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Parchi Montani
Il ruolo delle aree protette montane nell'attuazione del progetto Ape, della Convenzione Alpina e di una nuova politica dellamontagna
Comunicazione
(pp. 158 - £29.000)
Dopo "Parchi oggi" e "Aree Protette Marine", arriva questo libro firmato da Renzo Moschini, Giulio Ielardi, Roberto Gambino, Valter Giuliano, Fabio Renzi, Enzo Valbonesi, Enrico Borghi, Cesare Lasen, Giuseppe Rossi, Salvatore Giarratana e Gianni Boscolo, che conclude la ricognizione sullo stato delle aree protette del nostro paese.
Una realtà in perenne trasformazione trascurata dagli organi di informazione e sconosciuta ai non addetti ai lavori. I parchi montani -protagonisti di questa pubblicazione- sono oggi numerosi e distribuiti su tutto il territorio nazionale, molti più che collaudati e comunque ben avviati. E proprio perché essi costituiscono l'ossatura portante del sistema delle aree protette italiane (in attesa che quelle marine lo completino e lo integrino) - spiega il curatore del volume, Renzo Moschini- presentano molteplici, stimolanti e validi motivi per una specifica e puntuale messa a fuoco, tanto più in un momento in cui il nostro paese ha finalmente approvato la Convenzione delle Alpi ed il progetto Ape. A questi eventi si aggiunge la legge n.265, che modifica la 142, apportando significative novità per i comuni montani. Novità destinate a ad incidere profondamente nelle politiche per la montagna, e quindi sui parchi che sono chiamati a svolgere un ruolo fondamentale.
Tante le questioni analizzate dagli autori, tutti specialisti in materia di parchi -tra i quali il Presidente stesso di Federparchi, Valbonesi- con una chiave di lettura assolutamente nuova.
F.Z
La Tribuna del Lago Ricordando
Angela Zucconi
Anguillara, dicembre 2000
(pp. 20 lire 30000)
Dopo ottanta fascicoli e vent'anni di più che onorata esistenza un giornale ambientalista chiude le pubblicazioni.
Stavolta non è questione di finanziamenti, né di disaccordi con la proprietà, l'editore o quant'altro. Si dà - a volte - il caso che un giornale, anche se fatto da molti, abbia il suo cuore ed il suo punto di equilibrio in una sola persona, che di fatto si identifica con quella testata, essendone il motore, il pensiero, la personificazione.
Angela Zucconi era tutto questo, e molto altro ancora per il suo giornale, "La tribuna del lago" di Bracciano, e per quanti collaboravano con lei. L'ultimo numero del giornale si apre con una foto a tutta pagina di una signora dall'aria furba ed ironica, seduta in terra, appoggiata a un paracarro. La didascalia recita: "questo è il ritratto di una ambientalista nel più ampio senso della parola: una persona che ha saputo difendere con tutte le sue risorse intellettuali i beni naturali e storici del territorio del lago di Bracciano.
Angela Zucconi, la fondatrice della nostra "Tribuna del lago" nel 1980, è stata la guida per tanti che partecipavano alla lotta per salvare questo meraviglioso - ma fragile e minacciato - lago e le sue terre intorno, i suoi bellissimi paesi.
E' morta il 17 novembre. A lei dedichiamo questa ultima edizione che Angela aveva cominciato a redigere prima di morire."
All'interno del giornale c'è un ricordo di Angela Zucconi firmato da Leonardo Benevolo, e per cinque pagine ci sono i ricordi di vari autori, c'è la notizia dell'uscita di un volume di memorie di Angela Zucconi, e c'è un articolo collettivo firmato impersonalmente dalla "redazione" con il quale concluderò questa nota in forma di recensione.
La parte più corposa del fascicolo, tuttavia, è dedicata alle vicende del parco di Bracciano Martignano che, non a caso, hanno interessato in queste settimane anche quotidiani nazionali come
"La Repubblica" e che, dopo la chiusura del giornale, saranno probabilmente ancora più difficili. Io credo che sia giusto ringraziare le casuali circostanze che hanno portato sulla mia scrivania un giornale che mi ha fatto conoscere una illustre compagna di lotte nel momento peggiore, quando non è più possibile conoscerla direttamente, neppure per telefono. Ma pure oggi è possibile conoscerla attraverso le sue opere, la sua autobiografia ("Cinquant'anni nell'utopia, il resto nell'aldilà" Edizioni L'ancora del Mediterraneo, lire 36.000), la collezione del suo giornale, al quale hanno collaborato personaggi come Ruggero Orlando, Antonio Cederna, Vittorio Emiliani, e che non a caso è proprietà di Italia Nostra.
