Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 40 - OTTOBRE 2003


LE AREE PROTETTE ARGENTINE E LA POPOLAZIONE LOCALE

Argentina 27-28-29 maggio 2003

Il Convegno, intitolato: Las Áreas Protegidas y la Gente, si è tenuto a Neuquén dal 27 al 29 maggio 2003 incentrandosi su alcune tematiche che sarebbero poi state oggetto del V Congresso Mondiale sui Parchi, svoltosi a Durban lo scorso settembre.
La caratteristica principale di tale evento è l’aver dato luogo ad un vero e proprio dibattito interdisciplinare tra studiosi, amministratori e rappresentanti dei più disparati gruppi d’interesse, nell’intento di creare le basi per una migliore gestione funzionale delle aree protette e per privilegiare una maggiore interazione con la gente, nel rispetto dell’integrità naturalistico ambientale.
Popolazioni indigene, amministrazioni locali ed un’utenza in continua crescita influenzano oggi in termini sempre più rilevanti, lo sviluppo ed il funzionamento di parchi, riserve, ecc.
In particolare alcune popolazioni autoctone in molti casi si sono trovate inglobate entro i confini di un’area soggetta a vincoli di protezione, il che ha influenzato, e talvolta in maniera considerevole, il già complesso rapporto tra ambienti naturale e sociale.
Al di là dei limiti territoriali, socioculturali, economici, la gente e soprattutto un buon rapporto tra quest’ultima ed il mondo istituzionale e scientifico sono il segreto per l’effettivo decollo delle aree protette di tutto il mondo.
I lavori del convegno sono stati articolati in quattro tavole rotonde corredate da altrettante sessioni di poster.
Gli atti sono stati diffusi in un CD Rom che raccoglie quarantasette tra le numerose relazioni e comunicazioni presentate ed una sintesi di tutti i poster. Tali contributi rispecchiano la divisione tematica adottata durante lo svolgimento dei lavori.
La prima parte, relativa a Nuove alleanze: nuove forme di lavorare insieme, è anche la più consistente. In essa sono infatti raccolte ben ventuno comunicazioni che trovano una ideale linea comune nel richiamo alle necessità di una sempre più attenta cooperazione tra i diversi attori sociali allo scopo di realizzare modelli gestionali conformi allo sviluppo sostenibile.
In termini più specifici vi si possono riscontrare tre principali motivi d’interesse, riguardanti problematiche connesse alla presenza di comunità indigene locali, l’interdisciplinarietà nella formulazione e nella realizzazione dei progetti ed infine particolari casi di studio.
Le comunità indigene locali, costituite da popolazioni mapuche, presenti oggi in estese aree di Argentina e Cile, sono oggetto di ben otto contributi. L’aver dato spazio al punto di vista di tali gruppi costituisce un passo avanti verso il riconoscimento della loro identità e di tutto ciò che ne consegue: in particolare emerge l’idea che per delimitare nuove aree protette non siano necessari interventi coercitivi (come l’espropriazione) ma che si possano serenamente attuare pratiche alternative a quelle tradizionale che, non minando gli interessi locali, possano generare ben più estesi benefici sociali ed economici.
Sono ad esempio discussi i casi del Parco Nazionale di Lanín, di Mapu Lahual e di alcune comunità comprese tra le province di Rio Negro e Neuquén (Argentina). Qui, pur in misura diversa ed adeguata alle contingenze locali, la gestione del patrimonio naturale tiene conto delle esigenze delle popolazioni indigene, così come dello sviluppo di un modello turistico rispettoso del patrimonio naturale e culturale, interpretato come un valido completamento economico delle attività tradizionali quali la pastorizia.
Infatti difficilmente esistono politiche di sviluppo sostenibile avulse dalla reale partecipazione delle popolazioni residenti nelle aree protette o in zone alle quali si sta cercando di estendere un qualche modello di protezione.
Qualsiasi politica ambientale deve perciò partire dal presupposto che non possano essere creati conflitti tra l’uso tradizionale della terra e delle risorse e gli obiettivi degli interventi di salvaguardia.
Fermo restando l’ovvietà di un approccio multidisciplinare sia nell’elaborazione quanto nell’effettiva fase di realizzazione dei vari progetti, sono posti in evidenza una serie di esempi relativi ad ambienti e realizzazioni differenziate tanto in termini spaziali quanto operativi. È il caso della progettazione relativa alla regolamentazione della pesca nel lago Traful o dell’accrescimento degli standard di sicurezza dei sentieri del parco nazionale Nahuel Huapi o ancora del contenimento degli incendi boschivi in molti distretti della Patagonia (Argentina). In ogni caso le varie progettazioni sono sempre strettamente correlate ad una convergenza tra amministrazioni pubbliche, settore privato, comunità scientifica e popolazione locale.
I casi di studio più dettagliati (quattro) si riferiscono al parco Noel Kempff (Bolivia) la cui superficie è stata recentemente duplicata, alla zona lacustre del Chocán (Argentina), ove si sta cercando di trovare un giusto equilibrio fra architettura e natura per identificare un modello turistico culturalmente ed ambientalmente sostenibile, ai nuovi modelli di cooperazione tra i parchi nazionali italiani e le aziende di promozione turistica, ed in fine all’identificazione ed alla perimetrazione delle zone umide ubicate nei pressi di Bahía Blanca (Argentina).
