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Continua, con il contributo di tutti
voi, l’appuntamento con la rubrica aperta alle voci dei parchi.
Uno spazio dove articoli, interviste, commenti, segnalazioni
pubblicate nei periodici delle aree protette italiane possono trovare
accoglienza e una meritata risonanza.
Per creare rapporti sempre più stretti tra le redazioni e per amplificare
progetti, ricerche,
esperienze ed interventi condotti nell’ambito di questi speciali “laboratori”.
Confidando nella vostra collaborazione vi invitiamo a segnalare
e trasmettere alla nostra
redazione i testi che voi riterrete più opportuno divulgare.
E-mail: f.zandri@fastnet.it
Materiale fotografico a: Parco del Conero, Via Peschiera, 30
- 60020 Sirolo (Ancona)
NEBRODI
Ente Parco dei Nebrodi
Supplemento Ambiente Duemila
giugno 2003
Via Orlandi 126
98072 Caronia (ME)
tel 0941.793904 fax 0941.793240
Un PIT di eccellenza
Il Pit Nebrodi è uno dei quattro definiti “di eccellenza” dalla
Regione Sicilia e per questo è stato protagonista di un incontro
sulle esperienze ed i contenuti dei progetti integrati territoriali
che si è svolto nell’estate a Palermo.
Il contenuto del Pit Nebrodi ed i riflessi che questa esperienza
avrà sui territori e le popolazioni interessate (ricadenti all’interno
del territorio del Parco dei Nebrodi) sono stati illustrati nel corso
di un incontro regionale sullo stato di attuazione dei Pit che si è svolto,
appunto, a Palermo nella sala conferenze dell’Asi di Brancaccio
alla presenza di Fabrizio Barca, dirigente generale del Dipartimento
politiche comunitarie che vigila sui fondi di Agenda 2000. Nel corso
dell’incontro- al quale ha partecipato per conto del Pit Nebrodi
il responsabile dell’Ufficio unico del Pit, Massimo Geraci è stata
illustrata l’esperienza fatta nel territorio del Parco Nebrodi,
gli interventi e le attività avviate e si è parlato in
particolare del ruolo svolto dall’Ufficio Unico del Pit che è operativo
e presente sul territorio.
Ilaria Guj e Duccio Centili
PANORAMI
Del Parco Nazionale Gran Sasso
e Monti della Laga
anno I n.2, estate 2003
Via del Convento, 67010 Assergi (L’Aquila)
tel 0862.60521 fax 0862.606675
I capolavori della cultura
È
uscita la carta dei beni culturali del parco. I “capolavori della
cultura” che costellano i sorprendenti paesaggi montani del parco
testimoniando la millenaria presenza dell’uomo, vengono illustrati
con il supporto di schede tematiche e di una dettagliata cartina.
Borghi antichi,siti archeologici, castelli, santuari, abbazie,
chiese rupestri, eremiti e grotte, veri tesori d’arte e della
storia, disegnano affascinanti itinerari nella natura alla scoperta
dei luoghi più suggestivi. Corredata da una ricca storia dell’uomo
nei territori del parco, la carta si affianca alle due già pubblicate,
dedicate alla natura ed al paesaggio e agli itinerari artistico letterari,
a conferma della ricchezza e varietà del patrimonio naturale
e culturale del parco.
La carta è inoltre la testimonianza di una particolare attenzione
che il parco, primo in Italia, sta dedicando ai beni culturali, destinando
ingenti risorse a progetti di valorizzazione e istituendo una task force
di specialisti nell’arte del restauro e della archeologia per
il recupero del patrimonio artistico.
Una incisiva azione di tutela e promozione che muove dalla
profonda convinzione che soltanto una stretta relazione tra
natura e cultura può rilanciare anche l’economia e con essa la ricca
tradizione artigianale, le straordinarie produzioni tipiche, molte delle
quali a rischio di abbandono, e, soprattutto, rendere di nuovo questo
patrimonio vivo e vitale.
