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1. Il ruolo istituzionale dei parchi nei
confronti dell'educazione ambientale
Nel rileggere i diversi ed articolati compiti che la legge quadro
nazionale (Legge n. 394/1991) attribuisce alle aree protette appare di
particolare rilievo la funzione relativa alla "promozione di attività educative,
formative e di ricerca scientifica anche interdisciplinare, nonché di
attività ricreative compatibili" (cfr. art. 1, comma 3, lettera
c).
Tale funzione, peraltro, è stata puntualmente recepito a livello
locale, con le normative regionali in tema di aree protette.
Ne consegue che l'educazione ambientale debba essere considerata,
a tutti gli effetti, uno dei compiti istituzionali di un parco, determinando
l'apertura di nuove direzioni e prospettive di sviluppo all'interno dello
stesso e creando un filo conduttore che unisce parco, didattica ambientale,
scuola e comunità locale.
Un parco naturale, di fatto, viene riconosciuto come luogo di
elezione per la realizzazione di attività educative e didattiche
sui temi dell'ecologia, delle strategie della conservazione, del mantenimento
delle conoscenze sulle tradizioni e sui valori storico-culturali di un
territorio, dell'attuazione di politiche condivise e partecipate per lo
sviluppo sostenibile.
In questo senso, a dimostrazione dell'importanza attribuita al
tema, devono essere interpretate le diverse circolari (Circ. n. 291/1992,
Circ. n. 4102/1993, Circ. n. 346/1993, Circ. 149/1996) che il Ministero
della Pubblica Istruzione, talora congiuntamente con il Ministero dell'Ambiente,
ha emanato per:
- promuovere negli alunni una migliore conoscenza del loro paese
nei suoi aspetti paesaggistici, monumentali, culturali e folcloristici
- convogliare le attività integrative dell'insegnamento verso la
conoscenza dei diversi ambienti naturali e della loro diversità genetica
e biologica
- incoraggiare, in particolare, la scelta dei parchi naturali
e delle aree protette quali mete di viaggi di istruzione durante l'anno
scolastico, visti come momenti conclusivi di un processo di conoscenza
e consapevolezza verso gli obiettivi di tutela ambientale
- suggerire una maggiore e costante interazione del mondo scolastico
con gli altri soggetti educativi, aree protette comprese, promuovendo
il coinvolgimento di partner esterni per rinforzare l'attività didattica
(pubblici amministratori, enti locali, tecnici dell'ambiente, esperti
del mondo delle imprese, dei movimenti ambientalisti, ecc.) e raccomandando
ai singoli insegnati di esprimere al mondo extrascolastico una domanda
specifica di contributo culturale sulle tematiche ambientali, più che
limitarsi a scegliere tra le iniziative predisposte.
Il ruolo delle aree protette, peraltro, ha avuto un ulteriore
riconoscimento nel corso dei passaggi che si sono via via succeduti con
l'avvio del Programma IN.F.E.A. (INFormazione Educazione Ambientale) avviato
dal Ministero dell'Ambiente nell'ambito del P.T.T.A. 1989-91 e finalizzato
a diffondere sul territorio strutture di riferimento per l'informazione,
la formazione e l'educazione ambientale.
In successivi Accordi di Programma tra il Ministero della Pubblica
Istruzione ed il Ministero dell'Ambiente - stipulati nel 1995 e nel 1996
- l'attuazione del programma triennale 1994/96 per la tutela ambientale
e per l'attuazione della legge quadro 394/91 sulle aree protette ha comportato
azioni finalizzate a diffondere nelle scuole di ogni ordine e grado (anche
attraverso l'utilizzo di strutture quali i centri di informazione dei
Parchi nazionali e regionali, i Centri ed i Laboratori di educazione ambientale
collegati alla rete promossa dal Ministero dell'Ambiente e dal Ministero
della Pubblica Istruzione in attuazione dei precedenti accordi di programma)
i più aggiornati contenuti relativi al funzionamento e all'evoluzione
degli ecosistemi naturali, alle soluzioni offerte dalla tecnologia e dal
governo dell'economia, alle modificazioni indotte dalle attività umane,
alle questioni di carattere globale contemplate negli accordi internazionali
ratificati dal Parlamento, nonché a promuovere visite guidate e
campi-scuola nelle aree protette, favorendo l'osservazione e la conoscenza
dell'ambiente naturale e urbano.
