PARCHI | |
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 27 - GIUGNO 1999 |
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Introduzione alla Conferenza nazionale ruralità e ambiente di Enzo Valbonesi* a cura di Federica Zandri |
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Come parchi porteremo un contributo significativo alla Conferenza nazionale ruralità e ambiente, un documento che stiamo definendo con le associazioni del mondo agricolo, risultante da una serie di incontri. Lo presenteremo a Roma probabilmente entro il mese di settembre: è la sintesi del nostro pensiero e di un lavoro che stiamo svolgendo come Federazione su un tema che riteniamo strategico non solo per i parchi o per il consenso sociale ma per la biodiversità. In alcune zone, soprattutto, dove l'agricoltura è una componente essenziale del paesaggio, oltreché dell 'economia, della storia, della cultura e delle tradizioni. L'agricoltura nei parchi si deve contraddistinguere specialmente in una direzione: laddove è diventata impattante, deve essere riconvertita. Nella stragrande maggioranza dei parchi l'agricoltura è già ecocompatibile: è arretrata, magari, ma compatibile. Il problema, semmai, frenare la perdita ulteriore di addetti di questo settore perché ciò significherebbe perdere un bene prezioso. Stiamo lanciando una proposta a questo riguardo, attraverso il documento: il 13 novembre, data che segna l'inizio dell'anno agrario, in tutti i parchi d'ltalia (almeno in quelli aderenti alla Federazione) si discuterà e ci saranno momenti di incontro con il mondo agricolo. In alcuni parchi questo già avviene, ed in modo costante; in altri casi bisogna sollecitarlo sia perché i parchi sono nati contro la volontà degli agricoltori, sia perché certi parchi non sono adeguatamente sensibili. n nostro compito è sollecitare gli associati a dedicare maggiore attenzione al tema, istituendo un tavolo di confrontopermanente, e difare della data del 13 novembre un appuntamento nazionale. Va ribaltato I 'asse tradizionale nel rapporto aree protette-agricoltura: I'attività rurale non va vista come qualcosa da tollerare ma come un bene nel parco e per il parco. * Presidente Federparchi Documento congiunto delle organizzazioni professionali agricole e della Federazione italiana dei parchi e delle riserve naturali per il sostegno e la valorizzazione dell'agricoltura nelle aree protette italiane. Le organizzazioni professionali agricole (Confederazione Italiana Agricoltori, Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti, Confederazione Generale Agricoltura Italiana) e la Federazione italiana dei parchi e delle riserve naturali con il presente accordo di collaborazione intendono contribuire innanzitutto ad eliminare i motivi che hanno generato i contrasti e l'opposizione che in molti casi hanno contrassegnato l'atteggiamento degli agricoltori nei confronti dell'istituzione delle aree protette e le difficoltà ancora esistenti da parte di alcuni parchi nel riuscire a coniugare ed a integrare appieno le attività agricole con le azioni di conservazione e di valorizzazione dell'ambiente naturale. La volontà di collaborazione tra le organizzazioni professionali agricole e la Federazione dei parchi e delle riserve naturali è tesa ad aprire una fase nuova nel rapporto tra agricoltura ed aree protette ed è fondata sul riconoscimento dell'importanza dell'agricoltura condotta in forme sostenibili come fattore di arricchimento e di diversità biologica e dei parchi come entità utili a garantire la conservazione dell'ambiente naturale, dei prodotti tipici, delle attività più tradizionali e la permanenza umana nel territorio rurale. L' agricoltura ha oggi un ruolo di primaria importanza nella conservazione dell' ambiente, delle risorse naturali e per il mantenimento della biodiversità di cui è così ricca l'Italia. La nuova politica comunitaria, delineata in Agenda 2000, riconosce finalmente all' agricoltura una sua intrinseca multifunzionalità e la considera un' attività che esplica anche un ruolo ambientale, culturale e di servizio.In questo quadro le aree protette debbono diventare luoghi di eccellenza dove sperimentare nuove e più avanzate forme di politica agro-ambientale con particolare riguardo alla diminuzione degli input, alla tipicizzazione dei prodotti ed alla stessa conservazione del paesaggio, nonché per garantire la permanenza e l'ammodernamento strutturale delle aziende agricole. Soprattutto nelle aree protette collocate in zone di montagna e/o svantaggiate l'attività agricola, condotta con metodi tradizionali, rappresenta un elemento indispensabile per mantenere vivo il tessuto sociale, economico e storico-culturale delle stesse comunità umane insediate. Nel contesto della nuova politica agricola comunitaria e del suo recepimento, a scala nazionale e regionale, nelle aree protette possono essere individuati strumenti specifici di intervento volti a favorire l'esercizio di forme di agricoltura a minore impatto ambientale fortemente ancorate al contesto territoriale di riferimento. Elemento basilare per sostenere queste azioni deve essere l'individuazione di aree preferenziali, imperniate sui parchi e le aree ad essi contigue, dove concentrare l'applicazione di singole misure agro-ambientali. Affinché tali nuove misure, finalizzate allo sviluppo di corrette politiche rurali, abbiano successo occorre garantirne la coerenza con gli obiettivi generali di gestione ambientale delle aree protette oltreché essere di reale sostegno all'imprenditoria agricola presente. In questo quadro è anche fondamentale un forte coinvolgimento degli agricoltori nelle scelte connesse alla predisposizione dei Piani dei parchi e dei Piani pluriennali di sviluppo socio-economico. Per questo 1' elaborazione concreta dei piani operativi per l'utilizzo dei fondi strutturali, compreso lo sviluppo rurale, deve coinvolgere fin dalle fasi iniziali tanto gli organi di gestione delle aree protette quanto le associazioni agricole. In particolare, le nuove misure agro-ambientali devono prevedere il coinvolgimento degli agricoltori nei programmi di gestione e conservazione ambientale delle aree protette e 1' attuazione di specifiche iniziative di formazione e di informazione a loro dirette. Considerando poi la difficoltà produttiva dell'agricoltura presente in molte aree protette ed il suo fondamentale ruolo per il mantenimento de- gli assetti ambientali, è auspicabile che le specifiche misure inerenti alle aree protette siano accompagnate da azioni riguardanti attività integrative a partire da quelle agrituristiche. Le aree protette, ed in particolare quelle di grande estensione territoriale, possono costituire gli ambiti più appropriati per la messa in atto dei piani di sviluppo rurale anche a carattere interregionale (POM). In Italia, più che in ogni altro paese europeo, 1' interazione tra agricoltura e territorio ha modellato nel tempo paesaggi dalle qualità estetiche e culturali eccezionali che conservano importanti biodiversità nonché produzioni tipiche agricole ed alimentari caratteristiche che rappresentano alcune tra le ricchezze principali per il futuro e per la crescita dell'intero Paese. In questi luoghi, la maggior parte dei quali è oggi compresa all'interno delle aree naturali protette, sviluppo dell' agricoltura ecosostenibile e conservazione ambientale non sono in contrapposizione tra loro ma complementari. Agenda 2000, nel considerare un nuovo modello europeo di agricoltura, riconosce in modo ormai compiuto al settore agricolo l'essenziale funzione ambientale che gli deriva dall'essere una importante forma d'uso del territorio, creando nuove opportunità occupazionali, attraverso tecniche di produzione poco impattanti in termini ambientali e la promozione della multifunzionalità. Per queste ragioni la Confederazione Italiana Agricoltori, la Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti, la Confagricoltura - Confederazione Generale Agricoltura Italiana e la Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali convengono sull'opportunità che:
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