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Torna domenica 28 maggio "Cantine Aperte", l'iniziativa del Movimento del Turismo del Vino, in coincidenza con "Wine Day", il giorno più di.... vino dell'anno. Un
evento mondiale, nato dalla creatività italiana ed esportato in otto paesi: Stati Uniti, Argentina, Cile, Uruguay, Australia, Sudafrica, Slovenia e Giappone. Un brindisi sincronizzato che riconferma il successo dello scorso anno con 1000 cantine visitate da oltre 1 milione di enoturisti; una forma di escursionismo che coniuga l'interesse per le bottiglie di qualità al territorio, alla gastronomia, alla cultura, all'arte; le magiche terre del vino, offrono, infatti, tutto questo, in qualsiasi stagione dell'anno. "Cantine aperte" vuole dunque essere un momento di richiamo per tutti coloro che sono interessati alla natura, alla buona tavola, e a molto altro, invitandoli a ripetere l'esperienza nell'arco dell'anno. Il vino è la migliore espressione del territorio e dell'ambiente e l'enoturismo rappresenta ormai un modo di fare vacanza, creando una tendenza di viaggiatori colti e dal palato raffinato. Ma "Wine Day" significa anche un momento di alleanza tra i produttori dei migliori vini del mondo per promuovere la cultura enoica e per recuperare i valori della ruralità.
Federica Zandri
La storia del turismo del vino in Italia
Il turismo del vino nel '93 non aveva neanche un nome: era una semplice forma d'escursionismo quasi sconosciuta in Italia. Oggi è la nuova frontiera del turismo italiano. L'idea di "enoturismo" è nata dalla felice intuizione di Donatella Cinelli Colombini e del "suo" Movimento Turismo del Vino, un'associazione d'imprenditori convinti che le visite alle cantine sono fondamentali oltre che un forte recupero dell'ambiente e tradizioni rurali, per accrescere la cultura del vino e per dare prospettive di sviluppo alle aziende ed ai loro territori. Dal '93, la volontà e l'impegno in tema d'enoturismo di questi 700 imprenditori hanno trasformato l'Italia del vino, da un paese di cantine chiuse in un paese di cantine aperte. Un piccolo miracolo nato grazie all'invenzione di "Cantine Aperte" oggi "Wineday".
"Wineday": è amore tra i giovani ed il vino
un amore di... vino quello fra i giovani e le cantine: nel '99, i 700 templi di Bacco italiani aperti al pubblico nel giorno dedicato al vino (ultima domenica di maggio) sono stati visitati da 700.000 turisti. L'incremento maggiore di turisti del vino si è infatti, avuto tra gli under 35 e moltissime coppie di giovani hanno riscoperto il fascino delle bottiglie di qualità ed hanno assaporato i vini e le "suggestioni" delle cantine. Il vino è dunque sempre più di moda; per questo, il Movimento Turismo del Vino ha messo a punto dei percorsi enologici consultabili in Internet: <http// www.wineday.org>.
Il vino tra le principali motivazioni di viaggio
L'Italia è conosciuta nel mondo come luogo di vacanza, come un Paese di cultura e d'arte ed anche per la qualità dei suoi vini. Questo dato emerge dalla ricerca "Marca Italia", commissionata dal Dipartimento del Turismo della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
I distretti del vino ... secondo il Censis
Il Censis Servizi Spa ha individuato in Italia 52 "distretti del vino", classificandoli in quattro gruppi (delle certezze, delle potenzialità, delle promesse, delle scommesse). L'Istituto di ricerca ha anche fissato le condizioni necessarie per definire un "distretto enoturistico": la specificità produttiva dei vini (terreno, microclimi, cloni di vitigni, metodi agri-viticoli, uvaggi e procedimenti di vinificazione, mantenimento dell'identità storica di certi vini); l'identità ambientale delle attrattive turistiche (pluralità di fattori turistici attrattivi: di tipo monumentale, archeologico, naturalistico, culturale, folcloristico, artigianale, gastronomico); il mix dei fattori di offerta tipici dei sistemi turistici alternativi sia dal lato dei vini (itinerari, cantine aperte, enoteche, musei, feste) che dal lato dei turismi (ricettività, ristorazione, attrattive monumentali, storiche, naturalistiche, impianti sportivi, manifestazioni culturali, prodotti tipici alimentari ed artigianali); la strategia scelta dai gruppi dirigenti del territorio (istituzioni, imprenditori, banche, sindacati) per la costruzione della filiera completa e coordinata di segmenti produttivi e terziari.
