PARCHI | |
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 27 - GIUGNO 1999 |
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Lettere Fabio Vallarola |
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Negli ultimi numeri della Rivista si sta scandalosamente sconfinando verso la più becera polemica di piccola politica e basso provincialismo con alcuni articoli che continuano costantemente ad insultare tutto ciò che nel mondo dei parchi non si trova allineato con quanto sostenuto dalla Vostra redazione. Pur condividendo gran parte delle iniziative che si portano avanti attraverso la Rivista, non si possono accettare certi sistemi giornalistici per fare insinuazioni e attaccare leggi dello Stato, misure ministeriali, iniziative del Servizio conservazione natura o denigrare e ridicolizzare associazioni ambientaliste, i parchi nazionali e il Parco nazionale d'Abruzzo. Parchi si è mantenuta fino ad oggi una autorevole rivista del settore e come tale potrà continuare a far crescere la cultura dei parchi. Se si utilizza lo stile di un bollettino di quartiere perfare politica, invece di trattare con senso critico gli argomenti affrontati, la rivista non potrà mai essere un vero strumento di informazione della Federazione di tutti i parchi e riserve. Con i migliori saluti. Ho qualche difficoltà a rispondere alla lettera del nostro lettore che ci accusa di sconfinare scandalosamente verso il becero, la piccola politica, il basso provincialismo, con continui insulti nonché attacchi e insinuazioni nientemeno che alle leggi dello Stato e alle iniziative ministeriali. E non è tutto. Siamo colpevoli anche di denigrare o ridicolizzare le associazioni ambientaliste e i parchi nazionali e tra questi il Parco nazionale d'Abruzzo. Che dire? Riferimenti precisi nella lettera non ce ne sono e quindi si deve tirare ad indovinare. La Rivista non ha avuto in questi anni e continua a non avere peli sulla lingua - questo è verissimo - ma non riesco a vedere questo scadimento in uno stile da bollettino di quartiere (i quartieri ci scuseranno). E vero, le leggi è nostro costume discuterle e se è il caso criticarle, ma questo in un regime democratico non credo possa fare scandalo. Anzi, dobbiamo dire che la Rivista ha sostenuto e sostiene con grande convinzione le leggi più importanti nazionali e regionali che regolano la vita dei parchi. L' abbiamo fatto con la legge 394 anche quando ne abbiamo discusso taluni limiti, dovuti peraltro in larga misura ad una discutibile e comunque inadeguata gestione. Con lo stesso impegno e fervore stiamo sostenendo le leggi Bassanini. Ma perché scandalizzarsi se poi consideriamo una decisione grave e sbagliata umiliare il Parco di Portofino e la Regione Liguria, per imboccare una strada che crea confusione e zizzania istituzionale nel momento in cui la "leale collaborazione" dovrebbe essere d' obbligo per tutti, così come stabilisce la legge? Quanto alle associazioni ambientaliste, le nostre pagine, a differenza di quelle "blindate" degli organi del WWF, sono sempre state aperte a tutti. Certo, se poi il presidente del WWF, nonché presidente del Parco nazionale d'Abruzzo, dopo avere a suo tempo raccolto le firme per chiedere lo scioglimento dei consorzi di gestione dei parchi regionali, rivendica a gran voce per Portofino un consorzio contro il Parco, cosa dovremmo dire? E cosa dovremmo dire quando - sempre Pratesi si complimenta con tanto di lettera ai giornali con il sottosegretario Calzolaio perché ha disertato (e non era vero) una assemblea della Federazione dei parchi sulle aree protette marine da lui considerata una pericolosa lobby regionalista? E quando il WWF pubblica ponderosi e supponenti documenti sulla pianificazione e sbacchetta questo e quel parco regionale che non pianificherebbe come si deve e poi ignora e glissa sul fatto che il Parco d'Abruzzo il piano non ce l'ha e non ci risulta che qualcuno ci stia lavorando, dovremmo far finta di niente e abbozzare? E lesa maestà dire che quel parco manca ad uno dei suoi compiti più importanti anche dal punto di vista de- mocratico? E quando, sempre il WWF e Pratesi, convocano riunioni che competono ad altri per "fare le bucce" a questo e a quello magari per farsi dire che è bene che la sede del Parco d'Abruzzo rimanga a Roma dopo che il Consiglio di Stato ha detto che deve invece, come è naturale e giusto, stare nel parco, cosa dovremmo dire, che fanno bene? Cosa direbbe il WWF se noi convocassimo una riunione per fare le bucce alle oasi della associazione? Intendiamoci, queste ed altre nostre posizioni possono - come è legittimo - non essere condivise e considerate non giuste o inopportune ma possono essere tranquillamente contestate sulla Rivista. Ma criticare è cosa diversa dall'insultare, denigrare e offendere, cosa che non ci pare, francamente, sia mai stato lo stile di Parchi. Se il nostro lettore intende essere più preciso e non mandarci al tappeto, potremmo esserlo anche noi nel replicare. Per intanto voglio rassicurarlo che a noi piace discutere e, se opportuno, anche polemizzare ma sempre con intenti costruttivi e con rispetto di chi ha posizioni diverse dalle nostre. Dopo questa lettera ne abbiamo ricevuta un'altra da un nostro lettore che, per la seconda volta, ci scrive per le nostre posizioni, anzi "elucubrazioni" sul CFS. Mi viene rimproverato di scrivere sull'argomento come coloro che fanno le recensioni avendo letto soltanto il titolo del libro. Di più, dopo essere stato giudicato "a dir poco ingenuo" mi si dice di non essere neppure in buona fede. L'articolo mi avrebbe addirittura "fruttato" ancora una volta il plauso dei politicanti localistici assetati di potere. E pensare che credevo di avere sostenuto semplicemente di trasferire alle regioni (non alle bocciofile) il personale per gestire le competenze sulle foreste che non sono più dello Stato. Alla lettera il signor Valter Reali allega anche il testo di una petizione contro lo smembramento del corpo accompagnata da una lettera dell'on. Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Commissione agricoltura della Camera, che invita a sottoscrivere la petizione per scongiurare "l'irresponsabile" misfatto. Devo riconoscere che per taluno è difficile discutere senza ricorrere ad accuse pesanti. E che poi a farlo non sia soltanto il signor Reali ma anche chi ricopre importanti incarichi istituzionali è certamente molto più grave. Evidentemente "responsabili" o in buona fede sono soltanto le proprie posizioni. R.M. |