Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 40 - OTTOBRE 2003


TAM TAM

Dai giornali dei parchi

Continua, con il contributo di tutti voi, l’appuntamento con la rubrica aperta alle voci dei parchi.
Uno spazio dove articoli, interviste, commenti, segnalazioni pubblicate nei periodici delle aree protette italiane possono trovare accoglienza e una meritata risonanza.
Per creare rapporti sempre più stretti tra le redazioni e per amplificare progetti, ricerche, esperienze ed interventi condotti nell’ambito di questi speciali “laboratori”.
Confidando nella vostra collaborazione vi invitiamo a segnalare e trasmettere alla nostra
redazione i testi che voi riterrete più opportuno divulgare.

E-mail: f.zandri@fastnet.it
Materiale fotografico a: Parco del Conero, Via Peschiera, 30 - 60020 Sirolo (Ancona)

NEBRODI

Ente Parco dei Nebrodi
Supplemento Ambiente Duemila
giugno 2003
Via Orlandi 126
98072 Caronia (ME)
tel 0941.793904 fax 0941.793240

Un PIT di eccellenza

Il Pit Nebrodi è uno dei quattro definiti “di eccellenza” dalla Regione Sicilia e per questo è stato protagonista di un incontro sulle esperienze ed i contenuti dei progetti integrati territoriali che si è svolto nell’estate a Palermo.
Il contenuto del Pit Nebrodi ed i riflessi che questa esperienza avrà sui territori e le popolazioni interessate (ricadenti all’interno del territorio del Parco dei Nebrodi) sono stati illustrati nel corso di un incontro regionale sullo stato di attuazione dei Pit che si è svolto, appunto, a Palermo nella sala conferenze dell’Asi di Brancaccio alla presenza di Fabrizio Barca, dirigente generale del Dipartimento politiche comunitarie che vigila sui fondi di Agenda 2000. Nel corso dell’incontro- al quale ha partecipato per conto del Pit Nebrodi il responsabile dell’Ufficio unico del Pit, Massimo Geraci è stata illustrata l’esperienza fatta nel territorio del Parco Nebrodi, gli interventi e le attività avviate e si è parlato in particolare del ruolo svolto dall’Ufficio Unico del Pit che è operativo e presente sul territorio.

Ilaria Guj e Duccio Centili

PANORAMI

Del Parco Nazionale Gran Sasso
e Monti della Laga
anno I n.2, estate 2003
Via del Convento, 67010 Assergi (L’Aquila)
tel 0862.60521 fax 0862.606675

I capolavori della cultura

È uscita la carta dei beni culturali del parco. I “capolavori della cultura” che costellano i sorprendenti paesaggi montani del parco testimoniando la millenaria presenza dell’uomo, vengono illustrati con il supporto di schede tematiche e di una dettagliata cartina.
Borghi antichi,siti archeologici, castelli, santuari, abbazie, chiese rupestri, eremiti e grotte, veri tesori d’arte e della storia, disegnano affascinanti itinerari nella natura alla scoperta dei luoghi più suggestivi. Corredata da una ricca storia dell’uomo nei territori del parco, la carta si affianca alle due già pubblicate, dedicate alla natura ed al paesaggio e agli itinerari artistico letterari, a conferma della ricchezza e varietà del patrimonio naturale e culturale del parco.
La carta è inoltre la testimonianza di una particolare attenzione che il parco, primo in Italia, sta dedicando ai beni culturali, destinando ingenti risorse a progetti di valorizzazione e istituendo una task force di specialisti nell’arte del restauro e della archeologia per il recupero del patrimonio artistico.
Una incisiva azione di tutela e promozione che muove dalla profonda convinzione che soltanto una stretta relazione tra natura e cultura può rilanciare anche l’economia e con essa la ricca tradizione artigianale, le straordinarie produzioni tipiche, molte delle quali a rischio di abbandono, e, soprattutto, rendere di nuovo questo patrimonio vivo e vitale.

