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Il sistema regionale delle aree protette toscane
Antonello Nuzzo
1. Dall'aggiornamento annuale dell'Elenco ufficiale delle Aree Protette in Toscana, approvato dal Consiglio Regionale nel giugno 1999, risulta una situazione particolarmente significativa, in quanto riferita all'ultimo anno della gestione del 2° Programma regionale e pertanto conclusiva della fase di avvio dell'operatività della l.r.n. 49/95, di recepimento della legge quadro, coincidente con la fine della sesta legislatura regionale; il quadro infatti si presenta di estrema rilevanza:
- per numero di localizzazioni e per la loro estensione;
- per tipologie e tematiche interessate; - per soggetti istituzionali coinvolti;
- per collocazione nel contesto regionale, territoriale ed ambientale, ma anche economico e sociale;
- per fabbisogni in crescendo di gestione corrente ed investimento.
Un giudizio generale sulla situazione può sintetizzarsi nella constatazione della complessità risultante: con tutto quanto di positivo e negativo è racchiuso nel termine; ma un bilancio nel dettaglio deve necessariamente coinvolgere considerazioni più vaste, con due riscontri preliminari per una risposta agli interrogativi che pone la casistica in esame:
- l'effettiva esistenza della straordinarietà dei valori da gestire tramite le aree protette;
- la indispensabilità del ricorso alla straordinarietà del regime di area protetta.
Per rendere possibili e credibili, tanto oggi come domani, i riscontri prima ricordati, utili ad un monitoraggio costante della situazione, due sono i presupposti da tenere sotto controllo, per la validità di un giudizio e di un bilancio sulla politica regionale delle aree protette in Toscana:
- la disponibilità ed attendibilità di un quadro di conoscenze, autorevole ed aggiornato, sui valori in esame;
- l'esistenza di garanzie da parte del regime ordinario di regolamentazione, pianificazione e controllo sul territorio ma anche, in generale, sull ' ambiente, che operi estensivamente: piani e regolamenti urbanistici, piani faunistico-venatori; vincoli idrogeologico e paesaggistico, Via....
Prescindendo dall'organicità di un giudizio dovutamente argomentato e degli esiti del monitoraggio, secondo quanto prima detto, impossibile in questa sede, tornando comunque alla condizione di straordinarietà da assicurare alle aree protette, successivamente al momento istitutivo, allo stato dei fatti, è possibile accertare senza difficoltà che:
- il regime di salvaguardia, nella quasi totalità dei casi, dura da troppo tempo; tale condizione, oltre a contravvenire al disposto di legge che pone scadenze precise, non conferisce credibilità alla gestione in atto ed ai fabbisogni denunciati;
- i ritardi nella predisposizione di piani e regolamenti si protrae oltre ogni ragionevolezza e non crea prospettive di certezza sulla sopravvivenza delle iniziative e sul coinvolgimento degli interlocutori privati.
- all ' accelerazione dei procedimenti istitutivi sviluppatisi in breve arco di tempo, con il 2° Programma, corrisponde un moltiplicarsi di ulteriori iniziative di proposta e di aspettative che denunciano una situazione nel settore in forte dinamica, tutta da verificare nella sua fondatezza.
2. A partire dalla 1ª Conferenza nazionale sulle aree protette, è ormai divenuto ricorrente il riferimento alla politica di rete e di sistema tutte le volte che si parla di aree protette; un "sistema "per le aree protette è proposto, oggi in Toscana, come mezzo utile al governo della disparità/complessità della situazione prima evidenziata; andando oltre le enunciazioni di prammatica, riferimenti che aiutano al proposito, per un chiarimento sulla questione in termini meno generici, cominciano ad essere desumibili:
- nel quadro comunitario: da direttive e regolamenti quali Life, Interreg, ma soprattutto Habitat, per quel che riguarda la Rete Europea Natura 2000...
- nel quadro nazionale: dalla definizione preliminare della Rete Ecologica Nazionale; dai progetti APE, ITACA....
