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Introduzione
Una conferenza "delle" aree protette e non "sulle" aree
protette: è stata questa la filosofia alla base dell'organizzazione
e dello svolgimento della conferenza realizzata nella Regione Lazio. In
tre giorni di lavoro molto intensi sono state presentate e discusse le linee
guida di un possibile sviluppo del sistema regionale delle aree protette,
che nel Lazio conta oltre 50 aree di diversa tipologia, con circa 35 soggetti
che ne curano la gestione, compresi 9 "Enti Parco". La Conferenza
è stata organizzata dall'Agenzia regionale per parchi, l'unica nel
suo genere in Italia, che ha tra i suoi scopi quello di assicurare una corretta
ed efficace gestione del sistema delle aree protette, anche assistendo dal
punto di vista tecnico ed amministrativo gli enti gestori in tutte le fasi
del loro difficile lavoro. "Non è stata una conferenza sullo
stile dei "convegni", né un incontro dei soli addetti ai
lavori che si raccontano i soliti problemi. A distanza di quasi 23 anni
dalla data di promulgazione della prima legge regionale del Lazio in materia
di parchi, abbiamo discusso delle linee guida di un nostro possibile futuro,
individuando progetti strategici che interessano tutto il sistema dei parchi,
su prospettive capaci di incidere sulle dinamiche di sviluppo a livello
regionale. I progetti che abbiamo scelto sono numerosi, e poiché
si riferiscono ai principali programmi internazionali in materia di conservazione
e sviluppo sostenibile, ci auguriamo possano "contaminare" nel
prossimo futuro le politiche regionali più complessive". Alla
Conferenza del Lazio hanno preso parte circa 500 persone, sono stati presentati
circa 15 programmi strategici ed una trentina di progetti prioritari da
sviluppare e sono state gettate le basi per un"gemellaggio" tra
l'Agenzia del Lazio e quella scozzese, lo Scottish Natural Heritage, che
gestisce un sistema le cui problematiche sono molto simili a quelle di alcune
regioni italiane. Prossimo appuntamento, per un bilancio ed una verifica,
tra un anno.
Il perché di una conferenza "speciale"
Una riserva naturale, 700 ettari nel 1979, 160.000 ettari e circa 50 aree
protette (per citare solo quelle regionali) alla fine del 1999. Il coordinamento
di un insieme di aree protette come questo, cresciuto più di 160
volte in 20 anni, in una Regione come il Lazio, non si proponeva come una
scelta politicoculturale, ma come un passaggio obbligato. Dopo 20 anni di
esperienza, infatti, l'individuazione e l'applicazione di programmi e progetti
comuni, di percorsi e procedure per quanto possibile chiari, semplificati,
standardizzati, si presentava e si presenta come una necessità inderogabile
per assicurare la gestione efficace ed efficiente dei parchi e delle riserve
naturali del Lazio. Fin dai primi atti della sua esistenza, e cioè
fin dai primi incontri di presentazione agli amministratori e agli "addetti
ai lavori", l'Agenzia regionale per i parchi, proprio perché
istituita per essere strumento di sviluppo, ha indicato la necessità
urgente di concentrare l'attenzione su almeno quattro problemi prioritari,
che influenzano oggi e che saranno capaci di influire sempre di più
nell'immediato futuro sul corretto funzionamento dell'insieme delle aree
protette, affermando nel contempo la propria determinazione di impegnarsi
in modo incisivo per contribuire a risolverli. I quattro punti in questione,
che appaiono più chiaramente se visti da una prospettiva globale,
in una scala internazionale e nazionale, sono così sintetizzabili:
1. la necessità di adottare un approccio sistemico nella pianificazione
e gestione delle aree protette; 2. la necessità di integrare le politiche
di gestione e di sviluppo delle aree protette all'interno delle dinamiche
più ampie di gestione, pianificazione e sviluppo del territorio regionale;
3. la necessità di individuare ed impostare programmi e progetti
coordinati e sinergici, capaci di mettere in pratica e di distribuire i
benefici delle politiche di sistema anche al di fuori del territorio delle
aree protette; 4. la necessità di considerare tutti gli operatori
delle aree protette una risorsa e quindi, pur nel rispetto delle diverse
prerogative e ruoli, l'"obbligo" di lavorare insieme verso politiche,
programmi, progetti ed azioni di cui le responsabilità progettuali,
le responsabilità gestionali ed applicative siano realmente condivise.
