Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 40 - OTTOBRE 2003


IL CASO CONERO

 

La vicenda del parco regionale del Conero a differenza di altre è rimasta per mesi confinata sulle pagine dei giornali marchigiani. Ma non per questo è da considerarsi un episodio ‘locale’ tale da non interessare fuori da quelle cronache se non altro per come su quel ring se le sono date di santa ragione colpi bassi inclusi. È comprensibile naturalmente che il braccio di ferro sullo Stelvio, gli impianti sciistici assuma –perché indubbiamente lo ha- rilievo nazionale.
E così anche per altre situazioni che languono da tempo in attesa di soluzioni che mettano fine, ad esempio, a paralizzanti regimi commissariali. E tuttavia quanto è accaduto in questi mesi nel piccolo e brillante parco marchigiano non deve passare sotto silenzio ed essere archiviato quasi potesse essere ascritto d’ufficio a quelle inevitabili e talvolta spiacevoli vicende fisiologiche che accompagnano i ricambi delle presidenze e il rinnovo degli organi di gestione di un area protetta.
Intanto perché essa non è per fortuna la norma e non lo è mai stata anche se oggi i casi di esasperata conflittualità specie nei parchi nazionali sono decisamente e preoccupantemente aumentati ed anche la loro esasperante durata; vedi per tutti l’Arcipelago toscano. E poi perché essa presenta tante e tali anomalie e stranezze da non poter essere liquidata come mera turbolenza locale ancorchè sgradevole.
In contemporanea con quella del Conero, tanto per fare un esempio appropriato, anche al parco regionale di Migliarino, S.Rossore Massaciuccoli si è proceduto al ricambio del presidente Maestrelli che al pari di Guzzini in questi anni ha dato lustro e visibilità all’ attività del parco.
La durata dell’incarico consigliava il ricambio e così è stato in perfetta intesa istituzionale, tanto che se non si rischiasse la battuta che tutto è finito a tarallucci e vino, potremmo aggiungere che piacevoli serate conviviali hanno salutato il presidente uscente dando il benvenuto al nuovo.
Se l’obiettivo fosse stato dunque quello di avviare un naturale ricambio dopo anni di positiva presidenza di Mariano Guzzini alla direzione del Conero… bastava dirlo.
Nessuno se ne sarebbe scandalizzato.
E invece il rinnovo della designazione da parte della provincia di Guzzini si è protratto a lungo con varie e vaghe motivazioni - risultate poi chiaramente pretestuose - di carattere ‘tecnico’ che non lasciavano tuttavia presagire (anche se apparivano alla lunga abbastanza strane e sospette) una estromissione poco onorevole e sicuramente immeritata e ingiusta.
E mentre la provincia la menava per le lunghe simultaneamente è iniziata una vera e propria campagna contro il parco accusato delle più abominevoli malefatte cementificatorie.
Campagna tanto più singolare nella sua orchestrazione in quanto riguardante uno dei non molti parchi che da tempo ha approvato entrambi i suoi piani; quello territoriale e quello socio economico.
Due strumenti fondamentali frutto di una intesa istituzionale ad ampio raggio dai comuni alla alla provincia alla regione.
Che d’improvviso il parco dotato di questi decisivi strumenti concordati dagli enti membri del consorzio e dalla la regione a cui è affidato il controllo ultimo e definitivo, risultasse una scheggia impazzita impegnato a distruggere una delle aree più belle del parco, non poteva colpire per la sua sconcertante inattendibilità.
Ma a rendere ancor più incredibile e per niente convincente questa vicenda oltre alla clamorosa accusa era il fatto che il fuoco incrociato da tutte le postazioni istituzionali rimbalzava quotidianamente sulle cronache locali senza che nessuno abbia pensato ad una sede politico-istituzionale per dirimere la faccenda.
I parchi anche in sede nazionale chiedono da tempo immemorabile tavoli istituzionali per decidere il da farsi.