La recensione postuma sulla nostra rivista non vuol essere assolutamente un necrologio. Nel pubblicare integralmente il ricordo firmato "la redazione" e nel ricordare a nostra volta Angela Zucconi si segnala sommessamente un dato di fatto ed una speranza. Il dato di fatto che l'ambientalismo ha centinaia di facce, moltissime delle quali isolate e segrete. La speranza che riescano a comunicare tra loro, superando diffidenze e incomprensioni, affinché da molte e differenti esperienze si possa arrivare a fare massa critica per sconfiggere i mostri che ambientalisti non saranno mai e che mettono in pericolo il mondo.
Ed ecco l'articolo che apre l'ultimo numero de "La Tribuna del lago". Si intitola "La Tribuna del lago ha compiuto 20 anni ... e chiude".
Un po' di storia. Angela Zucconi viveva ad Anguillara dal 1962, e nel 1963 era riuscita a formare un piccolo nucleo di amici intorno al lago, decisi a combattere il lento crescendo di deturpamento e distruzione dei beni culturali ed ambientali della zona. Per qualche anno eravamo "Gli amici del lago". Poi ci siamo legati a Italia Nostra nazionale, diventando la Sezione Lago di Bracciano.
La Tribuna del lago ha iniziato la pubblicazione nel 1980. Con la visione penetrante che ha sempre avuto, Angela aveva capito che era essenziale una voce di chi amava questo lago e il suo territorio umano e naturale, e per mettere in evidenza i grossi pericoli che lo minacciavano.
Non esisteva allora nessun organo informativo nei nostri tre comuni. Dopo - ma molto dopo - ne sono nati alcuni altri. Ma avevano simboli partitici o rappresentavano interessi privati. La Tribuna era al di fuori di qualsiasi partito. Era molto difficile far comprendere questa peculiarità alla popolazione e ai politici locali. Come era difficile - tra l'altro - far capire chi eravamo, noi di Italia Nostra, perché in genere nessuno interviene nella vita pubblica se non per i propri interessi.
L'equazione "politica = interessi propri" era la regola: come era possibile che Angela Zucconi fosse disinteressata? E che Italia Nostra Sezione lago di Bracciano fosse disinteressata?
Difendere i beni di tutti? Incomprensibile, inaudito. Fin dai primi anni eravamo guardati con sospetto.
Nessuno poteva credere che eravamo volontari, non pagati.
E così è stata La Tribuna del lago. Angela Zucconi è riuscita a pubblicarla per 20 anni grazie agli abbonamenti e qualche contributo dell'Acea, che incoraggiava il nostro lavoro perché capiva che lottavamo per proteggere questo bene di tutti: il lago.
Molte volte c'erano critiche ai nostri articoli "pizzosi". Si diceva: "troppe leggi citate". Il criterio di Angela era che La Tribuna del lago non fosse un organo giornalistico, ma documentario: così si distingueva dagli altri. Angela cercava la collaborazione e il giudizio di persone competenti nella materia in questione, non il giornalista. E purtroppo spesso accadeva che l'autorità fosse "pizzosa" quando scriveva, ma rimanevano documenti preziosi, che tante volte sono serviti: per ricercatori, scrittori, giornalisti, per i tanti studenti laureandi in architettura, urbanistica,ambiente, che venivano nel nostro ufficio in cerca di materiale e documenti per le loro tesi sul nostro territorio.
E intorno alla produzione de la Tribuna è stato costruito nella sua sede un vasto archivio di documenti e fotografie per la consultazione di tutti quelli che chiedevano la nostra ospitalità e il nostro aiuto.
Con infinita tristezza
La tribuna del lago chiude con questyo numero. Perché, in qualche modo, era Angela Zucconi.
E con la sua scomparsa scompare il suo giornale." A caldo, questo è quello che pensano gli eredi.
Ma finirà davvero così? Noi ci auguriamo che dalle ceneri di una fase così alta ed impegnata sorga un passaggio ulteriore, per il bene di Anguillara, e di tutte quelle Anguillare che
(alla fin fine) compongono l'universo.