CRINALI

Notiziario Ufficiale
del Parco Nazionale Foreste Casentinesi,
Monte Falterona, Campigna
Anno VII Numero 23
autunno/inverno 2002-2003
Via Nefetti, 3
47018 Santa Sofia
tel/fax 0543.971375

Parco ed agricoltura

Al via il Progetto “Aree Protette: Adattamento professionale degli occupati nel comparto agricolo”.
Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna è uno dei soggetti partner del progetto “AREE PROTETTE: Adattamento professionale degli occupati nel comparto agricolo”, che è stato recentemente finanziato dalla Comunità Europea alla Federazione Italiana dei Parchi (Federparchi) nell’ambito dellíIniziativa Comunitaria EQUAL.
L’iniziativa EQUAL consente di sperimentare nuove pratiche di lotta contro le discriminazioni e le disuguaglianze, di cui possono essere vittime sia quelli che lavorano sia le persone in cerca di lavoro. Cooperazione transnazionale, innovazione, partecipazione attiva, approccio tematico e partenariale, diffusione e integrazione nelle politiche e nelle prassi sono le componenti di EQUAL. Le attività si articolano attorno a quattro pilastri: occupabilità, imprenditorialità, adattabilità, pari opportunità fra donne e uomini.
Il progetto “Aree Protette” è legato al pilastro dell’adattabilità.
Il progetto AREE PROTETTE si pone una serie di ambiziosi obiettivi, tra i quali:

  • assicurare la continuità della gestione agricola nelle zone sottoposte a svantaggi naturali;
  • favorire il mantenimento di una comunità rurale vitale in loco, anche col concorso della ricettività agrituristica e dellíospitalità rurale;
  • arricchire i livelli di conoscenza e di comunicazione degli occupati in agricoltura all`interno delle aree protette;
  • promuovere sinergie tra il mondo del lavoro in agricoltura, il mondo della conservazione ambientale ed i diversi attori-chiave dello sviluppo in una strategia condivisa per la tutela del capitale umano;
  • creare un osservatorio permanente delle “buone pratiche” realizzate nei nuovi bacini economici dati dall’agricoltura biologica, dalla produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti tipici, dalle attività extra-agricole, in particolare legate al turismo e più in generale alle attività integrative al reddito agricolo;
  • avviare interventi volti a creare nuove opportunità specie per i lavoratori di giovane età in modo da contrastare gli esodi di risorse umane e trattenere forza lavoro nelle aree protette;
  • valorizzazione delle risorse femminili nei nuovi contesti lavorativi;
  • miglioramento delle condizioni di lavoro e sua conciliabilità con i tempi della famiglia ed i tempi personali;
  • conservare lo spazio naturale, incrementando la compatibilità delle pratiche agricole con l’ecosistema delle diverse aree, con particolare riferimento alla difesa della biodiversità, alla riduzione dellíinquinamento dei corpi idrici, al contenimento dellíerosione, alla salvaguardia della fertilit à dei suoli;
  • promuovere e mantenere sistemi di produzione agricola sostenibili a basso impatto ambientale che tengano particolare conto dei requisiti in materia di ambiente (agricoltura biologica);
  • garantire il rispetto dei requisiti in materia di ambiente e assicurare l’uso delle superfici agricole nelle zone sottoposte a vincoli ambientali;
  • salvaguardare il paesaggio che è sempre più minacciato dalla semplificazione degli ordinamenti produttivi e dall’abbandono dell ’agricoltura nelle aree marginali;
  • sviluppare le produzioni tipiche e di qualità ed ottenere prodotti ad alto valore aggiunto e con buone prospettive di reddito, assecondando cos ì le tendenze di mercato.