CRINALI
Notiziario Ufficiale
del Parco Nazionale Foreste Casentinesi,
Monte Falterona, Campigna
Anno VII Numero 23
autunno/inverno 2002-2003
Via Nefetti, 3
47018 Santa Sofia
tel/fax 0543.971375
Parco ed agricoltura
Al via il Progetto “Aree Protette: Adattamento professionale degli
occupati nel comparto agricolo”.
Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona,
Campigna è uno dei soggetti partner del progetto “AREE
PROTETTE: Adattamento professionale degli occupati nel comparto agricolo”,
che è stato recentemente finanziato dalla Comunità Europea
alla Federazione Italiana dei Parchi (Federparchi) nell’ambito
dellíIniziativa Comunitaria EQUAL.
L’iniziativa EQUAL consente di sperimentare nuove pratiche di
lotta contro le discriminazioni e le disuguaglianze, di cui possono
essere vittime sia quelli che lavorano sia le persone in cerca di lavoro.
Cooperazione transnazionale, innovazione, partecipazione attiva, approccio
tematico e partenariale, diffusione e integrazione nelle politiche e
nelle prassi sono le componenti di EQUAL. Le attività si articolano
attorno a quattro pilastri: occupabilità, imprenditorialità,
adattabilità, pari opportunità fra donne e uomini.
Il progetto “Aree Protette” è legato al pilastro
dell’adattabilità.
Il progetto AREE PROTETTE si pone una serie di ambiziosi obiettivi,
tra i quali:
-
assicurare la continuità della gestione agricola nelle zone
sottoposte a svantaggi naturali;
-
favorire il mantenimento di una comunità rurale vitale in loco,
anche col concorso della ricettività agrituristica e dellíospitalità rurale;
- arricchire i livelli di conoscenza e di comunicazione degli
occupati in agricoltura all`interno delle aree protette;
- promuovere sinergie tra il mondo del lavoro in agricoltura,
il mondo della conservazione ambientale ed i diversi attori-chiave
dello sviluppo in una strategia condivisa per la tutela del capitale umano;
-
creare un osservatorio permanente delle “buone pratiche” realizzate
nei nuovi bacini economici dati dall’agricoltura biologica, dalla
produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti tipici,
dalle attività extra-agricole, in particolare legate al turismo
e più in generale alle attività integrative al reddito
agricolo;
-
avviare interventi volti a creare nuove opportunità specie per
i lavoratori di giovane età in modo da contrastare gli esodi
di risorse umane e trattenere forza lavoro nelle aree protette;
- valorizzazione delle risorse femminili nei nuovi contesti lavorativi;
-
miglioramento delle condizioni di lavoro e sua conciliabilità con
i tempi della famiglia ed i tempi personali;
-
conservare lo spazio naturale, incrementando la compatibilità delle
pratiche agricole con l’ecosistema delle diverse aree, con particolare
riferimento alla difesa della biodiversità, alla riduzione dellíinquinamento
dei corpi idrici, al contenimento dellíerosione, alla salvaguardia
della fertilit à dei suoli;
- promuovere e mantenere sistemi di produzione agricola sostenibili
a basso impatto ambientale che tengano particolare conto
dei requisiti in materia di ambiente (agricoltura biologica);
-
garantire il rispetto dei requisiti in materia di ambiente
e assicurare l’uso delle superfici agricole nelle zone sottoposte
a vincoli ambientali;
-
salvaguardare il paesaggio che è sempre più minacciato
dalla semplificazione degli ordinamenti produttivi e dall’abbandono
dell ’agricoltura nelle aree marginali;
-
sviluppare le produzioni tipiche e di qualità ed ottenere
prodotti ad alto valore aggiunto e con buone prospettive di reddito,
assecondando
cos ì le tendenze di mercato.
Nell’ambito di questo complesso
progetto, il Parco ha un ruolo significativo, essenzialmente legato
alla realizzazione di azioni formative
e di animazione nei confronti delle aziende agricole. Nei
prossimi mesi, quindi, verranno definite le modalità pratiche
di organizzazione di tali azioni, che si svolgeranno nel
corso del 2003.
L’adesione del Parco a questo progetto è l’ultimo
passo di una intensa azione che ha visto il Parco in questi anni dedicare
energie e risorse all’agricoltura, nella convinzione che questa
svolga un ruolo essenziale nella conservazione degli equilibri
ambientali del territorio.