Dalla teoria alla pratica: consolidare il "Sistema"
La conferenza delle aree protette è stato dunque il primo atto per
iniziare il passaggio dalla teoria alla pratica, consolidando in primo luogo
la consapevolezza che lavorare con una visione di sistema rappresenta un
metodo che consente un approccio alle problematiche in misura più
ampia, meglio organizzata e più integrata con le esigenze di altri
settori della vita sociale ed economica, soprattutto se in scala nazionale
o regionale. Il "Sistema" infatti serve a:
- chiarire meglio gli obiettivi generali di gestione;
- identificare meglio le diverse opzioni e le implicazioni collegate
alla loro scelta;
- promuovere il loro raggiungimento;
- accrescere la comprensione di tutti i temi connessi con la vita dell'intero
sistema;
- definire meglio le necessità di gestione in una scala che va
dal particolare al generale, e viceversa;
- prevedere in tempo la necessità di introdurre correttivi ed
orientare meglio gli interventi di compensazione;
- identificare le priorità di intervento o di attribuzione di
risorse e coordinare le azioni conseguenti, anche in funzione della disponibilità
globale delle risorse stesse;
- costruire e sostenere il coinvolgimento dei diversi attori e soggetti
responsabili;
- creare e mantenere sostegno e partnership dei più ampi strati
della popolazione;
- stabilire le linee guida per il monitoraggio e per la valutazione di
efficacia ed efficienza;
- stabilire i criteri per valutare le opzioni per interventi futuri.
In termini programmatici questo approccio si traduce nella richiesta
e nell'impegno:
- di includere nel sistema quelle aree che contribuiscono con i loro
valori ad attribuire al sistema regionale stesso rappresentatività,
completezza, equilibrio, includendo esempi di qualità elevata, che
completino l'intera gamma delle categorie di ambienti esistenti nella regione.
Le singole aree protette dovrebbero poi contenere, per quanto possibile,
un campione rappresentativo delle diverse categorie di ambienti capaci
di rispondere alle strategie internazionali di conservazione (prima tra
tutte la "PEBLDS", ovvero la Strategia Pan Europea per la Conservazione
della Biodiversità e della Diversità del Paesaggio);
- di assicurare il controllo della qualità ambientale delle aree,
che debbono essere di estensione sufficiente o comunque debbono avere collegamenti
efficaci con aree limitrofe (rete ecologica regionale) al fine di sostenere
la vitalità dei processi ambientali e/o delle specie, delle popolazioni
e comunità che costituiscono la biodiversità e la ricchezza
della regione;
- di introdurre ed applicare principi di coerenza del sistema e di complementarietà
delle aree, individuando e monitorando il contributo misurabile di ciascuna
aarea al raggiungimento degli obiettivi più generali di tutto il
sistema;
- di rapportare "forma" a "sostanza", ovvero applicare
politiche, obiettivi di gestione, e valutazioni di efficacia e di efficienza
con modalità standard, in modo che siano chiaramente comparabili;
- rendere palesi "forma" e "sostanza", in modo che
le finalità di ciascuna area protetta possano essere chiare a tutti,
ed in modo che la gestione e l'uso dell'area stessa sostengano gli obiettivi
generali del sistema;
- applicare criteri di valutazione dei costi e dei benefici, e di efficienza
ed equità, sia nella creazione di nuove aree, sia nella distribuzione
delle risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi del sistema.