Nell’ambito di questo complesso progetto, il Parco ha un ruolo significativo, essenzialmente legato alla realizzazione di azioni formative e di animazione nei confronti delle aziende agricole. Nei prossimi mesi, quindi, verranno definite le modalità pratiche di organizzazione di tali azioni, che si svolgeranno nel corso del 2003.
L’adesione del Parco a questo progetto è l’ultimo passo di una intensa azione che ha visto il Parco in questi anni dedicare energie e risorse all’agricoltura, nella convinzione che questa svolga un ruolo essenziale nella conservazione degli equilibri ambientali del territorio.
Nei cinque anni di applicazione del programma di sostegno allíagricoltura il Parco ha infatti erogato contributi e finanziato progetti per oltre 740.000 euro (L. 1.430.000.000), a favore di oltre 200 aziende partecipanti.
Questi finanziamenti hanno consentito a molte aziende agricole di realizzare interventi altrimenti non finanziabili: l’attuale possibilità di promozione di prodotti tipici, che il Parco sta attivamente organizzando, deriva anche dal mtantenimento dellíattività agricola che questi finanziamenti ha consentito.
Per rafforzare il legame tra Parco ed agricoltura il Piano del Parco propone tra líaltro la realizzazione di una “Area di valorizzazione rurale” esterna al Parco ma ad esso contigua.
Questa zona dovrebbe comprendere aree che fungono da filtro tra il Parco ed i centri urbani, capoluogo di comune, nei quali più intenso è l’insediamento umano e più presenti sono le attività produttive ed industriali.
La connessione tra territorio protetto e territorio non protetto è infatti essenziale, non solo per mantenere gli equilibri interni alla stessa area protetta, ma anche per portare avanti una politica di sviluppo sostenibile più coerente nelle aree che confinano con zone ad alto grado di naturalità.
Queste zone cuscinetto potranno in particolare costituire le aree nelle quali si possono ulteriormente sviluppare le attività agricole tradizionali, consentendo al Parco di intervenire anche finanziariamente insieme agli altri Enti competenti per delineare politiche attive di sviluppo rurale.

NEL PARCO C'È

Notiziario Ufficiale del Parco del Conero
Anno IX - Numero 6 - Settembre 2003
Via Peschiera, 30
60020 Sirolo (Ancona)
tel 071.9331161 fax 071.9330376

Il Rosso Conero

Dalla vendita diretta al commercio elettronico.
La strada del Vino nell’immaginario comune è un circuito eno-gastronomico il cui scopo è quello di creare nel territorio rurale un vero e proprio percorso della qualità. Percorso in cui con una guida cartacea e una efficace cartellonistica i visitatori possono scoprire le emergenze storiche, architettoniche, ambientali del territorio, assaggiarne il vino e i sui prodotti tipici.
Il fine è quello di far degustare le caratteristiche sensoriali e percettibili del vino in un contesto carico di emozioni, come la sua zona di produzione, magari arricchito da un fantastico tramonto goduto sotto un tiepido pergolato. In questo modo, con la gestione diretta del cliente in azienda, si possono creare quelle tanto desiderate sinergie del così detto triangolo d’oro: prodotto - territorio - turismo.
La strada del vino Rosso Conero, la cui zona di produzione, ricordo, si estende tra 7 comuni: Ancona, Camerano, Numana, Offagna, Sirolo e parte di Castelfidardo ed Osimo, ha come riferimento geografico il promontorio del Monte Conero, che per sua fortuna è una delle mete turistiche più gettonate d’Italia ed anche uno dei Parchi Naturale piùconosciuti.
In questo contesto le aziende vinicole, che hanno chiesto la certificazione DOC, sono 89 e coltivano circa 190 ettari di vigneto per produrre circa 16.000 ettolitri di prelibato nettare pari a una produzione possibile di poco più di 2.000.000 di bottiglie líanno.
Possibile, perchè circa un terzo della produzione viene venduta sfusa e a tal proposito ricordo, che il vino più essere venduto sfuso solamente se si possiedono i previsti contatori volumetrici verificati e controllati.
In questa bella realtà abbiamo realizzato la nuova Guida della Strada del Rosso Conero, in cui vengono indicate solo le 13 aziende delle 89 citate, che hanno creduto nel triangolo d’oro sopra menzionato: prodotto, turismo e territorio.
In queste aziende, infatti, il cliente riesce a ricevere il vero valore aggiunto dell’acquisto in azienda, dato da un insieme di informazioni che non sono riportate in nessun libro o documentario e che raccontano la tradizione del territorio, il processo produttivo del prelibato nettare e i modi migliori per degustarlo.
Il tutto viene raccontato da una persona fisica ed è importante, perchè i movimenti inconsci del corpo rappresentano una parte fondamentale del complesso sistema di comunicazione interpersonale.
Oggi, piùche mai, grazie all’art. 4 del Decreto Legislativo 228 del 2001, l’imprenditore agricolo più vendere direttamente al pubblico sia i suoi prodotti sia, in quantità non prevalente, i prodotti acquistati all’esterno dell’azienda.
Per far questo, deve darne comunicazione al Sindaco e garantire la sicurezza e la salubrità dei prodotti venduti, seguendo la normativa HACCP (Decreto Legislativo 26/05/1997 n. 155).
La vendita diretta più essere fatta non solo in azienda o nei punti vendita aziendali, ma anche nelle fiere e mercati e con liberi orari di apertura al pubblico.
Anche a Camerano, nei giorni di festa, è possibile incontrare gli imprenditori del Conero, che vengono per vendere i prodotti del Marchio agricolo del Parco.
Quindi nella nostra strada abbiamo:

  • il territorio, con le sue bellezze storiche, architettoniche, ambientali, artigianali ed industriali;
  • abbiamo i vigneti e le cantine che producono un vino di alta qualità;
  • ed infine abbiamo tutta una serie di prodotti alimentari e gastronomici che ben si sposano alla strada del Rosso Conero come l’olio, il miele, i salumi, i legumi e il pesce e tanto altro ancora.

Manca solo la segnaletica stradale, ma in confronto a tutto questo possiamo considerarlo un dettaglio facilmente superabile.
Alla fine della gita, il turista del Conero, affascinato dal suo vino, ritorna a casa e grazie al tanto osannato passa parola racconta la sua soddisfazione ad almeno altre 5 persone che, se non sono astemie, vogliono assaggiare il vino Rosso Conero.
Questo per introdurre l’ultimo fondamentale aspetto della vendita diretta, che è il commercio elettronico. Il commercio elettronico è la possibilità di raggiungere teoricamente miliardi di possibili clienti sfruttando il canale telematico Internet. Vantaggio del commercio elettronico è che il cliente più acquistare qualcosa che non esiste nella propria città e magari pagarlo meno. Internet di per sé è un mezzo abbastanza economico per farsi conoscere e per poter pubblicizzare la propria attività. Difatti, tutte le cantine della strada del Rosso Conero sono già inserite in Internet. Il problema inizia quando si vuole implementare il sito Internet con la funzione del carrello della spesa per la vendita telematica. I costi in questo caso si innalzano in modo esponenziale. Ma non basta, bisogna anche pensare che la rete è molto vasta e per avere una buona visibilità nei motori di ricerca bisogna investire parecchio denaro. Oltre ai problemi dei costi si sommano quelli logistici, legati alla spedizione della merci, come: i corrieri che non accettano le merci deperibili, i tipi di imballaggio, le etichette che devono essere a norma in tutti i paesi da raggiungere ecc. Anche il cliente subisce tutta una serie di ostacoli dovuti al fatto che: non più esaminare il prodotto; non ha la persona fisica del commerciante con cui dialogare; deve gettare i dati della carta di credito nelle maglie di internet; ed in fine deve pagare molto prima di ricevere la merce. Nonostante tutto, molti produttori utilizzano Internet per vendere vino.
Alcuni mostrano il prodotto tramite foto e schede ed invitano l’utente ad ordinarlo direttamente allíazienda, via telefono o fax, e ha pagarlo tramite vagli o contrassegno postale oppure con bonifico bancario. Altri, invece, sfruttano due bellissime realtà nazionali per la commercializzazione elettronica del vino che sono: Esperia, la cui sede ricordo si trova a Porto Recanati, e Vinopolis. Queste due aziende di servizi basano la loro attività sulla vendita telematica a provvigione, in gergo business to consumer puro. Queste, a fronte di una provvigione sulle vendite, si preoccupano di avere una buona visibilità in Internet e di gestire le vendite. La vecchia strada del Rosso Conero è in Internet, nel nostro sito www.parcoconero.it ed è visitata da circa 1500 visitatori l’anno. Dopo quanto detto, spero che a breve sia sostituita dalla nuova grafica della strada del Rosso Conero e arricchita da un Link per la commercializzazione elettronica del vino e dei prodotti agricoli del parco.

