PARCHI | |
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 33 - GIUGNO 2001 |
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PARCHI STAMPATI... E NON SOLO Seminario nazionale sulla comunicazione nelle aree protette |
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É stato un momento di riflessione tra operatori di parchi e della comunicazione sui parchi, sugli strumenti ormai collaudati ma sempre da verificare della Federazione nazionale -la rivista "Parchi", la Newsletter, il sito Internet- su quelli, coraggiosi e "fragili" delle singole aree protette. Il seminario nazionale che si è tenuto in aprile a Portonovo (Ancona) sul tema "I parchi stampati e non solo" e che ha fatto il bis con il primo, organizzato anche quello dal parco del Conero, è servito per fare il punto della situazione, per chiedersi come aggiustare il tiro, come comunicare all'interno ed all'esterno di Federparchi la quale, insieme al Coordinamento parchi delle Marche, alla Regione Marche, ed alla Mediateca regionale, oltreché all'Ordine dei giornalisti, ha patrocinato la giornata di studi. Tra i relatori, il Presidente stesso della Federazione, Enzo Valbonesi, il responsabile della Newsletter, Luigi Bertone, del sito parks.it, Massimo Piraccini ed il direttore della rivista "Parchi", Mariano Guzzini, presidente del Parco del Conero. " Mi trovo a chiudere i lavori di un incontro - ha dichiarato Guzzini al termine del seminario - che è stato certamente ricco di contributi autorevoli, e pieni di spunti per rinnovare il sistema della comunicazione delle aree protette italiane, con uno stato d'animo molto contrastato e contraddittorio, che vorrei esplicitare subito. In quanto politico, ritengo che la Federparchi incassi un successo netto. Non capita così spesso che esperti e dirigenti della Federparchi si ritrovino assieme e si impegnino in una discussione come questa, confrontando competenze ed opinioni, e progettando un migliore livello di comunicazione ambientale. Tutto questo è accaduto, e sarà sufficiente rileggersi gli atti quando saranno disponibili su internet o in cartaceo per valutare la veridicità di questa mia teoria. Tuttavia il mio stato d'animo, come dicevo, è duplice. In quanto giornalista prestato alla politica, che crede molto al suo unico mestiere, anche se lo ha in gran parte abbandonato per inseguire i sogni del progetto di una società autosostenibile, che dal basso e su contenuti rigorosi determina il suo avvenire, non posso dire di essere soddisfatto. Al contrario, rifuggendo da falsi trionfalismi, dico francamente che volevamo un incontro di lavoro prevalentemente interno alle aree protette che fosse definitivo in ordine agli orientamenti, che chiudesse una lunga fase di dibattito interno, immaginando che i tempi fossero maturi per chiamare a raccolta quanti nei singoli parchi stanno dando vita a circa quaranta periodici, per discutere con loro, con i loro direttori e con i loro presidenti dell'evoluzione dei nostri mezzi di comunicazione nazionali (la rivista quadrimestrale edita da Maggioli e diretta da me, il sito internet diretto da Piraccini e le news curate direttamente da Bertone) e per concordare un inizio di collaborazione più ravvicinata tra tutti i protagonisti di questo ventaglio di strumenti. Abbiamo realizzato una sorta di numero zero della nuova rivista "Parchi" facendolo trovare in cartella a tutti gli intervenuti, affinché lo si potesse criticare e discutere nei particolari prima della sua stampa definitiva. Siamo venuti con un ragionamento aperto a tutte le possibili modifiche, che presupponeva la presenza dei presidenti e dei direttori dei parchi interessati a questo genere di discussione. Purtroppo dobbiamo registrare un forte disinteresse, proprio dei presidenti e dei direttori dei parchi, sul quale dovremo riflettere laicamente ma realisticamente. Non era - infatti - un segreto che la discussione che volevamo chiudere con decisioni operative fosse aperta. E non era neppure un segreto che il convegno volesse essere anche questo, quando sono partiti gli