Nei cinque anni di applicazione del programma di sostegno
allíagricoltura
il Parco ha infatti erogato contributi e finanziato progetti
per oltre 740.000 euro (L. 1.430.000.000), a favore di
oltre 200 aziende partecipanti.
Questi finanziamenti hanno consentito a molte aziende agricole
di realizzare interventi altrimenti non finanziabili: l’attuale
possibilità di promozione di prodotti tipici, che il Parco sta
attivamente organizzando, deriva anche dal mtantenimento dellíattività agricola
che questi finanziamenti ha consentito.
Per rafforzare il legame tra Parco ed agricoltura il Piano
del Parco propone tra líaltro la realizzazione di una “Area
di valorizzazione rurale” esterna al Parco ma ad esso contigua.
Questa zona dovrebbe comprendere aree che fungono da filtro
tra il Parco ed i centri urbani, capoluogo di comune, nei
quali più intenso è l’insediamento
umano e più presenti sono le attività produttive ed
industriali.
La connessione tra territorio protetto e territorio non
protetto è infatti
essenziale, non solo per mantenere gli equilibri interni alla stessa
area protetta, ma anche per portare avanti una politica di sviluppo
sostenibile più coerente nelle aree che confinano con zone ad
alto grado di naturalità.
Queste zone cuscinetto potranno in particolare costituire
le aree nelle quali si possono ulteriormente sviluppare
le attività agricole
tradizionali, consentendo al Parco di intervenire anche
finanziariamente insieme agli altri Enti competenti per
delineare politiche
attive di sviluppo rurale.
NEL PARCO C'È
Notiziario Ufficiale del Parco del Conero
Anno IX - Numero 6 - Settembre 2003
Via Peschiera, 30
60020 Sirolo (Ancona)
tel 071.9331161 fax 071.9330376
Il Rosso Conero
Dalla vendita diretta al commercio elettronico.
La strada del Vino nell’immaginario comune è un circuito
eno-gastronomico il cui scopo è quello di creare nel territorio
rurale un vero e proprio percorso della qualità. Percorso
in cui con una guida cartacea e una efficace cartellonistica
i visitatori possono scoprire le emergenze storiche, architettoniche,
ambientali
del territorio, assaggiarne il vino e i sui prodotti tipici.
Il fine è quello di far degustare le caratteristiche sensoriali
e percettibili del vino in un contesto carico di emozioni, come la sua
zona di produzione, magari arricchito da un fantastico tramonto goduto
sotto un tiepido pergolato. In questo modo, con la gestione diretta
del cliente in azienda, si possono creare quelle tanto desiderate sinergie
del così detto triangolo d’oro: prodotto - territorio
- turismo.
La strada del vino Rosso Conero, la cui zona di produzione,
ricordo, si estende tra 7 comuni: Ancona, Camerano, Numana,
Offagna, Sirolo e parte di Castelfidardo ed Osimo, ha come
riferimento geografico
il promontorio del Monte Conero, che per sua fortuna è una delle
mete turistiche più gettonate d’Italia ed anche uno dei
Parchi Naturale piùconosciuti.
In questo contesto le aziende vinicole, che hanno chiesto
la certificazione DOC, sono 89 e coltivano circa 190 ettari
di vigneto per produrre circa 16.000 ettolitri di prelibato
nettare pari a una
produzione possibile di poco più di 2.000.000 di bottiglie líanno.
Possibile, perchè circa un terzo della produzione viene venduta
sfusa e a tal proposito ricordo, che il vino più essere venduto
sfuso solamente se si possiedono i previsti contatori volumetrici
verificati e controllati.
In questa bella realtà abbiamo realizzato la nuova Guida della
Strada del Rosso Conero, in cui vengono indicate solo le 13 aziende
delle 89 citate, che hanno creduto nel triangolo d’oro sopra
menzionato: prodotto, turismo e territorio.
In queste aziende, infatti, il cliente riesce a ricevere
il vero valore aggiunto dell’acquisto in azienda, dato da
un insieme di informazioni che non sono riportate in nessun libro
o documentario
e che raccontano la tradizione del territorio, il processo
produttivo
del prelibato nettare e i modi migliori per degustarlo.