Marco Zannini

PARCO FLUVIALE DEL PO
TRATTO TORINESE

H2PO Info
N. 9 - Giugno - Agosto 2003
Cascina Le Vallere
C.so Trieste 98
10024 Moncalieri (TO)
tel 011.642831 fax 011.643218

Ambiente e Ricerca

Nuovi Indirizzi dell'Ente di gestione in merito all'ammissibilità dell'attività estrattiva al di fuori degli ambiti di coordinamento progettuale. Il Parco ha recentemente adeguato le sue direttive in merito alle attività estrattive che è possibile avviare allíesterno dei territori compresi negli ambiti di progetto.
Queste particolari finestre normative del nostro Piano d’Area hanno compartimentato la possibilità di svolgere attività di estrazione di inerti, dando comunque la possibilità di svolgere anche attività allíesterno di queste ma solo a specifiche condizioni che sono per estratto indicate di seguito:

Competenze.
  1. l'individuazione delle aree per le quali può essere ammessa l'attività estrattiva al di fuori degli ambiti di coordinamento progettuale è di competenza del Consiglio Direttivo il quale promuove e definisce indirizzi e criteri del progetto, in coerenza con quanto in precedenza richiamato e con le norme di piano;
  2. i progetti relativi alle aree cosi individuate possono essere proposti:
    • dall'Ente di gestione, anche congiuntamente alle Amministrazioni locali interessate;
    • dalle Amministrazioni locali interessate;
    • da soggetti ed operatori privati.
    • associazioni aventi finalità di tutela ambientale;

    Le modalità di avvio dei progetti devono prevedere nelle diverse situazioni indicate al successivo punto 3, la stipula di una preconvenzione quadro che regola i rapporti fra ente di gestione e soggetti/o proponente, al fine di dare corso alle fasi di (attuazione) redazione del progetto, secondo il contenuto di schema quadro convenzionale vigente.

  3. La competenza relativa alla redazione ed alla valutazione del progetto definitivo, nonchè dell'approvazione della preconvenzione, è della Giunta esecutiva dell'Ente, sulla base degli indirizzi assunti dal Consiglio direttivo nel provvedimento d'individuazione di cui al punto 1.

Criteri per l'individuazione delle aree.

Le iniziative relative agli interventi di riqualificazione attuati mediante attività estrattiva al di fuori degli ambiti possono interessare le seguenti aree:

a) aree occupate da modeste attività estrattive pregresse o in atto, sopra o sotto falda.
In conformità con le indicazioni di piano e con quanto contenuto nella "Bozza di convenzione" concordata, i progetti prevedono anche il completo smantellamento di eventuali impianti o infrastrutture connesse con l'attività estrattiva (o la loro riconversione) e la riqualificazione e naturalizzazione di aree occupate da piazzali di manovra, depositi, etc. Qualora precedenti autorizzazioni abbiano previsto destinazioni ad uso agricolo delle aree interessate, i progetti prevedono, in via preferenziale, la modificazione e riconversione ad uso naturalistico;

b) aree interessate, anche in maniera residuale, da fenomeni quali presenza di lanche, stagni, etc., per le quali líintervento può costituire elemento di riqualificazione tramite anche l'ampliamento delle aree e delle zone umide;

c) aree nelle quali vengono attuati progetti di creazione di aree di laminazione dei corsi d'acqua secondo criteri e modalità coerenti con le linee del Piano di Assetto Idrogeologico del Fiume Po e definiti secondo i criteri di dettaglio contenuti nelle direttive relative o nei provvedimenti del Settore Difesa del Suolo della Regione Piemonte.