La legge sulle "Strade del vino"
La recente legge sulle strade del vino è lo strumento fondamentale per legare insieme storia, cultura, tradizioni agroalimentari del territorio rurale promuovendo un'innovativa strategia di marketing in grado anche di definire la competitività del vino e dei prodotti tipici nazionali in coerenza con gli orientamenti comunitari. Il Governo ha finanziato, con 9 miliardi in 3 anni, la nuova legge sulle strade del vino, uno strumento giuridico che permette di attivare un potenziale turistico e di generare nuova occupazione. Il Ministero delle politiche agricole sta inoltre procedendo al censimento dei percorsi enogastronomici individuati dalle Regioni d'intesa con le istituzioni locali.
"No a tante strade del vino"
Sia il Presidente del Movimento del Turismo del Vino, Donatella Cinelli Colombini, che il Presidente del Censis Servizi Spa, Fabio Taiti, hanno affermato che "l'idea che ogni doc debba andare per proprio conto alla realizzazione delle strade e dell'offerta enoturistica, non è un'idea vincente. Il concetto naturale e giusto è quello di distretto". Ed inoltre avere una legge nazionale "non significa fare strade del vino in tutta Italia". Queste strade devono nascere solo nei distretti enologici per eccellenza, con una forte identità culturale e d'immagine.
L'esempio della California
La strada del vino della Napa Valley è la più ricca e organizzata del mondo con 5 milioni di visitatori all'anno ed un giro d'affari di 1.200 miliardi. Daniel Howard, direttore esecutivo Napa Valley Conference Visitors Bureau: "l'idea di sviluppare l'enoturismo in Napa Valley è stata, negli anni Settanta, di Robert Mondavi e poi di altri produttori. Prima solo degustazioni e vendita diretta di vino. Poi il progetto di arricchire l'offerta delle cantine: sono stati così sviluppati momenti d'intrattenimento (parco giochi con al centro i misteri della vite e del vino, campi da golf, treni, mongolfiere, cene in cantina a lume di candela, bagni nel mosto, centri di alta gastronomia, merchandising) per allungare la permanenza in Napa Valley e per allargare la stagione. Il sistema è gestito dai privati, ma il pubblico ha un importante ruolo di supporto: con dotazioni infrastrutturali, facilitando l'accesso e imponendo una tassazione di due dollari a visitatore, totalmente reinvestita nel miglioramento e valorizzazione del territorio (strutture ricettive, centri d'accoglienza, uffici turistici).
Il turismo del vino in cifre
Anche sull'onda del crescente favore per i turismi "alternativi", il turismo del vino è destinato ad intercettare sempre più importanti quote di mercato; infatti, secondo una ricerca del Censis Servizi Spa, entro 3/5 anni, l'enoturismo dovrebbe passare dagli attuali 3 a 5 milioni di arrivi, da 8 a 15 milioni di presenze, da 3.000 a 5.000 miliardi di business.
I segreti del successo
Il vino, che è sempre meno alimento base e sempre più occasione per migliorare stile e qualità della vita (e per questo sta avendo anche sempre più appeal tra i giovani), è ormai un pretesto per alimentare la fantasia alla scoperta di territori, esplorazioni di cantine, ricerca di prodotti, assaggio di cucine, convivialità inattese. Questo scenario, prosperato da ricerche sociali, conferma che l'enoturismo è insomma il volano più efficiente - in presenza però di strategie di territorio e con standard di qualità elevati - per muovere flussi, grazie al mix dei suoi principali elementi, cultura, paesaggio, vino, cucina, arte, prodotti agroalimentari, artigianato artistico.
L'enoturista "tipo"
prevalentemente maschio e straniero, età compresa fra i 26 e i 45 anni, livello socio-economico medio/alto (dirigenti, insegnanti, professionisti, imprenditori). Il suo obiettivo è, in primo luogo, quello di conoscere meglio il vino e completare la sua gita nel verde (l'acquisto delle bottiglie è una delle ultime motivazioni; niente, dunque, a che fare con chi cerca di fare acquisti a buon mercato. Ad attrarlo sono i territori dei grandi vini dove il paesaggio è più suggestivo, nei ristoranti è possibile assaggiare gastronomia tipica, gli abitanti sono cordiali, il clima è buono e c'è un ricco patrimonio artistico.
a cura del Movimento Turismo del Vino |