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Le reti ecologiche sono una faccenda complicata. O forse sono tante cose semplici, a seconda di chi ne parla e delle discipline che vengono coinvolte, ma stentano a dialogare tra loro. Sono una metafora della complessità delle politiche di tutela della naturalità, e di difesa della biodiversità, o forse sono più semplicemente nuovi indicatori di percorsi di ricerca da sviluppare senza farsi prendere da troppi scrupoli ricompositorii. D
el resto non sono una faccenda semplice neanche i convegni internazionali di Gargnano - promossi ogni anno dal Centro studi Valerio Giacomini - e quest'anno dedicati (appunto!) al tema "reti ecologiche: azioni locali di gestione territoriale per la conservazione dell'ambiente". Già la ridente località del lago di Garda bresciano viene spesso storpiata in "Gragnano" e tutti i progetti che intrecciano aerei, treni e taxi subiscono clamorose modifiche, per non parlare dell'abbigliamento.
Lo stesso palazzo Feltrinelli che è sede dei convegni internazionali non è "quella" villa Feltrinelli di Gargnano dove i nostalgici ricordano abitasse il repubblichino di Salò Benito Mussolini, anche se all'epoca ospitò un "ministero" e oggi è una articolazione dell'Università degli studi di Milano.
L'austriaca flottiglia bombardava
Quando si sia superato il dualismo Gargnano/ Gragnano e non si sia finiti tra Napoli e Castellammare di Stabia, in vista dei monti Lattari e si sia capito che il monte di riferimento è il Baldo, oltre lo specchio d'acqua del Garda, e si sia individuato il palazzo Feltrinelli giusto (l'altro essendo in metamorfosi, con l'obiettivo di diventare albergo molto di lusso, come ha spiegato Alberta Cazzani, architetto, illustrando con sessanta diapositive la rete di giardini del parco Alto Garda Bresciano) altri piccoli quiz introducono il convegnista internazionale nella dimensione plurale e reticolare del ricercato scientifico. °
In piazza, davanti alle barche che sbatacchiano nel porticciolo, c'è il portico dell'ex palazzo municipale dove una lapide erudita ricorda che "l'austriaca flottiglia Gargnano da itali volontari presidiato bombardava il 2, 4, 6, 19, 20 luglio 1866". Ed io sfido tutti i convegnisti internazionali a ricordarsi cosa succedeva da queste parti nel 1866, sul finire della terza guerra d'indipendenza (1).
La lapide, ermetica ma ricca di ricordi e di significati, soprattutto aiuta a capire che la terza guerra di indipendenza vide intrecciarsi due reti: quella militare, che ebbe nodi chiamati Custoza, Bezzecca, e Lissa, e la rete diplomatica, che ebbe come nodi Parigi, Firenze, Vienna, Berlino, Cormons e Praga. Le due reti, pur non combaciando e pur essendo governate da logiche del tutto differenti, pure produssero l'effetto di far rinunciare l'imperatore d'Austria al titolo di re del Lombardo-Veneto, ed a riconoscere il Regno d'Italia (2).
Molto "cosa" e pochi "come"
Ripartendo ancora una volta da Valerio Giacomini, e da due considerazioni che Giacomini svolgeva in "Uomini e parchi" (3) la segreteria tecnica del Centro studi Giacomini ha predisposto due giornate di confronto sulla dimensione territoriale per un sistema a rete della protezione della natura, e sulle reti ecologiche in Europa.
Le due giornate seguivano il seminario internazionale svoltosi a Gambarie d'Aspromonte, in collaborazione con l'omonimo parco nazionale, che si era specificamente occupato dei legami fisico geografici o funzionali per costruire un sistema territoriale di protezione della natura e del paesaggio, e della costruzione di un sistema di protezione della natura e del paesaggio nell'ambito circum-mediterraneo, e sullo svolgimento del quale Cinzia Margiocco ha fornito una ampia cronaca nello scorso numero 30 della nostra rivista (4).
Nonostante tutto questo intreccio, e tutte le sinergie che pure ci sono state, nel verificare la centralità del tema scelto e la sua sgusciante polimorficità, non si può dire che tutto sia stato chiarito, e nemmeno che si sia davvero passati dalla cognizione del "cosa" alla definizione di ipotesi che riguardassero il "come", come chiedeva Renzo Moschini sul finire della prima giornata. Anzi, direi che il "cosa" resta ancora confuso, anche se tutti ne sappiamo certamente di più, e del "come" non c'è ancora traccia, se per "come" intendessimo un modo realistico e praticabile di intrecciare sapientemente e proficuamente la Rep/ Peen (rete ecologica paneuropea) con la sua bella "strategia pan europea sulla diversità biologica e paesistica" (Peblds) - che Gloria Pungetti ha illustrato magistralmente - con quanto è scritto nel fascicolo edito dal Ministero dell'ambiente ("La rete ecologica nazionale" note informative, novembre 1999) e con i progetti Ape, Cip, Itaca che trovo insieme citati in diverse relazioni e nello stesso pieghevole invito.