Il tutto viene raccontato da una persona fisica ed è importante,
perchè i movimenti inconsci del corpo rappresentano una parte
fondamentale del complesso sistema di comunicazione interpersonale.
Oggi, piùche mai, grazie all’art. 4 del Decreto Legislativo
228 del 2001, l’imprenditore agricolo più vendere direttamente
al pubblico sia i suoi prodotti sia, in quantità non prevalente,
i prodotti acquistati all’esterno dell’azienda.
Per far questo, deve darne comunicazione al Sindaco e garantire
la sicurezza e la salubrità dei prodotti venduti, seguendo
la normativa HACCP (Decreto Legislativo 26/05/1997 n. 155).
La vendita diretta più essere fatta non solo in azienda o
nei punti vendita aziendali, ma anche nelle fiere e mercati e
con liberi orari di apertura al pubblico.
Anche a Camerano, nei giorni di festa, è possibile incontrare
gli imprenditori del Conero, che vengono per vendere i
prodotti del Marchio agricolo del Parco.
Quindi nella nostra strada abbiamo:
- il territorio, con le sue bellezze storiche, architettoniche,
ambientali, artigianali ed industriali;
-
abbiamo i vigneti e le cantine che producono un vino di alta
qualità;
-
ed infine abbiamo tutta una serie di prodotti alimentari
e gastronomici che ben si sposano alla strada del Rosso Conero
come l’olio,
il miele, i salumi, i legumi e il pesce e tanto altro
ancora.
Manca solo la segnaletica stradale, ma in confronto
a tutto questo possiamo considerarlo un dettaglio facilmente
superabile.
Alla fine della gita, il turista del Conero, affascinato
dal suo vino, ritorna a casa e grazie al tanto osannato
passa parola racconta la sua soddisfazione ad almeno
altre 5 persone che, se non sono astemie,
vogliono assaggiare il vino Rosso Conero.
Questo per introdurre l’ultimo fondamentale aspetto della vendita
diretta, che è il commercio elettronico. Il commercio elettronico è la
possibilità di raggiungere teoricamente miliardi di possibili
clienti sfruttando il canale telematico Internet. Vantaggio del commercio
elettronico è che il cliente più acquistare qualcosa che
non esiste nella propria città e magari pagarlo meno. Internet
di per sé è un mezzo abbastanza economico per farsi conoscere
e per poter pubblicizzare la propria attività. Difatti, tutte
le cantine della strada del Rosso Conero sono già inserite in
Internet. Il problema inizia quando si vuole implementare il sito Internet
con la funzione del carrello della spesa per la vendita telematica.
I costi in questo caso si innalzano in modo esponenziale. Ma non basta,
bisogna anche pensare che la rete è molto vasta e per avere una
buona visibilità nei motori di ricerca bisogna investire parecchio
denaro. Oltre ai problemi dei costi si sommano quelli logistici, legati
alla spedizione della merci, come: i corrieri che non accettano le merci
deperibili, i tipi di imballaggio, le etichette che devono essere a
norma in tutti i paesi da raggiungere ecc. Anche il cliente subisce
tutta una serie di ostacoli dovuti al fatto che: non più esaminare
il prodotto; non ha la persona fisica del commerciante
con cui dialogare; deve gettare i dati della carta di
credito nelle maglie
di internet;
ed in fine deve pagare molto prima di ricevere la merce.
Nonostante tutto, molti produttori utilizzano Internet
per vendere vino.
Alcuni mostrano il prodotto tramite foto e schede ed
invitano l’utente ad ordinarlo direttamente allíazienda, via telefono
o fax, e ha pagarlo tramite vagli o contrassegno postale oppure con
bonifico bancario. Altri, invece, sfruttano due bellissime realtà nazionali
per la commercializzazione elettronica del vino che sono: Esperia, la
cui sede ricordo si trova a Porto Recanati, e Vinopolis. Queste due
aziende di servizi basano la loro attività sulla vendita telematica
a provvigione, in gergo business to consumer puro. Queste, a fronte
di una provvigione sulle vendite, si preoccupano di avere una buona
visibilità in Internet e di gestire le vendite. La vecchia strada
del Rosso Conero è in Internet, nel nostro sito www.parcoconero.it
ed è visitata da circa 1500 visitatori l’anno. Dopo
quanto detto, spero che a breve sia sostituita dalla
nuova grafica della strada del Rosso Conero e arricchita
da un Link per
la commercializzazione
elettronica del vino e dei prodotti agricoli del parco.