Dalla teoria alla pratica: i parchi regionali e la regione
Il secondo punto da prendere in considerazione riguarda l'integrazione di
tutte le attività concernenti la vita del sistema delle aree protette
con la programmazione regionale più complessiva. In altri termini,
deve essere impegno delle aree protette progettare e gestire il loro sviluppo
in sintonia con la normativa e con le linee programmatiche fissate dalla
regione, ma al contempo il governo regionale deve porre maggiore attenzione
all'esistenza del sistema, ai valori che esso conserva, nella legislazione
del territorio e dell'uso delle risorse, nella programmazione dell'uso delle
risorse comunitarie, nei progetti e programmi di settore. È appena
il caso di ricordare che le aree protette della Regione Lazio rappresentano
un elemento fondamentale in ogni credibile previsione di sviluppo sostenibile
allargata a scenari nazionali e comunitari in quanto: · comprendono
la gran parte dei siti di interesse comunitario (SIC) e delle zone di protezione
speciale (ZPS) di cui alla Direttiva Habitat ed alla rete Natura 2000, che
a sua volta costituisce una delle premesse all'Agenda 2000 ed alle nuove
previsioni di spesa per i fondi strutturali; · rappresentano la garanzia
della conservazione dei processi ecologici essenziali e dei cosiddetti "servizi
ambientali" che costituiscono la materia prima·SPECIALI 79 PARCHI
su cui ormai si fondano in ogni Paese le ipotesi ed i progetti di sviluppo
sostenibile; · costituiscono il punto di partenza per la costruzione
della Rete ecologica regionale, che a sua volta deve essere parte integrante
della Rete ecologica nazionale su cui stanno lavorando il Ministero dell'ambiente
e le altre regioni italiane, proprio per indirizzare le risorse comunitarie
verso aree di elevato valore ambientale e verso azioni efficaci di conservazione;
· costituiscono aree fragili, su cui concentrare sforzi di tutela
ma anche di risanamento ambientale; · rappresentano (per la gamma
di ambienti che sono anche il risultato dell'azione millenaria dell'uomo
sulla natura) un esempio di straordinario valore dei principi della Strategia
PanEuropea per la Conservazione della Biodiversità e della Diversità
del Paesaggio (PEBLDS), fatta propria da 55 Paesi d'Europa; · costituiscono
un campo di sperimentazione di nuovi modelli di pianificazione e di sviluppo,
basati sull'uso razionale e duraturo delle risorse rinnovabili e sulla più
ampia partecipazione da parte di tutte le categorie di cittadini; ·
costituiscono un terreno ideale per l'innovazione tecnologica ma anche per
l'ammodernamento della pubblica amministrazione e della gestione degli enti
locali, basato su principi di efficienza, di efficacia, di eguaglianza di
diritti e di pari opportunità; · rappresentano lo strumento
più importante per integrare efficacemente le politiche ambientali
nel quadro più ampio della programmazione economica, e per riversare
questa nelle politiche per l'ambiente. Sulla base di queste considerazioni,
che NON valgono solo per il Lazio ma che per le particolarità del
Lazio trovano in esso una peculiare, quanto originale, declinazione, l'agenzia
ha interessato la regione affinché nella programmazione legata al
nuovo DOCUP le esigenze rappresentate dai parchi non vengano ignorate o
sottovalutate. Anche in una prospettiva di diversa destinazione delle risorse
messe a disposizione dall'Agenda 2000, prospettiva sicuramente meno favorevole
rispetto agli anni passati, i parchi dovrebbero comunque essere considerati
soggetti privilegiati nell'indirizzare finanziamenti e nel promuovere interventi
in tutte le linee progettuali previste dal DOCUP in quanto: · garantiscono
le condizioni essenziali di qualità ambientale, sicurezza fisica
ed agibilità del territorio per i loro obiettivi istituzionali, e
questo per il fatto di essere strumenti per la pianificazione territoriale
rispettosa di ambienti e risorse e per il fatto di prevedere iniziative