inviti, e quando la rete internet e il nostro "postino" ha diffuso la notizia e l'invito, e quando abbiamo telefonato ai vari parchi e riserve aderenti a Federparchi. Ora, ragionando sul picco di massima presenza a questo nostro incontro di Portonovo, rappresentato da sessantanove persone che hanno firmato la scheda di partecipazione, non possiamo essere soddisfatti della presenza di soli quattro presidenti di parchi, tre dei quali marchigiani e uno delle foreste Casentinesi, per giunta presente in quanto presidente di Federparchi e quindi in qualche misura fuori quota. Un dato complementare è quello della presenza di due soli inviati di parchi non marchigiani (dal Gargano e dal Vesuvio), ai quali vanno aggiunti quelli del parco del monte San Bartolo, dei Monti Sibillini, del Gran Sasso Monti della Laga, e di "Infinito". Non si tratta né di autocriticarsi, né di scoraggiarsi, né di scaricare sugli assenti un problema di tutti. Si tratta di ripensare (rivalutandole molto) al valore delle oltre cento risposte firmate ricevute al questionario voluto dalla rivista "Parchi", perché è evidente che tra chi riceve a casa la rivista esiste uno zoccolo duro di interessati a discutere delle questioni che qui sono state trattate, ed occorre andare alle scadenze che Federparchi si vorrà porre a livello regionale e a livello nazionale sapendo bene che c'è un tratto ripido, molto in salita, da percorrere prima di poter immaginare che i parchi aderenti a Federparchi siano interessati davvero alle questioni che per noi sono importanti per definizione. Detto questo con franchezza, dico anche che sono sereno e fiducioso sugli sviluppi del ragionamento avviato dalle relazione di Luigi Bertone, e arricchito da tutti gli interventi che si sono succeduti per l'intera giornata. Mi pare che le questioni concrete che ciascun amministratore di aree protette affronta ogni giorno siano analoghe, come analoghe - del resto - sono anche alcune questioni straordinarie, come i progetti speciali, di sistema (Ape, Cip, e via elencando). In entrambi i casi potremmo dire che siamo in controtendenza mondiale, e che sembrerebbe naturale che l'ipotesi di un nuovo sviluppo sostenibile si allontani ogni giorno di più, così come i progetti di area vasta e di sistema. Ma noi sappiamo anche che dalla realtà contraddittoria e complessa del mondo in cui viviamo viene una spinta a perseguire i progetti più ambiziosi, sapendo che ci saranno - al momento del bisogno - alleati a volte previsti e altre volte insperati per portare a termine disegni di sviluppo autosostenibile. Sembra impossibile, ma Ape sta decollando. Sembra assurdo, ma Cip sta muovendo i suoi primi passi, e potrebbe farcela come Ape, prima o poi. E' su questa pista che invito tutti a camminare. Guardandoci alle spalle. Sapendo che attraversiamo frontiere e terre di nessuno, e che le pallottole possono arrivare da mille direzioni, ma sapendo anche che c'è una necessità storica a costruire l'alternativa praticabile alla società arrogante, dove chi è ricco sarà sempre più ricco rapinando ogni bene non riproducibile, mentre chi è povero sarà sempre più povero e dovrà vivere in un ambiente sempre più degradato, deturpato e inquinato. Esiste una necessità storica a contrapporre a questa entropia storica e fisica una alternativa. Noi lavoriamo a questo. Ed il nostro sistema di mezzi di comunicazione lavora all'identica prospettiva storica, difficilissima quanto necessarissima. In questa giornata intera di confronto di esperienze e di opinioni noi abbiamo inteso chiamare a raccolta le forze oggi disponibili a tutelare per valorizzare, a valorizzare per tutelare meglio, ed a comunicare al meglio tutto questo. Mi rifiuto di credere che sia stata una fatica del tutto inutile. Sul piano pratico, la rivista quadrimestrale "Parchi" uscirà con una grafica rinnovata ancora per due numeri, poi molto probabilmente si trasformerà in trimestrale. Se ne parlerà ancora con l'editore Maggioli e con l'organismo di Federparchi. E' anche molto probabile ed auspicabile che si vada ad un piano