PARCHI | |
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 27 - GIUGNO 1999 |
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I parchi del Piemonte Ambiente e itinerari. Edizione 1999 Edizioni L'Arciere, Cuneo, 1998 - 2a ed. aggiornata (pp. 328, lire 32000) Come è noto la Regione Piemonte ha avviato fin dalla metà degli anni Settanta la costruzione di una rete di parchi e di riserve naturali che oggi coprono circa il 7% del Piemonte. L'azione dell'ente regione coniuga la tutela della qualità dell' ambiente con lo sviluppo di numerose iniziative di gestione territoriale, di ricerca e di didattica. Questa guida, curata dal personale dei parchi e delle riserve naturali, è uno strumento indispensabile per conoscere e visitare le oltre cinquanta aree protette piemontesi. Così il "soffietto" in ultima di copertina descrive un'opera che si raccomanda per la serietà dell'impianto complessivo e dei singoli particolari (dalle cartine alle schede monografiche, dalla descrizione di ogni singolo parco alle illustrazioni abbondanti e sempre di ottima qualità). Sfogliando questa seconda edizione di una guida già nota al popolo dei giraparchi salta agli occhi la differenza tra guide realizzate da tutto loghi di buona volontà, o anche da specialisti di qualche settore, e lavori collettivi come questo, che assemblano ed utilizzano l'esperienza viva, accumulata in anni e anni di gestione di uno specifico parco, dai diretti operatori. Come si dice: il sangue non è acqua, e la differenza c'è e si vede. Chi volesse farsi un'idea delle proporzioni dell'operazione, troverà, prima delle inevitabili (ma non debordanti) paginette del presidente della regione, dell'assessore e del responsabile dell'ufficio, e prima dell'indice, una pagina fittissima di nomi. E una sorta di monumento al milite ignoto, che raccoglie i nomi di quanti (autori dei testi, fotografi e specialisti vari) hanno collaborato alle felice riuscita della guida di tutti i parchi e le riserve naturali piemontesi, suddivisi per provincia. Una breve appendice sugli enti di gestione completa l'opera. Sessantatrè tra parchi naturali, parchi regionali, riserve naturali, parchi nazionali, riserve naturali speciali, fasce fluviali, riserve naturali integrali ed altre "diavolerie" inventate dalla fervida fantasia dei legislatori si offrono alla conoscenza del lettore. A nomi illustri (Stupinigi; Collina di Superga; Collina di Rivoli; Parco nazionale del Gran Paradiso; Parco nazionale della Val Grande) si accompagnano citazioni piene di fascino e di mistero (le sorgenti del Belbo: come non pensare al fiume che scorre, fino ad arrivare a Santo Stefano Belbo, e a Cesare Pavese; il gran bosco di Salbertrand; il Ticino piemontese, il Po, le Vallere ...) e luoghi che hanno visto la nascita dell'attività organizzata dei parchi italiani. Certo: un libro non è tutto, e soprattutto non esaurisce l'esperienza e l'emozione della visita vera. Ma può costituirne una solida premessa. E appunto il caso di questo volume. (M.G.) n turista popolare e il turista colto Indagine nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterone e Campigna, a cura di Giorgio Osti Editur s.r.l. Roma, giugno 1999 (pp. 106, s.i.p.) "Nell'aprile 1997 l'ente parco ha stipulato una convenzione con il Centro Turistico Studentesco e Giovanile (CTS) che prevedeva il monitoraggio dei flussi turistici e I ' individuazione dell' identikit del visitatore, con lo scopo di conoscerne le motivazioni, le modalità di visita e le aspettative. Il tentativo era quello di passare da azioni generiche e non coordinate alla definizione più precisa di un progetto di promozione del turismo". Così Enzo Valbonesi introduce il volumetto, ripercorrendo le tappe di un lavoro di ampio respiro, che ha conosciuto tappe importanti quali il convegno di Bagno di Romagna del giugno 1998, ed il progetto triennale ( 1998 - 2000) per la valorizzazione delle potenzialità turistiche del territorio del parco. Il libro si compone di diversi saggi. "Il turismo nell'epoca del post" di Luigi Pellizzoni; "Ricerche sui parchi e impostazione di questa