Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 34 - OTTOBRE 2001


IL CASO PORTOFINO:
SESSANTASEI ANNI DI CONTRADDIZIONI
Passato, presente e futuro del parco del monte di Portofino
Certo, tutti i parchi sono suggestivi. Ma anche se la guida Touring ha raccolto oltre mille aree tutelate tutte meritevoli di attenzione da molti punti di vista, non si può ragionevolmente dire che il parco di Portofino sia solo uno dei tanti, tra il parco regionale di Porto Selvaggio ed il biotopo naturale provinciale di Prà delle Nasse.
Portofino è un assoluto, un angolo unico di Bel Paese, che dovrebbe essere trattato con un amore del tutto particolare e con il rispetto che si deve ai capolavori. Eppure la realtà è molto diversa.
Ogni volta che passo da Santa Margherita Ligure, e, dopo un giro giù in riva al mare, mi siedo nelle stanze che ospitano l'Ente parco, in viale Rainusso, trovo problemi che affliggono quasi tutti i parchi italiani (il consenso, i fondi insufficienti, le crisi di ruolo, la sordità dei politici) che però si sommano a problemi specifici, tutti locali. La cosa non cessa di stupirmi, per la forza del prodotto da piazzare sul mercato. Visto il tutto da lontano, sembrerebbe facile sostenere la necessità di tutelare e valorizzare il monte ed il mare di Portofino.
Invece le cose non sono così semplici. Stavolta sono arrivato in viale Rainusso per festeggiare il direttore, Carlo Repetto, che se ne va in pensione e per intervistare Piero Ottone, che nel parco di Portofino è coordinatore del comitato culturale del parco. Un comitato che annovera molti altri nomi "illustri" della politica, del giornalismo, dell'imprenditoria, del mondo delle professioni che si occupano dell'ambiente e del territorio: da Renzo Piano a Giorgio Celli, da Folco Quilici a Mario Cervi, dal senatore Carlo Rognoni al vicepresidente della Camera Alfredo Biondi allo scomparso Paolo Emilio Taviani.
E ancora Nicola Costa, Emanuele Luzzati, Farida Simonetti, Victor Uckmar, Rosellina Archinto e Vincenzo Lorenzelli (presidente Fondazione CARIGE). Nell'occasione faccio la conoscenza con il nuovo presidente, Piero Crovetto, e con entrambi ragioniamo appassionatamente sulla specificità del "caso Portofino" (un parco di sessantasei anni, portati piuttosto male) aspettando Ottone, che arriverà puntualissimo, all'ora concordata.
Aspettando il grande opinion leader, ci si scambia opinioni minori, tra addetti ai lavori. Sulla lunghissima storia amministrativa di un parco che nasce nazionale, nel 1935, e che diventa regionale quando la Repubblica minaccia di scioglierlo, dopo averlo collocato nell'elenco degli enti inutili.
In quel momento un ente nato per rilasciare autorizzazioni paesistico-ambientali e che è stato capace di salvaguardare un capitale ambientale che continua ad essere prezioso e rinomato a livello internazionale, cominciò a porsi il tema della pianificazione.

Carlo Repetto dice, con fierezza e rimpianto ...