editoriale e ad un piano di produzione più completo e più professionale, allo scopo di definire meglio il target, i possibili inserzionisti, la missione. Qualcosa di analogo dovrebbe accadere per il sito internet. I periodici dei singoli parchi potrebbero entrare in sinergia con i due processi che ho detto. Il tutto potrebbe confluire in un altro appuntamento che potremmo chiamare "prima conferenza di produzione" del sistema di comunicazione di Federparchi. In quella occasione potremmo e dovremmo fare il punto sulla formazione, sugli incentivi, sulle economie di scala, sugli uffici stampa e sugli sportelli informativi. Queste proposte - che consegno agli atti a futura memoria - sono un percorso possibile, che pochi anni addietro non sarebbe stato neppure immaginabile. Non è detto che lo percorreremo. Non è detto che interesserà ai presidenti o ai direttori delle aree protette. Ma è un percorso teoricamente praticabile. So da dove siamo partiti, svariati anni fa. So quanti progressi abbiamo fatto. E so quanto manca per poter essere soddisfatti. E so che é dalla differenza tra la consapevolezza del cammino percorso e di quanto ancora manca per poterci sentire a regime che ci deve venire quell'ottimismo della volontà che trasformerà nei prossimi anni il panorama oggi noto della comunicazione dei parchi e sui parchi. Per oggi, questo è il punto di arrivo del nostro lavoro. Il tempo ci dirà a cosa è servita questa giornata di impegnato confronto e di forti speranze. Per quanto mi riguarda io ritengo che tutto quello che ciascuno di voi ha detto mi sarà di grande utilità, ed è per questo che ringrazio tutti voi, che mi avete consentito di occupare così piacevolmente e proficuamente questa giornata di inizio di aprile. Un'occasione di ricognizione degli strumenti che utilizziamo ed un momento di riflessione sulle loro prospettive: è questo lo scopo dell'incontro "Parchi stampatie non solo" - ha esordito Bertone, avvertendo che "certo, il bilancio non è soddisfacente, è soggetto a continue "risacche" -basti pensare al caso di Portofino- comunque, il peso dei parchi è obiettivamente cresciuto". Riguardo ad un settore ancora "fragile", come è quello delle aree protette, si è parlato di alcune proposte di modifica degli strumenti della comunicazione, al punto che si è reso necessario "un confronto più ampio con esperti, operatori amici, collaboratori." Tra i tanti punti di vista secondo Bertone ce n'è uno su cui vale la pena di soffermarsi più a lungo, quello del singolo parco, "del parcoente a cui è affidata una responsabilità così importante". Ed il singolo parco si trova proprio a combattere contro "immagini fuorvianti", quella del "quadretto olografico, della bellissima cartolina e quella dell'ordinaria catastrofe", quella idilliaca, in sostanza e quella altrettanto falsa "in cui l'esistenza del parco è riconosciuta o ricordata solo per i problemi, i ritardi, i vincoli, le difficoltà, la burocrazia". Insomma è al livello del singolo parco che si gioca la partita, che si generano gli elementi di una comunicazione del reale. "Purtroppo registriamo che ancora oggi, di tanti nostri parchi la comunicazione non è un elemento, non costituisce parte integrante della vita e dell'attività del parco. E' comunque un compito difficilissimo perché il parco, che fa difesa della naturalità in quanto tale, non sopporta sofisticazione alcuna, nemmeno nella comunicazione. Un problema serio, perché la comunicazione è sempre un po' drogata, ha sempre qualcosa di artificioso. In altre parole, i parchi devono e possono comunicare solo verità: una delle missioni dell'associazione deve essere quella di lavorare insieme per dotarci vicendevolmente di una strategia che parli di verità e che porti alla ribalta la verità." Dopo aver citato alcuni esempi della stampa nazionale, Bertone ha chiamato in causa gli strumenti utilizzati dai parchi italiani, il sito Internet, la Newsletter, la rivista ed i 41 periodici dei singoli parchi. "La quantità comincia a fare qualità -ha rimarcato. Dunque la disinformazione degli organi di