Marco Zannini
PARCO FLUVIALE DEL PO
TRATTO TORINESE
H2PO Info
N. 9 - Giugno - Agosto 2003
Cascina Le Vallere
C.so Trieste 98
10024 Moncalieri (TO)
tel 011.642831 fax 011.643218 Ambiente e Ricerca
Nuovi Indirizzi dell'Ente di gestione in merito all'ammissibilità dell'attività estrattiva
al di fuori degli ambiti di coordinamento progettuale. Il Parco
ha recentemente adeguato le sue direttive in merito alle attività estrattive
che è possibile avviare allíesterno dei
territori compresi negli ambiti di progetto.
Queste particolari finestre normative del nostro Piano
d’Area
hanno compartimentato la possibilità di svolgere attività di
estrazione di inerti, dando comunque la possibilità di
svolgere anche attività allíesterno di
queste ma solo a specifiche condizioni che sono per estratto
indicate
di seguito:
Competenze.
- l'individuazione delle aree per le quali può essere
ammessa l'attività estrattiva al di fuori degli
ambiti di coordinamento progettuale è di competenza
del Consiglio Direttivo il quale promuove e definisce
indirizzi
e criteri
del progetto, in coerenza con quanto in precedenza
richiamato e con le norme di piano;
- i progetti relativi
alle aree cosi individuate possono essere proposti:
- dall'Ente di gestione, anche congiuntamente alle Amministrazioni
locali interessate;
- dalle Amministrazioni locali interessate;
- da soggetti ed operatori privati.
- associazioni aventi finalità di tutela ambientale;
Le modalità di avvio dei progetti devono prevedere
nelle diverse situazioni indicate al successivo
punto 3, la stipula di una preconvenzione quadro che
regola i rapporti fra ente di gestione e soggetti/o proponente, al
fine di dare corso alle fasi di (attuazione) redazione
del progetto, secondo il contenuto
di schema quadro convenzionale vigente.
- La competenza relativa alla redazione ed alla
valutazione del progetto definitivo, nonchè dell'approvazione
della preconvenzione, è della Giunta esecutiva
dell'Ente, sulla base degli indirizzi assunti dal
Consiglio direttivo
nel provvedimento d'individuazione di cui al punto
1.
Criteri per l'individuazione delle aree.
Le iniziative relative agli
interventi di riqualificazione attuati mediante attività estrattiva
al di fuori degli ambiti possono interessare le seguenti
aree:
a) aree occupate da modeste attività estrattive
pregresse o in atto, sopra o sotto falda.
In conformità con le indicazioni di piano
e con quanto contenuto nella "Bozza di convenzione" concordata,
i progetti prevedono anche il completo smantellamento
di eventuali impianti o infrastrutture connesse
con l'attività estrattiva
(o la loro riconversione) e la riqualificazione
e naturalizzazione di aree occupate da
piazzali di
manovra, depositi,
etc. Qualora precedenti autorizzazioni
abbiano previsto destinazioni
ad
uso agricolo delle aree interessate,
i progetti prevedono, in via preferenziale,
la modificazione
e riconversione
ad uso naturalistico;
b) aree interessate, anche
in maniera residuale, da fenomeni quali
presenza di lanche, stagni,
etc., per
le quali
líintervento
può costituire elemento di riqualificazione
tramite anche l'ampliamento delle aree
e delle zone umide;
c) aree nelle quali vengono attuati
progetti di creazione di aree di
laminazione dei corsi
d'acqua
secondo
criteri e modalità coerenti
con le linee del Piano di Assetto
Idrogeologico del Fiume Po e definiti
secondo i criteri
di dettaglio contenuti
nelle direttive
relative o nei provvedimenti del
Settore Difesa del
Suolo della Regione Piemonte.
d) la redazione
dei progetti e le conseguenti realizzazioni
devono tenere conto di quanto
previsto dal D.P.A.E.
