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Dal Piano della tutela al Piano pluriennale
economico e sociale: nel nostro paese la politica dei parchi è stata
egemonizzata da un approccio progettuale e dalla forte centralità attribuita
al piano e alla sua cogenza, poggiante sugli inadeguati dispositivi
della perimetrazione e della classificazione delle aree; ciò è avvenuto
a scapito della dimensione gestionale. Ci sono fior di ragioni che motivano
questo particolare approccio, che qui non è il caso di richiamare;
quello che conta è che oggi, se guardiamo agli esiti di questa
vicenda, vediamo che i piani sono sì serviti ad assicurare le
condizioni di base per l'esistenza dei parchi, ma la loro affermazione
sul territorio, in termini di tutela e fruizione, è dipesa soprattutto
dalla efficacia delle politiche gestionali, specie se operanti prima,
durante e dopo la loro formazione.
Appaiono sempre più deboli quei piani che pretendono di prefigurare
scenari di tutela e sviluppo onnicomprensivi e obiettivi di cambiamento
facilmente evocabili ma difficilmente realizzabili. Appaiono invece più convincenti
quelli di più recente formazione, connotati da una sempre maggiore
attenzione agli aspetti gestionali connessi alle previsioni.
In questi ultimi i quadri conoscitivi e propositivi mostrano
una tendenza al dimagrimento - o quantomeno a una loro elaborazione articolata
nel tempo - che va a vantaggio della definizione del piano come processo,
alla sua distinzione tra livello strutturale e livello attuativo, all'attenzione
riservata all'interazione con i soggetti locali: è quello che sta
avvenendo, con le dovute distinzioni, alla pianificazione generale di
livello comunale.
Da un lato i piani sono chiamati a ridefinire, o definire ex
novo, i confini tra prescrizione, indirizzo, sostegno, sussidiarietà,
partecipazione, comunicazione. In questo processo di innovazione i loro
contenuti e la loro forma si avvicinano a quelli dei piani dei parchi
d'oltralpe, che presentano impianti meno deterministici, con contenuti
più semplici ma con una forte connotazione gestionale.
Dall'altro lato gli enti di gestione sono sempre più chiamati ad
assumere un ruolo manageriale, competitivo, negoziale. Devono attuare
le previste forme di tutela, fruizione, infrastrutturazione, ma cominciando
con il mettere a sistema i progetti e le risorse socio-economiche esistenti
e prospettabili.
A questo fine i parchi dispongono del Piano pluriennale economico
e sociale (PPES) individuato dalla L. 394/91. Questi, benché finalizzato
alla "promozione della attività compatibili" (art. 25),
contiene una parte significativa del programma gestionale del parco. Dette
attività sono infatti quelle che il parco promuove attraverso "iniziative
coordinate con quelle delle regioni e degli enti locali interessati, atte
a favorire la crescita economica, sociale e culturale delle comunità residenti".
Un complesso di attività che finiscono per assorbire tutte le risorse
umane e temporali dell'Ente parco e al cui finanziamento possono concorrere
l’UE, lo Stato, le Regioni, gli Enti locali, organismi vari e privati.
La sua formazione e attuazione costituisce dunque un efficace
indicatore della capacità gestionale di un parco.
I soggetti del parco
Siamo abituati a trattare le questioni attinenti l'efficacia
dei piani dei parchi come se gli enti di gestione fossero un sistema di
soggetti pubblici uniforme, un fattore costante.
Sappiamo che non è così. Gli enti di gestione sono dotati
di poteri, strutture logistiche, tecniche e amministrative, strumenti
di programmazione, pianificazione e gestione, nonché di risorse
finanziarie, tra loro a volte molto differenti.
Le ragioni di questa differenza sono principalmente due: la vicenda
storica propria della formazione di ogni parco e i fattori politici contingenti.
Una cosa è un parco istituito ex novo dalla legge quadro nel '91,
altra cosa quello risultante da un lungo processo di sedimentazione, come
i 68 anni trascorsi dalla sua prima individuazione nel caso di Portofino;
in altri termini il parco e il suo ente gestore sono una diretta espressione
della società e del territorio cui appartengono.
D'altra parte l'ente gestore risente della mutevolezza del quadro
politico locale.
I parchi italiani sono in maggioranza di recente formazione,
i loro enti di gestione ancora debolmente strutturati e al variare delle
amministrazioni locali componenti le Comunità del Parco si possono
verificare delle significative inversioni di tendenza.
Sbagliamo dunque se nel ragionare sull'efficacia dei piani non
consideriamo quanto essa sia condizionata da fattori preordinati o quantomeno
separati dai loro contenuti, come nel caso del principale soggetto del
parco: l'ente gestore.