d) la redazione dei progetti e le conseguenti realizzazioni devono tenere conto di quanto previsto dal D.P.A.E. I∞ stralcio in relazione alle tecnologie di coltivazione, di recupero e di utilizzo dei materiali scavati

e) aree contermini o collegate funzionalmente ad attività di riqualificazione ambientale già operanti ed approvate dall'Ente di gestione (collocate in aree fuori ambito o in ambito di coordinamento progettuale), (nelle quali) per sviluppare opere di estensione ed allargamento degli interventi di riqualificazione già attuate o in corso di svolgimento, al fine di estendere e consolidare la ricostituzione di nuclei e/o corridoi ecologici.

In coerenza con quanto indicato dal Piano, i progetti estrattivi non possono interessare aree o terreni su cui sia presente vegetazione naturale o a carattere spontaneo o situazioni comunque significative sotto il profilo naturalistico:
In congruenza con quanto indicato dal Piano, i progetti sono estesi, in presenza di attività estrattiva pregressa o in atto, all'intera area interessata;
I progetti possono essere ricollegati ad esigenze derivanti dalla pianificazione definita ed in corso di definizione da parte dell'Autorità di bacino. L’Ente di Gestione, nellíambito delle proprie competenze, esprime il proprio parere complessivo anche per i lotti progettuali eventualmente esterni all’Area Protetta, ma comunque funzionali alle finalità di ricostituzione della rete ecologica purchè le suddette aree ricadano amministrativamente allíinterno di comuni compresi nell’Area Protetta. Pertanto i suddetti lotti di intervento possono essere compresi nel P.T.O. o esterni allo stesso purchè siano realizzate condizioni di continuità territoriale e/o ambientale.
Si tratta di un importante passo nella direzione di sviluppare progetti a titolarità dell’Ente volti a consentire il completamento della rete ecologica che si snoda lungo il corso del Po e per la cui attuazione sono necessari numerosi interventi di recupero e rinaturazione.

I.O.

