PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve
Naturali NUMERO 30 - GIUGNO 2000 | ||
Altre frecce per i nostri archi | ||
Cento candeline per "Piemonte parchi" - Chi si occupa di aree protette non ha bisogno di una descrizione della rivista "Piemonte parchi", perché la riceve, e ogni volta trova una buona ragione per leggerla, aiutato dalle foto sempre di qualità e da un visibile progetto editoriale che rende i differenti articoli qualcosa di comparabile con un organismo vivente. Utili supplementi monografici, aiutano tutti noi che leggiamo ed apprezziamo quella rivista ad approfondire singoli argomenti. La regione Piemonte è alle spalle di questa impresa editoriale, e mette in vetrina i suoi gioielli come pure le sue problematiche, ma non impone se stessa con l'arrogante pesantezza di chi a volte, sapendosi proprietario di qualcosa, crede automatico e giusto improvvisarsi giornalista, se di giornale si tratta, ovvero trapezista, nel caso si tratti di circo. Dalla collezione dei cento fascicoli di "Piemonte parchi" si evidenzia un cammino lungo e allegro (una bella passeggiata tra i boschi) durante il quale nessun politico ha prevaricato, nessun giornalista ha perso lucidità e senso della misura, e l'intera macchina delle Vallere ha collaborato per mantenere negli anni un primato nazionale che oggi è acquisito e incontrastato. Da lontano, dal centro Italia, credo di poter dire che si avverte - forse più che operando quotidianamente a Torino - che le politiche impostate e perseguite negli anni in Piemonte danno questo genere di frutti. Mi riferisco alle politiche per le aree protette, ma mi riferisco anche alle politiche per la comunicazione e l'informazione locale, che hanno una storia molto precisa e molto concreta. Del resto, conoscendo da tempo il direttore, Gianni Boscolo, espressione di una tradizione di attenzione per la cultura naturalistica ed ambientalista, ma anche persona attenta alle opportunità che riverberano sulla società civile nel caso che i mezzi di comunicazione siano gestiti dagli enti pubblici in modo comunitario (che non vuol dire con i bilanci in rosso, e neppure soltanto pubblico), so che esiste anche - come sempre, in questi casi - un motivo ulteriore del successo dei cento numeri di "Piemonte parchi", legato indissolubilmente alle qualità di un personaggio che non ama mettersi in mostra o fare passerella, ma che è sempre disponibile per aiutare chi volesse comunicare qualcosa ad apprendere le regole base del giornalismo, e a costruire mezzi poveri ma adatti a raggiungere lo scopo. * * * Un filo di ricordi. Le cento candeline di "Piemonte parchi" si presterebbero a molte altre considerazioni, e a rispolverare molti importanti ricordi. Mi limiterò a ricostruire un solo filo, che diversi anni fa ci portò in un convegno - a Passo Rolle - organizzato dall'allora Coordinamento delle aree protette assieme a "Piemonte parchi" e a "Parchi". In quella sede avviammo un ragionamento per mettere in relazione la realtà delle aree protette ed il mondo dell'informazione. Proseguimmo quel ragionamento in diverse sedi, e non è improbabile che una parte del nuovo che oggi è in campo sia frutto anche di quel lontano lavorio. Se oggi esiste una news letter dei parchi che sembra competere con ogni altra iniziativa analoga, se oggi esiste un sito internet che compete con ogni altro sito, se siamo in grado di arricchire ogni mese l'edicola elettronica del sito www.parks.it con nuove testate locali prodotte da enti parco così come ci augurava-mo accadesse in quei lontani convegni, se alcune regioni (le Marche con la rivista "L'infinito"; la Lombardia con la rivista "Parchi e riserve naturali") sembrano voler seguire l'esempio del Piemonte, io credo che si possa dire che in qualcosa c'entriamo anche noi. Non è mia intenzione trasformarmi in "mosca cocchiera". Tuttavia non si può passare sotto silenzio il lavoro di chi, anche in quanto Coordinamento dei parchi, ha per anni promosso appuntamenti finalizzati al raggiungimento dell'ob-biettivo di una rete di periodici prodotti dalle aree protette, collegati con strumenti più importanti e più solidi, in grado di dialogare con essi, ed inseriti in una rete web che ne moltiplicasse le implicazioni e le sinergie. Non saprei se l'obbiettivo sia oggi pienamente raggiunto.