I∞ stralcio
in relazione alle tecnologie di coltivazione,
di recupero e di utilizzo dei materiali
scavati
e) aree contermini o collegate funzionalmente
ad attività di
riqualificazione ambientale già operanti
ed approvate dall'Ente di gestione (collocate
in aree fuori ambito o in
ambito di coordinamento progettuale), (nelle
quali) per sviluppare opere di estensione ed
allargamento degli interventi di riqualificazione
già attuate o in corso di svolgimento,
al fine di estendere e consolidare la
ricostituzione di nuclei
e/o
corridoi ecologici.
In coerenza con quanto indicato
dal Piano, i progetti estrattivi non possono
interessare
aree o terreni
su cui sia presente
vegetazione naturale o a carattere spontaneo
o situazioni comunque significative sotto
il profilo naturalistico:
In congruenza con quanto indicato dal Piano,
i progetti sono estesi, in presenza di
attività estrattiva
pregressa o in atto, all'intera area interessata;
I progetti possono essere ricollegati ad
esigenze derivanti dalla pianificazione
definita ed
in corso di definizione
da parte dell'Autorità di bacino. L’Ente di Gestione,
nellíambito delle proprie competenze, esprime il proprio
parere complessivo anche per i lotti progettuali eventualmente
esterni all’Area Protetta, ma comunque funzionali alle
finalità di ricostituzione della rete ecologica purchè le
suddette aree ricadano amministrativamente allíinterno
di comuni compresi nell’Area Protetta. Pertanto i suddetti
lotti di intervento possono essere compresi nel P.T.O. o esterni
allo stesso purchè siano realizzate condizioni di continuità territoriale
e/o ambientale.
Si tratta di un importante passo nella
direzione di sviluppare progetti a titolarità dell’Ente
volti a consentire il completamento della
rete ecologica che
si snoda lungo
il corso del Po e per la cui attuazione
sono necessari numerosi interventi di recupero
e rinaturazione. I.O. PIEMONTE PARCHI
num. 130/ottobre 2003
Via Nizza, 18 10125 Torino
tel 011.4323566 fax 011.4325919
Dal mondo della ricerca
Stambecchi olimpici
È
una storia a lieto fine che ben si addice all'immagine idilliaca
presentata dalle nostre vallate alpine in vista delle prossime
olimpiadi. Le ultime notizie dal mondo della ricerca dicono
che la reintroduzione dello stambecco in Val Troncea, in Val
Germanasca, ha avuto successo. Questa specie antichissima il
cui antenato preistorico risale, non molto diverso dai suoi
rampolli attuali, a 15 milioni di anni fa, dopo alterne vicende
legate alla deriva dei continenti, si è stabilita sulle
Alpi sotto il nome di Capra ibex ibex. In tempi storici lo
stambecco era ampiamente distribuito su tutto l'arco alpino,
ma dal Medioevo incominciarono per lui secoli duri, che lo
portarono a rischiare l'estinzione. In Italia all'inizio del
XIX secolo solo un centinaio di capi sopravviveva sul massiccio
del Gran Paradiso. Da questo sparuto drappello, tra alti e
bassi, due guerre mondiali e bracconieri accaniti, partì la
ripresa: dai 416 superstiti del 1945 si arrivò al massimo
storico di 5.781 esemplari nel 1992 e agli attuali 4.000. Alla
fine dell'Ottocento ci fu un tentativo di reintroduzione dello
stambecco in Svizzera, dimostrazione di precoce presa di coscienza
ecologica. Per fortuna il tentativo fallì, dato che
gli animali immessi erano ibridati con la nostra capra domestica.