ricerca"; "Il turista mediano"; "Il turista popolare e il turista colto"; "I giovani e il parco"; "Conclusioni della ricerca"; tutti di Giorgio Osti, con un contributo finale a cura del CTS: ~'Il turismo nel parco visto da una associazione giovanile". Una ricca appendice di riferimenti bibliografici e la pubblicazione dei questionari utilizzati rendono il libro uno strumento di lavoro prezioso per quanti intendessero ripetere l'esperienza fatta nelle Foreste Casentinesi, oppure, avendo già approfondito il tema, intendessero confrontare i loro risultati con quelli presentati nel libro. La tesi del lavoro di Giorgio Osti, già in qualche modo presente nel titolo (turista popolare e turista colto), è che il parco sia chiamato a svolgere un lavoro delicato di mediazione tra opposte domande e opposte esigenze, rappresentate da una polarizzazione piuttosto marcata fra visitatori, divisi dal livello di istruzione. Non può essere questa la sede per entrare nel merito della tesi. Qui la si segnala, doverosamente. Del resto in una pubblica presentazione del lavoro avvenuta in una saletta attigua al chiostro dell'abbazia di Collemaggio all'Aquila, all'interno del programma della Festa nazionale dei parchi, si sviluppò un interessante dibattito al quale parteciparono tra gli altri Enzo Valbonesi, Giorgio Osti, Carlo Alberto Graziani, Gianni Boscolo, Oscar Bandini, oltre al sottoscritto Mariano Guzzini, i quali avrebbero continuato volentieri a confrontarsi essendo la questione posta dal lavoro di Giorgio Osti abbastanza nuova e ricca di implicazioni. Il dibattito, a mio modo di vedere, dovrà trovare una sede per continuare, e per approdare in qualche terraferma. Del resto la caratteristica delle ricerche migliori è proprio quella di provocare un dibattito che guardi in avanti, superando vecchie certezze che spesso sono solo luoghi comuni. (M.G.) Marsica vicereale di Luigi Piccioni Territorio, economia e società tra Cinque e Settecento Aleph Editrice, Luco dei Marsi (AQ) (pp. 186) Luigi Piccioni è nato nel 1959, ad Avezzano, si è laureato alla Sapienza di Roma ed ha proseguito i suoi studi presso 1' Istituto Italiano di Studi Storici di Napoli e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Si è occupato della "Transumanza nell'Abruzzo montano tra Sei e Settecento", di "Viaggiatori, villeggianti e intellettuali alle origini del turismo abruzzese (1780 - 1910)", di "Erminio Sipari. Origini sociali e opere dell'artefice del Parco nazionale D'Abruzzo". Al lavoro di Luigi Piccioni (che attualmente collabora con il dipartimento di economia politica dell'Università della Calabria ad Arcavacata) e al finanziamento del gruppo di azione locale "Gal Marsica" si deve questo "Marsica vicereale" che oltre ad essere la rielaborazione della sua tesi di laurea, è anche un testo assolutamente prezioso per chi abbia a cuore le tematiche del rapporto tra le politiche di area vasta (i loro cosiddetti "formati") e le preesistenti aree culturali che potrebbero definirne i confini, prescindendo dalle perimetrazioni amministrative spesso arbitrarie e burocratiche definite dalla geografia politica attuale. Insomma: se c'è una speranza di mettere in sintonia i necessari formati vasti di politiche di area vasta con la vera e profonda identità di territori che nel tempo sono stati frantumati e lacerati dalle vicende storiche e dalle conseguenti strutturazioni amministrative, tale speranza passa da ricerche storiografiche come questa, e dal legame tra il committente (il "Gal" inteso come associazione di soggetti anche pubblici, nato per amministrare fondi dell'unione europea e quindi progetti di formato vasto, non puntiforme, non campanilistico) e il cuore profondo del territorio. Questo "cuore profondo" della Marsica viene riesumato e messo in pulito attraverso la descrizione del "paesaggio naturale e del paesaggio umano", attraverso lo studio delle "dinamiche del popolamento", della "evoluzione del sistema feudale", della storia dei poteri "feudalità, clero, Stato, università, giustizia e fiscalità", attraverso la descrizione del "quadro produttivo", della "agricoltura", "l'allevamento e la pastorizia", "la pesca fucense" (del Fucino). Successivamente lo studio si occupa delle "attività urbane" e de "gli scambi: un quadro troppo povero". Da pagina 115 a 142 vengono pubblicate preziose indicazioni sulle fonti manoscritte, cartografiche e a stampa, nonché molte carte commentate. L'indice dei nomi, i grafici e l'atlante completano un lavoro che può essere valido punto di riferimento per i nuovi Gal in via di attuazione, e per quanti tentano di far combaciare di nuovo, dopo secoli di separatezze amministrative, i confini delle culture con quelli delle azioni politico-amministrative. (M.G.) Due secoli di vita forestale Dalla transazione del 1793 al parco naturale del 1991 nel Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, di Franco Crosio e Bruno Ferrarotti due volumi a cura del Parco naturale e del Comune di Trino Diffusioni Grafiche s.p.a., Villanova Monferrato (AL) (pp. 182 vol. I + 96 vol. II s.i.p.) Franco Crosio, nato a Trino nel 1936, è stato segretario della Partecipanza dei Boschi dal 1968 al 1978, e poi di nuovo dal 1991, anno di costituzione del parco. Bruno Ferrarotti, nato a Trino nel 1952, è vice presidente del Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza. Il lavoro da loro realizzato si divide in un supplemento (volume 2) di tabelle, fotocolor e carte ed in tre parti di testo vero e proprio, che si occupano de "L'impianto, la coltivazione e la riproduzione del bosco", della "Idromorfia del suolo e le opere relative", de "L'utilizzazione del bosco", tra la fine del settecento ed i primi anni dell'ottocento, e poi in tutti i successivi periodi fino ai giorni nostri, con l'avvento del parco naturale. Il risvolto di copertina sostiene (con buone ragioni) che "questa è la prima storia del Bosco delle Sorti, cioè la storia di una grande realtà". E sottolinea la differenza che esiste tra l'immagine consolidata di una "Partecipanza irreale e marmorea, chiusa e statica, xenofoba e gelosa" ed un sodalizio che va compreso in rapporto con la Grande Selva, "fattore eminentemente mobile, luogo di continui processi dialettici in atto, di forze diverse ed opposte che hanno profondamente e continuamente influenzato la Partecipanza." Nei due volumi di Franco Crosio e Bruno Ferrarotti i termini "tradizione e consuetudini" acquistano un preciso contenuto storico, facendo giustizia di molti miti. Come afferma giustamente Piergiorgio Terzuolo, nella sua prefazione, il libro (che è tecnico, ma è scritto da tecnici appassionati, con diverse passioni che interagiscono tra loro) può essere anche un importante strumento per suscitare ulteriori positive passioni in quanti hanno il compito di produrre azioni concrete per la valorizzazione del Bosco delle Sorti, ma anche in tutti coloro che oggi sono messi in grado di esercitare la pubblica fruizione, nel modo più documentato e ... "partecipato" possibile. (M.G.) Guida del Parco del Conero Introduzione di Fulco Pratesi Il Lavoro Editoriale, Ancona 1999 (pp. 130, lire 15.000) Pur essendo stata immaginata, realizzata e commercializzata da un editore privato (il prestigioso "Lavoro editoriale") questa è in buona sostanza la guida "ufficiale" di un parco che - come molti altri, del resto suscita l'interesse di molti, e quindi ha parecchie guide, parecchie cartine e parecchi gadget non sempre direttamente supervisionati dall'ente di gestione. A volte la cosa produce effetti positivi. In altri casi (quando vengono segnalati sentieri non ufficiali, o addirittura inesistenti, invogliando a compiere gite in zone pericolose) gli effetti sono meno positivi. Questa guida è edita con la collaborazione dell'ente di gestione, ed è rivolta ad un pubblico colto, di "fascia medio-alta", che troverà accanto alle brillanti pagine di Fulco Pratesi una antologia di autori del calibro di Pedrag Matvejevic, Joyce Lussu e Robert Musil che si sono direttamente occupati dell'ambiente del Monte Conero. Ma è al tempo stesso rivolta ad un pubblico normalissimo. A quei contributi, infatti, si aggiungono lavori di taglio più classico, di Stefano Cavalli