Lo stesso Programma di intervento per l'informazione e l'educazione
ambientale relativo al triennio 1994-96 - individuato nell'ambito del
P.T.T.A. (Programma Triennale per la Tutela Ambientale 1994-1996) ha fatto
espresso riferimento ad azioni da svolgersi presso strutture gestite e
coordinate dai Parchi.
Completano la sequenza dei più importanti atti compiuti nella costruzione
del sistema IN.F.E.A.:
- l'approvazione della "Carta dei principi per l'educazione ambientale
orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole" (avvenuta a Fiuggi
il 24 Aprile 1997) in cui si sottolinea come sia compito delle amministrazioni
pubbliche centrali e periferiche, organizzare, promuovere e favorire attività di
educazione ambientale, che è anche una competenza istituzionale
propria e specifica, da coordinare e integrare in una rete costituita
dai soggetti pubblici e privati che svolgono attività di educazione
ambientale sul territorio;
- la stipula dell'Accordo di Programma tra Ministero dell'Ambiente
e Dipartimento della Funzione Pubblica in data 30 dicembre 1998, tra i
cui obiettivi vi è anche quello di coordinare l'azione dei due
ministeri in materia di formazione per lo sviluppo locale, per il decentramento,
per la coesione e l'innovazione nelle pubbliche amministrazioni verso
obiettivi e contenuti di sostenibilità ambientale, promuovendo
a tal fine specifici accordi con le Regioni, gli Enti Locali, Enti Parco
ed altri soggetti pubblici e privati interessati, utilizzando allo scopo
i più idonei strumenti di programmazione negoziata (intese istituzionali,
accordi di programma, patti territoriali, contratti d'area, ecc.);
- i risultati della prima Conferenza Nazionale dell'Educazione
Ambientale tenutasi a Genova nell'Aprile 2000 (promossa dal Comitato Tecnico
Interministeriale per l'attuazione dell'Accordo di Programma fra Ministero
dell'Ambiente e Ministero della Pubblica Istruzione) nell'ambito della
quale è stato presentato un articolato quadro della complessità e
ricchezza del mondo dell'educazione ambientale, consentendo, contestualmente,
di mettere a fuoco alcuni nodi di problematicità per lo sviluppo
del Sistema nazionale IN.F.E.A.;
- l'emanazione da parte della Conferenza Stato-Regioni (in data
23 novembre 2000) del documento "Linee di indirizzo per una nuova
programmazione concertata tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome
di Trento e Bolzano in materia IN.F.E.A. (INformazione - Formazione -
Educazione Ambientale) : verso un sistema nazionale IN.F.E.A. come integrazione
dei sistemi a scala regionale", cui è seguita l'istituzione
di uno specifico "tavolo tecnico permanente" quale strumento
a supporto della Conferenza medesima nell'attuazione del sistema nazionale.
2. Le esperienze e la progettualità delle aree protette
Come si evince dal quadro precedentemente sintetizzato le aree
protette sono quindi chiamate a svolgere un ruolo importante nel campo
dell'educazione e della didattica ambientale, perché rappresentano
uno dei tasselli che compongono il composito mosaico del sistema nazionale
per l'educazione ambientale.
Le aree protette possono e devono funzionare come strumenti e
come terreno di sperimentazione, come supporto collaborativo ai diversi
soggetti istituzionalmente competenti (e quindi, per esempio, il mondo
della scuola, visto non tanto come destinatario di pacchetti preconfezionati,
quanto come attore e costruttore di progetti condivisi e finalizzati).
Ma a questo punto è necessario chiedersi: quale educazione ambientale
riteniamo di proporre nelle aree protette?
Se è ormai universalmente condiviso che - grazie anche agli eventi
internazionali che ne hanno determinato l'evoluzione da un punto di vista
concettuale (Conferenza di Rio de Janeiro, 1992; IV° Convegno Mondiale
sui Parchi di Caracas, 1992; Conferenza di Johannesburg 2002; V° Convegno
Mondiale sui Parchi di Durban 2003) - il parco da "santuario della
natura e della conservazione" si è trasformato in un'area "laboratorio",
inserita in una struttura territoriale complessa, in cui sperimentare
strategie innovative e "speciali" per la tutela attiva dell'ambiente
in sintonia con azioni a favore dello sviluppo socio-economico compatibile,
ne consegue che soprattutto nei parchi il concetto di educazione ambientale
deve essere inteso come "educazione allo sviluppo sostenibile, non
circoscrivibile entro i confini di una nuova materia, né identificabile
con qualche contenuto preferenziale. Un'educazione ambientale che si configuri,
piuttosto, come modo di intendersi l'educazione, la scuola e la società.