M.G.
Il Movimento Italiano per la Protezione
della Natura
(1948 - 1998)
A cura di Franco Pedrotti
Università degli Studi di Camerino, 2000
(pp. 60 s.i.p.)
Dal 1980 il Dipartimento di Botanica ed Ecologia dell'Università di Camerino con il patrocinio dell'Associazione italiana per il W.W.F. e del Centro Studi Ecologici Appenninici, vengono pubblicati dei quaderni sotto la sigla "l'uomo e l'ambiente", "studi di conservazione della natura, ecologia e cultura naturalistica diretti da Franco Pedrotti.
Nel primo numero Franco Tassi pubblicò un saggio intitolato "Conservazione in Italia:alla ricerca di una nuova filosofia".
Nel numero 7 uscirono gli atti del Convegno di studio sui parchi in ricordo di Renzo Videsott svoltosi a Torino, nell'ottobre del del 1985. Il numero 22, pubblicato nel 1996, pubblicava un saggio di Franco Pedrotti intitolato "I parchi nazionali nel pensiero di Renzo Videsott".
Nel 1998 Franco Pedrotti ha pubblicato con l'editore Temi un corposo volume dedicato al movimento protezionistico italiano dal 1943 al 1971.
Il libro si chiama "Il fervore dei pochi" ed è stato recensito anche su questa rivista, nel numero 28/1999.
Il numero 32, del 1999, è dedicato a "Il volto amato della Patria. Il primo movimento per la protezione della natura in Italia. 1880 - 1934, con un saggio curato da L. Piccioni.
Oggi segnaliamo il numero 34 dei quaderni "L'uomo e l'ambiente" che muove dal cinquantenario della fondazione del Movimento italiano per la Protezione della Natura, la prima associazione ambientalista sorta in Italia dopo la seconda guerra mondiale, oggi Federazione Nazionale Pro Natura.
La fondazione avvenne al castello di Sarre, in Valle d'Aosta, nel 1948, per iniziativa di Renzo Videsott e di Gian Giacomo Gallarati Scotti. Nello stesso anno 1998 cadeva anche il cinquantenario di fondazione dell' Union Internazionale pour la Protection de la Nature, oggi Union Internazionale pour la Conservation de la Nature et de Ses Ressources (U.I.C.N.), avvenuta a Fontainebleau (in Francia) sempre nel 1948, ed alla quale ha partecipato anche l'Italia con Renzo Videsott, Paolo Videsott, Antonia Pruner e Michele De Tomasso.
Il quaderno, curato da Franco Pedrotti, raccoglie scritti di Corrado Maria Daclon, Franco Pedrotti, David McDowel, direttore generale dell'UICN, Walter Giuliano, nella veste di segretario generale della Federazione "Pro Natura", James Sievert.
Il quaderno è arricchito da foto e materiale iconografico, e contiene anche l' Appel de Fontainebleau.
Ancora una volta Franco Pedrotti ha colmato un vuoto di documentazione, con il suo lavoro tenace e per certi versi schivo.
E ancora una volta da Camerino e dalle Marche arriva a tutti noi un richiamo di valore europeo, assolutamente non campanilista, a ripensare la storia dei movimenti ambientalisti senza sciocche supponenze, con spirito laico, e soprattutto con la volontà di andare avanti, forti delle radici di ciascuno, in un cammino che per molti aspetti è nuovo, e comporta una grande attenzione verso il passato (remoto o prossimo che esso sia), ma anche ulteriori forme associative ed istituzionali da collegare sempre più e sempre meglio con ciò che resta dei punti alti del passato dell'ambientalismo europeo e italiano
M.G.
I Villaggi Sommersi del Lago Trasimeno
Ermanno Gambini
Quaderni del museo della pesca
del lago Trasimeno
Era Nuova edizioni,
Ellera Umbra (PG)
(pp.118; 30000 lire)
Per chi fosse portato a sottovalutare l'effetto dell' istituzione dell'area protetta del lago Trasimeno, c'è una copiosa raccolta di "quaderni" del museo della pesca che propongono studi di grande interesse, e che appaiono tali da potersi efficacemente raccordare al lavoro di valorizzazione del lago che è di competenza del parco.