· * * * Nuovi archi e nuove frecce. Sono evidenti i passi avanti compiuti, e anche le difficoltà che sopravvengono quando un progetto del genere comincia ad affermarsi. Oggi esiste un panorama di mezzi che ieri non c'era, da collocare in un orizzonte ampio di strumenti da usare con attenzione, evitando di confonderli e di chiedere all'uno ciò che va chiesto all'altro, o ad un altro ancora che non c'è. Ma in questo processo avviato, all'interno del quale è aperta anche la discussione sul ruolo e sull'avvenire di "Parchi" (che, nel suo piccolo, spegne le sue trenta candeline), sarebbe sciocco non apprezzare i passi avanti compiuti da un gruppo di forze amiche dei parchi e della conservazione e valorizzazione della natura, molto importante proprio perché trasversale a tutto: alle associazioni, ai partiti, alle istituzioni, ai centri di ricerca, alle università. Si sono attivati pezzi di ogni centro di attività, si sono riconosciuti in un progetto di comunicazione nuova, utile per la moder-nizzazione sostenibile del nostro Paese, e questo incontro di energie e di volontà ha prodotto innovazioni vere, che accompagnano il cammino della crescita economica e civile del Paese. * * * In questo numero. A proposito della quale crescita in questo fascicolo della rivista "Parchi" il lettore troverà la relazione di Enzo Valbonesi all'assemblea di Ercolano ricchissima di analisi e di proposte, assieme a due contributi del nuovo ministro dell'Ambiente, Willer Bordon, che chiariscono bene i nuovi confini del lavoro di chi opera per il superamento di ogni atteggiamento difensivistico, pur avendo coscienza di essere parte di una minoranza. Perché siamo ancora una minoranza, a considerare indispensabile che le politiche ambientali siano l'asse della mo-dernizzazione italiana. E per convincere la maggioranza, occorrono studi, esperienze, azioni esemplari, e molta circo-lazione di informazioni. Nelle tradizionali rubriche di questo numero le esperienze sono molte, tutte di prima mano. Si va dalle inquietudini di chi lavora nei parchi liguri, alle novità ricche di contenuti e di prospettive realizzate in Sicilia (anche con un protocol-lo), nel Lazio (con una serie di progetti precisi che stanno per diventare operativi), ed in tutte le realtà che si stanno misurando con il "Leader più". Accanto a questi punti di riferimento importanti, proponiamo studi e riflessioni sul-l'agricoltura e sul turismo nelle aree protette, che sono gli assi portanti del lavoro dei direttori e dei presidenti di ogni parco e di ogni area protetta, senza ignorare il convegno internazionale che il Centro Giacomini ha tenuto in Aspromonte come anticipazione ed antefatto "culturale" dell'ormai tradizionale appuntamento autunnale in quel di Gargnano, a villa Feltrinelli. Il tema che quest'anno si dibatterà è stato al centro dello "speciale" pubblicato nel numero scorso di questa rivista. * * * Qualche interrogativo, dopo trenta fascicoli. Non è semplice contribuire alla documentazione ed all'informazione di un mondo in continua ebollizione, attento alle novità, e sottoposto a stress continui. Non siamo, purtroppo, una rivista di divulgazione. E non abbiamo neppure fatto la scelta di essere un periodico agile, dove la notizia e la polemica potrebbero essere la parte principale di un fascicolo contenente anche un minimo indispensabile di approfondimenti. La periodicità ed il conseguente taglio editoriale che ci siamo dati comporta il rovesciamento di quello schema (solo le notizie che non invecchiano in quattro mesi - e sono davvero poche! - solo le polemiche che durano più di quattro mesi, e molti approfondimenti, che difficilmente invecchiano, per loro natura). Nel contesto di altri strumenti, a disposizione per soddisfare esigenze più immediate, fino ad oggi questa scelta ha fornito a chi lo ha voluto usare un magazzino di contenuti non disprezzabile. Nel licenziare alle stampe questo trentesimo fascicolo di questa serie, avverto l'utilità di quanto mettiamo in campo, ma anche molti limiti. Sui quali di certo torneremo, perché niente è immutabile neppure in natura, figurarsi in quel mondo artificiale e spesso effimero dove l'informazione si confonde con la cultura, ed il lavoro editoriale si misura con la politica e con la fatica del quotidiano amministrare.
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