Una disciplina che permei tutte le altre materie e intervenga
a tutto campo nell'ambito socio-economico-culturale.
Un'educazione che sia in grado di evidenziare la complessità del
mondo naturale, ma anche quello antropico. Che abbia come obiettivo quello
di costruire una mentalità capace di pensare per relazioni, in
una visione sistemica dell'ambiente. Un'educazione in grado di creare
una cittadinanza consapevole a livello locale e a livello globale" (tratto
da Relazione di apertura della Prima Conferenza Nazionale dell'Educazione
Ambientale, Ministro dell'Ambiente Edo Ronchi, Genova, 5 ottobre 2000).
Un'educazione ambientale finalizzata a rendere consapevoli gli individui
e le comunità locali dei cambiamenti (ambientali e sociali) che
spesso inconsapevolmente stanno subendo e quindi tesa alla diffusione
ed alla condivisione delle conoscenze e degli strumenti di gestione del
territorio; in grado di produrre cambiamenti nel modo di affrontare e
di risolvere le diverse problematiche che mettono in relazione uomo e
natura.
Va da sé che l'educazione allo sviluppo sostenibile debba divenire
un elemento strategico per la promozione di un comportamento critico e
propositivo dei cittadini verso il proprio contesto ambientale e sociale,
contribuendo a ricostruire il senso di identità e le radici di
appartenenza, dei singoli e dei gruppi, a sviluppare il senso civico e
di responsabilità verso la cosa pubblica, a diffondere la cultura
della partecipazione e della cura per la qualità del proprio ambiente,
nonché creando anche un rapporto affettivo tra le persone, la comunità ed
il territorio.
È
evidente la portata "culturale" e l'importanza di questi concetti,
ma è altrettanto chiaro che per tentare di raggiungere tali "nobili" obiettivi è necessaria
uno sforzo da parte di tutti i soggetti coinvolti (dagli Enti Parco agli
Operatori ed Educatori Ambientali, dalle Cooperative al mondo della Scuola,
dalle Amministrazioni locali ai cittadini).
Sono necessarie strategie di educazione ambientale nella quale
la didattica ambientale - laddove con questo termine si intende l'insieme
delle tecniche e delle metodologie ottimali per l'insegnamento, la comunicazione
e l'interpretazione delle discipline ambientali - affronti uno scenario
nuovo e più complesso.
Ancora troppo spesso i programmi di educazione ambientale vengono
confusi con le iniziative di educazione-animazione naturalistica, di norma
contratta nei tempi, e solo in casi meno frequenti, si realizzano progetti
pluriennali, magari incentrati sulla rete dei laboratori, ma che hanno
come interlocutore primario quasi sempre solo i ragazzi dei vari ordini
di scuole.
Ferma restando la validità di questo approccio strettamente "naturalistico",
che rimane, per il suo cosiddetto approccio emotivo, uno degli elementi
che dovrebbero costituire un percorso ben articolato di educazione ambientale,
occorre dire che per quanto riguarda le aree protette l'esperienza internazionale,
per esempio, dimostra che i programmi di educazione dovrebbero essere
rivolti prioritariamente alle popolazioni residenti (sia in età scolare,
sia in età adulta) e dovrebbero seguire percorsi didattici trasversali,
che permettano di utilizzare le diverse competenze disciplinari allo scopo
di affrontare uno o più aspetti di un tema/problema. Da più parti
si afferma (Bachiorri, CTS 1998) che nell'ambito dell'educazione ambientale
non è importante l'oggetto, l'argomento che viene scelto, ma il
modo con cui lo stesso viene usato ed adattato ai vari contesti della
realtà di ogni giorno. Sottolineando, inoltre, la necessità che
la proposta didattico/educativa debba essere discussa ed approvata collegialmente,
almeno in alcune sue linee e fondamenti generali (obiettivi e metodologie).
In questa direzione si sono mossi e continuano ad operare gli
Enti gestori delle aree protette, con uno nuovo sforzo di tipo culturale
che, tuttavia, ha necessità di essere condiviso da tutti gli altri
soggetti (Scuola, Enti Locali, ecc.), di essere supportato dagli organismi
competenti per quanto concerne le azioni di programmazione, di coordinamento
e di monitoraggio del sistema regionale di educazione ambientale, di essere
sostenuto da adeguate risorse finanziarie.
3. Il contributo delle aree protette per la costruzione del sistema
nazionale e regionale IN.F.E.A.