Il testo in questione è il quinto quaderno.
L'autore è nato a Tuoro sul Trasimeno, svolgendo ricerche etno-linguistiche ed archeologico-storiche sulle attività tradizionali della pesca e della caccia agli uccelli acquatici. Si è dedicato inoltre alla ricerca geografico-storica.
Il saggio sui villaggi sommersi si occupa del travagliato rapporto tra le comunità umane e la costa del Trasimeno dove sono state individuate tracce evidenti di antichi insediamenti.
Lunghi periodi storici caratterizzati da livelli lacustri molto bassi videro il fiorire di vere e proprie città nonché porti più avanzati di oggi verso valle. Le acque del lago in risalita costrinsero successivamente le popolazioni residenti ad abbandonare tali strutture, i cui resti rimasero poi per lunghi periodi sommersi dalle acque.
Il lavoro è stato condotto mettendo a confronto quanto andava emergendo al Trasimeno con le ultime novità provenienti da indagini compiute in altri bacini lacustri, particolarmente in quelli bonificati della Valdichiana e del Fucino. L'autore ha utilizzato tutte le fonti archeologiche, archivistiche, della tradizione orale e delle antiche cronache. Ne è risultato un "quaderno" riccamente e variamente illustrato, di piacevole lettura, che si inserisce come gradino essenziale nella scala di ricerche tendenti a riscoprire le valenze storiche e culturali dell'area del parco del Trasimeno.
Come osserva nella sua presentazione Giovanni De Santis, i nuovi scenari di quella particolare area geografica si ricompongono anche attorno alla riscoperta di questi villaggi sommersi, come pure (sempre grazie agli studi del Gambini) attorno agli aspetti specifici di una attività tradizionale ormai dimenticata come la "pesca coi tori".
La ricostruzione geografico - storica di questo peculiare ambiente umido può infine trovare echi e sinergie anche in gestori e studiosi di altri ambienti umidi nazionali o stranieri. Volendo, potrebbe essere materia di dibattito anche nel "forum" delle aree umide, aperto di recente nel www.parks.it.
M.G.
Humus Forestali
Autori vari
Edizioni Centro di
Ecologia alpina -Trento
(pp.321-s.i.p.)
Il volume, curato da Augusto Zanella, Mauro Tomasi, Cesare De Siena, Lorenzo Frizzera, Bernard Jabiol, Gianni Nicolini, si presenta come un "manuale di ecologia per il riconoscimento e l'interpretazione /applicazione alle faggete" ma si indirizza a tutti coloro che amano la natura e che desiderano approfondire le proprie conoscenze sugli humus forestali e sul loro modo di interagire con le altre componenti dell'ecosistema.
Come scrive Franco Viola, ordinario di Ecologia Forestale della Facoltà di Agraria presso l'Università di Padova, "Humus forestali" riunisce ed esemplifica con estrema chiarezza i principi ed i metodi della pedologia forestale, apre la strada alla moderna interpretazione dei suoli. Nuove tecniche di rilevamento, procedure facili e strumenti semplici rendono l'osservazione del suolo e degli humus uno strumento accessibile e fondamentale per una grande quantità di processi di valutazione territoriale e di programmazione dell'uso delle risorse. Con questo volume, inoltre, il terreno assume piena dignità di componente primaria del sistema ecologico foresta, cui è riconosciuto il ruolo di motore vero ed essenziale del suo funzionamento, della riproduzione, veicolo della nutrizione e quindi fondamento della sua crescita e dei suoi equilibri. "Humus forestali" è strutturato in modo da soddisfare un pubblico vario: il lettore meno esigente potrà scorrere il libro tralasciando gli incisi di approfondimento senza perdere le informazioni essenziali alla classifica delle forme di humus; gli utilizzatori più curiosi troveranno dei capitoli di approfondimento e numerose note e riquadri concernenti i dettagli concettuali e le linee di supporto ad un ragionamento più particolareggiato.
F.Z.
Mare e cambiamenti
globali Aspetti scientifici e gestione del territorio
A cura di Sergio Silenzi
ICRAM, dicembre 2000
(pp.232 s.i.p.)