In altri termini l'operatività di un piano dipende molto, oltre
che dalla interazione politica dei membri della Comunità del parco,
dalla capacità dell'ente gestore di implementare le politiche di
cui è titolare, di favorire l'interazione tra tutti i soggetti
presenti sul territorio.
Ma chi sono questi soggetti?
Sono quelli istituzionali già attivi e quelli attivabili, gli operatori
di fatto e quelli attivabili solo dalle risorse connesse agli interventi.
Sono insomma un insieme di figure istituzionali, imprenditoriali, dell'associazionismo,
ecc., che interagiscono con il parco e l'attuazione del suo piano nelle
forme più disparate.
Nell'evocare i soggetti interessati dalle politiche del parco è spesso
implicita una accezione positiva della loro concorrenza nell'attuazione
delle previsioni del piano.
Ma paradossalmente sono soggetti del parco anche quelle componenti
sociali che ad esso si oppongono fieramente, spesso influenti nel ridisegnarne
i confini e l'operatività.
Questa constatazione ci impone di relativizzare la nozione di
soggetto e di indagarne le complesse implicazioni.
Facciamo l'esempio dei cacciatori.
Sono essi "soggetti" nelle politiche dei parchi? Al di là dei
nominalismi sono certamente gruppi di interesse che ne hanno condizionato
spesso riduttivamente l'affermazione, in Liguria come in molte altre regioni.
Per contro nel caso di alcuni parchi piemontesi si è verificata
una loro concorrenza positiva ai fini della tutela naturalistica.
Generalmente l'insieme dei soggetti è tenuto in scarsa considerazione
nelle analisi e nelle previsioni dei piani, ma talora li troviamo chiamati
in causa dalle retoriche del piano o in riferimento a singoli progetti
senza considerane appieno l'effettiva fungibilità, accomunati in "reti" dalle
improbabili qualità taumaturgiche. In molti casi invece che definire
reti virtuose i soggetti evocati rischiano di configurare reti virtuali,
bacini di potenzialità non date ma da verificare.
Per lungo tempo il ruolo dei soggetti delle politiche dei parchi è stato
oscurato dalla prevalenza degli obiettivi sui mezzi per conseguirli. Ancora
oggi lo ritroviamo appesantito entro prospettive buoniste che finiscono
per non affrontare con la dovuta chiarezza le ragioni che condizionano
negativamente le politiche dei parchi.
È
vero, gli urbanisti si occupano più delle trasformazioni fisiche
e meno delle interazioni sociali, ma si dà il caso che le loro
proposte cercano spesso fondamento in reti, siti web e quant'altro, che
finiscono per nascondere le condizioni di operatività del piano.
Non è quindi superfluo ribadire che occorre una più chiara
distinzione tra retoriche e dati della realtà.
A partire da questa riflessione sul rapporto tra efficacia gestionale
ed operatività dei piani, si vogliono qui di seguito mettere a
fuoco alcuni aspetti e alcuni risultati riguardanti l'attività dei
due soggetti istituzionali che hanno segnato la politica dei parchi in
Liguria: l'Ufficio parchi e aree protette della Regione Liguria (Dipartimento
pianificazione territoriale) e gli Enti di gestione dei parchi.
I parchi liguri, dagli enti sede agli enti di gestione
La lunga vicenda che porta all'attuale costituzione del sistema
della aree protette liguri, dall'individuazione della prima area protetta
(il Monte di Portofino, con legge 1251/1935) ad oggi, è segnata
da due fasi principali, riferibili all'attuazione delle leggi regionali
del '77 e del '95.
Nella prima fase la Lr 40/77 porta all'istituzione di un cospicuo
gruppo di aree protette, dal 1982 al 1989, che individuano come aree da
tutelare il 25% del territorio regionale.
I parchi sono definiti “Sistemi di aree di interesse naturalistico-ambientale”,
diretti da un “Comitato di Coordinamento” (composto da rappresentanti
degli Enti locali).
Le rispettive amministrazioni sono appoggiate presso un “Ente Sede” (Provincia,
Comunità Montana o Comune).
La loro gestione viene indirizzata da uno specifico piano o inquadrata
dalla disciplina del Piano territoriale di coordinamento paesistico del
1989, che ne prefigura una prima modalità di tutela.
Nella seconda fase la Lr 12/95, di “Riordino delle aree protette” e
adeguamento alla legge quadro del '91, attualizza la precoce e innovativa
disciplina del 1977 i cui contenuti mostravano obiettivi limiti nell'obiettivo
di integrare conservazione e sviluppo.
