PARCHI | ||
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 32 - FEBBRAIO - 2001 |
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L'Agricoltura montana nel Parco delle foreste Casentinesi di Oscar Bandini |
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Fradizionalmente le categorie più ostili e refrattarie al processo di istituzione dei parchi sono state i cacciatori e gli agricoltori. I primi, più organizzati ed ascoltati dalle istituzioni e dalle forze politiche, hanno sempre fatto pesare il loro consenso elettorale ed ancora condizionano un vero dispiegarsi delle aree protette in alcune regioni; i secondi sono stati sempre diffidenti nei confronti dei parchi perché voluti dalle elites privilegiate delle città , ma fin dall'inizio più propensi al dialogo. Pesavano invero le politiche dei parchi storici molto punitive nei confronti del mondo agricolo ed in particolare di alcune pratiche di allevamento tradizionale viste come invasive e distruttrici di fragili habitat naturali. I parchi di seconda generazione -e tra questi il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna- confortati in questo dai nuovi indirizzi della politica comunitaria, hanno tentato di aprire un dialogo con gli agricoltori residenti nel parco.La "scelta" si è sviluppata su più piani. Si è partiti con un censimento aggiornato delle azienda agricole presenti, affidato a due collaboratori che hanno visitato le singole aziende, intervistato i proprietari aprendo con loro non un confronto burocratico basato solo sui numeri e la lista della spesa ma teso a capire i punti critici e le difficoltà del fare agricoltura in montagna. I nostri collaboratori hanno ripercorso metodologie antiche come quelle delle ottocentesche cattedre ambulanti di agricoltura, quando saggiamente si ascoltava il contadino e non si distribuiva solo un modulo per ottenere finanziamenti. Dal quadro critico emerso dal lavoro sul campo (l'esodo non si è fermato, i giovani che non vogliono fare i contadini, una agricoltura tradizionale che non riesce economicamente e socialmente a sopravvivere) il parco ha imposto e deliberato un programma annuale di aiuti alle azienda agricole attraverso lo strumento del bando che nel 1998 ha visto la richiesta di 47 aziende finalizzato all'utilizzo di nuovi strumenti di dissuasione atti a prevenire i danni provocati dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali e al recupero di infrastrutture compromesse come punti di abbeverata, strade ed altro. Il successo e l'interesse suscitato da questo primo programma ci ha incoraggiato a rafforzarlo con uno stanziamento maggiore nel 1999 accanto all'introduzione di tecniche innovative nella prevenzione dei danni. Ben 354 i milioni a disposizione, 81 le adesioni pervenute. Già in questa fase sono state destinate alcune somme per valorizzare e promuovere produzioni tipiche e interventi sulla sentieristica e i manufatti di valore testimoniale presenti nell'azienda. Nell'arco di un triennio (1998-2000) il parco ha investito 912 milioni cui vanno ad aggiungersi 508 milioni per indennizzi di danni alla fauna e 145 milioni per il recupero dei fabbricati rurali. Questi programmi, ancora in corso, non solo hanno accreditato l'azione dell'ente in una categoria diffidente per natura all'innovazione, ma hanno generato un circolo virtuoso foriero di ulteriori sviluppi positivi. L'azienda agricola tradizionale serve a difendere il territorio e a garantire la diversità paesaggistica nonché la biodiversità. I parchi non possono non tener conto di questo dato. Il secondo filone di intervento si è dispiegato a livello strutturale con un programma specifico di recupero dei prati pascolo del demanio regionale. Gli spazi aperti rappresentano una importante diversificazione paesaggistica in un parco a grande copertura boschiva come le Foreste Casentinesi e i luoghi privilegiati per la fauna selvatica e l'avifauna. Ma nei prati pascolo possono convivere la fauna selvatica e quella domestica. Per la zootecnia di montagna i pascoli in quota sono i luoghi ideali dell'alpeggio e la carne che si produce da questi capi, che per lunghi mesi pascolano in luoghi di selvaggia bellezza e ricchi d'erba, è di prima qualità e sarà oggetto, nel prossimo futuro, di un progetto teso a creare una filiera della carne di qualità da commercializzare nelle macellerie dei comuni del parco, attraverso un disciplinare e una certificazione specifici. I consumatori della grandi città saranno così invogliati a recarsi nei paesi del parco e comprare carne sana e certificata con indubbie ricadute economiche. Per questo progetto di sistemazione dei pascoli il parco ha già investito 345 milioni ai quali vanno aggiunti cifre considerevoli per l'acquisto di nuove aree e per i cofinanziamenti di progetti comunitari legati alle risorse agrozootecniche e forestali. Un altro settore di intervento sull'azienda agricola lo abbiamo individuato nel programma comunitario Leader II che ci ha permesso di stimolare la qualificazione delle azienda agrituristiche che oggi rappresentano una realtà di rilievo e un momento forte di integrazione del reddito. Il programma di animazione si è poi sviluppato recentemente sul censimento dei prodotti agricoli tipici dell'Appennino tosco-romagnolo, dati che confluiranno nell'Atlante dei prodotti tipici italiani realizzato da Slow Food e dal Ministero dell'Ambiente. Non a caso nel nuovo bando di aiuti alle aziende agricole, particolare attenzione verrà dedicata proprio agli incentivi per i prodotti di nicchia ed all'adeguamento igienico-sanitario di piccoli locali per la produzione di formaggi e salumi. Infine, la ricerca. Dal mantenimento del vivaio storico di Cerreta (Camaldoli) risalente al periodo lorenese alla ricerca dei cultivar antichi presenti nei territori del parco, che dovrà sfociare nella riproduzione e commercializzazione proprio di queste varietà arborie utili per l'azienda agricola, da utilizzare anche nel settore del verde provato. In conclusione, l'obiettivo ambizioso è quello di ridare dignità culturale al termine contadino e ben ha fatto la Federparchi, dopo la firma dell'accordo con le organizzazioni nazionali del mondo agricolo, a dedicare la prossima Festa dei parchi in particolare all'agricoltura ed allo spazio rurale con iniziative su tutto il territorio nazionale. Hanno collaborato M.Rosaria Greco e Paolo Mattioli. |
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