Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 40 - OTTOBRE 2003


I PARCHI PROTAGONISTI DI UNA POLITICA NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE AMBIENTALE

Il ruolo delle aree protette nell'attuazione dei programmi del sistema nazionale IN.F.E.A.

1. Il ruolo istituzionale dei parchi nei confronti dell'educazione ambientale

Nel rileggere i diversi ed articolati compiti che la legge quadro nazionale (Legge n. 394/1991) attribuisce alle aree protette appare di particolare rilievo la funzione relativa alla "promozione di attività educative, formative e di ricerca scientifica anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili" (cfr. art. 1, comma 3, lettera c).
Tale funzione, peraltro, è stata puntualmente recepito a livello locale, con le normative regionali in tema di aree protette.
Ne consegue che l'educazione ambientale debba essere considerata, a tutti gli effetti, uno dei compiti istituzionali di un parco, determinando l'apertura di nuove direzioni e prospettive di sviluppo all'interno dello stesso e creando un filo conduttore che unisce parco, didattica ambientale, scuola e comunità locale.
Un parco naturale, di fatto, viene riconosciuto come luogo di elezione per la realizzazione di attività educative e didattiche sui temi dell'ecologia, delle strategie della conservazione, del mantenimento delle conoscenze sulle tradizioni e sui valori storico-culturali di un territorio, dell'attuazione di politiche condivise e partecipate per lo sviluppo sostenibile.
In questo senso, a dimostrazione dell'importanza attribuita al tema, devono essere interpretate le diverse circolari (Circ. n. 291/1992, Circ. n. 4102/1993, Circ. n. 346/1993, Circ. 149/1996) che il Ministero della Pubblica Istruzione, talora congiuntamente con il Ministero dell'Ambiente, ha emanato per:
- promuovere negli alunni una migliore conoscenza del loro paese nei suoi aspetti paesaggistici, monumentali, culturali e folcloristici
- convogliare le attività integrative dell'insegnamento verso la conoscenza dei diversi ambienti naturali e della loro diversità genetica e biologica
- incoraggiare, in particolare, la scelta dei parchi naturali e delle aree protette quali mete di viaggi di istruzione durante l'anno scolastico, visti come momenti conclusivi di un processo di conoscenza e consapevolezza verso gli obiettivi di tutela ambientale
- suggerire una maggiore e costante interazione del mondo scolastico con gli altri soggetti educativi, aree protette comprese, promuovendo il coinvolgimento di partner esterni per rinforzare l'attività didattica (pubblici amministratori, enti locali, tecnici dell'ambiente, esperti del mondo delle imprese, dei movimenti ambientalisti, ecc.) e raccomandando ai singoli insegnati di esprimere al mondo extrascolastico una domanda specifica di contributo culturale sulle tematiche ambientali, più che limitarsi a scegliere tra le iniziative predisposte.
Il ruolo delle aree protette, peraltro, ha avuto un ulteriore riconoscimento nel corso dei passaggi che si sono via via succeduti con l'avvio del Programma IN.F.E.A. (INFormazione Educazione Ambientale) avviato dal Ministero dell'Ambiente nell'ambito del P.T.T.A. 1989-91 e finalizzato a diffondere sul territorio strutture di riferimento per l'informazione, la formazione e l'educazione ambientale.