- nel quadro regionale: dall'esperienza progettuale dell'utilizzazione dei bilanci regionali nel '98 e nel '99 e dall'impostazione del DocUP per i fondi strutturali 2000-2006, nelle voci che riguardano le aree protette.
Cosa ci si può attendere, oggi e in Toscana, da un "sistema" per le Aree Protette? Come si può immaginare tale "sistema" in termini operativi?
Non è certo un disegno o un progetto di iniziativa regionale, nè è bene che mai lo sia; piuttosto è una logica da generalizzare prima di tutto per affrontare l'attuale situazione, ma anche per collegare la complessiva politica regionale e locale delle aree protette al quadro interregionale, nazionale, comunitario:
- nella verifica, rispetto a riferimenti attendibili, tanto dell'eccezionalità dei valori che della straordinarietà dei regimi necessari nelle aree istituite e proposte;
- nella gestione corrente e coordinata, a superamento delle salvaguardie e dei ritardi che si stanno verificando nell' approntamento degli strumenti gestionali a regime;
- nell'assicurare, prima che sviluppo, sopravvivenza alle iniziative, ottimizzando l'impiego delle risorse, finanziarie ed organizzative, sempre più scarse;
- nello scongiurare il rischio dell'isolamento di una politica di settore attraverso il collegamento al contesto, a superamento dell'idea di "oasi".
Tre principi, omogenei nel comune indirizzo alI'integrazione, caratterizzano, almeno in questa fase iniziale, la logica di sistema nella sua concretizzazione in scala regionale, nei rapporti tra le aree protette e tra loro ed il contesto regionale e nazionale:
- I'integrazione tra le tipologie delle aree protette e le relative tematiche;
- I'integrazione tra soggetti istituzionali, e non, coinvolti nella gestione;
- l'integrazione tratutte le politiche aventi incidenza sulle aree protette, a partire da quelle ambientali, dello sviluppo rurale, dei turismi, dei beni culturali.
3. A che punto siamo oggi, in Toscana, nella definizione del "sistema" secondo la connotazione prima enunciata?
Il sistema è già una scelta organizzativa ed operativa, non solo nominalmente, in alcuni ambiti amministrativi: nelle Province di Arezzo, Grosseto, Livorno, Siena; nel Circondario della Val di Cornia, in provincia di Livorno; qui l'iniziativa provinciale attende di coordinarsi con gli assetti di numerose riserve statali di precedente istituzione.
Il sistema comincia a delinearsi per ambiti geografici e tematiche interprovinciali attraverso progettualità coordinate, soprattutto a partire dal '98: - sull'Appennino: con la presenza di due poli il parco nazionale delle Foreste Casentinesi, quello regionale delle Alpi Apuane -, di alcune riserve statali, delle aree protette nella Provincia di Arezzo; è in via di istituzione un nuovo Parco Nazionale tra Toscana ed Emilia-Romagna;
- sulla costa e nelle isole: con la presenza di tre poli - il parco nazionale dell'Arcipelago, quelli regionali di Migliarino - S.Rossore - Massaciuccoli e della Maremma - di alcune riserve naturali statali ed aree protette delle Province di Livorno e Grosseto;
- nelle zone umide costiere: con il succedersi di aree protette dal lago di Porta a Burano, attraverso Massaciuccoli, la Contessa, Bolgheri, Orti Bottagone, la Diaccia Botrona, la Trappola, la laguna di Orbetello;
- nelle zone umide interne: con la presenza di aree protette a Fucecchio, Sibolla, Bientina; nella piana di Firenze e Pistoia;
- nelle aste fluviali: con aree protette in formazione e già istituite sull'Arno, a valle di Firenze e nell'aretino; in alcuni tratti del Cecina e dell'Elsa; alle foci dell'Arno, del Serchio, dell'Ombrone;
- nelle aree geo-minerarie e di archeologia mineraria: con aree protette in formazione e già istituite nell'Elba, a Campiglia M.ma, nelle colline Metallifere, nell'Amiata, con due localizzazioni proposte recentemente anche per parchi nazionali.
