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Dopo vent'anni di esistenza stentata le aree protette della Regione "rischiano" davvero il decollo. Finanziamenti triplicati, personale in arrivo e il varo - per la prima volta nel nostro Paese - di un'Agenzia tecnica regionale di supporto farebbero ben sperare per il loro prossimo futuro. La vittoria del Polo all'ultima tornata amministrativa, però, rischia di rimettere tutto in discussione.
Triplicare le risorse non basta, ma certo è un grosso passo avanti. Si è chiusa così la Conferenza sulle aree protette del Lazio, tenutasi a Roma dal 26 al 28 gennaio. E aldilà delle parole spese sul futuro dei parchi di una delle regioni italiane più varie paesisticamente e ricche di biodiversità la notizia più interessante e positiva è stata senz'altro questa dell'aumento dei fondi, passati da 12 miliardi a 36.
Simbruini, Lucretili, Aurunci, Vejo: i lettori romani e non solo romani che frequentano queste splendide zone sono abituati a fare da sé, cioè a fare a meno di una cartina, di sentieri ben segnati, di centri visita dove ottenere informazioni. La notizia appunto è che qualcosa forse cambierà, anzi ha già cominciato. Un terzo di quei soldi serviranno a pagare il personale, perché hai voglia a lamentarti ma in quei parchi finora non lavorano che pochi dipendenti e ancor meno guardiaparco (55 in tutto, ovvero nemmeno uno ogni tremila ettari). mancato per anni il piano territoriale. Per sei anni il supporto tecnico della regione è rimasto sulla carta. Insomma, per una bella fetta di Lazio è accaduto quel che non dovrebbe mai accadere e cioè l'arrivo dei vincoli senza regole precise, senza gestione, mezzi, promozione, opportunità. Oggi gli amanti della natura possono guardare alla Regione di Roma come a quella dove negli ultimi due-tre anni il riscatto dei parchi è stato probabilmente più grande. Adesso occorrer\u8225à guardare ai risultati.
Vent'anni fa, nel 1979, il Lazio protetto poteva contare su una riserva istituita (quella del TevereFarfa) e i suoi 700 ettari messi sotto tutela. Attualmente le aree protette sono 53 per un'estensione di 160.000 ettari. Se si aggiungono il Parco Nazionale del Circeo e i settori laziali del Gran Sasso-Laga e dell'Abruzzo, le oasi private e le zone di protezione speciale istituite su pressione delle direttive comunitarie, si arriva a 240.000 ettari e cioè il 14% del totale regionale. Non è il 28% dell'Abruzzo, e nemmeno il 25% della Campania (dove però la gestione dei parchi è tuttora ferma al palo), ma la reale consistenza di un sistema di aree protette non si misura solo sui bollettini ufficiali. Il Piemonte, per dire, è solo 12° tra le Regioni in questa fuorviante classifica a base di percentuali protette (il Lazio sarebbe 9°), ma nei suoi parchi lavorano 390 persone e affluiscono oltre 32 miliardi all'anno. Se ne accorge lo stambecco, ma se ne accorge anche il turista.
Al termine della conferenza, l'Assessore regionale all'ambiente Giovanni Hermanin aveva annunciato la necessità di rimandare al dopo-elezioni l'istituzione di alcuni parchi attesi da anni dagli ambientalisti, e cioè i monti Prenestini ma soprattutto la Tolfa, gli Ernici e i Lepini. Se allora per essi tutto era bloccato dall'azione di lobby dei cacciatori e dall'ostruzionismo dell'opposizione, la vittoria di Francesco Storace e l'ascesa del Polo alla guida della Pisana promette al riguardo una pietra tombale. Non solo, ma coerentemente con le dichiarazioni della campagna elettorale i primi annunci del neopresidente, esponente di spicco di An, sono stati di critica agli esistenti parchi regionali: "così come sono stati concepiti", si è affrettato a dichiarare Storace all'indomani della vittoria, "bloccano le attività produttive". Pure incerto, in questo clima, il futuro della neonata Arp (Agenzia regionale per i parchi) guidata da Maurilio Cipparone. Riguardo al suo ruolo propulsivo a supporto della politica delle aree protette del Lazio, proprio in occasione della conferenza si era espresso con favore un altro esponente di An e cioè Fabio Rampelli, tra i favoriti per l'incarico di assessore all'ambiente. Ma ora niente è più come prima. |