In successivi Accordi di Programma tra il Ministero della Pubblica Istruzione ed il Ministero dell'Ambiente - stipulati nel 1995 e nel 1996 - l'attuazione del programma triennale 1994/96 per la tutela ambientale e per l'attuazione della legge quadro 394/91 sulle aree protette ha comportato azioni finalizzate a diffondere nelle scuole di ogni ordine e grado (anche attraverso l'utilizzo di strutture quali i centri di informazione dei Parchi nazionali e regionali, i Centri ed i Laboratori di educazione ambientale collegati alla rete promossa dal Ministero dell'Ambiente e dal Ministero della Pubblica Istruzione in attuazione dei precedenti accordi di programma) i più aggiornati contenuti relativi al funzionamento e all'evoluzione degli ecosistemi naturali, alle soluzioni offerte dalla tecnologia e dal governo dell'economia, alle modificazioni indotte dalle attività umane, alle questioni di carattere globale contemplate negli accordi internazionali ratificati dal Parlamento, nonché a promuovere visite guidate e campi-scuola nelle aree protette, favorendo l'osservazione e la conoscenza dell'ambiente naturale e urbano.
Lo stesso Programma di intervento per l'informazione e l'educazione ambientale relativo al triennio 1994-96 - individuato nell'ambito del P.T.T.A. (Programma Triennale per la Tutela Ambientale 1994-1996) ha fatto espresso riferimento ad azioni da svolgersi presso strutture gestite e coordinate dai Parchi.
Completano la sequenza dei più importanti atti compiuti nella costruzione del sistema IN.F.E.A.:
- l'approvazione della "Carta dei principi per l'educazione ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole" (avvenuta a Fiuggi il 24 Aprile 1997) in cui si sottolinea come sia compito delle amministrazioni pubbliche centrali e periferiche, organizzare, promuovere e favorire attività di educazione ambientale, che è anche una competenza istituzionale propria e specifica, da coordinare e integrare in una rete costituita dai soggetti pubblici e privati che svolgono attività di educazione ambientale sul territorio;
- la stipula dell'Accordo di Programma tra Ministero dell'Ambiente e Dipartimento della Funzione Pubblica in data 30 dicembre 1998, tra i cui obiettivi vi è anche quello di coordinare l'azione dei due ministeri in materia di formazione per lo sviluppo locale, per il decentramento, per la coesione e l'innovazione nelle pubbliche amministrazioni verso obiettivi e contenuti di sostenibilità ambientale, promuovendo a tal fine specifici accordi con le Regioni, gli Enti Locali, Enti Parco ed altri soggetti pubblici e privati interessati, utilizzando allo scopo i più idonei strumenti di programmazione negoziata (intese istituzionali, accordi di programma, patti territoriali, contratti d'area, ecc.);
- i risultati della prima Conferenza Nazionale dell'Educazione Ambientale tenutasi a Genova nell'Aprile 2000 (promossa dal Comitato Tecnico Interministeriale per l'attuazione dell'Accordo di Programma fra Ministero dell'Ambiente e Ministero della Pubblica Istruzione) nell'ambito della quale è stato presentato un articolato quadro della complessità e ricchezza del mondo dell'educazione ambientale, consentendo, contestualmente, di mettere a fuoco alcuni nodi di problematicità per lo sviluppo del Sistema nazionale IN.F.E.A.;
- l'emanazione da parte della Conferenza Stato-Regioni (in data 23 novembre 2000) del documento "Linee di indirizzo per una nuova programmazione concertata tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano in materia IN.F.E.A. (INformazione - Formazione - Educazione Ambientale) : verso un sistema nazionale IN.F.E.A. come integrazione dei sistemi a scala regionale", cui è seguita l'istituzione di uno specifico "tavolo tecnico permanente" quale strumento a supporto della Conferenza medesima nell'attuazione del sistema nazionale.