che spiega "Cosa è e a cosa serve un parco", di Giuseppe Bartolucci che fa il punto su "Conero, regione storica", di Marco Borioni, Gianluca De Grandis e Gilberto Stacchiotti che illustrano "Il sistema ambientale del Conero", di Giorgio Mangani e Lucia Marchetti che tracciano un "Itinerario storico-artistico", mentre Glauco Nori e Carlo Leonardi raccontano una loro esemplare "Passeggiata sul Monte". Antonio Attorre infine, dulcis in fundo, si occupa de "La strada del Rosso Conero. Itinerario eno-gastronomico". Per non dimenticare proprio nessuno mi corre l'obbligo di segnalare anche uno scritto di Mariano Guzzini, "Questo non è un parco". La citazione è surreal-surrealista. Così come la pipa di Magritte non era una pipa, così anche il parco... Per chi fosse interessato, la "Guida" è reperibile anche in versione tedesca, sempre edita da Il Lavoro Editoriale, casella postale 118, Ancona. Linee guida dell'Ente Parco nazionale del Vesuvio per l'arredo a verde e la didattica ecologica delle aree prospicienti gli edifici scolastici di pertinenza dei comuni del Parco a cura di Maurizio Fraissinet e Rino Borriello Officine Grai~lche "città sociale", Pozzuoli (pp. 22, s.i.p.) Nonostante il titolo chilometrico che potrebbe scoraggiare il recensore segnaliamo il lavoro di Fraissinet (attuale presidente del Parco nazionale del Vesuvio) e Borriello in quanto felice sintesi fra le esigenze pratiche di quanti sono chiamati ad arredare a verde le aree prospicienti gli edifici scolastici e l'opportunità di cogliere l' occasione per ribadire verità troppo spesso dimenticate. Il fascicolo (edito dall'Ente Parco nazionale del Vesuvio, piazza Municipio, 8 - 80040 San Sebastiano al Vesuvio) si apre con una premessa. "Un faggio di cento anni, con una superficie fogliare di circa 7.000 metro quadrati, assorbe nel corso di un' ora 2,5 chilogrammi di anidride carbonica contenuti in 4.800 metri cubi di aria, e libera 1,7 chilogrammi di ossigeno nell'atmosfera, utilizzando durante questo processo 6.075 calorie di energia solare, coprendo così i bisogni di 10 abitanti di una città. Inoltre, nel corso della vita, questo faggio centenario pulirà un volume d'aria pari a quello di 80.000 case unifamiliari con cubatura media di 500 metri cubi, cioè circa 40 milioni di metri cubi d'aria...". Dopo la premessa, si entra nel merito della proposta che il Parco nazionale avanza, affinché l'area interessata dalla presenza di un parco nazionale si caratterizzi "anche per uno stile improntato al recupero dei centri storici, ad un'architettura non invasiva, alla presenza di iniziative ambientali quali il riciclo delle materie prime e seconde, alla diffusione di un arredo urbano e di un verde pubblico coerenti con la natura che si intende tutelare." Per affermare lo "stile parco" il fascicolo illustra le funzioni ecologiche e didattiche della vegetazione che l'ente parco suggerisce di inserire nelle pertinenze degli edifici scolastici, fornendo precisi suggerimenti in ordine alla scelta delle essenze, ed elencando le principali specie autoctone (ontano napoletano; acero napoletano; ed altre specie che vengono considerate particolarmente indicate). L'ultima indicazione ci riporta ai nostri studi classici, e al Giacomo Leopardi de "La ginestra": "Per ogni sede scolastica si può proporre, infine, l'installazione di una cassetta lichenica contenente qualche grossa pietra lavica colonizzata dallo Stereocaulon vesuvianum"... (M.G.) Mezzo lustro di attività del Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga (fascicoli fotocopiati s.i.p.) Per la serie "poteva venire in mente a tutti, però loro l'hanno fatto", si segnala la produzione da parte del Parco nazionale "Gran Sasso e Monti della Laga" (via Roio, 10 - 12 - 67100 L'Aquila) di una abbondante serie di fascicoli che vanno tutti sotto il titolo generale "Mezzo lustro di attività (luglio 1996- dicembre 1998)" e documentano specifiche tematiche. I fascicoli che ci sono pervenuti, e che citiamo a titolo di esempio, si occupano di "Opere in corso e programmate"; "Le cifre!"; "I numeri della natura"; "Sorveglianza"; "Lavori