Un bosco che dà luce
L'approfondimento sul "come" è arricchito da chicche, gadget e bonbon, per non dire delle pause caffè.
Si passa dal consolante (ancorché stupito) apprezzamento del nuovo presidente del parco Alto Garda Bresciano che trova straordinariamente simili alle proprie le posizioni della Federparchi e di Enzo Valbonesi sul ruolo dei parchi nello sviluppo economico e nel settore del turismo, e sembra non capacitarsene del tutto, nonostante le assicurazioni di Luciano Saino, alla più che prevedibile difesa d'ufficio di alcuni "retiarii" (docenti universitari che si occupano di reti) nei confronti di altri presenti o futuri docenti quando qualcuno si è permesso di ricordare che esistono ritardi nella elaborazione di carta della natura e del piano delle coste.
Si passa dal piacere di ascoltare dalla viva voce di autori letti e riletti il ripasso di concetti noti ma attualissimi, alla considerazione che non a caso si tratta dei punti alti del mondo della ricerca universitaria, e che al piacere del confronto sulle idee si accompagna il piacere dell'ascolto di esposizioni particolarmente curate e quindi gradevoli.
Non si è per caso Bernardino Romano, Sergio Malcevschi, Lomgino Contoli, Roberto Gambino, Dario Furlanetto e via elencando.
Quando questi "mostri" intervengono lo fanno con il fisico giusto, il tono appropriato, pochi lucidi adatti a stimolare l'attenzione ma non a disperderla, ecc., ed è un piacere aggiuntivo capire quanta scienza del comunicare applicata, e quanta professionalità, si nasconda dietro quelle apparentemente semplici comunicazioni non verbali.
Esperienze nazionali ed estere
Al nuovo punto di approdo tra le ricerche dei docenti universitari e dei ricercatori che operano nelle istituzioni pubbliche (regione, provincia, Parchi, agenzie) si è aggiunto un ventaglio importante di esperienze straniere e italiane. Si sono degustate occasioni di riflessione e confronto bavaresi e svizzere, milanesi e lodigiane, pavesi (i casi di studio del corridoio ecologico di connessione tra i boschi del Ticino e l'ambito agricolo a sud ovest di Milano) e messinesi (i corridoi ecologici lungo le fiumare), alpine (della rete ecologica alpina) e dell'area dello stretto di Messina (la rete ecologica dell'area dello stretto) che meriterebbero di essere tutti pubblicati, affinché circolino tra gli amministratori ed i direttori dei parchi di ogni angolo d'Italia.
Come rivista "Parchi" pubblicheremo qualcosa fin da questo numero, ma l'insieme dei materiali e delle discussioni (arrivo a dire dei biglietti da visita scambiati) sono un unicum che niente può sostituire, come - del resto - nessuno può sostituire rappresentanti dell'amministrazione pubblica a tutti i livelli (dal governo alle regioni, al sistema delle autonomie fino alla rete dei parchi) che dovrebbero mettersi in rete, ed in sintonia con gli incontri internazionali di Gargnano, che vengono immaginati ed organizzati anche per ... "essiloro".
Sicché, tra macrochicche e microscazzi, tra belle presenze e colpevoli assenze, tra ricche polente di granaglie saracene mescolate con formaggi locali e preziose informazioni scambiate sotto la pioggia che gonfiava i fiumi dell'intera Padania, anche questa edizione dei convegni di Gargnano è ormai affidata alle diffrazioni della memoria ed ai segnali di fumo delle e-mail dei giorni dopo.
È probabile che se ne riparli al "forum" che Federparchi ha organizzato a Roma per il 18 di ottobre. È improbabile che se ne parli a Camerino, nell'incontro commemorazione dei precedenti congressi di Camerino al quale - chissà perché - la Federparchi non è stata invitata. È possibile che se ne parli a Pedavena (BL) quando il 20 ottobre presso il centro di cultura "Silvio Guarnieri" sarà possibile avere le ultime notizie ufficiali ed attendibili sulla carta della natura e su altre carte (della biodiversità; degli habitat).
È certo che quanto si è detto, letto ed ascoltato nel palazzo Feltrinelli di Gargnano arricchirà il nostro lavoro su contenuti di forte rilievo amministrativo e sociale. Quando (ad esempio) ci occuperemo del progetto Cip (coste italiane protette) per parlarne in pubblico a metà novembre, in Ancona, durante "Parco produce", e per cercare soci in una avventura che ancora impegna forze assolutamente inadeguate alle ambizioni ed alle necessità dell'impresa, sarà di grande aiuto rileggere gli appunti presi a Gargnano ed utilizzare alcuni legami intrecciati o riannodati nei due giorni passati al cospetto del lago grigio e battuto dalla pioggia.
