PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 28 - OTTOBRE 1999 |
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Parchi piemontesi oltre le frontiere Patrizia Rossi*, Serafina Romano e Stefano Camanni |
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Alpi Marittime e Mercantour Il parco italiano parco delle Alpi Marittime ed il francese parco nazionale del Mercantour insieme, proteggono un'area totale di circa 100.000 ettari. Dal punto di vista storico e culturale, e da quello scientifico e naturalistico, questi due parchi rappresentano due parti complementari di ciò che potrebbe essere considerato il primo parco internazionale delle Alpi. Uniti da 35 km di confine comune si sono gemellati nel 1987 e da allora collaborano attivamente nella gestione della fauna ed in alcuni importanti progetti scientifici. Due versanti di una stessa montagna L'unità geografica è basata sulla complementarità dei versanti Nord e Sud delle Alpi Marittime, con al centro, il Massiccio Argentera Mercantour. Le Alpi Marittime in termini geografici, climatici e floristici rappresentano un punto di incontro tra regioni con caratteristiche molto differenti: Piemonte e Liguria da una parte, la Provenza e l'area di Brian,con dall'altra, inoltre dal punto di vista botanico esse sono affini a zone anche lontane quali la penisola Iberica, i Balcani e la Corsica. La Viola nummulariifolia per esempio, recentemente rinominata Viola argenteria da Moraldo e Forneris, è una piccola e delicata viola con una corolla color celeste-lilla non più grande di un centimetro, che orna le fenditure delle rocce cristalline. Si trova sulle cime Argentera e Mercantour e sulle montagne cristalline della Corsica. L'idea di istituire un parco internazionale fu presa in considerazione la prima volta, dopo la seconda guerra mondiale, nel 1947, nel corso di un' apposita riunione italo-francese svoltasi a Cuneo: ma i tempi non erano maturi. Tuttavia lo stesso anno la riserva di caccia del Boréon fu realizzata sul Mercantour, a partire da un territorio di 3500 ha, ampliato nel 1954 e nel 1969. Divenne poi parte del neonato parco nazionale, inaugurato il 18 agosto 1979, con una zona centrale di 68.500 ettari. Intanto nel 1953 gli italiani, a loro volta, crearono sul territorio prima riservato alla Corona, la Riserva di Valdieri-Entracque che si sviluppava su più di 22.000 ettari. Il 30 maggio 1980 la Riserva si trasformò in parco regionale dell'Argentera con un'area di 25.883 ettari. Le operazioni di reintroduzione
Gran Paradiso e Vanoise Nell'ottobre scorso in occasione della fiera di Tarentaise, a Aigueblanche in Vanoise, i presidenti e i direttori dei parchi nazionali del Gran Paradiso e della Vanoise hanno firmato la "Carta di buon vicinato", un documento comune che rafforza la collaborazione già avviata da anni tra i due enti e li candida nel futuro alla costituzione della più grande area protetta europea delle Alpi Occidentali. La firma del documento costituisce certamente un passo importante per il futuro verso la creazione di un grande parco transfrontaliero ma è anche il punto di arrivo di una proficua collaborazione che vede le due aree protette impegnate insieme ormai da oltre vent'anni. Legami geografici, storici, naturali e umani uniscono da sempre i massicci del Gran Paradiso e della Vanoise. E stato "naturale" quindi che i due parchi abbiano iniziato a lavorare insieme, acquisendo oggi una dimensione internazionale e costituendo un punto di riferimento per la protezione di un territorio di grande valore ambientale e per la salvaguardia dello stambecco. Particolarmente significativa la presenza di questo ungulato, simbolo storico e attuale del Parco del Gran Paradiso e motivo della creazione del Parco della Vanoise. La lunga storia di collaborazione nasce agli inizi degli anni '70, con l'ufficializzazione del gemellaggio avvenuto nel 1972. Ed è ancora una volta lo stambecco ad essere scelto come simbolo del lavoro comune. Gli studi realizzati congiuntamente dai due parchi hanno messo in evidenza fenomeni di migrazione transfrontaliera: così popolazioni di stambecchi provenienti dal Gran Paradiso si ritrovano d'estate con altre della Vanoise nel Vallon de Prariond, mentre in inverno, al contrario, gli stambecchi provenienti dall'Italia si disperdono nelle valli dell'Orco e di Rhemes. I progetti sullo stanbecco continuano e si sono rafforzati nel 1997 con la sigla di un accordo triennale di collaborazione scientifica e tecnica che si inserisce nel quadro delle iniziative comunitarie per la cooperazione transfrontaliera, nell'ambito del programma operativo Italia-Francia "Interreg II". Tra i temi prescelti per il progetto la realizzazione di una cartografia informatizzata comune, lo scambio di informazioni sull'attività di sorveglianza, il monitoraggio degli spostamenti transfrontalieri