È possibile che per un parco regionale, istituito con legge della regione e a carattere consortile e con strumenti pianificatori regolarmente approvati da quegli stessi enti, non si sia pensato di imboccare una strada meno rovinosa, destabilizzante ed anche per molti versi ‘infamante’?
E non si dica che i panni sporchi si lavano in pubblico perché qui se c’è una cosa poco trasparente e chiara è proprio la condotta generale, la gestione di una questione che proprio perché ritenuta delicatissima richiedeva ben altra accortezza, senso di responsabilità e misura.
Ma davvero con quel che succede in questo paese con condoni, abusivismi e quant’altro il Conero meritava di finire nella lista nera dei ‘cementificatori’, dei deturpatori impenitenti delle nostre coste?
E se lo scopo era quello di un ricambio alla direzione del parco c’era davvero bisogno di bruciare la casa per vendere la cenere?
E visto che non si era persa l’occasione recentemente per mettere sotto accusa la presidenza del parco a giudizio di taluno responsabile di codardo ‘inciucio’ politico per avere ricercato intese operative anche con i rappresentanti delle minoranze nel consorzio, perché non si rimesso in discussione lo strumento consortile? Perché la regione Marche che pure a suo tempo aveva manifestato questa intenzione poi non ne ha fatto di niente nonostante che l’esperienza,ad esempio toscana, mostri chiaramente che con l’ente la gestione è meno soggetta ai condizionamenti politici specie localistici?
Si è preferito invece sparare a zero sui giornali, mettere in moto avvocati, lasciando sul campo morti e feriti a cominciare dal prestigio e, diciamo pure, l’onore del parco.
Tanto e male si è fatto che si è permesso persino a chi del parco regionale interessa poco di tornare alla carica – con grande sprezzo del ridicolo-per la istituzione del parco nazionale.
Una responsabilità particolare per questa situazione ricade, come abbiamo già detto sulla regione.
La Regione Marche ha innegabili e riconosciuti meriti per avere non soltanto istituito i parchi regionali ma anche di avere favorito e sostenuto concretamente il loro impegno sulle coste (CIP). È comprensibile quindi che come più volte abbiamo sentito affermare in questi ultimi mesi che essa voglia essere più presente, anche direttamente nella gestione delle aree protette regionali.
Le esperienze regionali alle quali abbiamo fatto cenno confermano che questa strada è possibile e più agevole se si supera lo strumento consortile. Sappiamo che non tutte le regioni, e tra queste anche regioni fortemente impegnate a sostegno dei parchi considerano questa la via migliore.
In ogni caso valeva e vale la pena di andare a verifiche serie senza particolari complessi o timori.
La legge quadro n.394 all’art 22 prevede per le regioni entrambe le soluzioni. Ma non è detto che esse per quanto ugualmente legittime siano anche ugualmente efficaci.
La Regione Marche che da tempo ha in agenda la questione poteva finalmente passare all’azione. Certo dopo quanto è accaduto tutto risulterà ora più complicato, i sospetti e i timori si sono fatalmente accresciuti e su chi ha fatto più danni ricade perciò l’onere maggiore. Il discorso non riguarda però unicamente la Regione. Anche la Provincia non esce bene da questa vicenda e ha mostrato in troppi passaggi una lingua biforcuta. Per tutti è il momento di una seria riflessione autocritica di cui c’è urgente bisogno visto anche quel capolavoro rappresentato dall’entrata in campo a gamba tesa della soprintendenza che è riuscita in tanto canaio a piazzarci un insperato ‘vincolone’ urbi et orbi. Solo la pessima gestione di questa delicata vicenda poteva riaprire la strada proprio a quel tipo di vincoli che i parchi stanno cercando da anni di superare attraverso una gestione attiva della tutela. Chi ha tirato inconsapevolmente la volata ad organi statali mai così felici di riprendersi una rivincita ed ora – tardivamente- mostra preoccupazione e disagio, sarà bene che rimedi.
E l’unico modo serio per farlo è mettere il parco nelle condizioni di fare al meglio il suo mestiere come in questi anni sotto la presidenza di Guzzini ha saputo fare.