PARCHI | |
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 34 - OTTOBRE 2001 |
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NELLA TENUTA DI SAN ROSSORE, PER I DIECI ANNI DELLA 394 L'evoluzione del concetto di parco |
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Tra i non pochi incontri che hanno avuto come oggetto, durante questo anno 2001, il primo decennale della legge quadro sui parchi, un particolare ruolo ha rivestito il seminario nazionale promosso dal Centro Studi Valerio Giacomini presso la tenuta di San Rossore, che si è svolto alla fine del mese di settembre. Tema specifico della giornata di studi, l'evoluzione del concetto di parco, dall'elaborazione di Valerio Giacomini alle aree protette istituite ai sensi della 394. Ma l'incontro di San Rossore ha rappresentato anche e soprattutto un momento di confronto e dibattito sull'applicazione della legge stessa, sul quadro politico del momento, relativamente alle aree protette, e sulla missione dei parchi. Nel dibattito, cui hanno partecipato amministratori pubblici, presidenti e direttori di parchi, e rappresentanti di associazioni ambientaliste -tra i quali Ermete Realacci, presidente di Legambiente- è stato a più riprese sottolineato, in particolare dal presidente di Federparchi, Enzo Valbonesi, che "se la 394 non va comunque considerata come una sorta di Bibbia", tuttavia "si tratta di una legge storica, che ha messo l'Italia al livello degli altri paesi". Una legge sofferta, che come primo risultato ha portato all'istituzione di gran parte delle attuali aree protette e che ha stimolato le regioni a darsi una legislazione in materia. E se Giovanni Ferrario- intervenuto dopo il saluto del direttore del parco "ospite", Sergio Paglialunga- ha portato l'esempio della Regione Lombardia, Renzo Moschini ha dipanato il filo della sua relazione partendo da Valerio Giacomini e dal suo saggio "Uomini e parchi" (oggi introvabile) e tornando a più riprese all'argomento. "Ci sembrò giusto allora -ha ricordato Moschini- prendere le mosse dall'idea del parco aperto, del parco laboratorio di cui il libro ci forniva spaccati e definizioni calzanti...con l'impostazione giacominiana, che definirei "democratica". Parco, dunque, come processo continuo e democratico, secondo un'impostazione valida ancora oggi, a cinque anni dal seminario di Gargnano e a dieci dalla legge quadro. Ed è opportuno mantenere la stessa linea, anche e soprattutto di fronte alle situazioni critiche e a rischio che hanno corso i parchi negli ultimi mesi, le riperimetrazioni ecc. Fatti strumentalizzati e ancora una volta collegati falsamente a velleità venatorie. Ma bisogna anche guardare avanti, perché "il ruolo delle aree protette si gioca e si decide in un confronto a tutto campo in cui una molteplicità di aspetti e di temi ieri impensabili vanno raccordati fra loro all'interno del parco per essere proiettati anche fuori" Il discrimine, in poche parole non passa più tra chi vuole e chi non vuole i parchi ma si sposta sulla tipologia di parco da adottare, sul rapporto con le istituzioni. "L'area protetta -conclude Moschini- non è più un ente "marziano" in sistema sovraffollato, non è una sovrapposizione: va affermata la sua specialità, la sua straordinarietà rispetto agli altri enti." A Paolo Castelnuovi del Politecnico di Torino, il compito di affrontare il problema paesaggistico: il suo intervento ha messo in luce la carenza di orientamenti verso la pianificazione ai tempi in cui è maturata la legge quadro. Le esigenze emerse dieci anni fa sono ancora valide oggi- la necessità di mettere in atto politiche di difesa attiva, di articolare le politiche di tutela e di dare risposte "complesse" alle domande in atto. Tuttavia ci si deve chiedere se la 394 abbia fornito soluzioni adeguate a queste esigenze e a tal proposito il relatore ha stimolato una discussione sui piani dei parchi ed altri strumenti di pianificazione e sulla mancata attuazione della carta della Natura. E' stato quindi il turno di un "ecologo prestato alla pianificazione", Franco Viola dell'Università di Padova che ha trattato il tema del "parco oltre i confini". Portando l'esperienza del parco di Paneveggio-Pale San Martino, il prof. Viola ha rimarcato che "l'impostazione del metodo di pianificazione non necessariamente può garantire la continuità nel tempo dei buoni risultati conseguiti". Mentre altre iniziative, come quella della Regione Veneto rispetto alla foresta del Cansiglio (dove ha avviato uno strumento di coordinamento tra le varie attività) ha creato un convincimento generale del fatto che l'ambiente possa essere occasione di sviluppo. Di seguito l'autore ha sviluppato il concetto dell'utilità delle sinergie per annullare i confini e stimolato ulteriormente il dibattito. Ancora a Giacomini si è espressamente richiamato Carlo Desideri dell'Istituto di studi sulle Regioni del Cnr, autore di una ampia relazione su "Legge quadro e diritto nei parchi" (v. contributo al dossier sul decennale della 394, nelle pagine precedenti.), della quale ha rivissuto le tappe e le successive modifiche, nonché gli effetti. "Una buona legge, che ha consentito di sperimentare cose buone", secondo Desideri, che ha lanciato una serie di provocazioni al pubblico presente, a partire dal dare un nuovo impulso alla Carta della Natura e più peso ai parchi regionali e non ultima quella di dare vita -come federazione- ad un organismo scientifico specifico, indipendente e di istituire l'albo dei direttori. Infine, Carlo Da Pozzo dell'Università di Pisa ha toccato il tasto della ricerca scientifica nelle aree protette, che andrebbe rivitalizzata. "C'è stato uno scollamento- ha detto- tra la ricerca e le esigenze di mercato: i parchi possono avere un ruolo propulsivo, nel riavvicinare questi due agenti." Tra gli interventi, quello di Mariano Guzzini, direttore di "Parchi", che si è soffermato sull'aspetto della comunicazione del sistema delle aree protette, un aspetto essenziale perché" la 394, strumento di mediazione, vuole essere molla di sviluppo sostenibile ma non può esserlo da sola, senza un "supporto" culturale." E non è mancato un cenno anche ai "progetti di sistema che hanno un senso se contaminano positivamente il territorio e non dividono". Il presidente del parco della Maremma, Giuseppe Sammuri, ha evidenziato il rischio che corrono tanti parchi, di essere "non parchi", di non adempiere, cioè, alle finalità istitutive, "quelle di tutelare valori speciali attraverso una normativa particolare." Dopo la pausa, i lavori sono ripresi con la tavola-rotonda moderata dal presidente del parco di San Rossore, Stefano Maestrelli e con la partecipazione di vari esponenti della federazione, delle istituzioni e delle associazioni, il cui testo verrà integralmente pubblicato a cura del centro Giacomini. F.Z. |