Oltre a ridefinire le tipologie di area protetta la legge cambia
in parte la geometria dei sistema dei parchi.
Nel 1996 avviene il primo insediamento degli organi dei sei Enti
per i parchi esistenti. Agli Enti Parco, dotati di autonomia amministrativa
e funzionale, sono affidati nuovi compiti gestionali.
Al 1998 tutti i parchi concludono il processo di costituzione
di tutti gli organi previsti dai rispettivi Statuti.
Con l'istituzione del nuovo organo della "Comunità del parco" entra
in gioco una forte rappresentanza degli interessi locali. Allo strumento
fondativo del piano viene associato il Programma pluriennale socio-economico.
Si creano così le premesse per una gestione attiva sostenuta e
condizionata dalle comunità locali, volta a cercare partner, contenuti
e finanziamenti nei programmi ministeriali e comunitari.
Nell'arco di un quarto di secolo, nel passaggio dalla fase fondativa
ad oggi, viene così a maturazione il riconoscimento della rilevanza
della funzione gestionale del parco.
A sostegno di tale funzione accanto ai singoli Enti assume una
forte funzione di coordinamento, ma anche gestionale, l’Ufficio
Parchi e Aree Protette della Regione, in quanto competente per l’esame
dei piani e lo sviluppo di progetti nell’ambito di programmi comunitari
e statali.
Occorre ricordare che la Liguria pochi anni addietro appariva
come una Regione "ammazza parchi". Le ultime competizioni politiche
avevano visto vincitrici le formazioni con componenti che avevano impostato
la loro campagna politica contro i parchi. Tuttavia, un poco perché si è capito
che il futuro economico delle aree interne non può fare a meno
delle opzioni di sviluppo proprie alle aree protette, un poco perché la
presente amministrazione ha prodotto forse il miglior compromesso possibile
alle condizioni attuali, si può dire che la politica dei parchi
in Liguria abbia finalmente preso il volo.
Se da un lato questo compromesso ha portato alla drastica riduzione
della superficie delle aree protette, dall'altro esso ha portato alla
formazione e all'approvazione di tutti i piani oggi vigenti. I parchi
possono finalmente dedicarsi alla realizzazione degli interventi invece
che aspettare la ricomposizione dei conflitti sociali.
Nel processo di riordino delle aree protette l'Ufficio parchi
e aree protette ha avuto molteplici funzioni, preordinate alla gestione:
- di sostegno alle scelte politiche (la Regione è la sede in cui
si è concluso l'arbitrato sulla perimetrazione dei parchi regionali,
tutti di recente approvazione);
- amministrativo, per la distribuzione delle risorse economiche;
- gestionale, per il supporto alla definizione di interventi
cofinanziati;
- tecnico, per il supporto fornito alla elaborazione di alcuni
piani, tra cui quello di Portofino, e al coordinamento dei progetti.
Gli Enti di gestione dei singoli parchi hanno svolto funzioni
che potremmo definire secondo due opposti profili:
- ordinarie, cioé predeterminate dalle competenze istituzionali;
- straordinarie, cioé frutto di azioni caratterizzate dalla "personalizzazione" dei
compiti assunti, e qui parliamo specialmente dei direttori, spinta fino
a livelli di appassionato "volontariato".
Attraverso un efficace coordinamento a livello regionale, si
sono associate alle risorse regionali alcune importanti risorse aggiuntive,
statali e comunitarie, pervenendo in sintesi a questo quadro di interventi:
- Piano di valorizzazione del Sistema regionale delle aree protette
finanziato dal CIPE;
- Fondi regionali assegnati agli enti parco per l’attuazione di “Progetti
per lo sviluppo e la riqualificazione del turismo verde” (Lr 22/98);
- Ministero dell’ambiente, PTTA-1° Programma triennale di tutela
ambientale;
- Intesa istituzionale di programma, Progetto “Ripristino e manutenzione
sentieri a scopo turistico e antiincendio boschivo”;
- FESR-Fondo europeo di sviluppo regionale, Programma obiettivo
5b misura 3.8 “Interventi in aree protette”;
- Progetti sperimentali per l’handicap grave (l. 162/98), progetto “Le
risorse turistiche della val di Magra a favore degli handicappati gravi”;
- Programma stralcio di tutela ambientale, Progetto 5 iniziativa
b) valorizzazione turistica delle aree interne: Progetto “treno
dei parchi”;
- Programma APE - Appennino parco d’Europa;
- Obiettivo 3 2000-2006: Piano di sviluppo locale – Progetto integrato
sviluppo di risorse umane “Parchinforma”.;
- Programma comunitario Interreg II Italia-Francia;
- Programma comunitario “Life Natura”;
- Accordo di Programma Quadro in materia di aree protette tra
Regione Liguria e Ministero dell’Ambiente e tutela del territorio;
- Progetto Interregionale di lavori socialmente utili, “Ambiente
- Parchi e aree protette”.
