PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 28 - OTTOBRE 1999 |
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C.I.P. - Coste italiane protette Il documento programmatico |
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La legge quadro n. 394 configura una politica di sistema per la cui realizzazione erano stati previsti taluni strumenti basilari di carattere conoscitivo e di indirizzo tra i quali la carta della natura e una classificazione non unicamente di tipo istituzionale, ma strettamente connessa alle varie e diverse finalità del complesso delle aree protette. La mancata attuazione di questi strumenti, essenziali per la costruzione di un effettivo sistema nazionale, ha indotto il legislatore, con la recente legge 426, a delineare un percorso in grado di raccordare gli interventi e l'iniziativa delle varie aree protette sulla base di progetti per grandi aree e temi. Sono stati così previsti il progetto APE, un progetto alpino in base alla Convenzione per le Alpi, recentemente ratificata dal Parlamento, il progetto ITACA per le piccole isole. Questa indicazione della legge ha, prima ancora che un valore concreto di carattere operativo, un significato più generale in quanto conferma l'esigenza, oggi alla base della 'nuova programmazione', di azioni volte a superare, anche per le aree protette, la frammentarietà e ogni forma di separatezza sia di carattere istituzionale che di altro genere, ad esempio tra terra e mare. Il mancato riferimento della legge 426 al progetto CIP, che per iniziativa della Federazione Italiana dei Parchi cominciò a prendere forma in un convegno nazionale tenutosi ad Ancona, nel 1997, in occasione di Parcoproduce, non va dunque considerato alla stregua di una 'esclusione' ma soltanto una omissione dovuta probabilmente alla scarsa conoscenza di un progetto che d'altra parte è solo alle sue prime battute. D'altronde il carattere "tematico" e insieme "territoriale" dei progetti, richiamati dalla legge corrispondono interamente e pienamente alla natura dei CIP. Scopo dell'iniziativa, che la Federazione Italiana dei Parchi assume insieme ai parchi marchigiani, alla Università di Ancona ed alla Regione Mar che (che per questo ha già previsto un finanziamento di 500 milioni) è quello di contribuire, attraverso una diretta collaborazione con le aree protette interessate, altre istituzioni e centri di ricerca, alla definizione di un progetto da proporre al governo, e al parlamento. Esso è innanzi tutto un progetto che muove dalle esigenze, dai problemi e dalle idee delle aree protette site sulla costa specialmente ma non soltanto adriatica. Si tratta in altri termini di un'idea maturata nel mondo delle aree protette accomunate, indipendentemente dalla loro dimensione, storia, natura istituzionale, dai problemi derivanti dalla loro collocazione costiera e dalla convinzione che le aree protette della costa possono rappresentare una leva fondamentale e qualificata per immettere nelle scelte politiche e programmatiche delle istituzioni centrali e decentrate nuovi contenuti e obiettivi ispirati alle finalità generali proprie di una moderna tutela ambientale. Se le aree protette oggi interessate, 24 parchi e 54 riserve, per altro quasi tutte di limitata estensione, costituiscono infatti una realtà spezzettata (quasi una sorta di catena di DNA mancante di interi settori, e senza una logica ed un progetto omogeneo dei valori naturalistici, ambientali e paesistici da proteggere) e troppo debole per costituire, da sola, un baluardo certo per la conservazione dell'esile confine terramare, esse possono però rappresentare l'indispensabile testa di ponte per la ricerca, lo studio, la sperimentazione e 1' affermazione di criteri operativi e gestionali e di modalità di investimento utili per la protezione di un ambito territoriale molto particolare. Soprattutto se del "sistema" entreranno a far parte adeguati corridoi ecologici che evitino la formazione di un arcipelago di aree biologicamente sane avulso dal contesto territoriale sempre più degradato e grazie ai quali si eviti di concedere all' ambiente una percentuale di territorio per poi fare della rimanente quello che si vuole. Il concetto di corridoi ecologici (o biologici) dovrebbe essere esteso anche al concetto di salvaguardia delle unità di paesaggio, facendo coincidere gli interessi più specificatamente ambientali a quelli di tipo storico-culturale che sono estremamente importati e diffusi proprio nell'Italia Mediterranea. Questa unitarietà, questa particolarità che pure caratterizza una estensione di molte migliaia di chilometri, è stata fino ad oggi di fatto ignorata nel dibattito concernente i temi della protezione. In genere si parla di parchi terrestri e di aree marine, ma non dei parchi il cui operato è condizionato da questa specificità territoriale che è appunto la fascia costiera. E singolare che nel momento in cui giustamente, attraverso la presenza e~l'iniziativa di un sistema diffuso di parchi, si cerca di fronteggiare le conseguenze, di carattere non soltanto sociale ma anche ambientale, derivanti dai fenomeni di abbandono delle aree interne, soprattutto della dorsale appenninica, non si prendono in adeguata considerazione i fenomeni gravissimi che anche in seguito all'abbandono della campagna e della montagna si sono prodotti sulla costa. Fenomeni che tutte le previsioni, anche comunitarie, segnalano anche per il futuro prossimo in costante e preoccupante crescita e aggravamento, a meno che non intervengano politiche e misure capaci di invertire e correggere le attuali tendenze. Con il progetto Itaca (limitato però solo alle piccole isole) si è iniziato a pensare ed agire verso le coste, ma non basta. Un dato per tutti serve a dare conto del ruolo cardine che la costa riveste per l'intera vita del paese: in poco più di 600 comuni, che rappresentano il 7% dei comuni italiani, si addensa oggi oltre il 30% della popolazione residente in Italia e verso di essi si concentra un afflusso turistico già oggi impressionante e previsto in ulteriore forte crescita nei prossimi anni. Occorre pertanto porre sul tappeto importanti temi di programma e di progetto su scala nazionale quali:
In questo senso - ed è la ragione di fondo che ispira il progetto CIP - si ribadisce che la costa rappresenta sia un fondamentale punto di lettura e monitoraggio della situazione che è venuta a determinarsi nel rapporto terra/mare sia la base di una politica nuova per avviare una spirale virtuosa nel rapporto tra aree interne e aree marine. I primi ambiti di sviluppo dei progetto potrebbero essere individuati secondo il seguente schema:
2 - COME GESTIRE LA RISORSA TURISMO Il turismo può essere l'elemento cui ancorare gli obiettivi di conservazione, ma può essere anche, altrove, la causa del degrado irreversibile della risorsa originaria. Tutti gli indicatori danno il fenomeno in crescita nel Mediterraneo per i prossimi anni: una previsione di siffatta importanza non può non essere oggetto di una profonda analisi sui benefici e sui rischi che da essa derivano:
3 - ATLANTE DELLE COSTE PROTETTE E DA PROTEGGERE Ipotesi di una sintesi sperimentale tra Carta della Natura e Piano delle Coste. Uno strumento nuovo, da realizzare sperimentalmente su un' area ristretta, collezionando l'enorme massa di dati esistenti scollegati tra loro, ma soprattutto non finalizzati ad una visione integrata delle problematiche. Una proposta metodologica in questo senso al Ministero dell'Ambiente. |