socialmente utili"; "Educazione e promozione"; "Regolamenti operativi". Si tratta di fascicoli molto agili (a volte di pochissime pagine, che pure rendono un ottimo servizio alla trasparenza. Altri fascicoli sono molto più corposi (20/25 pagine) e si occupano del "piano del parco", oppure del parco complessivamente inteso (con un testo di Giuseppe Rossi), o degli aspetti naturalistici (con un testo di Dario Febbo). I parchi che avessero attivato forme analoghe o, comunque, non tradizionali di comunicazione e che desiderassero socializzare il loro lavoro sanno che Parchi, nei limiti del suo possibile, apprezzando fortemente ogni attività di comunicazione autoprodotta, è la loro vetrina naturale. (M.G.) La civiltà della fatica Guida al sentiero natura Cicogna - Alpe Prà di Fabio Copiatti e Cristina Movalli Grafiche Fovana & Caccia, Gravellona Toce (VB) (pp. 64, s.i.p.) L'Ente Parco nazionale Val Grande prosegue nella sua meritoria opera di pubblicazione di agili ed eleganti volumetti, assolutamente tascabili e preziosi per affrontare i sentieri natura del parco stesso. La collana si intitola "I taccuini del parco", che ha già edito "All'ombra degli abeti", "L'uomo albero", questo "La civiltà della fatica", ed ha in cantiere un quarto libretto, "Una storia d'acqua". Accanto a tutte le informazioni utili sul sentiero natura (periodo consigliato, attrezzatura, tempo di percorrenza, difficoltà, dislivello, strutture, ecc.) il libro - coloratissimo, ricco di immagini e di suggestioni - è con- cepito come uno strumento per il visitatore del Parco della Val Grande, diviso in due parti: una da leggersi tranquillamente a casa ("Lungo i sentieri della fatica") e l'altra da leggere lungo il sentiero ("fermandosi ad osservare"). Il volumetto (ma l'apparenza inganna: in poche pagine sono concentrate moltissime informazioni, di grande interesse) si completa con le sezioni "Per saperne di più" e "Osservazioni, sensazioni e...", pagine bianche dove scrivere di tutto: magari una recensione più dettagliata e personale di questa. (M.G.) Codice delle aree protette di S. Marchisio, V. Della Fina, O. Ferrajolo, G. Salberini, G. Tamburelli Giuffrè Editore, 1999 (lire 90.000) Mentre si attende che in molti settori si metta mano finalmente a testi unici in grado di consentire una navigazione meno procellosa nel mare sterminato di una legislazione caotica, anche un codice è benvenuto se consente almeno una lettura più agevole di normative difficili da coordinare e raccordare. Questo Codice delle aree protette, che ha come oggetto i trattati internazionali, le norme comunitarie e la legislazione italiana, permette, appunto, di cogliere, in una legislazione e normativa tutto sommato ancora "giovane" ma non per questo priva di oscurità, sovrapposizioni e inadeguati raccordi, molte coordinate e intrecci che risulteranno sicuramente utili all'operatore ed anche agli amministratori. In materia ambientale, come è noto, sono state elaborazioni, atti, protocolli internazionali e comunitari, prima ancora che leggi vere e proprie, a dare il la anche alla legislazione sia nazionale che regionale. Ciò è particolarmente vero per quanto concerne le aree protette dove noi siamo arrivati con grave ritardo a piantare qualche serio paletto normativo. Il Codice apre quindi con i trattati internazionali a cui seguono le norme comunitarie, la legislazione interna e infine, una quarta parte, dedicata ai provvedimenti istitutivi dei parchi nazionali. Come avverte il curatore Marchisio nella prefazione, il Codice è aggiornato al dicembre del '98 e quindi ha preso in considerazione anche i provvedimenti di attuazione della "legge Bassanini" e la legge 426 sui nuovi interventi in campo ambientale. I vari Autori che hanno introdotto le quattro parti e, nella terza, le sezioni specifiche dedicate al paesaggio, alle aree marine, alle zone umide e alla biodiversità si soffermano anche sulla evoluzione, diciamo così, dei concetti prima ancora che delle norme che tuttora non sempre risultano chiare come sarebbe necessario. Una lettura utile, dicevamo, per l'operatore