Nell'ambito di questi interventi i risultati più importanti sono
quelli conseguiti con il “Piano di valorizzazione del Sistema Regionale
delle aree protette” e con l'" Accordo di Programma Quadro
in materia di aree protette tra Regione Liguria e Ministero dell’Ambiente
e tutela del territorio".
Il “Piano di valorizzazione...", coordinato dalla Regione,
Ufficio Parchi e Aree Protette è articolato in undici sottoprogetti
proposti dagli Enti parco. Il progetto, presentato dalla Regione Liguria
al primo posto tra numerosi progetti riguardanti i più diversi
settori di intervento è stato proposto per il finanziamento di
cui alla Delibera CIPE 12/7/96, volta a sostegno dello sviluppo socio-economico
delle aree depresse. L'attuazione degli interventi previsti da questo
piano ha costituito così un forte impulso alla operatività dei
parchi e al loro radicamento nel contesto economico locale.
Si tratta di interventi di vario tipo, come il recupero di aree
degradate, il riuso di manufatti dismessi, il completamento di interventi
già parzialmente attuati, tutti ormai ultimati o in fase conclusiva.
Si sono così creati posti di lavoro qualificati nonché le
condizioni per sviluppare altre attività.
Ne è conseguito il manifestarsi di contenute ma nuove dinamiche
di sviluppo, che denunciano un evidente affinamento delle strategie di
gestione, avvenuto contemporaneamente alla ricomposizione del conflitto
sociale sulla questione della perimetrazione, alla elaborazione dei piani,
all'attuazione di numerosi progetti.
Queste azioni si sono realizzate in parte autonomamente in parte
sinergicamente e questo fatto si riflette nell'architettura dei piani,
che oggi si caratterizza molto di più sotto il profilo della gestione
e della prefigurazione di processi invece che come rigidi scenari di sviluppo.
Tuttavia a tale accresciuta funzione gestionale non corrispondono
adeguate strutture tecnico-amministrative.
In pratica ciascun Ente dispone del solo direttore e di un dipendente
di ruolo (fa eccezione l’Ente parco di Portofino) più una
quota di personale a tempo parziale o prestato da altre amministrazioni.
I contributi regionali prevedono due capitoli di spesa: quelle
per le spese correnti, proprie al funzionamento degli enti di gestione,
e quelle in conto capitale, per attività e interventi nelle aree
protette regionali, provinciali o locali”.
Le risorse per le spese correnti, al momento a totale carico
della Regione non consentono una adeguata dotazione di personale e in
queste condizioni gli Enti rischiano di non raggiungere quella soglia
minima funzionale che permette loro di attivare meccanismi di parziale
autofinanziamento, di moltiplicare le ricadute dei propri interventi e
di acquisire una adeguata competitività nei contesti statale e
comunitario. Minore sofferenza caratterizza, a un primo esame, il pacchetto
di finanziamenti in conto capitale provenienti anche da fonti statali
e comunitarie.
Va tuttavia riconosciuto che dal '96 si registra una crescita
significativa dei finanziamenti regionali, per le spese correnti e in
conto capitale, che vede triplicare le risorse dai 2.300 milioni di vecchie
lire nel '96 [nel '96 però il personale di Portofino era pagato
a parte, essendo personale regionale], ai 6.910 del '01 e ai 3 milioni
950 mila euro nel 2002. Gran parte delle risorse per interventi sono oggi
attribuite su progetti prioritari individuati di concerto tra la regione
e i singoli parchi.
Per ottimizzare le risorse disponibili e coordinare il raggiungimento
di determinati esiti è stato previsto che i parchi regionali e
i relativi Enti possano operare come sistema, per condividere le esperienze.
E così all'Ufficio parchi della Regione è stato affidato
anche il ruolo di supporto tecnico-informativo, con funzioni di centro
di documentazione. All’Ente parco di Portofino, poiché dotato
di una sede e una struttura già ben organizzate, sono stati attribuiti
compiti amministrativi riguardanti tutti gli Enti parco. Altri Enti parco
sono di volta in volta chiamati a svolgere un ruolo di capofila per progetti
trasversali di interesse del Sistema, ad esempio nel campo della formazione,
dell’educazione ambientale, dell’informazione.