2. Le esperienze e la progettualità delle aree protette

Come si evince dal quadro precedentemente sintetizzato le aree protette sono quindi chiamate a svolgere un ruolo importante nel campo dell'educazione e della didattica ambientale, perché rappresentano uno dei tasselli che compongono il composito mosaico del sistema nazionale per l'educazione ambientale.
Le aree protette possono e devono funzionare come strumenti e come terreno di sperimentazione, come supporto collaborativo ai diversi soggetti istituzionalmente competenti (e quindi, per esempio, il mondo della scuola, visto non tanto come destinatario di pacchetti preconfezionati, quanto come attore e costruttore di progetti condivisi e finalizzati).
Ma a questo punto è necessario chiedersi: quale educazione ambientale riteniamo di proporre nelle aree protette?
Se è ormai universalmente condiviso che - grazie anche agli eventi internazionali che ne hanno determinato l'evoluzione da un punto di vista concettuale (Conferenza di Rio de Janeiro, 1992; IV° Convegno Mondiale sui Parchi di Caracas, 1992; Conferenza di Johannesburg 2002; V° Convegno Mondiale sui Parchi di Durban 2003) - il parco da "santuario della natura e della conservazione" si è trasformato in un'area "laboratorio", inserita in una struttura territoriale complessa, in cui sperimentare strategie innovative e "speciali" per la tutela attiva dell'ambiente in sintonia con azioni a favore dello sviluppo socio-economico compatibile, ne consegue che soprattutto nei parchi il concetto di educazione ambientale deve essere inteso come "educazione allo sviluppo sostenibile, non circoscrivibile entro i confini di una nuova materia, né identificabile con qualche contenuto preferenziale. Un'educazione ambientale che si configuri, piuttosto, come modo di intendersi l'educazione, la scuola e la società.
Una disciplina che permei tutte le altre materie e intervenga a tutto campo nell'ambito socio-economico-culturale.
Un'educazione che sia in grado di evidenziare la complessità del mondo naturale, ma anche quello antropico. Che abbia come obiettivo quello di costruire una mentalità capace di pensare per relazioni, in una visione sistemica dell'ambiente. Un'educazione in grado di creare una cittadinanza consapevole a livello locale e a livello globale" (tratto da Relazione di apertura della Prima Conferenza Nazionale dell'Educazione Ambientale, Ministro dell'Ambiente Edo Ronchi, Genova, 5 ottobre 2000). Un'educazione ambientale finalizzata a rendere consapevoli gli individui e le comunità locali dei cambiamenti (ambientali e sociali) che spesso inconsapevolmente stanno subendo e quindi tesa alla diffusione ed alla condivisione delle conoscenze e degli strumenti di gestione del territorio; in grado di produrre cambiamenti nel modo di affrontare e di risolvere le diverse problematiche che mettono in relazione uomo e natura.
Va da sé che l'educazione allo sviluppo sostenibile debba divenire un elemento strategico per la promozione di un comportamento critico e propositivo dei cittadini verso il proprio contesto ambientale e sociale, contribuendo a ricostruire il senso di identità e le radici di appartenenza, dei singoli e dei gruppi, a sviluppare il senso civico e di responsabilità verso la cosa pubblica, a diffondere la cultura della partecipazione e della cura per la qualità del proprio ambiente, nonché creando anche un rapporto affettivo tra le persone, la comunità ed il territorio.
È evidente la portata "culturale" e l'importanza di questi concetti, ma è altrettanto chiaro che per tentare di raggiungere tali "nobili" obiettivi è necessaria uno sforzo da parte di tutti i soggetti coinvolti (dagli Enti Parco agli Operatori ed Educatori Ambientali, dalle Cooperative al mondo della Scuola, dalle Amministrazioni locali ai cittadini).
Sono necessarie strategie di educazione ambientale nella quale la didattica ambientale - laddove con questo termine si intende l'insieme delle tecniche e delle metodologie ottimali per l'insegnamento, la comunicazione e l'interpretazione delle discipline ambientali - affronti uno scenario nuovo e più complesso.
Ancora troppo spesso i programmi di educazione ambientale vengono confusi con le iniziative di educazione-animazione naturalistica, di norma contratta nei tempi, e solo in casi meno frequenti, si realizzano progetti pluriennali, magari incentrati sulla rete dei laboratori, ma che hanno come interlocutore primario quasi sempre solo i ragazzi dei vari ordini di scuole.
Ferma restando la validità di questo approccio strettamente "naturalistico", che rimane, per il suo cosiddetto approccio emotivo, uno degli elementi che dovrebbero costituire un percorso ben articolato di educazione ambientale, occorre dire che per quanto riguarda le aree protette l'esperienza internazionale, per esempio, dimostra che i programmi di educazione dovrebbero essere rivolti prioritariamente alle popolazioni residenti (sia in età scolare, sia in età adulta) e dovrebbero seguire percorsi didattici trasversali, che permettano di utilizzare le diverse competenze disciplinari allo scopo di affrontare uno o più aspetti di un tema/problema. Da più parti si afferma (Bachiorri, CTS 1998) che nell'ambito dell'educazione ambientale non è importante l'oggetto, l'argomento che viene scelto, ma il modo con cui lo stesso viene usato ed adattato ai vari contesti della realtà di ogni giorno. Sottolineando, inoltre, la necessità che la proposta didattico/educativa debba essere discussa ed approvata collegialmente, almeno in alcune sue linee e fondamenti generali (obiettivi e metodologie).
In questa direzione si sono mossi e continuano ad operare gli Enti gestori delle aree protette, con uno nuovo sforzo di tipo culturale che, tuttavia, ha necessità di essere condiviso da tutti gli altri soggetti (Scuola, Enti Locali, ecc.), di essere supportato dagli organismi competenti per quanto concerne le azioni di programmazione, di coordinamento e di monitoraggio del sistema regionale di educazione ambientale, di essere sostenuto da adeguate risorse finanziarie.