Nella seconda parte, dedicata a Sostenibilità: sviluppo e miglioramenti della capacità amministrativa, sono esaminati i vincoli esistenti tra aree protette, sviluppo sostenibile e capacità di pianificazione per le generazioni future.
I vari interventi (undici), seppur riferiti a diverse entità territoriali, pongono in evidenza problematiche, esigenze e soluzioni comuni mirate a risolvere le incongruenze gestionali e di pianificazione poste in essere da un modello di sviluppo economico che riconosce nell’attività turistica la sua massima espressione. Sono ad esempio evidenziate le perplessità metodologiche imputabili all’applicazione di un modello di zonizzazione partecipativa che intravede nell’approccio qualitativo lo strumento più consono per raggiungere risultati ottimali.
In tal senso sono ricordati i casi relativi ai parchi nazionali Lanín, Nahuel Huapi, all’area naturale protetta di Bahìa de San Antonio, alla riserva naturale ad uso multiplo di Bahía Blanca ed alla comunità locale di Pampa de Achala (Argentina) ove la perimetrazione e l’elaborazione di piani gestionali hanno favorito lo sviluppo di un turismo sostenibile che permetta di ottimizzare l’impiego delle risorse e quindi un miglioramento generale della qualità della vita.
Un miglioramento dello stile di vita delle comunità locali può anche attuarsi, come nel caso della Patagonia settentrionale, mediante la realizzazione di spazi ricreativi ubicati all’interno di piccoli o medi centri urbani.
Talvolta l’elaborazione di piani di sviluppo pone invece in essere tutta una serie di conflitti, pubblici e privati, come nelle aree protette della Provincia di Neuquén.
All’ottimizzazione della capacità amministrativa delle aree protette argentine può aver contribuito anche l’evoluzione della figura del guardia parco che si è trasformato da semplice vigilante in tecnico specializzato, volto all’assistenza ai visitatori così come a compiti di ricerca. In Patagonia invece la creazione di una di una rete di aree costiere marine risulta condizionata dall’istituzionalizzazione di una nuova figura professionale: l’agente di conservazione.
Nella terza sezione, comprendente tredici contributi e relativa a Soluzioni pratiche per mantenere l’integrità nel presente e nel futuro, è posto in risalto come la realizzazione di modelli di gestione o di individuazione di zone d’interesse naturalistico e culturale contribuisca a risolvere problematiche ambientali relative allo sviluppo di attività economiche, come ad esempio la pesca o lo smaltimento dei rifiuti, o sociali legate alla difesa dell’identità culturale e/o dei beni artistici.
Sono riportati gli studi relativi alla delimitazione cartografica dei parchi provinciali Dog River/Matawin e Quetico, localizzati al nord est della regione dell’Ontario (Canada), nonché delle trentasei aree protette argentine ubicate nella eco regione Valdiviana, ove è data prioritaria importanza all’individuazione dei principali siti d’interesse naturalistico in maniera tale da poter pianificare al meglio la loro gestione.
La necessità di un capillare recupero di informazioni è visto come elemento di grande importanza per conservare le zone umide ubicate nei pressi di Bahía Blanca (Argentina), così come per l’utilizzo ludico ricreativo di tutte, o quasi, le aree protette argentine.
Il turismo, inteso come una delle principali attività economiche correlata ad un’attenta politica ambientale, è visto come elemento rilevante per la realizzazione di un sistema d’irrigazione a basso impatto ambientale nella comunità mapuche de ruca e per la conservazione del patrimonio archeologico rupestre ospitato nel vasto territorio nazionale.
Le politiche applicate alla Valle di Calingasta e ai territori aborigeni della Patagonia pongono in evidenza la necessità di conservare non solo il patrimonio naturalistico ma anche quello socioculturale che contribuisce in maniera sostanziale alla protezione ambientale ed alla valorizzazione delle aree protette. L’importanza di salvaguardare le peculiarità culturali del paesaggio emerge anche dal percorso ideale realizzato in alcune rappresentazioni iconografiche della Patagonia.
La promozione di attività educative nella zona di alta montagna dell’area protetta Nahuel Hauapi, e la creazione di un’area di pesca gestita nella parco della Laguna Blanca (Argentina) sono mirate a ristabilire l’equilibrio biologico in maniera tale da poter recuperare una certa integrità ambientale.
Con le medesime motivazioni il bacino del fiume Sali nella provincia di argentina di Tucumán è stato candidato per essere dichiarato area protetta.
Tra le possibili soluzioni atte a mantenere l’integrità dei luoghi si annovera in fine la realizzazione, nel parco provinciale Aconcagua (Argentina), di un sistema di smaltimento dei rifiuti che permetta di ridurre al minimo una delle principali cause di contaminazione ambientale.
L’ultima parte, relativa al Finanziamento delle aree protette, affronta il tema dello sviluppo dei meccanismi di finanziamento. Le esperienze presentate sono due. Una riguarda la valutazione di differenti proposte mirate ad assorbire il costo finanziario del trattamento e/o riciclaggio dei rifiuti nella penisola del Valdés (Argentina), che ospita l’omonima area protetta.
L’altra spiega la destinazione dei fondi relativi al finanziamento per lo sviluppo delle aree protette nella provincia di Mendoza (Argentina) alla luce della legge 6045/93 e del decreto 237/01.

di Stefania Mangano