Per quanto riguarda i 127 Siti di Importanza Comunitaria (SIC)
individuati nell’ambito del Progetto BioItaly, Rete Europea Natura
2000, al fine di assicurare una maggiore efficacia e continuità nella
loro tutela la Regione Liguria prevede una loro gestione integrata a quella
dei Parchi ad essi vicini.
A tal fine sono stati di recente approvati due primi provvedimenti:
uno di carattere generale (D.G.R. 646 del 8.6.2001, che regolamenta la
Valutazione di Incidenza nei SIC liguri, assegnando la verifica agli Enti
parco per i SIC in tutto o in parte interessati) e uno riguardante il
Parco di Portofino (Lr 29/01, che attribuisce all’Ente Parco l’elaborazione
degli indirizzi di pianificazione e di gestione, oltre alla valutazione
di incidenza di piani e progetti dei SIC con esso confinanti).
La questione gestionale è stata al centro del dibattito anche in
riferimento alle aree protette marine. Come noto la gestione dell’area
naturale marina protetta delle “Cinque Terre” (D.M.A. 12.12.1997) è stata
affidata al Parco Nazionale omonimo. Per contro l’Area naturale
marina protetta di Portofino (D.M.A. 6.6.1998), è stata affidata
in gestione ad un Consorzio (Provincia, Università di Genova e
Comuni di Camogli, Portofino e S. Margherita Ligure).
Questo fatto, oltre ad avere comportato notevoli ritardi per
l'avviamento della gestione, appare in contraddizione con l'obiettivo
di efficacia ed unitarietà dell’azione amministrativa. Appaiono
infatti evidenti le ragioni di una forte integrazione con il parco terrestre,
anche al fine di ottimizzazione l’uso delle risorse logistiche e
tecnico-amministrative già esistenti...
Per quanto riguarda la formazione dei PPSE nella regione si registrano
finora due esperienze. Nel caso del PPSE del Parco del Beigua si è definito
un quadro di interventi così caratterizzato:
- definito secondo indirizzi recepiti all'interno del Piano Territoriale
Regionale, di cui ne costituisce una sorta di appendice, unitamente a
quelli in corso di redazione dei parchi Antola e Montemarcello-Magra;
- definito in seguito a una concertazione con i soggetti attivi
nel territorio;
- definito sulla base di due gruppi di progetti: 16 progetti
puntuali (recupero di strutture edilizie, recupero della piazza di Alpicella,
ecc.), da realizzare entro 4 anni; 14 progetti di sistema, che coinvolgono
aziende agricole e agrituristiche e che abbisognano di ulteriori definizioni
(nel parco sono ormai attive 10 aziende agroturistiche che hanno usufruito
delle sue attività promozionali, come il "marchio territoriale").
Grazie alle attività imprenditoriali e per la fruizione poste in
essere il territorio del Parco è candidato a far parte di un "sistema
turistico locale" individuato dalla legge regionale per il turismo
di prossima pubblicazione. Nel caso del PPSE del Parco dell'Aveto abbiamo
invece un programma di interventi appesantito dalla mutuazione delle previsioni
della omonima Comunità montana e reso in parte inattuale dalla
decadenza di alcune filiere di finanziamento. Di conseguenza esso si caratterizza
più come quadro di intenti, da portare in esecuzione quando si
manifestano le condizioni operative, che come quadro di una verificata
operatività. Un discorso a parte è quello riguardante il
parco nazionale delle Cinque Terre, che si distingue dal resto dei parchi
liguri soprattutto per un fatto: la forte adesione della comunità locale
alle finalità di tutela e sviluppo proprie del parco.
È
l'unico caso nella Regione in cui non sono stati i conflitti
sulla perimetrazione ad averne segnato la vicenda evolutiva (o involutiva,
in altri casi). Al contrario le stesse comunità locali hanno promosso
una agguerrita politica di autopromozione in un ambito di maggiore visibilità quale è quello
del parco Nazionale.
La sua istituzione, avvenuta non senza lacerazioni rispetto alla
precedente collocazione regionale e ai perimetro preesistente, è avvenuta
con D.P.R. del 6.10.99. Le comunità locali, con una scelta di grande
responsabilità e cultura, consapevoli della necessità di
onerosi interventi per arrestare il degrado del loro territorio, hanno
deciso di indirizzare il loro sviluppo sulla conservazione dell’ambiente
puntando sul parco nazionale come strumento di maggior efficacia rispetto
al parco regionale, al fine di ottenere maggiori risorse finanziarie per
il suo recupero.
Il questo caso il peso assunto dalle politiche di piano e di
gestione è stato rilevante.