di "conservazione" ovvero di recupero ambientale ed uso sostenibile
delle risorse naturali e culturali in un contesto che interessa almeno un
terzo dei comuni del Lazio; · possono assicurare la realizzazione
ed il funzionamento delle reti materiali ed immateriali per facilitare azioni
di marketing territoriale, per promuovere nuovi procedimenti amministrativi
(sportello unico per i cittadini e le imprese); · le aree protette
partecipano in modo sostanziale allo sviluppo dei sistemi locali per promuovere
azioni di partneriato (ad esempio nella applicazione della carta del turismo
sostenibile nei paesaggi protetti), per promuovere nuova occupazione e nuova
imprenditoria, per recuperare saperi e mestieri, per valorizzare risorse
locali di pregio ambientale e culturale; · le aree protette possono
facilitare la crescita del "terzo settore" e delle piccole imprese
in genere, promuovendo una nuova progettualità, recuperando l'artigianato
e stimolando nuove forme di commercializzazione di prodotti tipici e con
alto valore aggiunto, promuovendo inoltre progetti per la gestione dei servizi
dei parchi e per l'accesso alle aree protette ed alla natura da parte di
categorie svantaggiate.
Dalla teoria alla pratica: programmi unitari, progetti localizzati
Il terzo punto che è importante ricordare è quello che riguarda
la scelta e l'attivazione di programmi "coordinati" e di progetti
che applichino le linee guida dei programmi su scala locale, adattandoli
alle realtà ed alle esigenze specifiche di area. Questa scelta si
pone con forza non solo per essere coerenti con le politiche di sistema
più sopra enunciate, né soltanto per rispondere a logiche
di razionalizzazioni degli sforzi di gestione, indirizzo e controllo. La
necessità diviene eclatante sia quando si esaminano i fabbisogni
complessivi del sistema alla luce della situazione della finanza pubblica
e dei nuovi indirizzi comunitari dell'uso delle risorse finanziarie, sia
quando si vuole riesaminare criticamente l'efficacia delle aree protette
nei confronti delle politiche più generali di conservazione delle
risorse naturali. Per questi motivi, già nel corso della prima riunione
di lavoro tenutasi tra ARP e rappresentanti dei parchi, dopo circa 30 giorni
dalla sua attivazione, è stata discussa la possibilità e l'opportunità
di individuare possibili campi di azione coordinati, finalizzati alla conservazione
della natura e, per quanto possibile, all'uso delle risorse per lo sviluppo
economico sostenibile delle aree protette. Il primo elenco di programmi
formulato nel corso del primo workshop e sostanzialmente accettato, è
stato ulteriormente discusso in diverse occasioni, è stato ampliato
a temi di interesse generale e particolare, ha costituito la base di presentazione
e di preparazione della prima conferenza delle aree protette. Oggi il Sistema
del Lazio presenta e propone una serie di programmi strategici che traggono
spunto dalle esperienze internazionali, dalle tendenze nazionali e dalle
esperienze regionali: esperienze che sono divenute necessità e che
per questo l'Agenzia per i Parchi ha considerato formidabili opportunità
di consolidamento, di affermazione, di ulteriore sviluppo per il sistema
stesso. I programmi strategici sono stati quindi articolati in una serie
di progetti, che intendono raggiungere gli obiettivi comuni a tutto il sistema
attraverso una declinazione delle linee guida e dell'uso delle risorse a
livello locale. In questo percorso, che non è del tutto nuovo per
i parchi del Lazio ma che viene riproposto, con le dovute correzioni, dopo
diversi anni dalla sua prima applicazione, il sistema e l'ARP sono accompagnati
dai nuovi indirizzi delle politiche finanziarie regionali che vedono le
spese per il funzionamento ordinario e per il personale divenire una spesa
obbligatoria per la regione, lasciando le spese per lo sviluppo alle capacità
progettuali ed all'abilità di utilizzare i giusti strumenti finanziari.