L'impressionante sequela di inondazioni, il riscaldamento planetario. La risalita del livello marino, hanno indotto l'opinione pubblica a prendere sempre più coscienza della necessità di tutelare l'ambiente. Ma quale futuro ci aspetta? Quale reale contributo ha l'attività dell'uomo sul riscaldamento globale? L'ICRAM , che è l'istituto centrale pere la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare, ha raccolto in un volume (che può essere letto per intero e anche "scaricato" su internet, all'indirizzo www.icram.org) gli atti di un convegno svoltosi a Roma a fine febbraio del 1999.
Come scrive nell'introduzione il direttore dell' ICRAM, Attilio Rinaldi, "Il volume si propone come strumento evoluto di aggiornamento e di confronto fra alcune delle discipline scientifiche utili all'interpretazione e la programmazione dello sfruttamento delle risorse ambientali. Gli aspetti gestionali potranno trovare un efficace supporto per lo sviluppo sostenibile dell'ambiente anche attraverso ricerche biologiche e geologiche originali che si sviluppano in seno al nostro Istituto e nell'impegno congiunto alle altre realtà scientifiche per trasferire i risultati innovativi degli studi all'Amministrazione."
La raccolta di interventi presentati nel volume nasce dall'esigenza di aggiornare sulle ricerche scientifiche più recenti sia il pubblico, sia chi interagisce con il mare, lo amministra e ne sfrutta le risorse, cercando di mantenere il difficile equilibrio fra istanze di tutela ambientale e di sviluppo. Attraverso la spiegazione dei processi naturali in gioco, il lettore viene guidato tra le dinamiche inerenti le vicissitudini climatiche e le conseguenti interazioni con l'uomo e con la natura. Un esercizio culturale indispensabile per chi opera in aree protette costiere, ma non del tutto inutile anche per chi segue queste problematiche dall'alto dei parchi e delle riserve appenniniche o alpine.
Anemos
Insediamenti e vicende umane nel parco naturale regionale del monte San Bartolo dall'antichità al XX secolo
di Nando Cecini,
Se.Graf, Pesaro, 2000
(pp.174 s.i.p.)
"Anemos" è parola greca che significa vento, ma anche spirito, soffio vitale. La scelta di questo titolo vuole collocarsi direttamente con uno dei simboli della realtà naturale e paesaggistica del parco del San Bartolo, che è il vento: il vento di Focara.
Un tempo esso era segno funesto di tempesta, di naufragio e di morte, e come tale è stato immortalato anche in una terzina dell'Inferno dantesco. Oggi i coordinatori editoriali del volume, Nadia Regnoli ed Ugo Emanuele Mandelli danno a quello stesso vento il significato di soffio vitale del migliore avvenire per la gente che risiede nel parco del San Bartolo, a due passi dalla città di Pesaro, non lontano da Gradara, la città di Paolo e Francesca, ma anche dei giochi consacrati nella manifestazione nazionale "Gradara ludens".
Nando Cecini è noto ai marchigiani (e non solo a loro) per essersi ripetutamente occupato del passato e del presente di una regione schiva e scontrosa, ma non per questo priva di identità e di memorie, e nel volume "Anemos" si conferma intellettuale completo, capace di collegare gli eventi storici dell'area vasta che compone il parco (dall'antichità paleolitica all'alto medioevo, dal periodo dei Comuni e delle Signorie fino all'epoca moderna e contemporanea) evitando i rischi della superficialità e dell'aneddotica, e riuscendo a intrecciare la storia maggiore con quella locale, in una operazione quant'altra mai attuale e meritoria, in tempi di smemorata globalizzazione di fasci di pensieri deboli. Liutprando e le città della Pentapoli, Gianciotto Malatesti e il porto di Vallucola, le strategie dei Longobardi e dei Bizantini si intrecciano con gli sbarchi dei turchi (il libro, riccamente illustrato, contiene anche una carta della costa marchigiana disegnata dai turchi ...), con la vita nelle splendide ville che ancora oggi sono parte alta del paesaggio del parco, e confluiscono naturalmente - grazie alla perizia della penna di Cecini - nelle proteste dei capi massari di Granarola, e nelle vicende ("assestamenti amministrativi", li chiama l'autore) dei castelli di Fiorenzuola e Casteldimezzo.
Gli ultimi due capitoli (letteratura e immagine; notizie dal parco) sono il classico dolce che si colloca in fondo.
