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Natura 2000 è la rete ecologica europea
istituita dalla direttiva "Habitat" (Dir.92/43/CEE). Tale
direttiva è finalizzata alla conservazione degli habitat naturali
e seminaturali della flora e fauna selvatiche. A dieci anni dalla sua
istituzione, la rete conta un numero di siti (poco più di 17.000
) che rappresentano circa il 18% del territorio attuale (circa 60 milioni
di ettari) dell'Unione europea.
Accanto al processo di individuazione e designazione dei siti
si pone, in maniera sempre più evidente, la necessità affrontare
i problemi derivanti dalla gestione dei siti e dalle misure di conservazione
affrontando in maniera specifica il problema dei costi che, al livello
comunitario, tale operazione comporta.
Per approfondire e delineare possibili soluzioni, la Commissione
europea ha costituito, alla fine del 2001, un gruppo di lavoro composto
di esperti e rappresentanti dei Stati membri, con il compito di esaminare
le questioni relative ai costi associati alla futura gestione della Rete
nei diversi paesi e formulare raccomandazioni sui fondi comunitari necessari.
I risultati sono stati raccolti in un rapporto consultabile sul
sito della Direzione generale ambiente della Commissione europea. Il rapporto è concentrato
sugli attuali 15 Stati membri ma risultano evidenti i riflessi che la
prossima adesione avrà certamente su un ampliamento ulteriore della
rete e di conseguenza sulle future esigenze di sostegno finanziario.
Le diverse analisi condotte dal gruppo di lavoro hanno riguardato
i costi relativi alla gestione dei siti nella fase successiva alla designazione,
in particolare quelli associati alle attività di gestione corrente,
ai lavori di ripristino e valorizzazione e di fruizione da parte della
popolazione dei vantaggi e delle caratteristiche specifiche dei siti.
Dall'elaborazione dei dati forniti dai singoli stati membri si è arrivati
ad una stima di un costo medio compreso tra 3,4 e 5,7 miliardi di euro
all'anno nel periodo dal 2003 al 2013.
Tali cifre fanno comprendere la portata del problema che la Commissione
europea dovrà risolvere e, in particolare come garantire per i
prossimi anni il flusso di cofinanziamento comunitario per la gestione
della Rete ed attraverso quale quadro giuridico attuarlo. Il rapporto
propone tre diverse alternative:
a) attraverso l'utilizzo degli strumenti di finanziamento comunitario
esistenti opportunamente modificati (Fondi strutturali, LIFE-Natura, Regolamento
sullo sviluppo rurale, Fondo di coesione);
b) ampliando e modificando lo strumento LIFE-Natura;
c) istituendo uno strumento specifico dedicato al finanziamento
di Natura 2000.
Allo stato attuale la maggior parte delle risorse comunitarie
dedicate ai siti di Natura 2000 derivano dai finanziamenti apportati da
LIFE Natura che dispone del 47% delle risorse complessivamente destinate
allo strumento LIFE.
Il potenziale utilizzo di altri strumenti comunitari richiamati
al sopracitato punto a) è allo stato attuale limitato (tra il 1996
ed il 1999 soltanto il 2,3% dei finanziamenti erogati dai Fondi strutturali
e dalla PAC è stato destinato alla conservazione della natura)
in parte per le diverse modalità di accesso ed utilizzo e, in secondo
luogo, per la scarsa volontà degli stati membri di utilizzare questi
strumenti per fini che sono secondari rispetto alle loro priorità principali
di utilizzo (es. il Fondo europeo di sviluppo regionale-FESR, il Fondo
sociale europeo-FSE, il Fondo agricolo di orientamento e garanzia-FEOGA,
lo strumento di orientamento della pesca-SFOP).
Il rapporto, evidenziando tali limiti, valuta i punti forti e
deboli delle tre alternative citate e raccomanda infine una strategia
per pervenire nel breve e nel lungo termine ad un adeguato flusso di finanziamenti.
Fra le indicazioni per il breve termine si insiste sull'inserimento
di chiari riferimenti alla natura ed all'ambiente negli orientamenti per
il riesame a medio termine dei programmi pluriennali finanziati dai Fondi
strutturali e dalla PAC, nel quadro di Agenda 2000 oltre all'aumento delle
risorse a disposizione di LIFE Natura.
Nel lungo termine viene raccomandato di introdurre nei regolamenti
di base dei Fondi Feoga, Fse, Fesr, Sfop, una clausola particolare che
preveda l'obbligo per tali fondi di contribuire alla gestione di Natura
2000; viene sollecitato l'adozione di un LIFE rafforzato ed una maggiore
integrazione nella PAC delle esigenze di protezione dell'ambiente e della
natura anche attraverso l'introduzione, nella concessione di aiuti diretti
agli agricoltori, della clausola della cosiddetta "ecocondizionabilità".
Accanto a queste raccomandazioni gli Stati membri dovrebbero
promuovere l'elaborazione di linee guida per migliorare la rete ed adottare
programmi di gestione pluriennali per consentire, fra l'altro, un'adeguata
pianificazione dei finanziamenti.
Le diverse linee operative indicate impongono fin da oggi un
lavoro intenso da parte della Commissione europea per individuare alternative
percorribili e specifiche proposte per modificare il quadro giuridico
a sostegno di un'azione comunitaria più incisiva.
Il tutto in coerenza con le conclusioni del Consiglio europeo
di Goteborg del giugno 2001 laddove si individua nell'ambito della strategia
comunitaria per lo sviluppo sostenibile l'obiettivo di arrestare il declino
della biodiversità entro il 2010.
A breve la Commissione europea dovrebbe presentare la proposta
di modifica del regolamento LIFE e si potrà verificare quindi se
si andrà effettivamente in tal senso.
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