PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 32 - FEBBRAIO - 2001 |
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La comunicazione di Gianni Boscolo |
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Ha scritto qualche tempo fa Ceronetti su La Stampa che le notizie più interessanti nei giornali non si devono cercare sulle prime pagine. Bisogna invece andare a scandagliare le pagine interne tra "brevi" e notiziole. In effetti le notizie delle prime pagine o diventeranno Storia, come l'inizio della guerra del Golfo o il conflitto in Kossovo, oppure andranno disperse nel vento del chiacchiericcio: come accade a quasi tutte le polemiche politiche che sovente occupano le aperture della nostra informazione. Seguendo il consiglio di Ceronetti abbiamo preso l'abitudine di tenere ritagli di notizie, notiziole e notiziuncole comparse sui magazine e sui quotidiani nostrani, oppure fare dei "taglia ed incolla" da una parziale navigazione a vista sulla Rete. Ecco una sintesi di questo lavoro di "sforbiciatura".* Nudi alla meta potrebbe titolarsi un notiziario tv americano on line in cui le notizie vengono "porte" da presentatrici senza veli. Si chiama invece "Naked News" (Notizie nude); political correct ovviamente, perchè sono già previsti anche giornalisti maschi che "per dar forza" alle notizie che leggeranno si presenteranno senza mutande e camicia. Non é, ovviamente, un sito porno. E' semplicemente l'estrema radicalizzazione della deriva demenziale del far notizia ad ogni costo. E se non c'è la notizia ci si toglie il reggiseno, od i pantaloni, e si trasforma in notizia se stessi. La notizia, di qualche settimana fa, ci è tornata in mente, navigando su Ilnuovo.it il nuovo appunto, giornale on line diretto da Lucia Annunziata che nel numero di oggi (10 marzo) subito sotto l'ultima ora apriva degli appassionanti link sul seno. Va più quello grande (modello maggiorate) o quello piccolo (modello coppa di champagne) e poi l'articolo apriva a sua volta altri link con relative fotografie. Per cui carrellata sui seni grandi (Manuela Arcuri, Charlize Theron, ecc. ) e sui "piccoli" (Naomi Campbel ed altre). Naturalmente non mancava il link culturale: i seni nell'arte, con dipinti di Goya, Ruben, Tiziano e quelli del cinema. E qui venivano offerti i decoltè che hanno turbato l'adolescenza della mia generazione: Brigitte Bardot, Jane Mansfield, Marilyn, ecc. Mancava (a nostro modesto avviso e se la memoria non ci inganna, quello di Claudia Cardinale). Ora avendo rivelato la nostra età ammettiamo di essere figli di una generazione oppressa da una cultura sessuofoba e codina per cui non possiamo che compiacerci di un rapporto più disinvolto con il corpo, il sesso ecc. Ma una domanda si impone: senza culi e tette non é proprio possibile fare informazione? Passi per i nostri magazine di maggiore tiratura dove la copertina in cui campeggia una signorina con il filo dentale fra le natiche "strilla" l'inchiesta sui benefici delle biotecnologie contro le malattie, o due seni opulenti propongono una riflessione sui rischi di "mucca pazza". Ma questa "moda" sta investendo anche i nuovi media? Tanto per sapere; perché se proprio non se ne può fare a meno la prossima copertina di questa rivista potrebbe ospitare una Lady Godiva (ovviamente nuda) sul cavallo con lo strillo: "Turismo nei parchi. gioie e dolori". Ricordate l'inquinamento delle Galapagos di tre mesi fa? Commentando quell'ennesimo disastro ambientale un editoriale uscito in quei giorni a firma di Mario Deaglio, titolava "quanto paghereste un'iguana?". In sostanza sosteneva che "i cittadini dei Paesi ricchi non possono limitarsi a scuotere il capo, indignarsi, condannare qualcun altro". Quei fatti avevano un'origine economica legata al sottosviluppo ed alle ferree leggi del mercato. In questi giorni "spulciando" tra i giornali abbiamo trovato alcuni dati. Il debito estero dei Paesi in via di sviluppo é passato in trent'anni da 67 milioni di dollari a 2.200 milioni, sempre di dollari parliamo (e quindi occorre ragionare in migliaia di miliardi di lire). La fonte é indiscutibile: il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale). Tra i più indebitati il Brasile, il Messico, l'Indonesia; tra quelli gravemente indebitati la Nigeria, il Sudan e quasi tutti i paesi africani. Il legame tra debito internazionale e disastri ambientali é palese (basti pensare alla foresta amazzonica). E quindi occorre destinare risorse alla difesa dell'ambiente sia con investimenti diretti sia con incentivi che "compensino" i Paesi più poveri per una maggior attenzione a temi come questo ("primum vivere, deinde philosofare"). E qui tornano in gioco i Paesi ricchi, quelli sviluppati, dove ci sono risorse anche per il superfluo (ma che non sempre si trovano per i problemi ambientali). E torna attuale la domanda di partenza: quanto siete disposti, voi singoli cittadini dei Paesi opulenti, a spendere per un'iguana?. Questo per dire che non necessariamente l'informazione é "spazzatura", ma anche per porre una domanda. Come sono finite le Galapagos? La marea nera ha vinto? E' stata contenuta? Di quelle foche amorevolmente sciacquate dal petrolio che hanno fatto la gioia di cameramen e reporter quante ne sono rimaste?. Su internet, la summa del villaggio globale in tempo reale, le ultime notizie trovate risalgono al 24 gennaio con l'arresto del capitano della carretta. E poi? Non escludo ovviamente che la mancanza di aggiornamento sia dovuta alla scarsa capacità di navigare nei nuovi media, ma permane il dubbio che più nessuno abbia avuto tempo di scrivere, andare a vedere, documentare. Notizia invecchiata in una sola settimana. Ennesimo disastro ecologico annunciato, forse gonfiato, e dimenticato. Piccola annotazione di ordinaria "anomalia" dal mondo dell'informazione. Fonte uno dei nostri parchi: una rivista di settore che copre (forse integralmente) le spese di tiratura e diffusione con gli introiti pubblicitari e i redazionali, chiede al parco 30 milioni (oltre all'ospitalità del redattore e del fotografo) per un "ampio servizio". E ci mancherebbe che non fosse almeno ampio. Peraltro corre voce che la diffusione reale della rivista sia ben lontana da quella conclamata, per cui oltre che "indecente" la proposta é anche un "cattivo affare". Piccolo esempio di "cattive abitudini" sul filo del rasoio, tra scorrettezza e "sostegno della stampa di nicchia". La "munifica" offerta é stata declinata. A conferma della serietà di un mondo (quello dei parchi) che non sarà il migliore dei mondi possibili ma certo tra i più corretti ed oculati. Molte cose ci sarebbero da dire ma con il poeta ci limitiamo a un non ti curar di lor ma guarda e passa. Ma almeno voi lettori, capiteci se oltre alla lettura vi invitiamo anche alla diffusione della stampa "di settore". Infine buone notizie del mondo virtuale della Rete per i siti dei parchi. Parks.it, il portale della Federparchi sul mondo delle aree protette ha già toccato un milione di visitatori nei primi tre mesi dell'anno. Ogni mese invece, mediamente, 30 mila navigatori approdano nella home page dei parchi della Regione Piemonte, e più della metà poi fa una "scappata" sulle pagine di Piemonte Parchi. Anche se nessuno dei due siti "linka" su un'inchiesta di cui veramente si sente il bisogno: sono meglio le natiche a pera o a mela? Ovviamente con link sul "fondoschiena nell'arte" dalle dee madri preistoriche alla Venere callipigia dell'età classica. *(per correttezza va detto che alcune di queste "chiose" sono già comparse negli editoriali degli ultimi numeri di Piemonte Parchi). |
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