3. Il contributo delle aree protette per la costruzione del sistema nazionale e regionale IN.F.E.A.

Obiettivo prioritario del mondo delle aree protette è sempre stato quello di fare "sistema", di mettere in gioco risorse ed energie insieme ed in stretta e leale collaborazione con gli altri soggetti competenti in quelle stesse tematiche.
L'Educazione Ambientale è ovviamente uno di questi momenti di collaborazione/sinergia e lo stanno a dimostrare le diverse esperienze che hanno visto Federparchi e i singoli enti gestori lavorare insieme al Ministero dell'Ambiente, alle Associazioni Ambientaliste, ai soggetti privati che hanno sponsorizzato alcune importanti iniziative. In questa direzione, pertanto, il mondo delle aree protette è chiaramente disponibile a svolgere quello che peraltro, come si è detto in precedenza, è uno dei propri compiti istituzionali.
I Parchi sono disposti ad assicurare il proprio contributo che si basa su esperienze, in diversi casi anche molto qualificate, condotte sia a livello nazionale, sia a livello regionale.
Proprio in considerazione di quanto sancito nel documento licenziato il 23 novembre 2000 dalla Conferenza Stato-Regioni ("Linee di indirizzo per una nuova programmazione concertata tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano in materia IN.F.E.A. come integrazione dei sistemi a scala regionale") relativamente al fatto che "l’educazione ambientale ha assunto in Italia, da un decennio a questa parte, un particolare rilievo ed uno spazio crescente, non solo per i contenuti di elevato profilo che una pluralità di soggetti ha prodotto ma anche per la sua collocazione all’interno di un disegno istituzionale che vede coinvolti a pieno titolo lo Stato, le Regioni, le Province Autonome di Trento e Bolzano e gli Enti Locali", il mondo dei parchi è pronto ad inserirsi a pieno titolo in un processo già avviato da alcuni anni, seppure con momenti di alterna fortuna e incisività.
E questo impegno va inteso nell'intenzione di potenziare e fornire un sostegno più convinto e duraturo allo sviluppo del processo, aumentandone la condivisione e la concertazione, nonché individuando modalità di azioni che garantiscano una migliore qualità, una più ampia diffusione ed una seria valutazione delle azioni medesime.
Non si può più eludere il fatto che un'azione concertata tra amministrazioni centrali ed amministrazioni locali sui temi dell’educazione, della formazione e dell’informazione ambientale, richiede un impegno di forte trasversalità, affinchè questi temi possano essere presenti in tutte le azioni di governo, di gestione e di uso del territorio.
Ancora una volta ecco che i Parchi devono poter esprimere il loro ruolo, partecipando alle fasi di perfezionamento delle azioni (già avviate, in taluni casi), attraverso la definizione degli obiettivi comuni condivisi, dell’integrazione degli strumenti e delle risorse a disposizione.
Questo contributo, peraltro, risulta già essere stato svolto sia a livello nazionale, sia a livello regionale, laddove esperienze di notevole successo hanno suggellato la collaborazione tra Enti Parco, Organismi regionali per l'Educazione Ambientale (CREA ARPA), Amministrazioni Locali, Sovrintendenze Scolastiche, ecc. È opportuno accelerare la costruzione di quella rete già avviata, che può, anzi deve, arricchirsi di altre forze, anch'esse strutturate in maniera capillare sul territorio, tra cui anche il Sistema Nazionale delle Aree Protette, con le sue articolazioni a livello regionale.
Ed è nel costituendo "gruppo di lavoro permanente" per l'alimentazione culturale, metodologica e di indirizzo tematico, a supporto del sistema nazionale IN.F.E.A., individuato nella seduta del 24 luglio 2003 della Conferenza permanente per il rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano, che il mondo delle aree protette può trovare un momento di confronto e di proposta con gli altri soggetti competenti in materia, contribuendo alla definizione di politiche, strategie, azioni, strumenti per il definitivo decollo del Sistema Nazionale IN.F.E.A. e, a cascata, delle strutture regionali di coordinamento.
Una nuova sfida per affermare la "specialità" dei parchi nell'attuazione di politiche per lo sviluppo sostenibile; l'ennesima sfida per le aree protette da vivere da protagonisti.

Maurizio Burlando
  Direttore Ente Parco del Beigua