte concrete sul terreno della qualità dello sviluppo, dei servizi, delle opportunità occupazionali.
I servizi territoriali La realizzazione di servizi ed infrastrutture essenziali, nel più rigoroso rispetto dell'ambiente naturale, nelle isole minori diventa presupposto per lo sviluppo di un turismo sostenibile, consapevole e destagionalizzato, un progetto con il quale si intende frenare lo spopolamento di questi luoghi, il loro degrado, la banalizzazione turistica, la perdita di tradizioni uniche ed irripetibili.
Agricoltura, pesca artigianale e Biodiversità Nello stretto legame tra la tutela del paesaggio, della conservazione della natura e della biodiversità, si colloca il progetto di sviluppo rurale. Nelle isole minori il sistema della qualità ambientale è in stretto rapporto con l'attività agricola e la pesca artigianale.
4.2.4 C.l.P. (Coste italiane protette)
Premessa Le coste, come innanzi ricordato, non sono state ricomprese nell'art. 1-bis della legge 426/98 tra i sistemi territoriali, riferendosi l'articolato esclusivamente alle aree marine protette. Tale dimenticanza appare quanto mai strana se ci riferiamo ad un sistema (7.550 km) che ha subito nell'ultimo secolo un fortissimo processo di antropizzazione (630 comuni con una popolazione complessiva di diciotto milioni di abitanti, pari al 30% della popolazione italiana) che, in buona parte, ha mutato completamente le caratteristiche naturali ed ambientali di questo territorio. La realizzazione di grandi infrastrutture d'inizio secolo (strade e ferrovie), spesso in prossimità degli arenili, ed i successivi processi di urbanizzazione legati alla crescita delle città costiere hanno costituito il presupposto per la creazione, nella maggior parte di questi territori, di un insediamento costiero lineare senza soluzione di continuità. Malgrado questa costante aggressione, le nostre coste conservano ancora elementi di naturalità rilevanti, da conservare e valorizzare.
Le aree protette interessate dal C.l.P. In merito basta ricordare i 24 parchi costieri oggi esistenti (sei in Adriatico, nove sul Tirreno, sei in Sicilia e tre in Sardegna) e le 54 riserve naturali sparse lungo la costa, come nodi rilevanti della rete ecologica che devono ritrovare le necessarie connessioni (Corridoi Ecologici) oggi pesantemente compromesse. A queste aree protette vanno riconnesse le 15 Riserve Marine attualmente istituite in un approccio sistemico che unisce inscindibilmente la costa al mare.
Strumenti del C.l.P. In analogia con quanto proposto per APE ed Itaca, il progetto CIP si può fondere su due strumenti quadro da definirsi con un apposito accordo di programma. - La convenzione per lo sviluppo sostenibile delle coste italiane protette. Quale carta per lo sviluppo sostenibile delle coste, nella quale sono indicati gli obiettivi e le finalità del progetto che deve ritrovare nelle aree protette (costiere e marine) il suo punto massimo di riferimento. - il programma di azione per lo sviluppo sostenibile delle coste italiane protette, quale strumento quadro di coordinamento per la realizzazione delle principali azioni di pianificazione, programmazione e progettazione.
Le linee progettuali La rilevante estensione lineare della nostra fascia costiera, le consistenti tracce storiche, culturali ed ambientali che ritroviamo sull' intero perimetro, costituiscono una valenza particolare per la tutela e la valorizzazione di questo sistema proiettato su un mare, il Mediterraneo, unico al mondo per la sua biodiversità. E' necessario puntare, in analogia a quanto proposto per il progetto Itaca, ad un diverso sviluppo economico, fondato sulla sostenibilità degli interventi e tendente a valorizzare e salvaguardare le risorse naturali e culturali esistenti.
Difesa della costa L'ambiente costiero in generale risulta estremamente sensibile sia all'azione antropica che a quella degli agenti naturali. Negli ultimi decenni sono stati operati numerosi e dispendiosi interventi che vanno sotto il nome di "difesa della costa" in risposta all'erosione del mare di tratti di arenile, mediante la realizzazione di scogliere di vario genere (emerse, sommerse, parallele alla costa, a pennello, ecc.)con risultati spesso inefficaci e comunque dannosi per gli effetti indotti sui limitrofi tratti di costa. Infatti, i ripascimenti ottenuti con la realizzazione di scogliere emerse, sono stati pagati amaramente con l'erosione di tratti contigui e comunque con il netto peggioramento della qualità delle acque marine intercluse dovuto al diffondersi degli effetti di eutrofizzazione per lo scarso ricambio delle acque marine. Analoga sorte hanno subito gli altri interventi con pesanti ripercussioni per le modifiche indotte all'ambiente marino costiero. Si richiede oggi più che mai di evitare interventi puntuali sulle aree in erosione che non siano supportati da studi generali di ampi tratti di costa aventi caratteristiche omogenee. Nel merito va comunque ricordato che spesso i problemi dell'erosione costiera vanno ricercati a monte della costa, negli interventi realizzati lungo i corsi d' acqua (briglie, canalizzazioni, dighe, ecc.) che hanno ridotto pesantemente 1' apporto solido al mare. Tale posizione è emersa chiaramente anche nel recente convegno sulle C.I.P. tenutosi ad Ancona il 13 marzo scorso, ove, nel richiedere l'abbandono di soluzioni prettamente ingegneristiche basate sulla posa in opera di massi da scogliera di qualsiasi forma, si privilegi piuttosto il sistema del ripascimento artificiale delle spiagge in erosione quale unica soluzione ecocompatibile al fenomeno, già positivamente sperimentata nel nostro Paese.
Salvaguardia dell'ambiente costiero Un altro fattore di grave modificazione dell'ambiente costiero è legato ai continui processi di urbanizzazione e di infrastrutturazione verificatisi lungo la costa, che richiedono una netta inversione di tendenza sulle politiche di sviluppo dei centri urbani costieri a favore, anzitutto, di una salvaguardia di quelle aree (poche, in verità) ancora libere dall'edificazione.
Arretramento delle infrastrutture La realizzazione di numerose infrastrutture stradali e ferroviarie collocate lungo la fascia costiera per meri motivi di economicità degli interventi, costituisce oggi un ulteriore pesante fattore di compromissione dell' ambiente costiero. Nel merito è necessario prevedere ove possibile l'arretramento di tali arterie principali, seguendo anche le indicazioni che emergono dalla U.E. per l'approntamento di studi di fattibilità sulle reti di trasporto transeuropee (T.E.N.) basate sul principio dell'intermodalità (corridoio adriatico).
Utilizzazione della portualità esistente La forte crescita verificatasi negli ultimi anni della nautica da diporto ha comportato la realizzazione di numerose nuove infrastrutture portuali, spesso però senza una programmazione del settore e soprattutto senza uno studio sugli effetti che queste nuove opere avrebbero comportato per la modificazione della linea di costa. Anche in questo caso è necessario evitare nuovi interventi portuali, migliorando e perfezionando le strutture esistenti ed eliminando, ove possibile, gli inconvenienti (erosioni od insabbiamenti) dovuti alla realizzazione di tali interventi a mare.
Turismo ecocompatibile Il fenomeno turistico si è orientato, negli ultimi decenni, verso un turismo esclusivamente balneare, alimentato da una dissennata politica di realizzazione di seconde case, in un processo di falso sviluppo economico che ha prodotto, al contrario, un collasso delle già deboli infrastrutture di servizio. * Segreteria tecnica del Ministero dell'Ambiente |
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