Stambecco e capra sono Mammiferi Ungulati Ruminanti della famiglia
dei Bovidi, appartenenti alla tribù dei Caprini ed al
genere Capra. Sono specie interfeconde: certo è che
per l'attuale attenzione scientifica al recupero dei ceppi
originari sarebbe stato un bel colpo trovarsi le Alpi abitate
dai discendenti di quel pasticcio di incroci. Quasi tutte le
nazioni alpine si dedicarono al progetto di ridistribuire il
re delle Alpi nel suo areale. In Germania cominciarono negli
anni 30, in Francia a partire dal 1959-60, in Slovenia già nel
1890 furono rilasciati 20 capi provenienti dalla Svizzera.
In Italia, unico paese da cui non scomparve mai del tutto,
lo stambecco deve la sua salvezza alla passione della famiglia
reale per la caccia: tra il 1920 e il '33 furono liberati nella
Riserva Reale di Valdieri Entraque 23 stambecchi catturati
nel Gran Paradiso, dove erano stati salvati dall'estinzione
con il decreto delle Regie Patenti che ne proibiva la caccia
e ne vietava la compravendita. Al tempo d'oggi molto si deve
all'istituzione di sempre più numerose aree protette,
dove possono essere condotte indisturbate ricerche scientifiche.
Fu il 1960 l'anno in cui per iniziativa del Parco Nazionale
del Gran Paradiso incominciò l'opera che in circa quarant'anni
ha riportato lo stambecco su gran parte dei territori originari.
Nelle valli pinerolesi le reintroduzioni attuate negli anni
'70 non ebbero grande fortuna, per colpa dei bracconieri di
cui lo stambecco è vittima predestinata perché ogni
parte del suo corpo è dotata di qualità culinarie
o di magici significati. Nel 1980 venne istituito il Parco
della Val Troncea e ai tre individui sopravvissuti dopo le
precedenti immissioni se ne sono aggiunti altri 12, provenienti
da zone diverse del Parco del Gran Paradiso. Gli animali sono
stati seguiti assiduamente durante l'avvicendarsi delle stagioni
e oggi, dopo 15 anni, sono diventati 200. Il successo del progetto è dovuto
a molte ragioni: stabilità dei soggetti reintrodotti,
immigrazione di diversi animali da colonie vicine, bassissima
mortalità naturale ed elevata natalità (ci sono
stati diversi parti gemellari). A questo si aggiunge la constatazione
che il mestiere del guardiaparco si avvicina sempre di più a
quello dell'etologo, e che quindi le operazioni sulla fauna
selvatica sono eseguite con metodo e competenza. Forse poi
la coscienza ecologica sta maturando: come non capita più molto
spesso di vedere lattine e immondizie lungo i sentieri, anche
il bracconaggio sta passando di moda. I parchi sono sempre
più numerosi e se le zone protette sono sotto
il controllo di gente che sa prendersene cura i risultati
si vedono. Basta
una passeggiata, anche senza binocolo.
Giovo M., Rosselli D., 2002:
Lo stambecco in Val Troncea e Val Germanasca.
Regione Piemonte Parco Naturale Val Troncea.
Giovo M. Rosseli D., 2003:
La popolazione di stambecco reintrodotta
in Val Troncea e Val Germanasca (Alpi Cozie, Torino).
Distribuzione, consistenza e demografia (1987/2001).
Rivista Piemontese
di Storia Naturale,
24, 2003: 327-344. di Caterina Gromis di Trana
Servizio a cura del Settore Pianificazione aree protette
e-mail: news.pp@regione.piemonte.it PARKS
Parchi naturali
in Alto Adige
n°5 - luglio 2003
c/o Ufficio parchi, Via C. Battisti 21
39040 Bolzano tel 0471.414300
Dott. Roland Dellagiacoma,
Direttore del Dipartimento
Natura e Paesaggio
I nostri parchi naturali parti
preziose del complesso paesaggistico
Nella nostra Provincia
l’idea di parco naturale è nata
tre decenni fa con il motto “salvare il salvabile”. Scongiurare
era l’imperativo di quel periodo, leggi, divieti, decreti, gli
strumenti allora a disposizione. Oggi nessuno più rinuncerebbe
ai parchi, il loro valore è riconosciuto: affascinanti paesaggi
emozionano il visitatore. La natura incontaminata diventa sempre
più rara
e ciò che è raro ha valore elevato. È però necessaria
attenzione, vi sono molti fattori di rischio: compromessi,
spostamenti dei confini, eccezioni alla regole – il concetto di
parco naturale non deve essere svilito. Possiamo essere orgogliosi dei
nostri parchi
naturali e delle altre aree protette, anche se solo con essi
non è possibile
preservare il carattere del nostro paesaggio. Una moderna politica
di tutela ha come obiettivo il paesaggio nel suo complesso. Il fascino
della varietà, dai vitigni fino ai ghiacciai, può essere
mantenuto solo con strategie di protezione adatte alle singole
realtà.