e l'amministratore ma non di meno per il legislatore che potrà rendersi conto come anche recenti provvedimenti, da considerarsi nel complesso positivi, abbiano tuttavia lasciato sul campo più di una questione aperta soprattutto a causa della scarsa organicità con cui spesso si interviene. (R.M.) Le aree naturali protette Lineamenti e strutture, di Paolo Francalacci Maggioli Editore, 1999 (lire 68000) Chi segue la Rivista da tempo ricorderà i commenti giuridici di Paolo Francalacci, professore incaricato di gestione del territorio dell'Università di Firenze. Francalacci con questo volume di oltre 500 pagine, introdotto da Nicola Assini e presentato dal Ministro Edo Ronchi, si cimenta a tutto campo con le tematiche delle aree protette. Il lungo percorso del libro prende avvio - come nel Codice di cui abbiamo parlato - dagli ordinamenti sovranazionali, per proseguire con la Comunità europea, i principi generali del diritto pubblico dell' ambiente in Italia e approdare infine ai lineamenti e alle strutture delle aree naturali protette. L'Autore si muove con sicurezza tra documenti, elaborazione, atti, norme, sentenze talvolta assai noti, in altri casi poco conosciuti anche agli addetti ai lavori, facendo emergere con notevole chiarezza quanto sia stato non solo lungo ma anche complicato e accidentato il cammino in campo ambientale, specialmente in riferimento ai temi della protezione. La trattazione, senza rinunciare mai al rigore tecnicoscientifico, offre anche un convincente spaccato culturale sul cui sfondo, diciamo così, sono maturati certi provvedimenti, si sono affmati certi concetti. Se una osservazione può essere fatta, a questo come ad altri testi provenienti dal mondo universitario e della ricerca, è una certa "autoreferenzialità". Il mondo delle aree protette oggi presenta ormai una tale varietà di esperienze, realizzazioni, problemi ai quali anche l'osservatore universitario dovrebbe e potrebbe guardare con maggiore attenzione e attingere più coraggiosamente. Anche le norme e i concetti d' altronde maturano in un continuo e ravvicinato confronto con la concreta realtà dei parchi, con la loro gestione. Una maggiore apertura verso questa realtà sempre più corposa gioverebbe - ne siamo sicuri - alle aree protette, ma anche al ricercatore che eviterebbe un certo isolamento che non aiuta la sua stessa riflessione critica. (R.M.) I rifiuti nel XXI secolo Il caso Italia tra Europa e Mediterraneo Collana: La nuova gestione dell'ambiente (pp. 260 lire 40.000) A partire dal 1997 l'Italia si è dotata di leggi interamente nuove in questo settore. Ma, al di là delle leggi, resta il problema delle scelte operative da compiere. Che cosa significherà per il nostro Paese gestire i rifiuti nei prossimi anni? Che cosa si nasconde dietro ai termini riciclo dei rifiuti, compostaggio, raccolta differenziata, recupero di energia, pianificazione? Qual è l'impatto dei rifiuti sulle nostre acque e risorse idriche? Di quali strumenti dispone il cittadino per difendersi dalle scelte di politici e amministratori? Dove si trova (e dove va) il nostro Paese rispetto al resto d'Europa? Gli Autori del volume - tra i quali alcuni dei maggiori esperti europei delle tematiche legate alla gestione dei rifiuti - hanno analizzato e documentato alcuni fondamentali aspetti giuridici, economici e tecnici del "vivere quotidiano" con i rifiuti. Ne risulta un'analisi indipendente - e quindi anche positivamente critica - del nuovo sistema normativo e gestionale che si sta delineando in Italia. Un'analisi che offre anche indicazioni concrete e operative per coloro che, a livello locale, provinciale e regionale, si trovano a dover prendere decisioni su come gestire i rifiuti prodotti dalle loro collettività. Ma si tratta anche di un contributo "controcorrente", per tentare di rompere il "pensiero unico" che si sta oggi costruendo in Italia intorno alla nuova legislazione. Un libro che valorizza gli aspetti positivi della nuova normativa ma che mette in guardia dai rischi che la stessa venga asservita agli interessi degli "eco-furbi" e delle "eco-mafie" . |