stampa, quelli a larghissima diffusione, non è più solo colpa dei parchi, perché chi vuole fare informazione sui parchi può cominciare ad attingere ad una quantità di notizie ed informazioni cospicua. " Come rendere pertanto produttivo lo sforzo di risorse ed energie impiegate da parchi e Federazione? Secondo Bertone lo si può fare solo "attraverso un approccio di sistema che punti ad accrescere la qualità degli strumenti, che punti a sviluppare tra di essi le sinergie, cioè il complesso di azioni da mettere in campo, volte a massimizzare il risultato con il contenimento delle risorse impiegate e tenendo conto del lavoro altrui. " E per sistema il rappresentante di Federparchi intende uno "strumento unitario per un'azione coordinata di governo di quei territori per l'attuazione di politiche su grandi ambiti geografici, su significativi elementi naturali. " E Bertone ha la sua ricetta: potenziare la formazione degli addetti alla comunicazione dei parchi e del sistema, o meglio degli strumenti del sistema. Seconda proposta: puntare sul collegamento, sulla rete, dal locale al nazionale e viceversa. Terzo punto: far partecipare i protagonisti delle testate dei parchi alla vita degli altri strumenti di sistema: il sito e la rivista "Parchi". Infine, la partecipazione di queste testate alla vita della Federparchi. E Bertone tira in ballo una serie di numeri: 200 lettori telematici e 400 tradizionali per la news letter, i 150 autori del sito che a marzo ha contato 70.000 visitatori e 700.000 pagine scaricate (è al 260° posto tra i siti italiani più frequentati). Un servizio- quello offerto dal sito-che presenta ampie potenzialità, tra le quali il Forum, le risposte agli utenti ecc. Quanto alla rivista "Parchi", Bertone ha ricordato che vanta 11 anni di vita, ha oltre 1000 abbonati e viene diffusa in 4000 copie. Su questi strumenti è in corso un dibattito aperto, anche con l'editore della rivista, Maggioli, ma resta fermo il punto di volere mantenere in "Parchi" la sede di un dibattito culturale che altrove non esiste. Tra i principali contributi si segnala quello di Gianni Boscolo, direttore della rivista "Piemonte parchi", mensile edito dal 1983, che diffonde 35.000 copie. Boscolo ha presentato l'indagine conoscitiva condotta nell'ambito dei giornali dei parchi, "un'indagine rapida ma non semplice, che è partita con un questionario al quale 18 testate non hanno risposto, tra le quali le due testate che pubblicano le Regioni. La tendenza alla crescita delle riviste -ha continuato- potremmo collegarla a due scadenze curate della Federazione: il convegno di Passo Rolle sull'informazione e l'altro convegno di Portonovo, il primo. Complessivamente le testate tirano 200.000 copie, con scadenze molto diverse: cinque semestrali, sei quadrimestrali, sette trimestrali e due mensili". E se questi giornali hanno ritmi "blandi", secondo Boscolo è perché rappresentano "un grosso sforzo organizzativo, economico però non hanno cadenza sufficiente per fidelizzare il lettore. I piccoli giornali dei parchi sono nati proprio perché sono il tipico strumento che mira al tipico target, la popolazione locale. Il giornale del parco deve fornire i dati di come spende il bilancio, deve rispondere alle polemiche sui parcheggi ecc. " La cadenza, pertanto, è un problema ma non è l'unico che segnala il direttore del mensile piemontese: la pubblicità è pressochè assente, non supera mai il 10%, rientra nella mentalità di "non sporcarsi le mani". Altri giornali tendono a diventare monografici, cioè non sono mai "freschi". Proseguendo, Gianni Boscolo si chiede perché i parchi non hanno una cultura dell'informazione e dà questo tipo di risposta: perché siamo i figli di tre culture: quella naturalistica, quella amministrativa e quella "politichese" delle associazioni ambientaliste. A fare informazione nei parchi sono spesso i guardiaparchi o figure analoghe: bisogna insegnare loro -dice Boscolo- almeno "i fondamentali". Dobbiamo far trovare cadaveri nei parchi -ironizza- o meglio costruire una strategia della comunicazione? Quest'ultimo