Nella sezione dedicata alla letteratura e all'iconografia vengono riproposti acquerelli ed olii, acqueforti e disegni poco noti e di straordinaria eleganza, accompagnati da necessarie citazioni di scritti e di leggende riguardanti il territorio del monte San Bartolo, a picco sull'Adriatico, e vivo di storie, miti e leggende.
L'opera si completa con una scheda relativa al territorio ed al paesaggio rurale del parco.
M.G.
Il libro dei parchi
della Liguria
Regione Liguria, ottobre 1999
(pp 262; s.i.p.)
E' un libro uscito da un anno, ma corre l'obbligo di segnalarlo perché è un testo completo, prezioso per quanti vorranno percorrere la Liguria delle aree protette. E poi, obbligo o no, fa piacere parlare bene di un lavoro ben fatto.
Curato dall'ufficio parchi e aree protette (testi di Andrea Parodi, collaboratori a frotte, che riempiono una pagina intera) il volume accompagna riflessioni importanti su come gestire l'ecodiversità, risorsa per il presente e patrimonio per il futuro (di Federico Beltrami) un completo panorama delle aree protette liguri, con testi, disegni e foto capaci di soddisfare ogni curiosità sui giardini botanici Hanbury, sulle Alpi liguri, la riserva dell'isola Gallinara, il Finalese, la riserva di Berteggi, il parco del Bric Tana e delle Valle dei Tre Re, il parco di Piana Crixia, quello del Beigua, il giardino botanico di Pratorondanino, il parco dell'Antola, quello di Portofino, quello dell'Aveto, delle Cinque Terre, di Montemarcello Magra, e poi l'Alta Via dei Monti Liguri. A questo completo panorama che rende giustizia al lavoro di costruzione di una efficace rete di aree protette si accompagna una parte finale dedicata al lavoro nei parchi, a schede di vario tipo, indicazioni bibliografiche per approfondire, ecc.
Sfogliare questo libro significa già avviare nel migliore dei modi una visita, oppure una ricerca, o anche solo una riflessione su quanto di importante e di utile è stato costruito per tutelare e valorizzare un patrimonio che a giusta ragione da sempre è famoso in tutta Europa.
Consigliamo il lettore di procurarsi il volume richiedendolo alla Regione Liguria, dove qualcosa è cambiato, politicamente, ma non è detto che i nuovi amministratori intenderanno buttare assieme a quanto riterranno essere acqua sporca anche il proverbiale bambino.
Leggendolo, non riesco a persuadermi che qualcuno possa aver immaginato di aver perduto le elezioni perché è stato realizzato quanto è illustrato nel volume. Se i fatti sono fatti, appare più plausibile l'ipotesi che non si sia saputo vendere bene una merce più che preziosa.
Ma questi sono discorsi vecchi, e, in una certa misura, inutili. Quello che importa è che non si smantelli quello che è ben fatto, e che le preziose realtà che il libro illustra siano visitate e valorizzate come meritano tutti coloro che si sono impegnati per descriverne i pregi e per proporre una gestione contemporanea di quella eccezionale ecodiversità.
M.G.
Vademecum del parco nazionale del Pollino
a cura di Bruno Niola
Grafiche
Zaccara - Lagonegro
(Pz) settembre 2000
(pp. 216 - 10000 lire)
Mauro Tripepi, presidente del parco nazionale del Pollino, ci informa che "il vademecum del "suo" parco nasce con l'intento di fornire ai visitatori quante più informazioni possibili sui luoghi, le tradizioni, le ricorrenze, le strutture ricettive e ricreative, le specialità enogastronomiche. Si propone ai cittadini del parco come un servizio che ci auguriamo molti vorranno utilizzare e contribuire ad arricchire, per dargli più voce e per portarlo lontano". Annibale Formica, direttore del parco, mette l'accento sul carattere aperto della pubblicazione, invitando esplicitamente a inviare per posta, fax o e-mail suggerimenti migliorativi.
Stando al volume oggi a disposizione, venduto ad un prezzo veramente accessibile, il visitatore ha la possibilità di conoscere per sommi capi le caratteristiche dell'ente parco, e poi - molto dettagliatamente - può entrare negli oltre cinquanta paesi che costituiscono il parco.
Per ciascuno - da pagina 11 fino a pagina 178 - vengono forniti cenni storici, indicazioni sulla archeologia, su quanto c'è da vedere, sulle tradizioni, il tempo libero, la gastronomia, le produzioni artigianali.
