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Si è tenuta a Sarajevo, nei giorni
24-25 luglio 2003, la “Conferenza delle Aree naturali protette:
Italia e Bosnia Erzegovina per la conservazione della natura e lo sviluppo
sostenibile”, promossa dalla Ambasciata Italiana, dal Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio- Direzione protezione
della natura, dal Ministero del Commercio con l’Estero e le Relazioni
Economiche Internazionali della Bosnia- Erzegovina, dall’Unesco
Roste (Regional Bureau for sciences in Europe), dalla Regione Abruzzo,
dalla Federparchi, da Legambiente, dall’Uncem, con la collaborazione
di Agriconsulting e di Carsa e la organizzazione di Compagnia dei Parchi.
L’incontro è stato fortemente voluto dalla nostra ambasciata
di Sarajevo che, con coraggio e lungimiranza, ha individuato nelle politiche
ambientali in generale e in particolare in quella delle aree protette
un terreno di crescita culturale, civile, istituzionale ed economica della
nuova realtà della Bosnia Erzegovina.
Negli appuntamenti preparatori della Conferenza, Legambiente,
Federparchi e Compagnia dei Parchi hanno potuto riscontrare il vivo interesse
del mondo istituzionale, scientifico ed associativo della repubblica adriatico
- balcanica per l’esperienza innovativa che l’Italia ha sviluppato
negli ultimi dieci anni, con la nascita di un esteso e prestigioso sistema
nazionale di aree protette.
Un apprezzamento per l’esperienza italiana, che è stato ribadito
dal rappresentante della Delegazione della Commissione Europea in Bosnia
Erzegovina quando ha riconosciuto nell’Italia un ottimo partner
in grado di contribuire alla costruzione di un sistema di aree protette
radicato nella realtà nazionale ed ispirato alle strategie europee
per la conservazione della natura e lo sviluppo sostenibile.
Per questo della esperienza italiana è stata particolarmente apprezzata
l’integrazione tra la legge quadro 394/91 e le Direttive Comunitarie
che concorrono alla costruzione della rete Natura 2000, così come
la stretta connessione tra le azioni di conservazione e quelle di sviluppo
locale, che ha portato alla crescita nelle aree protette italiane, del
numero di produzioni e di territori registrati e certificati sulla base
delle varie normative e regolamentazioni europee e internazionali (DOP,
IGP, VQPRD, Biologico, ISO 14001 e EMAS).
A dimostrazione che una innovativa e sperimentale gestione delle
aree protette permette di far entrare più velocemente ed autorevolmente
soggetti e territori nello scenario europeo, rendendoli più forti
e in grado di competere sulla base di un progetto in grado di coniugare
identità e futuro. Dall’incontro è emersa la ricchezza
di competenze scientifiche, di passione civile e culturale, di concrete
esperienze gestionali della realtà bosniaca, che ben fa sperare
in un rilancio delle sue aree protette e che fa intravedere un suo ruolo
importante nelle più vaste politiche regionali dell’area
adriatico-balcanica. Infatti, sia durante i lavori che nella stesura della
dichiarazione congiunta, è stata posta particolare attenzione alle
politiche di sistema che sono un contributo specifico della recente esperienza
italiana, soprattutto per quanto riguarda i progetti CIP - Coste Italiane
Protette e APE - Appennino Parco d’Europa.
Proprio a Sarajevo è stato stipulato il primo accordo per lanciare
il progetto “Montagne del Mediterraneo”, che già Legambiente
aveva presentato a Mediterre nel marzo 2003, individuando nei Balcani
la seconda area di sperimentazione e di lavoro dopo quella appenninica.
Sono stati giorni intensi che ci hanno fatto comprendere come
sia ancora più urgente costruire una Europa di pace e di solidarietà che
si lasci per sempre alle spalle gli orrori dei conflitti fratricidi, etnici
e razziali.
Per questo la nostra responsabilità nel dar vita e concretezza
agli impegni contenuti nella dichiarazione congiunta è ancora più grande.
Lo dobbiamo a noi stessi e soprattutto agli amici della Bosnia Erzegovina
che con tanta passione e speranza si sono ritrovati uniti tra di loro
e con noi a riflettere e a discutere di come fare dell’Europa una
patria più grande e più forte, grazie anche alla conservazione
e alla valorizzazione di quella straordinaria ricchezza e diversità naturale
e culturale che costituisce il carattere più profondo della sua
identità.
di Fabio Renzi
Segreteria di Legambiente |