punto è essenziale, secondo il sociologo-giornalista: è necessario frequentare le conferenze stampa, gli appuntamenti con i mass-media, avere i giusti contatti. E dobbiamo ricongiungere le tre culture disgiunte. "I parchi hanno una grande missione: devono produrre e produrranno sempre più messaggi di civiltà, di un nuovo rapporto, anzi della riconciliazione uomo-natura. Messaggi che sono anche dei valori." Questi i concetti riportati a Portonovo da Enzo Valbonesi, presidente della Federazione nazionale dei parchi , attinti da un conoscitore della questione, il prof. Roberto Gambino. Il nocciolo della riflessione, rilanciata al convegno dell'aprile scorso, è, per Valbonesi, come riuscire ad integrare meglio gli strumenti comunicativi dell'associazione con gli strumenti delle aree protette. Di più: come riuscire a comunicare meglio la federazione? Secondo il presidente, da evitare con rigore la banalizzazione, l'autocelebrazione o, peggio, una distorsione del messaggio dei parchi. "Ai cittadini dobbiamo dare sempre più il senso del sistema nazionale delle aree protette. A livello nazionale e locale dobbiamo utilizzare i nostri strumenti per far conoscere ciò che succede nei parchi ma anche favorire un dibattito ed un confronto anche culturale sulla nostra missione. Oggi agiamo in un settore, quello dell'informazione ambientale, che è ancora debole perché tutti i quotidiani e le riviste parlano di ambiente e spesso male: questo impedisce che ci sia un settore specializzato più forte. Ma ci sono limiti degli amministratori ed anche dei direttori dei parchi". Per Enzo Valbonesi, in ogni caso, il convegno di Portonovo è preliminare ad altri, successivi incontri "per migliorare, ristrutturare, rilanciare riposizionare rivista, news e sito Internet". E confronti analoghi dovrebbero avvenire presso le singole aree protette, senza contare un Forum nazionale con le riviste che si occupano di ambiente e le agenzie di stampa. Avvalendosi degli operatori dei parchi è giusto anche rilanciare il tema degli stage e della formazione. E collegare i giornali dei parchi a quelli dei comuni, delle province ecc. Quanto a vicende di interesse nazionale, come quella del parco di Portofino "mutilato", il Presidente di Federparchi, sostiene che "non ci si deve far assillare più del necessario dalla mancanza di una nostra visibilità. Certo, dobbiamo renderci più autorevoli, cercare un rapporto con la stampa ma c'è anche un problema con le associazioni, le quali, anziché farsi vedere come rappresentanti, portavoce, difensori dei parchi dovrebbero tornare a capire che il loro ruolo è più che altro quello di movimento". Secondo Valbonesi, in un momento di grande incertezza politica, in cui è possibile che ci si torni a mobilitare nelle piazze in favore dei parchi, una maggiore capacità comunicativa è comunque richiesta, in difesa dei parchi stessi. Dopo Enzo Valbonesi ha preso la parola Renzo Moschini, fondatore della rivista "Parchi" che ha ricordato come, nell'ultimo periodo, più diffusa e generalizzata sia diventata la consapevolezza e l'esigenza della comunicazione e della informazione. L'informazione ha necessità di risorse, come del resto ogni politica ambientale. La comunicazione è decisiva perché, nonostante i passi avanti fatti, ogni volta che si parla di un parco si scatenano le polemiche più trite. A questo punto Moschini ha ricordato la vicenda del parco ligure del Begua. Oggi rappresentare il parco è più difficile anche perché sullo stesso territorio interagiscono comuno provincie e comunità montane. Non và inoltre dimenticato che l'mmagine dei parchi che viene data da una certa parte del movimento ambientalista non riesce a fornire quella rappresentazione complessa che un'area protetta possiede. E, infine, al seminario sulla comunicazione non sono mancati il responsabile del sito Internet www.parks.it, Massimo Piraccini, ed il giornalista esperto di aree protette Giulio Ielardi che hanno contribuito ad arricchire il dibattito. F.Z. |
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