4. La prospettiva di perfezionamento e sviluppo della logica di sistema che si sta delineando, nelle specificazioni territoriali prima ricordate, è affidata ad un'azione di indirizzo e coordinamento regionale, a partire dal marzo 2000 con la conclusione formale del 2° Programma e l'impostazione di quello successivo, tramite una serie di direttive in forma di Linee Guida:
- per la presentazione di proposte provinciali relative alla formazione del 3° Programma delle Aree Protette, da caratterizzarsi attraverso:
- la verifica ed il consolidamento prioritario dello
stato di fatto risultante dall'attuazione dei due precedenti Programmi;
- nell'espansione controllata, con una circostanziata selezione di nuove localizzazioni, da riferirsi al completamento dei sistemi in atto o all'in-
dividuazione eventuale di nuovi sistemi.
- per l'accelerazione generalizzata e la conclusione del procedimento formativo di regolamenti e piani, comprensivi di contestuali piani di svi-
luppo economico e sociale, già oggetto di direttiva regionale: Del. G.R. n. 1156/99;
- per la formazione di una "banca progetti" utile all'individuazione di priorità nei fabbisogni ed al reperimento delle risorse soprattutto nell'ambito dei fondi strutturali comunitari 2000-2006, sull'indirizzo di lavoro costituito dal piano di
sviluppo, a stralcio della sua previsione complessiva.
5. Nel particolare dell'attuazione delle Linee Guida, già oggetto ricordata Delibera della Giunta Regionale, per la formazione dei piani triennali di sviluppo economico e sociale e per le richieste di finanziamento a partire dal 2000, a tutt'oggi
costituiscono primi riferimenti, peraltro ancora da dimensionare, per effettiva disponibilità di risorse finanziarie, e da puntualizzare, per tempi e modalità operative:
- i fondi strutturali comunitari 2000-2006:
- FEOGA:
- in almeno 7 misure su 9 del piano regionale di sviluppo rurale;
- aree protette potenzialmente interessate: tutte;
- campo di operatività: natura, paesaggio e ruralità;
- FESR: - nelle misure relative alle aree protette, all'ambiente, ai beni culturali, al turismo;
- aree protette interessate:
- aree ob. 2: Province di Livor no, Grosseto, Siena;
- aree "phasing out": tutto il resto ex ob. 2 e 5b.
- campo di operatività: infrastrutture e servizi.
- i finanziamenti aggiuntivi CIPE, a seguito degli specifici Accordi di Programma:
- il progetto APE: - aree protette interessate:
- quelle dell'Appennino;
- campo di operatività:
- natura, paesaggio e ruralità;
- infrastrutture e servizi.
- il progetto ITACA:
- aree protette interessate: quelle dell'Arcipelago;
- campo di operatività: da definire.
- i programmi INTERREG II C e III e finanziamenti comunitari collegabili:
- aree protette interessate: tutto il sistema ed i sottosistemi regionali;
- campo di operatività:
- natura, paesaggio e ruralità;
- strutture ed infrastrutture per il turismo
- i finanziamenti dal bilancio regionale ed eventuali finanziamenti statali dalla legge quadro:
- aree protette interessate: quelle regionali non beneficiate da altre fonti di finanziamento;
- campo di operatività:
- da definire;
- gestione ordinaria solo per gli Enti Parco Regionali eNazionali.
Le voci di finanziamento prima ricordate definiscono previsioni di massima sulle risorse potenziali ad oggi più rilevanti, comunque utili per la individuazione del campo di operatività nel settore per i prossimi anni; tale previsione sarà necessariamente oggetto di precisazione e verifica nel tempo, e non solo in termini quantitativi, anche attraverso le necessarie, possibili occasioni di integrazione e raccordo con altre politiche di sistema a livello comunitario, nazionale, regionale, locale.
Antonello Nuzzo - Dipartimento Territorio e Ambiente, Regione Toscana
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