I parchi giocano in controtendenza
Rispetto alle dinamiche socio-economiche più trascinanti i parchi
giocano in controtendenza. Il prodotto degli interventi per l'incremento
della biodiversità, il miglioramento della qualità dell’ambiente,
la diffusione della conoscenza della cultura dei luoghi, costituisce un'offerta
che fa fatica a trovare un adeguato mercato.
Per superare tale difficoltà, nell'ambito dei parchi, occorrono
strumenti d'intervento efficaci, occorre soprattutto una forte capacità imprenditoriale,
che veda coinvolti enti pubblici, imprenditori privati e cittadini.
È
una strada irta di difficoltà, sia per la competizione nel mercato
del "prodotto ambiente" sia per la competizione all'accesso
alle risorse pubbliche.
La morfologia particolarmente accidentata del territorio ligure
presenta condizioni morfologiche (poche pianure, forte acclività,
valli strette) che hanno costituito un ostacolo allo sviluppo insediativo.
La difficile accessibilità ha determinato di fatto l’isolamento
di molte aree interne, e di alcuni tratti costieri, dunque la loro emarginazione
economica. Questo fatto ha evitato la compromissione di vaste aree di
rilevanza ambientale e culturale e così la Liguria, anche per la
presenza di una diversificata cultura insediativa, dispone oggi di consistenti
risorse ambientali. Il mancato sviluppo delle sue aree interne e di alcune
di quelle costiere pone così le premesse per un diverso tipo di
sviluppo, fondato sulle risorse naturalistiche, ma la comunità ligure
non ha ancora puntato con la necessaria determinazione in questa direzione.
Come prima riportato in Liguria si sono compiuti alcuni primi
importanti passi in questa direzione, grazie a finanziamenti regionali
e soprattutto grazie ai cospicui finanziamenti dell’Unione Europea
e del CIPE, ma molto resta da fare.
Restano i limiti strutturali propri all'azione degli Enti gestori,
cioè la forte carenza di risorse umane ed economiche. Queste ultime
potrebbero apparire non particolarmente carenti, se confrontate alla ridotta
superficie dei parchi e alla loro caratterizzazione di aree prevalentemente
montane, scarsamente interessate da insediamenti. Ma occorre considerare
che in tre casi su quattro (Antola, Beigua e Aveto) si tratta delle sole
aree dell'entroterra ligure che esprimono una qualche istanza di sviluppo.
Il resto dell'entroterra, ben più vasto, non ha neanche queste
prospettive.
Né va dimenticato che di tutte le politiche poste in essere la
grande cenerentola resta quella della tutela naturalistica. Assumono rilevanza
gli interventi rivolti verso una generalizzata fruizione turistica e restano
sempre sfumate le azioni che interessano quello che resta l'oggetto principale
della tutela.
Si realizza una tutela in forma indiretta, mediante dispositivi
di freno all'urbanizzazione e resta marginale quella realizzata attraverso
interventi diretti.
Il paesaggio si teatralizza in funzione di una sempre più distaccata
fruizione.
E restano sostanzialmente inesplorati i meccanismi della sua
riproduzione, del come si contrasta la indiscriminata dismissione del
territorio agrosilvopastorale.
di Giuseppe Cinà
INU Liguria - Facoltà di Architettura UNIGE
AREE PROTETTE LIGURI
FINANZIAMENTI REGIONALI 1996-2001
anno |
conto corrente |
conto capitale |
1996 |
1.300.000.000 (*) |
1.000.000.000 |
1997 |
2.500.000.000 (*) |
1.300.000.000 |
1998 |
3.100.000.000 |
1.350.000.000 |
1999 |
3.100.000.000 |
3.050.000.000 |
2000 |
3.725.000.000 |
3.050.000.000 |
2001 |
3.760.000.000 |
3.150.000.000 |
(*) valori al netto di stipendi
ed oneri per personale regionale in distacco presso