PIEMONTE PARCHI

num. 130/ottobre 2003
Via Nizza, 18 10125 Torino
tel 011.4323566 fax 011.4325919

Dal mondo della ricerca
Stambecchi olimpici


È una storia a lieto fine che ben si addice all'immagine idilliaca presentata dalle nostre vallate alpine in vista delle prossime olimpiadi. Le ultime notizie dal mondo della ricerca dicono che la reintroduzione dello stambecco in Val Troncea, in Val Germanasca, ha avuto successo. Questa specie antichissima il cui antenato preistorico risale, non molto diverso dai suoi rampolli attuali, a 15 milioni di anni fa, dopo alterne vicende legate alla deriva dei continenti, si è stabilita sulle Alpi sotto il nome di Capra ibex ibex. In tempi storici lo stambecco era ampiamente distribuito su tutto l'arco alpino, ma dal Medioevo incominciarono per lui secoli duri, che lo portarono a rischiare l'estinzione. In Italia all'inizio del XIX secolo solo un centinaio di capi sopravviveva sul massiccio del Gran Paradiso. Da questo sparuto drappello, tra alti e bassi, due guerre mondiali e bracconieri accaniti, partì la ripresa: dai 416 superstiti del 1945 si arrivò al massimo storico di 5.781 esemplari nel 1992 e agli attuali 4.000. Alla fine dell'Ottocento ci fu un tentativo di reintroduzione dello stambecco in Svizzera, dimostrazione di precoce presa di coscienza ecologica. Per fortuna il tentativo fallì, dato che gli animali immessi erano ibridati con la nostra capra domestica. Stambecco e capra sono Mammiferi Ungulati Ruminanti della famiglia dei Bovidi, appartenenti alla tribù dei Caprini ed al genere Capra. Sono specie interfeconde: certo è che per l'attuale attenzione scientifica al recupero dei ceppi originari sarebbe stato un bel colpo trovarsi le Alpi abitate dai discendenti di quel pasticcio di incroci. Quasi tutte le nazioni alpine si dedicarono al progetto di ridistribuire il re delle Alpi nel suo areale. In Germania cominciarono negli anni 30, in Francia a partire dal 1959-60, in Slovenia già nel 1890 furono rilasciati 20 capi provenienti dalla Svizzera. In Italia, unico paese da cui non scomparve mai del tutto, lo stambecco deve la sua salvezza alla passione della famiglia reale per la caccia: tra il 1920 e il '33 furono liberati nella Riserva Reale di Valdieri Entraque 23 stambecchi catturati nel Gran Paradiso, dove erano stati salvati dall'estinzione con il decreto delle Regie Patenti che ne proibiva la caccia e ne vietava la compravendita. Al tempo d'oggi molto si deve all'istituzione di sempre più numerose aree protette, dove possono essere condotte indisturbate ricerche scientifiche. Fu il 1960 l'anno in cui per iniziativa del Parco Nazionale del Gran Paradiso incominciò l'opera che in circa quarant'anni ha riportato lo stambecco su gran parte dei territori originari. Nelle valli pinerolesi le reintroduzioni attuate negli anni '70 non ebbero grande fortuna, per colpa dei bracconieri di cui lo stambecco è vittima predestinata perché ogni parte del suo corpo è dotata di qualità culinarie o di magici significati. Nel 1980 venne istituito il Parco della Val Troncea e ai tre individui sopravvissuti dopo le precedenti immissioni se ne sono aggiunti altri 12, provenienti da zone diverse del Parco del Gran Paradiso. Gli animali sono stati seguiti assiduamente durante l'avvicendarsi delle stagioni e oggi, dopo 15 anni, sono diventati 200. Il successo del progetto è dovuto a molte ragioni: stabilità dei soggetti reintrodotti, immigrazione di diversi animali da colonie vicine, bassissima mortalità naturale ed elevata natalità (ci sono stati diversi parti gemellari). A questo si aggiunge la constatazione che il mestiere del guardiaparco si avvicina sempre di più a quello dell'etologo, e che quindi le operazioni sulla fauna selvatica sono eseguite con metodo e competenza. Forse poi la coscienza ecologica sta maturando: come non capita più molto spesso di vedere lattine e immondizie lungo i sentieri, anche il bracconaggio sta passando di moda. I parchi sono sempre più numerosi e se le zone protette sono sotto il controllo di gente che sa prendersene cura i risultati si vedono. Basta una passeggiata, anche senza binocolo.

Giovo M., Rosselli D., 2002:
Lo stambecco in Val Troncea e Val Germanasca.
Regione Piemonte Parco Naturale Val Troncea.
Giovo M. Rosseli D., 2003:
La popolazione di stambecco reintrodotta
in Val Troncea e Val Germanasca (Alpi Cozie, Torino). Distribuzione, consistenza e demografia (1987/2001). Rivista Piemontese di Storia Naturale,
24, 2003: 327-344. di Caterina Gromis di Trana
Servizio a cura del Settore Pianificazione aree protette
e-mail: news.pp@regione.piemonte.it

PARKS
Parchi naturali in Alto Adige

n°5 - luglio 2003
c/o Ufficio parchi, Via C. Battisti 21
39040 Bolzano tel 0471.414300
Dott. Roland Dellagiacoma,
Direttore del Dipartimento
Natura e Paesaggio