A seguire vengono fornite una bibliografia sistematica, l'indicazione di tutte le cartine reperibili, ed una serie di indirizzi utili che portano il visitatore del libro da pagina 182 a pagina 212. Una cartina fuori testo arricchisce e completa il vademecum.
Mauro Tripepi, nella sua presentazione, sostiene che il libro non è rivolto soltanto a chi vorrà visitare il parco provenendo dal resto del mondo, ma è "indirizzato anche ai cittadini del parco, soprattutto a quelli che ancora dubitano, stentano a credere nelle possibilità di valorizzazione del loro territorio grazie al parco".
Ha molto ragione. Lo strumento che il parco del Pollino ha realizzato dovrebbe essere usato anche da ogni residente, per cogliere l'opportunità di sentirsi parte di un progetto nuovo, di area vasta, non solo e non necessariamente turistico. Un parco è una proposta di riconciliazione di campanili, di ricomposizione di popolazioni, attorno alla rivalutazione delle radici storiche, delle tradizioni, del valore dei beni paesistici, e attorno ad un impegno collettivo di valorizzazione di tutto questo.
E' del tutto evidente - infatti - che poter disporre dei dati elementari contenuti nel vademecum rappresenta il punto di partenza per le molte avventure culturali e sociali che soprattutto il residente può percorrere fino in fondo con grande vantaggio di ciascuno e di tutti.
M.G.
La salvazione
del creato
Riflessioni sull'etica della
montagna e dell'ambiente
Maurizio Busatto
Fondazione "Montagna e Europa" - Ist.A. Colleselli -Belluno
(pp 160- £15.000)
La montagna? Splendide crode, laghi, parchi e riserve naturali incantevoli, un ricco patrimonio floro-faunistico, mille testimonianze artistiche ed architettoniche dei centri abitati, costellata di chiese, antichi santuari e romitori, capitelli... A questa immagine idilliaca d'un territorio ancora a misura d'uomo, se ne sovrappone un'altra, di segno opposto ma ugualmente reale: quella d'un ecosistema fragile, preda del dissesto idrogeologico, che ad ogni pioggia pare sgretolarsi, terra di frane e di alluvioni, nella quale la questione ambientale rappresenta un'emergenza permanente.
È questo il quadro che fa da sfondo al volumetto "La salvazione del Creato", 160 pagine introdotte e curate da Maurizio Busatta, date alle stampe nella serie "Varie" dall'Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali.
Già la copertina della pubblicazione - che riporta un particolare de "La cena di Emmaus" di Tiziano nel quale il messaggio salvifico del Cristianesimo si specchia in un magnifico paesaggio di sapore dolomitico - ne illustra al meglio il contenuto: il libro affronta infatti con organicità il tema del rapporto tra fede e dottrina cattolica da un lato, e la questione ambientale dall'altro, pubblicando gli interventi d'una dozzina di "teste pensanti" (l'arcivescovo Pietro Brollo, teologi e sacerdoti come Karl Golser, Giulio Antoniol, e Joseph Hurton, studiosi ed esperti di tematiche ambientali come Roberto De Martin, Cesare Lasen, Orazio Andrich, Spiro Dalla Porta Xydias, docenti universitari come Sandro Pignatti, Giancandido De Martin e Gaetano Mollo), relatori in sei incontri promossi, durante l'Anno Giubilare, dalla Fondazione "Montagna e Europa" Arnaldo Colleselli di Belluno.
Con questa iniziativa culturale la Fondazione Colleselli - giunta al suo decimo anno di attività - ha abbandonato gli impervi sentieri dell'analisi politico-economica e sociale del mondo alpino, per occuparsi di questioni spirituali, dando vita ad un testo a più voci, denso di contenuti, di analisi e di proposte che consegna al lettore testimonianze autorevoli atte a focalizzare al meglio il tema dell'ambiente come creazione divina e non come oggetto di incontrastato dominio dell'uomo. Tra le righe degli interventi, emerge la comune consapevolezza che ogni territorio è una risorsa preziosa ed irriproducibile, da tutelare e da lasciare in dote alle generazioni che verranno. Insomma, la maturazione d'una coscienza ecologica - e, per quanto riguarda la Chiesa, di una teologia della natura, possibile terreno d'incontro tra le diverse confessioni religiose - è una premessa indispensabile per garantire un futuro ad un "pianeta" delicato, nel segno della responsabilità e della ricerca d'un equilibrio tra la necessità di salvaguardia ambientale e l'esigenza di garantire un armonico sviluppo economico alle vallate alpine, che vanno inesorabilmente spopolandosi.