l ’Ente
parco di Portofino |
PIANO DI VALORIZZAZIONE DEL SISTEMA REGIONALE DELLE AREE PROTETTE LIGURI
Completamento di interventi edilizi necessari al recupero
di Villa Bagnara a Masone (GE), per la realizzazione
di un centro visitatori |
|
475.000.000 |
Recupero di antichi sentieri e potenziamento del centro
di educazione ambientale a Urbe (SV)
| |
276.000.000 |
Recupero e riuso del forte Geremia, nel Comune di Masone (GE),
come
polo attrezzato per la sosta, il ristoro e il pernottamento a servizio dei fruitori
del parco e dell’Alta Via dei monti Liguri |
|
960.000.000 |
Riqualificazione del parco del Castello di Campo Ligure (GE),
di epoca
medievale, con la messa in opera di attrezzature e arredi. |
|
312.000.000 |
Recupero ambientale della discarica di inerti del
Rio Laccetto a Torriglia (GE) con la creazione di un
centro di
servizi per il turismo
equestre con annessa foresteria;
|
|
893.000.000 |
Realizzazione, in area da recuperare, di parcheggio per
i visitatori ed elettrificazione a servizio del Castello
della Pietra a Vobbia (GE) e del relativo punto di ristoro. |
|
710.000.000 |
Recupero a fini turistici e didattici della miniera
di manganese di Gambatesa in Val Graveglia, Comune di
NE (GE), e realizzazione di un centro visita con annesse
attrezzature di servizio, tra cui un trenino minerario
per le visite guidate all’interno della miniera
(oltre a un primo finanziamento regionale per l’area
protetta)
|
|
1.280.000.000 |
Acquisizione, completamento e allestimento di un edificio
da destinare alla sede dell’Ente Parco a Borzonasca
(GE); |
|
608.000.000 |
Ripristino di itinerari escursionistici collegati con
l’Alta Via dei Monti Liguri
e recupero di una malga come rifugio a Borzonasca (GE). |
|
678.000.000 |
Completamento del recupero funzionale del Castello
di Riomaggiore (SP), già oggetto di finanziamenti
per le aree protette, per la realizzazione di un centro
visite per il parco
|
|
397.000.000 |
PARCO DI MONTEMARCELLO MAGRA |
Realizzazione di itinerari pedonali e piste ciclabili
lungo il fiume Magra in località Ameglia (SP)
nel quadro del Programma di Accessibilità e Percorsi
pubblici previsto per il Parco.
|
|
941.000.000 |
TOTALE PIANO £
|
7.530.000.000 |
Interventi realizzati o in corso nelle aree protette liguri grazie
a finanziamenti regionali, statali e comunitari, avviati successivamente
al riordino delle aree protette regionali operato con la L.R. 12/95.
FONDI
REGIONALI ASSEGNATI AGLI ENTI PARCO PER L’ATTUAZIONE
DI “PROGETTI PER LO
SVILUPPO E LA RIQUALIFICAZIONE DEL TURISMO VERDE” (L.R.
22/98)
ANNO 1999 |
intervento
parco
|
finanziam.to
concesso
|
1° Ripristino
sentieri Area parco |
PORTOFINO
|
52.563.000
|
2° Sentieri natura
Area parco |
BEIGUA
|
64.000.000
|
3° Recupero sentieri
Area parco |
AVETO
|
74.635.000
|
|
|
|
TOTALE |
|
191.198.000
|
ANNO 2000
|
intervento
parco
|
finanziam.to
concesso
|
1° Percorsi escursionistici
Area parco
|
ANTOLA
|
80.000.000
|
|
|
|
TOTALE
|
|
80.000.000
|
Nota: Con la stessa legge, grazie alla priorità conferita
loro dal fatto di ricadere in area parco,sono stati altresì finanziati
progetti a privati ed amministrazioni comunali per un importo complessivo
di circa L. 1.200.000.000.
MINISTERO DELL’AMBIENTE PTTA-1° PROGRAMMA
TRIENNALE DI TUTELA AMBIENTALE
intervento |
beneficiario |
parco |
finanz. concesso(milioni
di lire) |
1° Restauro conservativo al castello
di Riomaggiore - centro visita. |
Comune di Riomaggiore |
Cinque Terre |
120 |
2° Ristrutturazione palazzo Gervino
per centro informazione e attività culturali. |
Comune di Sassello |
Beigua |
364 |
3° Recupero edilizio eremo di S.