degli stambecchi, la realizzazione di un libro scientifico-divulgativo sullo stambecco, ma anche l'indagine sulla distribuzione della pernice bianca e lo studio sulle possibilità di ritorno di grandi carnivori predatori (lince e lupo). Nel settore turistico si è cercato innanzitutto di rendere disponibili nei centri visita del Gran Paradiso e nei punti informativi della Vanoise tutte le informazioni reciproche. Sono stati poi realizzati materiali in comune e, in occasione dei 70 anni del Gran Paradiso e dei 30 anni della Vanoise, una carta turistica dell'intera area protetta transfrontaliera. Non ultima la realizzazione di un itinerario escursionistico che collega i due parchi attraverso i 2970 m del Colle della Losa, unico passaggio praticabile, seppur solo in estate, lungo i 14 chilometri di confine tra le due aree protette. Una piccola mostra permanente al Lago del Serrù, alla partenza del sentiero in territorio italiano, e una serie di cartelli indicatori e informativi lungo il percorso completano il tutto. Una collaborazione quindi ben avviata e ricca di iniziative comuni, che si inserisce a pieno titolo nel più ampio progetto di costruzione dell'Europa alpina degli spazi protetti, la Rete delle Aree protette alpine, idea avviata nel 1994 e oggi appoggiata da oltre 280 aree protette su tutto il territorio alpino. (Stefano Camanni) La Carta di buon vicinato
Per assicurare la realizzazione della carta è istituita una commissione, che si riunisce almeno una volta l'anno, composta dai presidenti dei consigli direttivi, da un amministratore e dai direttori.
Po ed Hudson Dopo un lungo lavoro preparatorio a cui i responsabili dei due parchi fluviali hanno lavorato da mesi ed ad un anno dall'incontro tra funzionari della regione, pianificatori del Politecnico di Torino negli USA si è arrivati ad un documento di gemellaggio. A settembre una delegazione di amministratori, docenti universitari e consulenti dello Stato di New York e della Greeway, il parco della fascia fluviale dell'Hudson, ha visitato a sua volta i vari tratti del parco del Po piemontese. La reciproca osservazione delle problematiche territoriali dei due corsi d'acqua, tra cui esistono, ovviamente, forti differenze fisiche, ma anche sorprendenti analogie, ha permesso di individuare alcuni settori in cui scambi di esperienze e collaborazioni potranno elevare la qualità complessiva delle due strutture, le loro caratteristiche ambientali, l'offerta al pubblico di servizi per il turismo, l'educazione, lo sport e lo svago, e migliorare il rapporto tra territorio protetto ed esigenze produttive, ivi comprese le attività agricole e altre meno compatibili, anche nel contesto di una generale tendenza alla deindustrializzazione. Dall'incontro torinese, sulla base di comuni esigenze e comuni opportunità è stato siglato un progetto di collaborazione. Il documento formalizza una serie di problematiche omogenee per le due aree, tra cui:
Secondo l'accordo, gli scambi di esperienze e di personale tra i due parchi proseguiranno con cadenza regolare, in modo da consolidare un legame che sta già dando notevoli contributi alle prossime iniziative delle due amministrazioni. Non si pensi, comunque, che il flusso di know how ambientale scorra a senso unico. Il rapporto tra le due amministrazioni procede in un perfetto equilibrio di complementare utilità. Entrambi i parchi presentano eccellenze e punti di debolezza che possono offrire un ottimo terreno di confronto e mutuo sviluppo. Gli americani, la cui "cultura dei parchi" è antica e solida, hanno sviluppato modelli di gestione sostenibile del territorio protetto collaudati ed evoluti, di cui la Hudson Greenway è un ottimo esempio. Ma, a paragone del nostro Po, e pur con una maggior biodiversità, dovuta anche a una portata idrica che lo mette al riparo dall'inquinamento, l'Hudson River risulta più antropizzato (sulle sue rive corrono ferrovie e grandi strade) e quindi paesaggisticamente più vulnerabile, se non compromesso. Per quanto riguarda il Po, invece, nei tratti, peraltro largamente dominanti, di aperta campagna e talvolta anche in corrispondenza delle aree metropolitane, le sue fasce di verde non solo sono di buon livello, ma offrono ancora larghi margini di ripristino, miglioramento ed espansione, laddove, invece, la Greenway dell'Hudson, anche in ragione della sua più antica tutela, sembra aver raggiunto un punto di equilibrio all'interno delle attività e delle caratteristiche complessive del territorio (oltretutto, anche se la sua portata è multipla di quella del Po, la lunghezza, dunque anche la varietà in ecosistemi, restano invece minori). Sarà una collaborazione utile a entrambi, nel segno della natura e dell'uomo, elementi di un' unità fisica e culturale, l'ambiente, che dobbiamo ricomporre, senza indugi. * Direttrice parco Alpi Marittime |