I programmi strategici o "di sistema" interessano dunque tutti
i possibili campi di attività delle aree protette e forse anche qualcuno
che prima non è stato attribuito alla gestione delle aree protette
stesse, ma che alla luce di una politica "esperta" e moderna dei
parchi trova oggi piena legittimazione. Un primo elenco dei programmi ed
una sintetica descrizione degli obiettivi e dei progetti collegati è
stato allegato ai documenti di base della conferenza ed è riportato
nella tabella: esso non può essere certamente considerato esaustivo.
Al contrario, costituisce il punto di partenza di un processo che verrà
perfezionato nel corso del suo svolgimento sia in termini di tecniche e
modalità di gestione, sia in termini di progetti tematici, sia in
termini di verifica di efficacia e di raggiungimento degli obiettivi.
Dalla teoria alla pratica: i "personaggi" e gli "interpreti"
Il quarto punto da prendere in considerazione concerne la capacità
delle aree protette e dell'agenzia di lavorare insieme, per costruire insieme
scenari e percorsi concertati, per fornire alla regione tutte le possibili
indicazioni all'emanazione di norme e direttive utili che non solo siano
efficaci ma che siano condivise e partecipate. Quello della sussidiarietà,
ovvero della sinergia e della collaborazione nel rispetto dei diversi ruoli
è stato un principio fortemente affermato, da tutti gli attori, fin
dai primi passi di questo nuovo percorso che le aree protette sono state
chiamate ad intraprendere. In termini pratici questo si traduce immediatamente
nell'esperimento di collaborazione, di lavoro in comune, che è stato
fatto proprio in occasione della conferenza. Che è bene ricordare
è stata la Conferenza DELLE aree protette e non SULLE aree protette,
un'occasione in cui a presentare le proposte di sviluppo dei programmi strategici
sono stati gli ATTORI che dovranno poi renderli realtà sul territorio
da essi amministrato e non altri soggetti che, per quanto coinvolti o partecipi,
sono in qualche modo meno responsabili della gestione, del raggiungimento
degli obiettivi, dei risultati. Le proposte delineate per la conferenza
verranno subito approfondite in gruppi di lavoro tematici, composti da chiunque
(rappresentante di un'area protetta del sistema) voglia parteciparvi. I
gruppi faranno riferimento ad un'area protetta che, con il sostegno ed il
supporto dell'agenzia, potrà funzionare da segretariato operativo
permanente del singolo programma strategico, in modo tale da garantire con
il tempo il pieno coinvolgimento e la piena responsabilizzazione di tutti.
La "sfida dei sensi"
Le aree protette del Lazio, proprio a partire dalla loro prima conferenza,
cercheranno di dimostrare di saper raccogliere la sfida che le aspetta.
È una sfida forte, rinnovata, la cui particolarità risiede
non tanto nell'essere difficile, ma nel fatto di basarsi sulla riscoperta
e sul consolidamento di valori immateriali, per certi versi analoghi ai
valori immateriali dei nostri parchi e delle nostre riserve naturali, valori
quali la bellezza, la rarità, la fragilità, l'emozione. Potremmo
definirla, sempre immaterialmente, come la "sfida dei sensi",
basata prima di tutto sulla riaffermazione del senso di responsabilità
di tutti gli operatori a qualunque titolo coinvolti nella gestione delle
aree protette e sulla riconquista di quel senso di appartenenza e della
missione, che in tutto il mondo, ed anche nel Lazio, caratterizza da sempre
chi ha la capacità di impegnarsi, oggi, per la conservazione delle
risorse che sosterranno la vita di domani.
* Presidente dell'Agenzia regionale del Lazio per i parchi
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