Antonio di Niasca e attrezzam. per centro di informazione e
per educazione ambientale. |
Ente Parco Portofino |
Portofino |
618* |
*più 400 milioni di finanziamento regionale integrativo |
ACCORDO DI PROGRAMMA QUADRO IN MATERIA DI AREE PROTETTE
TRA REGIONE LIGURIA E MINISTERO DELL’AMBIENTE E TUTELA
DEL TERRITORIO
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MINISTERO £
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REGIONE
lire
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TOTALE
lire
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PARCO DELL’ANTOLA |
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Recupero e riqualificazione Area di Sviluppo D4 - Monte
Antola |
460.000.000
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520.000.000
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980.000.000
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Recupero e riqualificazione Area di Sviluppo
D5 - Lago del Brugneto:
Interventi finalizzati alla fruizione turistico-sportiva
del lago |
150.000.000 |
170.000.000 |
320.000.000 |
PARCO DELL’AVETO |
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Rifugio Pratomollo: Riqualificazione del
rifugio escursionistico con interventi di elettrificazione
e adeguamento impianti |
70.000.000 |
80.000.000 |
150.000.000 |
Completamento recuperio struttura ricettiva
al passo del Bocco (Comune di Mezzanego) attraverso lavori
di ripristino, arredi interni e opere di allacciamento all’acquedotto |
180.000.000 |
213.000.000 |
393.000.000 |
Realizzazione di una struttura polifunzionale
ad uso di Ente Parco, Comune di Rezzoaglio e ASL n. 4 Chiavarese,
adibita per servizi all’utenza (informazioni, ricezione,
prestazioni sanitarie |
80.000.000 |
92.000.000 |
172.000.000 |
Recupero edificio di proprietà dell’Ente
Parco nel nucleo rurale di Ventarola, come punto di riferimento
del turismo equestre |
250.000.000 |
250.000.000 |
500.000.000 |
PARCO DEL BEIGUA |
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Ripristino e riuso infrastrutture e strutture
interne alla Foresta Regionale “Deiva” (Sassello):
Adeguamento rete viaria carrabile di servizio con previsione
di interventi di ingegneria naturalistica, rifacimento con
previsione di interventi di ingegneria naturalistica, rifacimento
tipico seccatoio |
400.000.000 |
510.000.000 |
910.000.000 |
Allestimento centri visita e punti informativi
del Parco in strutture
già recuperate dal Parco: Villa Bagnara (Masone),
Palazzo Gervino (Sassello), Prariondo (Cogoleto), Badia
(Tiglieto) |
130.000.000 |
170.000.000 |
300.000.000 |
Completamento ristrutturazione edificio
per la realizzazione di un centro
ornitologico all’interno della Foresta Demaniale “Lerone” (Arenzano) |
150.000.000 |
170.000.000 |
320.000.000 |
PARCO DI MONTEMARCELLO-MAGRA |
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Restauro del Ponte Medioevale di Brugnato
per la creazione
di un percorso pedonale di attraversamento del fiume |
610.000.000 |
690.000.000 |
1.300.000.000 |
PARCO DI PIANA CRIXIA |
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Opere di regimazione acque del versante
su cui è situata l’emergenza
geologica del Fungo di Piana Crixia |
30.000.000 |
40.000.000 |
70.000.000 |
Nuova pavimentazione in pietra di langa.
Riqualificazione dell’area
compresa tra l’oratorio, già recuperato a fini
di servizio del Parco,
e l’accesso al monumento naturale del Fungo di pietra
in loc. Borgo |
70.189.742 |
84.020.000 |
154.209.742 |
PARCO DI PORTOFINO* |
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Riqualificazione funzionale e ambientale
dell’asse viario di servizio
principale del Parco - Portofino Vetta-Portofino Mare - a
fini
antincendio, per l’escursionismo, il transito di mezzi
di servizio
e di soccorso, la realizzazione di interventi selvicolturali |
584.020.000 |
615.980.000 |
1.200.000.000 |
TOTALE |
3.164.209.742 |
3.605.000.000 |
6.769.209.742 |
* Al Parco di Portofino, è stato riconosciuto dal
Ministero dell’Ambiente un ulteriore inanziamento straordinario
di Lire 2.000.000.000, per la realizzazione di interventi
ritenuti prioritari dalla Regione Liguria. |
PROGETTO INTERREGIONALE DI LAVORI SOCIALMENTE UTILI, “AMBIENTE
- PARCHI E AREE PROTETTE”
obiettivi:
- creare occupazione venendo incontro alle necessità operative
degli enti parco;
- porre le premesse per la formazione di
piccole imprese innovative multiservizi o l’evoluzione
e crescita di imprese esistenti.
attività:
- lavori di ripristino ambientale per il miglioramento
dell’accessibilità interna al parco;
-
promozione del “prodotto parco” come contatto tra
parco, cittadini e operatori economici;
-
catalogazione della documentazione esistente sulle aree protette
al fine di aggiornare e rendere utilizzabili le indagini già effettuate;
- gestione
amministrativa delle procedure contabili riguardanti il progetto
e le
attività degli enti parco.
enti:
sottoprogetto per 156 lavoratori:
- alcuni lavoratori, in particolare nel parco di montemarcello-magra,
hanno trovato uno sbocco occupazionale nel settore, attraverso
la costituzione di cooperative, che collaborano alle varie
attività legate al parco.
Fonte: Ufficio Parchi e Aree Protette, Regione Liguria
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