"Il parco del monte di Portofino da "ente gendarme" e "parafulmine" decise di diventare ente pianificatore e gestore di interventi. Dal 1995 al 1997 l'ente ha fatto molto più di quello che aveva fatto nei 60 anni precedenti, anche se questo è completamente disconosciuto - dice Carlo Repetto, con fierezza e rimpianto." Le lunghe peripezie della nostra pianificazione sono in parte legate alla situazione generale che c'è in Liguria, nell'utilizzo e nel presidio del territorio. In Liguria se ne è fatto un utilizzo di ammasso sulla costiera e di conseguente sfruttamento e spopolamento. La Liguria è essenzialmente montagnosa, non ha pianura.
In conseguenza di questo non ha una agricoltura che sia economicamente, socialmente e politicamente di un certo peso. Tanto per fare un esempio, non ha cacciatori residenti. Qui i cacciatori abitano tutti a Genova. Per non dover andare a caccia nei vicoli si sono dovuti garantire Ambiti Territoriali di Caccia enormi.
Il fatto che non ci sia il territorio presidiato da una attività produttiva come l'agricoltura, come invece capita in Piemonte, ha fatto sì che alcuni residenti poco amici della tutela non abbiano avuto contraltari. In questa situazione di non presidio del territorio, i parchi sono stati sempre visti come una tassa da pagare, non come un investimento.
Il discorso della non pianificazione si inserisce in via generale in questo clima, in questo ambiente culturale, ma per quanto riguarda Portofino si può anche pensare che ci sia una situazione in cui non hai una chiara norma di riferimento, ma ne hai troppe che si accavallano male dal 1935 in poi, nelle pieghe delle quali, con i valori immobiliari che ci sono, chi ha la possibilità di investire soldi in beghe giudiziarie si trova meglio che con una unica norma chiara."

Riprendo un concetto ...

Con il nuovo presidente, Piero Crovetto, riprendo un concetto già esaminato con Carlo Repetto: l'esistenza di due parchi, uno di terra ed un altro marino, con due o tre direttori, due presidenti, organismi in quantità e difficoltà oggettive di incontrarsi per impostare insieme una gestione integrata dei problemi della costa. Carlo Repetto ci era andato giù duro ("è la pessimizzazione delle risorse"), mentre Piero Crovetto appare più diplomatico, anche se dice: " certo, guardando al futuro sono convinto che dobbiamo cercare di fare una unica amministrazione". Ma è più interessato al presente, e ci parla con passione delle normative di tutela del parco storico e di quelle più morbide dell'area cornice, dove era possibile cacciare, almeno fino ad una sentenza della Corte costituzionale del 2000 che ha posto gli stessi vincoli anche nell'area cornice, buttando benzina tra le popolazioni residenti. In questa situazione molto tesa, il comune di Recco è voluto uscire completamente dal parco, sbagliando, perché gli abitanti di quel comune perderanno tutti i contributi che verranno, e il marchio di appartenenza al parco, che vale come marchio di qualità in tutto il mondo.
"Noi ci auguriamo che un giorno Recco possa rientrare, perché è più vantaggioso stare dentro che fuori il parco. Però dobbiamo ancora lavorare molto per far capire ai residenti che l'ente parco non è un avversario ma un amico, un interlocutore che ti può aiutare, che ti suggerisce come lavorare con maggiori vantaggi. E' solo con un lavoro di rilancio complessivo del parco che possiamo uscire dalle polemiche e dalle divisioni che ci sono state." Il direttore che più di ogni altro si è battuto per il rilancio del ruolo del parco del monte di Portofino, e che ora sta per andarsene in pensione, ed il presidente nuovo, alle prese con mille problemi di equilibri sociali e politici, si incontrano su molti punti. Soprattutto si incontrano sulla necessità di diffondere la cultura della tutela e della valorizzazione dei beni naturali e paesaggistici, per avere un consenso vero, permanente, non episodico e non legato alle emozioni di una fase amministrativa. Il colloquio con Piero Ottone riparte da qui. Dall'eco di un risentimento dei residenti che dura dal 1935; dal rimpianto per un comitato culturale del parco più che qualificato che, forse proprio per questo, non è riuscito a dare i frutti sperati; dalle vicende contorte di un parco marino che si è inserito male in vecchie questioni non risolte; e dal percorso di una pianificazione che ha ridotto i confini del parco terrestre ai minimi storici.
Lo spunto del ragionamento che avvio con Piero Ottone parte da quei temi, ma finisce per assumere un valore più ampio, esemplare, in tempi difficili ed incerti, dove non è affatto chiaro da che parte si andrà e quale sarà la "cultura" che si affermerà nei decenni che verranno mentre la lumaca della 394 si aggira tra le puntine da disegno, sbavando segni che decifreremo in occasione del ventesimo anniversario. Forse.