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Minoritari ma non elitari
Per realizzare un piccolo viaggio nel villaggio globale si parte
dal portale dei parchi italiani Parks.it cliccando alla voce "libri,
riviste e video". La videata che ne consegue ci porta nell'edicola
on line delle aree protette. Leggiamo all'inizio "l'universo
della produzione di informazione su supporto cartaceo realizzata dai parchi
è ricco ed in costante positiva evoluzione. Si va dai foglietti essenziali,
agilissimi, ma pure, nel loro genere, interessanti e completi, fino a fascicoli
più ambiziosi e consistenti ..."
Inizia la carrellata Parchi, della Federazione, segue Piemonte
Parchi, testata ormai "storica", seguono Parchi & Riserve
Naturali della Regione Lombardia, Infinito supplemento sulle
aree protette del notiziario della Regione Marche, Teramo Parchi,
trimestrale della provincia omonima ed Eolo, originale Quaderno verde
della natura siciliana edito con la collaborazione dei tre parchi dell'isola.
E poi via alla carrellata dei notiziari (o riviste vere e proprie) dei singoli
parchi. Cadenza varia (dal semestrale al trimestrale), veste grafica altrettanto
variegata, redazioni "dalle Alpi al Lilibeo". Estate con noi
nasce nel parco nazionale del Gran Paradiso, Verde Nebrodi all'altra
estremità della penisola, passando attraverso info...parco del
Pollino, Camozze del Parco nazionale del Gran Sasso, il parco
c'é (il più costante e cadenzato, bimestrale) del Parco
regionale del Conero, e via via risalendo lo stivale, Messaggi del
Parco delle Alpi Marittime, l'Informafiume del Parco del Po... in
tutto 31 testate. La tiratura di questi fogli, notiziari o riviste che vogliamo
chiamarli, sono contenuti. Un po' per le solite questioni di soldi, un po'
a causa che rivolgendosi agli abitanti dei comuni interessati dai parchi
non necessitano di tirature da capogiro. Comunque, tanto per ragionare,
ipotizziamo una media di 10 mila copie a pubblicazione? Fanno in tutto 300
mila copie ed altrettanti "contatti".
Una prima considerazione che va fatta è la crescita in numero. Un
fatto positivo che chi lavora nei parchi è in grado di valutare appieno
essendo consapevole di quanta fatica e risorse umane richieda fare un periodico.
La cadenza "lenta" è il loro dato più negativo.
Non facilita infatti la cosidetta "fidelizzazione" del lettore
... ma le forze sono quelle che sono ... Un risultato che va in parte ascritto
anche alle iniziative della Federparchi che iniziò ad auspicare,
promuovere e proporre questi strumenti di contatto diretto con coloro che
nei parchi vivono, sette anni fa.
Ma poi prendiamo qualche numero a caso relativo al mondo dell'informazione.
360 minuti, 6 ore, sono i minuti passati in media davanti alla tv ogni
giorno dagli italiani di oltre 64 anni. Gli italiani sotto i 7 anni ne trascorrono
invece 145; tra i 25 ed i 35 anni: 200, oltre 3 ore. I libri pubblicati
in Italia mediamente ogni anno: 40 mila, tiratura media 1.500 copie. Secondo
il rapporto Censis i navigatori del web sarebbero 5 milioni, i lettori di
quotidiani 20 milioni.
Da un periodico invece una di quelle notizie che si danno in poche righe
nelle pagine interne. Francesco Guccini, noto cantautore, in un'intervista
dichiara di aver tolto internet dal suo computer. "Faceva perdere
troppo tempo per via della troppa posta che arrivava". Insomma
in controtendenza si è de-retizzato. Orrido sillogismo per dire che
è uscito dalla rete.
Che dire di questi numeri e fatti? Che andrebbero ovviamente meditati e
soppesati. Da soli non spiegano squilibri territoriali e generazionali e
non forniscono tendenze generali. Il dato più positivo è la
crescita dei lettori di quotidiani che si è triplicato in vent'anni
anche se rimane al di sotto delle medie degli altri Paesi europei. Bisognerebbe
approfondire quali quotidiani e quali pagine comunque Resta il fatto che
un italiano su due (fonte sempre il Censis) non legge neppure un libro l'anno.
Il divario fra chi si informa attraverso la televisione e chi con lo scritto
(sia libro, sia rivista, sia giornale) rimane elevato. Ma il vero divario
non è soltanto quantitativo è qualitativo.
La globalizzazione aumenta le possibilità di scelta ma le nostre
giornate rimangono piene di televisione che ci ripete cose che già
conosciamo e diminuisce la voglia di cercare spiegazioni. Infatti circolano
più notizie, siamo più informati, ma non significa che capiamo
di più.
Perché capire vuol dire approfondire, e per approfondire occorre
avere voglia e tempo. Invece, dice Guccini con il suo stacco dalla rete,
il tempo non è illimitato ed a volte il "villaggio globale"
ce ne fa perdere ulteriormente.
Mc Luhan, il coniatore del termine "villaggio globale"
a proposito della società della comunicazione, intendeva certamente
dire che non vi sono più luoghi remoti, che qualunque cosa accada,
in qualsiasi punto del mondo, può (può, ma non è detto)
essere saputa. Poi veniamo a sapere che sette milioni (in media, ogni giorno)
di utenti televisivi hanno seguito il "grande fratello",
trasmissione voyeristica del genere "impicciamoci dei fatti altrui
anche se non ce ne potrebbe fregar de meno", nel suo primo mese
di vita. Allora diventa plausibile interpretare il "villaggio globale"
di Mc Luhan come il luogo dove il pettegolezzo, l'insignificante, diventa
notizia. Ma torniamo a noi. Questi numeri ci dicono che la cultura dei parchi
è cultura di minoranza. E tale rimane anche quando vengono comunicati
nel modo più facile e semplice (tipo durante l'estate dove la carenza
di notizie facilita servizi del genere: "dove passare una bella domenica
..."). Per carità, benvenute anche queste "letture",
male non fanno, anzi ce ne fossero. Ma l'ambizione è un'altra. È
quella di essere un messaggio più generale, più complesso
e complessivo all'intera società: per dirla con uno slogan un
memento al rapporto della nostra società con la natura ... Ed
allora? Allora dobbiamo sapere che quello che i parchi propongono, per cui
lavorano è una sorta di barchetta in un mare solcato da megayacht
e navi da crociera rutilanti di luci, che sollevano onde anomale da
cui i nostri giornali escono sballottati.
Ma per reggere questo mare impervio i parchi devono, restando nella metafora,
avere una bella deriva. Ossia una forte consapevolezza del proprio ruolo,
della propria missione, del messaggio che lanciano.
E non soltanto quando realizzano giornali, riviste, video, cd rom, pieghevoli,
libri (e sono ormai veramente tanti). Il messaggio viene emesso anche per
lo stesso fatto di esistere. Esserne consapevoli ci aiuta a rafforzarlo,
a non confondere qualità con quantità ed anche, forse, ad
evitare un rischio letale: sapere di essere minoritari ma scadere nell'elitario.
Perché sarebbe l'inizio della fine. |