Del resto, a chi disprezza programmaticamente ogni occasione convegnistica quasi fosse impossibile che produca altro da cene ed escursioni turistiche, mi corre l'obbligo di testimoniare che da quando è nato questo appuntamento di Gargnano essolui è il contrario del proverbiale lucus a non lucendo di Quintiliano. Questo bosco dà molta luce. Magari da districare e distillare, ma è luce.
E quando c'è luce, prima o poi gli effetti arrivano dovunque, per corridoi, reti e percorsi magari contorti, come è successo nel 1866 con l'austriaca flottiglia, Garibaldi e Napoleone III, ma alla fine produttivi di effetti e di consistenti modernizzazioni.
NOTE
(1) Ad un marchigiano come me il 20 luglio 1866 dice "battaglia di Lissa", cioè lo scontro tra il sessantenne ammiraglio Carlo Pellion conte di Persano salpato molto malvolentieri da Ancona al comando della nuova flotta unificata del nuovo Stato unito, ed il trentanovenne ammiraglio austriaco Wilhelm von Tegetthoff salpato da Pola con la nuova flotta austriaca ricostruita dopo il 1849 dopo la defezione della maggior parte degli ufficiali veneti, passati al Piemonte.
Altro aiutino: Garibaldi, lo si ricorderà, era l'unico bastian contrario che si ostinava a considerare la terza guerra di indipendenza un fatto militare più che diplomatico, sicché per le valli Giudicarie si era incaponito a puntare su Trento, contrastato dal generale barone Franz Kuhn von Kuhnenfeld. Il 21 luglio Garibaldi batte gli austriaci alle viste del lago di Ledro, nei pressi di una città chiamata Bezzecca, non lontano da Gargnano. Una quindicina di giorni dopo - il 9 agosto - fu ordinato a Garibaldi di ritirarsi dal Trentino. Nella pace firmata a Praga il 23 agosto tra la Prussia e l'Austria, l'Austria si impegnava a cedere il Veneto all'Italia per mezzo di Napoleone III, nonostante i disastri militari (Lissa), ma soprattutto la catastrofe di Custoza (24 giugno) che costò all'Italia 714 morti e 2.576 feriti, all'Austria 1.170 morti e 3.984 feriti, e che mise in piazza una crisi di comando che nelle settimane successive non sarà superata per l'evidente rivalità tra Alfonso Ferrero La Marmora ed Enrico Cialdini.
Durante il processo che costerà al Persano il grado e l'onore Carlo Cattaneo affermò giustamente che "Custoza e Lissa sono due parti di un reato solo". Ma qualche ostacolo ostruì la rete della giustizia ed il corridoio della resa dei conti, tant'è che ancora oggi le vie Cialdini e le piazze La Marmora si sprecano.
Alla luce delle poche date che ho ricordato, risulta molto chiaro perché l'austriaca flottiglia Gargnano bombardasse ben cinque volte, tra il 2 luglio ed il 20, e perché smettesse di farlo dopo che Garibaldi vinse a Bezzecca.
(2) Il solito plebiscito (647.486 votanti, 647.426 favorevoli e 60 contrari) sancì l'annessione del Veneto all'Italia. Sui vantaggi dell'evento oggi ciascuno può avere le sue opinioni. Ma il punto è che anche nel 1866 si sarebbe potuto inserire luoghi ed eventi in reticolati di contesti ed in ipotesi di reti, simulando effetti e delineando scenari, proprio come si cerca di fare oggi.
(3) ("... una approssimazione scientifica alla pianificazione di dette aree, prese sia singolarmente, sia in un riferimento sequenziale, nella logica di una pianificazione globale, la quale consideri i parchi come organismi - sottosistemi - facenti parte di un organismo superiore - sistema - e le cui funzioni siano strettamente collegate a quelle di tutto il territorio" e ancora: "Una rete di parchi, riserve, aree verdi, dovrebbe irradiare dai nuclei urbani, seguire gli itinerari del turismo e della ricreazione, innestarsi ai poli di sviluppo residenziale, riequilibrare i centri industriali, isolare e proteggere i settori più vulnerabili e bisognosi di preservazione, creare infine diversivi e compensazioni per evitare pericolosi addensamenti di sfruttamento dell'ambiente") .
(4) Lo stesso numero di "Parchi" conteneva l'intera relazione introduttiva svolta in Aspromonte dalla stessa Margiocco, mentre nel precedente numero 29 questa stessa Rivista aveva dedicato uno "speciale" di ben 55 pagine al tema "Quale rete ecologica" anticipando temi e perfino relazioni (Moschini, Gambino, ed altri ancora) che poi sono state più diffusamente riprese nel corso delle due giornate di metà ottobre, nel palazzo Feltrinelli di Gargnano.
(M.G.) |