A chiudere il volume è un discorso di Giovanni Paolo II, pronunciato in occasione dell'udienza generale del 26 gennaio 2000. Il Santo Padre, riferendosi alla natura, indica ai cristiani la via da seguire: "Questa capacità di contemplazione e di conoscenza, questa scoperta di una presenza trascendente nel Creato, ci deve condurre anche a scoprire la nostra fraternità con la terra, a cui siamo legati a partire dalla nostra stessa creazione". Parole suggestive che suonano come una sfida, e che segnano un dovere da cui l'umanità non può più prescindere.
C.L.
Breviario insulare
murterino
Stanko Feric
Editore "Ente Parco
Nazionale Kornati"
Murter, 1999
(pp. 112 - s.i.p.)
L'autore di questo agile ma a suo modo anche prezioso libretto è un giornalista di "Jutarnji list", nato nel 1954 a Stari Mikanovci. Oggi vive a Sebenico. Ha pubblicato testi e fotografie in quasi tutti i settimanali croati.
In quarta di copertina, alcuni personaggi commentando il libro, facilitano il lavoro del recensore. "La guida di Murter" - scrive il prof. Marko Mendusic - è una presentazione molto riuscita di questa parte della Croazia. Il testo, pur essendo privo di dettagli, ci offre la possibilità di dare una occhiata perfino alla baia più nascosta dell'arcipelago, lasciando poi alla natura il compito di svelare davanti a noi la sua stupenda bellezza con i suoi propri ritmi". Il professor Ivo Pediscic dice che si tratta di un libro scritto in omaggio alla vita legata al mare ed alla nuda roccia, alla vita degli abitanti di Murter, i Cornatari, scaltri marinai, pescatori e costruttori di navi, ma anche agricoltori ed operatori turistici, che rivela poco a poco i segreti del passato e le antiche leggende, mettendo in luce tesori nascosti e storie sentimentali che fanno quasi spuntare le lacrime. Il signor Zeljko Krncevic afferma che i dati storici verificati e verificabili forniti dal Museo del distetto di - Sebenico e dal Museo della krajina di Drnis, danno al "Breviario" una importanza particolare. Mentre Ante Prgin, capitano di lungo corso, dice che il "breviario" non è stato ideato per soddisfare solo le esigenze di chi naviga, ma, grazie al suo ricco materiale fotografico, può essere utile a tutti, in quanto fornisce dati preziosi sullo specchio d'acqua murterino, che è senz'altro tra i più esigenti e pericolosi dell'Adriatico, rendendo così il soggiorno estivo dei turisti e dei navigatori turistici più sicuro.
Che aggiungere a tante testimonianze?
Che ci troviamo nello specchio d'acqua antistante Sebenico, e che Stanko Feric ci guida con mano ferma alla scoperta dell'isola di Murter, delle isole che le fanno corona, e poi delle isole Kornati, la metà delle quali costituiscono l'omonimo parco nazionale.
Il "breviario" si presenta con il profilo basso di una delle tante guidine turistiche, colorate, ma , a ben vedere, tutte uguali nella loro genericità, per poi sorprendere il lettore molto piacevolmente. Infatti nei testi molto contenuti, dove si avverte la mano felice del giornalista che per mestiere è chiamato a sintetizzare allo scopo di mettere in risalto gli aspetti principali della storia e della realtà odierna, si mette il lettore nelle condizioni migliori per avvicinarsi al secondo arcipelago naturale del Mediterraneo.
Igor Turcinov, direttore del parco nazionale delle Kornati, nell'introdurre l'opera, dopo aver affermato che essa "è destinata ai viaggiatori, ai turisti, ai curiosi che viaggiano nelle loro barche o solo nella loro fantasia", spiega bene la ragione di una operazione editoriale che non si è limitata a dare conto delle sole isole che appartengono ai confini del parco nazionale, specificandone - come pure fa dettagliatamente - le bellezze, gli aspetti storici, culturali e natura |