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La Federazione dei parchi non poteva mancare, attraverso la rivista Parchi, di compiere, anche se un po' in ritardo, alcune riflessioni e valutazioni politiche sul lavoro svolto, nel campo delle Aree Protette, dall'ex ministro dell'Ambiente Sen. Edo Ronchi. Tutto ciò ovviamente con lo scopo non già di dare giudizi politici che non ci competono, bensì di compiere solamente alcune valutazioni utili per il nostro dibattito ed il nostro futuro lavoro. Ronchi, indubbiamente, è stato il primo vero mi-nistro dell'Ambiente che ha avuto il nostro paese. Ha svolto il suo lavoro con grande impegno e determinazione, studiando a fondo i problemi e operando con un alto senso delle istituzioni. È certamente vero che Ronchi ha avuto a disposizione più tempo dei suoi predecessori per cer-care di progettare e poi avviare a realizzazione alcune politiche ambientali che fino a quel momento erano solo state evocate o annunciate, ma neppure lui ha potuto portare a compimento la mole di obiettivi e di programmi che ha imposta-to ed attivato. Del resto in campo ambientale, come è noto, il nostro paese sconta limiti, soprattutto culturali, e ritardi strutturali così marcati che sarebbe stato impensabile per chiunque colmare nel giro di pochi anni. Ronchi ha cercato di impostare un lavoro, di ordinare una trama, ha dato un impulso ed una scossa alle istituzioni centrali in campo ambientale, ma il lavoro da fare era ed è di così grande mole che non si poteva pretendere di coglierne i frutti a così breve scadenza. A questo punto però noi ci auguriamo che l'at-tuale governo, ed in particolare il ministro Bordon, non perda altro tempo prezioso per cer-care, di qui alla scadenza della legislatura in corso, di concretizzare il programma della maggio-ranza in campo ambientale. A noi, nella riflessione circa l'operato di Ronchi, interessa soprattutto la parte che concerne le Aree protette. Qui sicuramente il suo lavoro ha avuto maggiore successo rispetto a quello svolto in altri settori anche perché si è trovato per certi versi a dare la "spinta decisiva" all'avvio di nuovi parchi nazio-nali o di aree marine protette già programmate da tempo e quindi già mature, per la loro formale istituzione. Durante gli anni del suo incarico Ronchi ha an-che ampliato il numero dei parchi nazionali, attingendo dall'elenco delle aree di reperimento della legge 394 e prevedendone altri ex novo, gra-zie ad alcuni provvedimenti legislativi proposti dal Governo; provvedimenti che, tra le altre cose, hanno anche messo mano all'aggiornamento par-ziale, senza alterarla nei principi generali, della legge quadro sulle aree naturali protette. È vero che non tutti questi nuovi parchi sono an-cora stati istituiti ma per molti di loro il lavoro di concertazione con le istituzioni locali e le Regio-ni e la definizione della perimetrazione è già molto avanzato. In sostanza, in questi ultimi quattro anni, è stato ampliato il numero delle aree protette nazionali e accresciuta di molto la superficie nazionale tute-lata. Sono anche stati finanziati corposi program-mi di investimento per i parchi nazionali; parchi che oggi possono dire di avere tutte le condizioni per potere decollare davvero senza dovere più scontare ritardi ed inerzie da parte del ministero e del Servizio conservazione della natura. Servi-zio che ora, grazie anche alla capacità ed all'im-pegno del suo Direttore, sta dando un grande im-pulso alla messa a regime gestionale dei parchi nazionali istituiti dopo la legge 394/91. Sicuramente quindi è stato fatto molto per le aree protette ma si poteva e si doveva anche fare qual-cosa di più, soprattutto sul versante delle politi-che di sistema, con l'obiettivo di creare le pre-messe politico programmatiche e di approntare gli strumenti necessari a perseguire l'obiettivo strategico di fondo, quello della costruzione del-la "rete ecologica nazionale", o meglio del "si-stema nazionale delle aree protette". PARCHI È su questo terreno che mi pare si possa dire si riscontrino i limiti più forti dell'azione del mini-stero dell'Ambiente, relativamente ai parchi, nei trascorsi quattro anni. Secondo noi si poteva e si doveva agire con mag-giore determinazione per avviare APE, ITACA e l'accordo di programma per le aree protette Al-pine, così come il Parlamento aveva deciso ed indicato con la legge 426/98, ma soprattutto si doveva cogliere la grande opportunità offerta dalla programmazione dei Fondi Strutturali Comuni-tari 2000-2006 e imporsi, così come il ministero dell'Ambiente ha saputo fare per altri Program-mi, affinchè il ministero del Tesoro e della Pro-grammazione accogliessero e finanziassero il Pro-gramma strategico "Rete Ecologica Nazionale". Quello che noi della Federazione dei parchi ab-biamo più volte chiesto, e che Ronchi non ha fat-to perché non lo condivideva, era assumere fino in fondo, nel campo dei parchi, la logica di siste-ma attraverso scelte politiche chiare come, oltre all'avvio dei grandi programmi nazionali prece-dentemente richiamati, quella di istituire (dopo l'abolizione del Comitato nazionale per le aree protette) un tavolo permanente di concertazione Stato, Regioni, Autonomie Locali e Parchi che fungesse da sede istituzionale di confronto, di ela-borazione e di cooperazione con lo scopo di sostenere, in una logica dialogante, la costruzio-ne e lo sviluppo del sistema nazionale delle aree protette. Infine, ed è la cosa che ci riguarda direttamente, in questi anni Ronchi non ha voluto riconoscere politicamente il ruolo e la funzione della nostra Associazione. Questo, che noi giudichiamo un errore grave, lo hanno pagato prima di tutto i parchi perché, no-nostante un atteggiamento non benevolo nei no-stri confronti da parte del ministero, nel frattem-po la Federazione dei Parchi è notevolmente cre-sciuta quantitativamente, ma soprattutto come au-torevolezza politica ed istituzionale. È venuto così meno, perché lo si è ripetutamente rifiutato, quell'apporto importante e decisivo che la Federparchi avrebbe potuto fornire al ministe-ro per farlo dialogare più intensamente con l'in-tero complesso delle aree protette, e non solo con i parchi nazionali, e soprattutto per fare tesoro dell'esperienza da noi maturata in tanti anni di lavoro e di sostegno all'attività gestionale delle aree protette nostre associate così come invece fa da tempo il ministero dell'Ambiente francese con la analoga Associazione dei parchi d'oltralpe. Nonostante questo, a noi preme continuare un confronto franco e di merito con il Sen. Ronchi che consideriamo un sincero amico dei parchi ed un ambientalista che potrà sicuramente fare an-cora tanto per la nostra causa.
* Presidente Federparchi |