I nostri parchi naturali parti preziose del complesso paesaggistico

Nella nostra Provincia l’idea di parco naturale è nata tre decenni fa con il motto “salvare il salvabile”. Scongiurare era l’imperativo di quel periodo, leggi, divieti, decreti, gli strumenti allora a disposizione. Oggi nessuno più rinuncerebbe ai parchi, il loro valore è riconosciuto: affascinanti paesaggi emozionano il visitatore. La natura incontaminata diventa sempre più rara e ciò che è raro ha valore elevato. È però necessaria attenzione, vi sono molti fattori di rischio: compromessi, spostamenti dei confini, eccezioni alla regole – il concetto di parco naturale non deve essere svilito. Possiamo essere orgogliosi dei nostri parchi naturali e delle altre aree protette, anche se solo con essi non è possibile preservare il carattere del nostro paesaggio. Una moderna politica di tutela ha come obiettivo il paesaggio nel suo complesso. Il fascino della varietà, dai vitigni fino ai ghiacciai, può essere mantenuto solo con strategie di protezione adatte alle singole realtà.
La protezione della natura e del paesaggio va integrata con le diverse forme d’ uso del territorio.
Un utilizzo rispettoso e differenziato è l’idea alla base delle Linee guida per il paesaggio dell’Alto Adige, schema concettuale per lo sviluppo del paesaggio, che mira alla valorizzazione ecologica ed estetica della nostra Provincia. Il paesaggio sottostà a modificazioni continue.
Queste non possono essere arrestate, ma il cambiamento deve essere guidato in modo da non sacrificare l’identità della nostra terra.
Viviamo in un ambiente risparmiato da gravi alterazioni, nel quale sia i locali che i turisti si sentono a proprio agio. Il paesaggio non è tutto – ma senza di esso nulla ha senso.

Parchi naturali in Alto Adige – Natura, Cultura, Paesaggio

Dr. Artur Kammerer, Direttore
dell’Ufficio Parchi Naturali

Per quali caratteristiche le aree protette di grandi dimensioni delle Alpi si distinguono da quelle di altre parti del mondo?
Una delle differenze è senz’altro che in nessun altro luogo si ha un alternarsi così ricco e vario di paesaggi naturali e rurali.
Questa sintesi tra natura selvaggia ed aree plasmate dall’uomo porta ad una flora e fauna straordinariamente varie e a paesaggi estremamente attrattivi. La "storia della natura" si intreccia così con la "storia dell’uomo", in particolare nelle zone montane, dove condizioni spesso sfavorevoli hanno fortemente influenzato anche la cultura.
La ricchezza della nostra Provincia si basa su questa circostanza.
La peculiarità dei parchi naturali è che in essi la vicinanza di natura e cultura è rinvenibile nella sua forma più originale, quasi esente da interventi impattanti protratti nel tempo.
Questi paesaggi di bellezza unica e di particolare valore costituiscono aree rifugio per molti animali e piante, in grado di sopravvivere solo in zone indisturbate o dove siano praticate forme di sfruttamento sostenibili. Questi paesaggi sono tuttavia utilizzati su ampia scala e costituiscono quindi anche una risorsa economica; inoltre in questi tempi frenetici, dominati dal fenomeno della globalizzazione, essi assumono grande rilevanza per lo svago dell’uomo, per il mantenimento di un’identità ed un collegamento con la natura. Questo utilizzo differenziato costituisce un gioco di equilibrio tra “il lasciare la natura a se stessa” e “l’utilizzarla”. La grande sfida per i parchi naturali è quella di mantenere questo equilibrio, dialogando con i diversi utenti del territorio.
Ciò è possibile unicamente acquisendo la consapevolezza del valore di una natura e di un paesaggio pressoché inalterati.
Gli sforzi per il mantenimento di questi valori dovrebbero divenire un’esigenza culturale profondamente sentita.
Ci auguriamo che, nell’ambito dei diversi interessi in gioco, questa rivista possa contribuire ad un’ulteriore valorizzazione di natura, cultura e paesaggio.

NATURA E SOCIETÁ

Editoriale di Walter Giuliani

L’anno dell’acqua
sarà l’anno della ragione?


Sarà inutile grido anche il 2003, anno internazionale dell’acqua?
Se serviva un segnale per farci prendere coscienza dell’importanza di quello che è già stato battezzato l’oro blu, questo è venuto con la siccità dell’estate italiana.
Si è avuta, forte, la percezione della preziosità di una risorsa naturale indispensabile all’uomo.