La protezione della natura e del paesaggio va integrata con
le diverse forme d’ uso del territorio.
Un utilizzo rispettoso e differenziato è l’idea alla base
delle Linee guida per il paesaggio dell’Alto Adige, schema concettuale
per lo sviluppo del paesaggio, che mira alla valorizzazione ecologica
ed estetica della nostra Provincia. Il paesaggio sottostà a modificazioni
continue.
Queste non possono essere arrestate, ma il cambiamento deve
essere guidato in modo da non sacrificare l’identità della
nostra terra.
Viviamo in un ambiente risparmiato da gravi alterazioni, nel
quale sia i locali che i turisti si sentono a proprio agio.
Il paesaggio non è tutto – ma senza di esso nulla ha senso.
Parchi naturali
in Alto Adige –
Natura,
Cultura,
Paesaggio
Dr. Artur Kammerer, Direttore
dell’Ufficio Parchi Naturali
Per quali caratteristiche le aree protette di grandi dimensioni
delle Alpi si distinguono da quelle di altre parti del mondo?
Una delle differenze è senz’altro che in nessun altro luogo
si ha un alternarsi così ricco e vario di paesaggi naturali e
rurali.
Questa sintesi tra natura selvaggia ed aree plasmate dall’uomo
porta ad una flora e fauna straordinariamente varie e a paesaggi estremamente
attrattivi. La "storia della natura" si intreccia così con
la "storia dell’uomo", in particolare nelle zone montane,
dove condizioni spesso sfavorevoli hanno fortemente influenzato anche
la cultura.
La ricchezza della nostra Provincia si basa su questa circostanza.
La peculiarità dei parchi naturali è che in essi la vicinanza
di natura e cultura è rinvenibile nella sua forma più originale,
quasi esente da interventi impattanti protratti nel tempo.
Questi paesaggi di bellezza unica e di particolare valore costituiscono
aree rifugio per molti animali e piante, in grado di sopravvivere
solo in zone indisturbate o dove siano praticate forme di sfruttamento
sostenibili.
Questi paesaggi sono tuttavia utilizzati su ampia scala e costituiscono
quindi anche una risorsa economica; inoltre in questi tempi
frenetici, dominati dal fenomeno della globalizzazione, essi
assumono grande rilevanza
per lo svago dell’uomo, per il mantenimento di un’identità ed
un collegamento con la natura. Questo utilizzo differenziato costituisce
un gioco di equilibrio tra “il lasciare la natura a se stessa” e “l’utilizzarla”.
La grande sfida per i parchi naturali è quella di mantenere questo
equilibrio, dialogando con i diversi utenti del territorio.
Ciò è possibile unicamente acquisendo la consapevolezza
del valore di una natura e di un paesaggio pressoché inalterati.
Gli sforzi per il mantenimento di questi valori dovrebbero
divenire un’esigenza culturale profondamente sentita.
Ci auguriamo che, nell’ambito dei diversi interessi in gioco,
questa rivista possa contribuire ad un’ulteriore valorizzazione
di natura, cultura e paesaggio.
NATURA E SOCIETÁ
Editoriale di Walter Giuliani
L’anno dell’acqua
sarà l’anno della ragione?
Sarà inutile grido anche il 2003, anno internazionale dell’acqua?
Se serviva un segnale per farci prendere coscienza dell’importanza
di quello che è già stato battezzato l’oro blu,
questo è venuto con la siccità dell’estate italiana.
Si è avuta, forte, la percezione della preziosità di una
risorsa naturale indispensabile all’uomo. |