Obiettivo prioritario del mondo delle aree protette è sempre stato
quello di fare "sistema", di mettere in gioco risorse ed energie
insieme ed in stretta e leale collaborazione con gli altri soggetti competenti
in quelle stesse tematiche.
L'Educazione Ambientale è ovviamente uno di questi momenti di collaborazione/sinergia
e lo stanno a dimostrare le diverse esperienze che hanno visto Federparchi
e i singoli enti gestori lavorare insieme al Ministero dell'Ambiente,
alle Associazioni Ambientaliste, ai soggetti privati che hanno sponsorizzato
alcune importanti iniziative. In questa direzione, pertanto, il mondo
delle aree protette è chiaramente disponibile a svolgere quello
che peraltro, come si è detto in precedenza, è uno dei propri
compiti istituzionali.
I Parchi sono disposti ad assicurare il proprio contributo che
si basa su esperienze, in diversi casi anche molto qualificate, condotte
sia a livello nazionale, sia a livello regionale.
Proprio in considerazione di quanto sancito nel documento licenziato
il 23 novembre 2000 dalla Conferenza Stato-Regioni ("Linee di indirizzo
per una nuova programmazione concertata tra lo Stato, le Regioni e le
Province Autonome di Trento e di Bolzano in materia IN.F.E.A. come integrazione
dei sistemi a scala regionale") relativamente al fatto che "l’educazione
ambientale ha assunto in Italia, da un decennio a questa parte, un particolare
rilievo ed uno spazio crescente, non solo per i contenuti di elevato profilo
che una pluralità di soggetti ha prodotto ma anche per la sua collocazione
all’interno di un disegno istituzionale che vede coinvolti a pieno
titolo lo Stato, le Regioni, le Province Autonome di Trento e Bolzano
e gli Enti Locali", il mondo dei parchi è pronto ad inserirsi
a pieno titolo in un processo già avviato da alcuni anni, seppure
con momenti di alterna fortuna e incisività.
E questo impegno va inteso nell'intenzione di potenziare e fornire
un sostegno più convinto e duraturo allo sviluppo del processo,
aumentandone la condivisione e la concertazione, nonché individuando
modalità di azioni che garantiscano una migliore qualità,
una più ampia diffusione ed una seria valutazione delle azioni
medesime.
Non si può più eludere il fatto che un'azione concertata
tra amministrazioni centrali ed amministrazioni locali sui temi dell’educazione,
della formazione e dell’informazione ambientale, richiede un impegno
di forte trasversalità, affinchè questi temi possano essere
presenti in tutte le azioni di governo, di gestione e di uso del territorio.
Ancora una volta ecco che i Parchi devono poter esprimere il
loro ruolo, partecipando alle fasi di perfezionamento delle azioni (già avviate,
in taluni casi), attraverso la definizione degli obiettivi comuni condivisi,
dell’integrazione degli strumenti e delle risorse a disposizione.
Questo contributo, peraltro, risulta già essere stato svolto sia
a livello nazionale, sia a livello regionale, laddove esperienze di notevole
successo hanno suggellato la collaborazione tra Enti Parco, Organismi
regionali per l'Educazione Ambientale (CREA ARPA), Amministrazioni Locali,
Sovrintendenze Scolastiche, ecc. È opportuno accelerare la costruzione
di quella rete già avviata, che può, anzi deve, arricchirsi
di altre forze, anch'esse strutturate in maniera capillare sul territorio,
tra cui anche il Sistema Nazionale delle Aree Protette, con le sue articolazioni
a livello regionale.
Ed è nel costituendo "gruppo di lavoro permanente" per
l'alimentazione culturale, metodologica e di indirizzo tematico, a supporto
del sistema nazionale IN.F.E.A., individuato nella seduta del 24 luglio
2003 della Conferenza permanente per il rapporti tra lo Stato, le Regioni
e le Province Autonome di Trento e di Bolzano, che il mondo delle aree
protette può trovare un momento di confronto e di proposta con
gli altri soggetti competenti in materia, contribuendo alla definizione
di politiche, strategie, azioni, strumenti per il definitivo decollo del
Sistema Nazionale IN.F.E.A. e, a cascata, delle strutture regionali di
coordinamento.
Una nuova sfida per affermare la "specialità" dei parchi
nell'attuazione di politiche per lo sviluppo sostenibile; l'ennesima
sfida per le aree protette da vivere da protagonisti.
Maurizio Burlando
Direttore
Ente Parco del Beigua |