PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 28 - OTTOBRE 1999 |
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Come difendere la piccola produzione agroalimentare di qualità Paolo Di Croce* |
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L'Italia, in particolare, possiede un patrimonio ambientale unico, con più della metà della flora presente in Europa e 116 razze autoctone (censite dalla Fao nel 1992). Una ricchezza preziosa e, insieme, una grande potenzialità: proprio l'Italia potrebbe diventare il nuovo straordinario giardino delle diversità vegetali e animali. Tuttavia la nostra agricoltura continua ad abbandonare le colture e le produzioni tradizionali. Sono a rischio ben 1500 varietà di frutta, moltissime varietà di ortaggi sopravvivono soltanto negli orti domestici, negli ultimi 50 anni abbiamo perso almeno cinque razze di bovini, tre di caprini, oltre dieci tra ovini e suini, sette di equini e quattro di asini. L'estinzione di una razza è anche la rinuncia ai sapori di un territorio, perché una razza significa carne, latte, salumi e formaggi. Così in dieci anni sono scomparsi almeno cento formaggi e il diluvio dell'omologazione rischia di travolgere tutto l'artigianato agroalimentare italiano: un patrimonio tra i più vitali e variegati del mondo (dalla panetteria alla salumeria, dall'erboristeria alla produzione di olio, vino, dolci); un'altra biodiversità da tutelare e valorizzare ad ogni costo. Il quadro è allarmante e gli strumenti di tutela (a livello nazionale e comunitario) finora si sono dimostrati lenti e inefficaci. Per questo il movimento internazionale Slow Food ha deciso di fare qualcosa, dando il proprio piccolo contributo. E intende farlo promuovendo, da una parte, una strategia di sviluppo agricolo che non possa prescindere da un rapporto forte ed organico tra le politiche agroalimentari del Nord del mondo e quelle del Sud sottosviluppato (non bisogna dimenticare che proprio i Paesi denominati poveri, perché poveri di dollari, sono i più ricchi di biodiversità), dall'altra portando avanti una nuova filosofia produttiva, basata sulla qualità, sul ridimensionamento delle produzioni e su un' agricoltura ecosostenibile. Due obiettivi diversi ma non in contraddizione, che potranno essere perseguiti soltanto con una nuova alleanza tra consumatori, coltivatori, ambientalisti.
L'Arca del Gusto L'Arca del Gusto è nata nel 1996, in occasione del primo Salone del Gusto torinese. Un anno dopo, a Serralunga d'Alba, è stato stilato il manifesto programmatico del progetto, che ne ha definito gli obiettivi. Primo fra tutti, salvare un patrimonio economico, sociale e culturale straordinario, fatto di eredità contadine e artigiane non scritte, ma ricche e complesse, di competenze e tecniche antiche. Un universo di salumi, formaggi, cereali, ortaggi e razze che spesso devono la loro particolarità e la loro eccellenza organolettica a situazioni di isolamento, alla necessità di adattarsi a condizioni difficili (forti declivi, scarsa irrigazione...). Per due anni l'Arca del Gusto è stata oggetto di riflessioni e di confronto fra ricercatori universitari, docenti, giornalisti, rappresentanti di istituzioni e associazioni impegnate nella salvaguardia di prodotti in via di estinzione.
I Presidi Slow Food Proprio per rispondere a queste esigenze Slow Food ha creato una Commissione Scientifica e, soprattutto, ha lanciato un nuovo progetto, o meglio un numero indefinito di progetti: i Presidi, veri e propri interventi concreti e mirati sul territorio. Ci saranno dibattiti, incontri e convegni sulle questioni cruciali del settore agroalimentare (la biodiversità, il biologico, I'agricoltura ecosostenibile, la tutela dei paesaggi rurali, le biotecnologie...) e saranno invitati i responsabili dei principali centri di raccolta e di conservazione del germoplasma dell'Italia e del mondo. Inoltre, Slow Food dedica ai Presidi una rivista ad hoc, perché ogni singolo progetto ha una storia da raccontare: la storia di un prodotto, di un produttore, di un territorio. Una rivista che sarà inviata ai soci Slow Food, agli assessori all'agricoltura regionale, provinciali e comunali e a un mailing mirato di giornalisti e operatori del settore.
Gli obiettivi del Presidio
I Presidi e le aree protette I Presidi sono interventi economici (perché sostengono le piccole produzioni di qualità e le aiutano a trovare sbocchi di mercato remunerativi), ma anche culturali, sociali e ambientali. Con i prodotti agroalimentari di qualità, infatti, tutelano aree marginali di collina e di montagna, ecosistemi, paesaggi rurali; reintrodurre la coltivazione del grano saraceno vuol dire difendere dal degrado i terrazzamenti della Valtellina; sostenere la produzione dei formaggi di malga è anche un modo per impedire lo spopolamento della montagna e l'abbandono dei pascoli, e così via. In quest'ottica proprio le aree protette potrebbero rappresentare una sorta di laboratorio privilegiato: i luoghi ideali per verificare la possibilità di valorizzare e proteggere, insieme, prodotti, ambienti e tradizioni. I Presidi sui prodotti dei parchi (ad esempio il caciocavallo podolico e 1' anguilla di Lesina nel parco del Gargano, la ricotta affumicata nel parco dell'Abruzzo, i formaggi e lo sciroppo di rose nel parco dell'Antola, le acciughe di Monterosso e lo Sciacchetrà nel parco delle Cinque Terre, la provola e il prosciutto dei Nebrodi nel parco dei Nebrodi, e moltissimi altri ancora) pootrebbero diventare il fiore all' occhiello del progetto. C' è un esempio simbolo del legame fra un Presidio e il territorio di un parco: il progetto "Cinque Terre", una delle sfide economiche e culturali più ambiziose di Slow Food. Su quelle terrazze strappate alle rocce vive dove si produce lo Sciacchetrà, uno dei vini dolci più suggestivi e introvabili del nostro paese, Slow Food promuoverà una produzione di altissima qualità di quel vino, ma non solo. Salvando questa viticoltura estrema tutelerà un paesaggio unico al mondo, una terra che oggi, per incuria, rischia di franare a mare. Slow Food, in collaborazione con il Parco delle Cinque Terre e con il Comune di Riomaggiore, lancerà una grande campagna di adozione dei vigneti reperendo le risorse necessarie per far ristrutturare i muretti a secco, potare, vendemmiare, vinificare... Valorizzerà questo prodotto consentendogli di spuntare un prezzo adeguato alla sua eccezionalità. Promuoverà un turismo enoico in quelle terre. Diffonderà la conoscenza dello Sciacchetrà e del suo territorio con i Laboratori del Gusto, le riviste, le manifestazioni, insomma con tutta la sua forza di comunicazione. *Vice Presidente Slow Food |