PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve
Naturali NUMERO 30 - GIUGNO 2000 | ||
Proteggere la natura: un business per l'Arizona Ken Travous* | ||
Ci piace pensare che il parco sia un'idea americana iniziata nel 1872 con Aldo Leopold che parlava della necessità di proteggere le terre. Dal 19121916, quando i parchi nazionali sono stati creati, è iniziato il business della vendita di quelle che consideriamo meraviglie naturali dell'America, che includono il parco di Yellowstone, gli alberi, le sequoie che sono vecchie di centinaia di anni, al punto che quando ti ci trovi in mezzo ti sembra di essere in una cattedrale. Da allora, abbiamo capito che la protezione della natura è anche un business, un buon business. Prendiamo il legname dalla terra perché sappiamo che poi ci sarà di nuovo e non ne prendiamo di più di quello che poi potrà ricrescere; non facciamo all'acqua delle cose a monte che potrebbero inquinare l'acqua a valle: è un concetto molto semplice. Oggi ci sono 379 parchi nazionale nella parte occidentale del Paese, 31,2 milioni di ettari di terra; su quella terra ogni anno arrivano 436 milioni di visitatori e significano 29 milioni circa di dollari di spese. I 15 Stati raccolti insieme di cui sono presidente da due anni hanno più di 4.000 parchi statali con 5,2 milioni di ettari di terra - ci sono molti parchi ma hanno piccole dimensioni - e 760 milioni di visitatori all'anno. Si stima che negli Stati Uniti il turismo nei parchi produca 300 miliardi di dollari di spese all'anno. Ci siamo impegnati a coordinare le leggi al meglio - è umano sbagliare -, a coordinare i nostri progetti per avere la certezza di raggiungere un buon livello. Alcune leggi create comprendono il fondo per la conservazione della natura: questa è la cosa che mi preme maggiormente. Prendiamo una percentuale sugli utili del petrolio per creare fondi per la gestione di parchi e l'idea è di trovare risorse naturali non rinnovabili e trasformarle in risorse naturali rinnovabili. Ogni Stato ha le sue responsabilità, ha la responsabilità di pulire le sue acque e le sue terre. I nostri simboli come l'aquila americana - quella con la testa bianca - erano in pericolo, la grande aquila americana rischiava di scomparire a causa di errori nel campo dell'agricoltura e ora, dopo 30 anni, abbiamo inserito l'aquila americana nella lista delle specie in pericolo di estinzione per proteggerla. Il "National Environment Act" è importante perché ci permette di pensare prima di fare qualcosa, dobbiamo riflettere sulle proposte e analizzarle prima di accettarle. Ci sono poi altre associazioni, molte associazioni che coordinano il lavo ro. Le difficoltà incontrate con i parchi in America, anche se abbiamo usi diversi della terra, possono essere collegate con quello che fate voi in Italia per salvare la natura. Nel passato abbiamo usato la terra per le miniere, la caccia e per un uso ricreativo. Facendo politica per i parchi, troverete delle persone che hanno le posizioni estreme rispetto a quello che cercate di fare ed è la battaglia tra chi vuole prendere tutto dalla terra, spremendola fino alla morte, e quelli che la vogliono salvare. C'è sempre tensione quando si cerca di sviluppare questa politica. Un'altra cosa importante. Parliamo molto del valore economico dei parchi. C'è una cosa bellissima successa due anni fa quando ci furono molte piogge nel deserto e ci fu una fioritura spettacolare. Arrivarono molte persone da tutti gli Stati tanto che intasarono l'autostrada. Nel parco, in una piccola zona, ho visto una donna che si faceva una foto con il suo bambino: era forse la loro prima foto insieme. Ad una decina di metri di distanza c'era un uomo con il padre su una sedia a rotelle: era forse la loro ultima foto insieme, scattata in quel panorama meraviglioso. Sono consapevole che in Italia state per affrontare una lotta molto difficile che dovrà essere continuata dalle generazioni future, ma vi sfido a continuare. invitandovi caldamente a venirci a trovare in Arizona. Ancora un esempio del "peso" dei parchi in Arizona. Durante le ultime elezioni presidenziali i democratici hanno chiesto il nostro appoggio, ma, prima di accettare, abbiamo chiesto una presa di posizione da parte loro: dovevano dimostrare di credere nei parchi. Parchi che non appartengono al Governo federale, né all'ala sinistra, ma a loro, ai loro nipoti. E questa idea è stata sfruttata per le elezioni. Anche l'industria si è avvicinata a questo business: la Coca Cola, ad esempio, versa un milione di dollari l'anno perché il suo nome venga associato a quello dei parchi. Quella dei parchi è diventata una gallina dalle uova d'oro: intorno ad essa crescono gli interessi economici. Quanto ai finanziamenti per l'istituzione di nuove aree protette, mediamente il 10% proviene dallo Stato ed il resto dai privati. La creazione dei parchi è infatti stata vantaggiosa per molte persone che hanno potuto beneficiare dell'aumento del valore della terra e della loro proprietà.
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